Bartolini

Secondo album per Giuseppe Bartolini, ventisette anni, professione cantautore con la passione per synth-pop e chitarre. Finito di recente – con un paio di canzoni - su Netflix per l’ultima stagione della serie “Summertime”, Bartolini consegna al mondo il suo secondo album, “Bart Forever”, per il quale ha scelto una foto d’infanzia come immagine di copertina.

Parte la prima traccia, “108”, e l’effetto è subito straniante: sembra di ascoltare un giro à-la Interpol sul quale si adagia una linea vocale decisamente influenzata dallo stile di Achille Lauro. Niente di nuovo, ma assemblato in maniera senz’altro originale.
Altrove non è troppo difficile trovare connessioni con l’it-pop di Calcutta (ad esempio, in “Fulmini”), sciorinando quel linguaggio che ben rappresenta i propri coetanei e la loro routine quotidiana. Si parla di amore, di delusioni, di sfiga, di solitudini, di voglia di ritrovarsi con sé stessi e con gli altri, di inquietudini incastonate in una post-adolescenza che schiaccia, nella quale l’ultima cosa che viene percepita dai protagonisti è la fretta di crescere, dissoltasi nel nulla non appena vengono oltrepassati i vent’anni di età.

Quattro i featuring contenuti nel disco, fra i quali quello con Lil Kaneki degli Psicologi in “Non piove”, per un lavoro complessivamente scritto con l’intento di dare un taglio più “ruvido” rispetto a quanto diffuso sinora dal cantautore calabrese (ma di stanza a Roma). Racchiudendo in un unico contenitore tradizione e modernità, digitale e analogico, wave e it-, ma anche brit-, pop, Bartolini propone nove spaccati di vita vissuta in una qualsiasi città di provincia, né troppo piccola per potersi annoiare, né così grande da poter soddisfare le aspettative di chi non è più teenager da un bel pezzo, ma non è ancora giunto alla fine dei vent’anni.

13/07/2022