Un disco di poco più di trentacinque minuti che racconta la vita di una storia d’amore, dallo sbocciare della passione e dell’affetto sino al loro appassire dovuto alla monotonia del quotidiano, e lo fa utilizzando la forma canzone: "C’è qualcosa di più banale nel 2022 ?", direte voi. La risposta vi sorprenderà, perché un musicista come Piero Prudenzano la banalità non sa nemmeno cosa sia.
Clov è il progetto solista che il polistrumentista coltiva ormai da diversi anni e arriva oggi al suo terzo capitolo, “Every Love Story Is A Death Story”, un disco in cui quella forma canzone cui si accennava poco fa è presa e rimodellata continuamente, in maniera altamente eterogenea, grazie alla grande abilità di manipolatore sonoro che già si era potuta ammirare nei due precedenti lavori, totalmente volti alla sperimentazione psichedelica e ambientale più spinta.
È così che il nuovo lavoro di Clov sorprende continuamente lungo i suoi nove brani, centrifugando con classe e naturalezza l’indie rock più moderno con il rock di matrice
sessantiana, come nella tirata “We Have Everything/Nothing”, ma anche ballate psichedeliche di matrice
90s come “Cats” che rivela un coda dall’enfasi
post-rock, matrice rilevata nell’animo più profondo di molti brani qui presenti, e altre che vedono la psichedelia distendersi su tappetti elettronici, ora arricchiti da fiati sibilanti (“All Through The House”), ora da archi misteriosi (“Short Story About Dead”) e spesso permeate da sensazioni oscure e
gotiche (“The Sound Of Our First Meeting”).
Tutto l’armamentario sonico messo in luce da Clov nel suo passato è ora posto al servizio di una scrittura agile e convincente, anche per quanto riguarda i testi, ma non è tutto, in quanto il nostro decide qui di mostrare anche la sua vena folk più genuina, per quanto costantemente contaminata.
È così che nascono pezzi come “Short Story About Love”, che si distingue per l’uso della melodica e per il duetto con Marianna Calabrese, la quale impreziosisce anche altri passaggi dell’Lp, l’incisiva “Monster”, dal sapore vagamente
Bright Eyes, e la breve “The Ballad Of A Running-Man", che vira quasi al
country e ha il pregio di farci accorgere del tutto di che bellissima vocalità sfoggi Prudenzano durante tutto il disco.
Clov riesce quindi a dar vita a un lavoro che trova nella varietà, negli arrangiamenti e nell’attenzione ai dettagli la sua forza, esattamente gli stessi elementi che servono a coltivare una relazione e che, alla fine dei conti, non sono mai così banali.
14/05/2022