Disq

Desperately Imagining Someplace Quiet

2022 (Saddle Creek)
indie-rock, lo-fi, slacker-rock

Dopo il convincente esordio “Collector”, i Disq si ripresentano sotto i riflettori con il nuovo album “Desperately Imagining Someplace Quiet”, un lavoro che tenta di aggiungere qualche brezza di novità allo scenario composito e derivativo che aveva ben figurato nel citato disco di debutto. 
Se l’imponente riferimento all’indie-rock anni 90, adiacente a figure quali Pavement, Weezer e Lemonheads, abbraccia la maggior parte delle primizie sfornate dalla band del Wisconsin, tra i dodici brani in scaletta si rilevano scaglie di jangle-pop anni 60 e slacker-rock à-la Sparklehorse e Sebadoh. Se poi ci aggiungiamo ruvidezze lo-fi, un pizzico di noise-rock, qualche sprazzo (inedito) d’elettronica e una contagiosa sfacciataggine, ecco che il piatto si conforma in modo particolarmente stimolante.
 
La forte presenza (tre elementi) della sei corde all’interno del quintetto fondato da Isaac DeBroux-Slone (voce e chitarra) e da Raina Bock (voce e basso), completato dagli altri due chitarristi Logan Severson e Shannon Conor e dal batterista Brendan Manley, trascina i Disq a una sorta di indie-rock disincantato e dal forte impatto. A dire il vero la carta vincente giocata dalla giovane band è da assegnare al variegato pot-pourri di modelli sciorinati lungo il percorso, misti alla totale condivisione di idee che hanno indotto alla stesura dei pezzi inseriti nel menu.
 
Nei quattro singoli lanciati nei mesi precedenti l’uscita dell’album c’è un po' tutta l’essenza del sound dei Disq. Se “Cujo Kiddies” si lascia apprezzare per quell’infingarda irriverenza ultimamente portata sugli scudi da band come Wet Leg e Horsegirl, “The Hardest Part” e “(With Respect To) Loyal Serfs” lanciano veri e propri dardi velenosi a marchio stelle e strisce, mentre in “If Only” è chiaro il tentativo di rintracciare anche quel tocco d’orecchiabilità che non guasta mai in questi frangenti, arruolando a tratti lo stile tipico dei primi Supergrass.

La scaletta non ammette molte pause. Il fascino sghembo di “Civilization Four” e “Tightrope” è corroborato dalla spiazzante “Prize Contest Life”, un amabile american-folk che ha la sinistra particolarità di esordire e concludersi con caotiche staffilate strumentali e urla belluine. Straniante sensazione che accompagna anche il bizzarro coacervo pop-rock “Hitting A Nail With A BB Gun”, affascinante e ipnotica miscellanea di suoni elettrici ed elettronici che lancia stille di gratitudine verso gli Stereolab.
La solare “The Curtain” sembra rendere omaggio alle apollinee sequenze dei Belle And Sebastian, mantenendo alto il livello di vivacità, reso leggermente più riflessivo e introverso nella ballad chitarra/voce “Meant To Be”, brano di buon livello che alza il tiro cammin facendo, sfociando in territori quasi remmiani.

Insomma, con i Disq non ci si annoia affatto. L’infinita sequenza di riferimenti è amalgamata con estrema sagacia e quel pizzico di energica follia posto tra le righe porta la proposta del gruppo di Madison a superare abbondantemente il livello di guardia del classico “già sentito” e non corre alcun rischio di apparire troppo ancorata ai succitati stilemi.

12/10/2022

Tracklist

  1. Civilization Four
  2. Prize Contest Life
  3. Cujo Kiddies
  4. This Time
  5. The Curtain
  6. The Hardest Part
  7. If Only
  8. Charley Chimp
  9. Tightrope
  10. (With Respect To) Loyal Serfs
  11. Meant To Be
  12. Hitting a Nail With a BB gun


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