Dungen

En Ar For Mycket Och Tusen Aldrig Nog

2022 (Mexican Summer)
psych-prog-rock

Uno è troppo e mille non sono mai abbastanza. Non è una considerazione sulla mole di dischi con i quali dialoghiamo quotidianamente, è solo il titolo del nuovo album degli svedesi Dungen tradotto nella nostra lingua, un ritorno, quello di  Mattias Gustavsson, Gustav Ejstes, Johan Holmegard e Reine Fiske, atteso da ben sette anni.
A conferma delle già dispensate meraviglie psych-prog-rock, i Dungen fanno tesoro della maturità raggiunta con “Allas Sak” recuperando lo slancio degli esordi e confondendo ancor più le acque con contaminazioni che vanno dalla tropicalia al funk, da Canterbury al pop Beatles-iano.
Nulla di nuovo, sosterranno giustamente i fan più attenti e scaltri degli svedesi, ma l’alchimia di “En Är För Mycket Och Tusen Aldrig Nog” si mostra a suo modo inedita, confermando così il carattere mutaforma delle creazioni dei Dungen.

E’ anche l’album della sobrietà - il frontman Gustav Ejstes ha infatti deciso di astenersi dall'alcol durante le registrazioni delle otto tracce -  un curioso aneddoto da tramandare ai posteri, mentre ai fruitori va rimarcato l’intelligente intreccio tra registrazioni live in studio e i raccordi di post-produzione, una scelta che allinea casualità con progettazione.
Per molti versi “En Är För Mycket Och Tusen Aldrig Nog” è un progetto che rifugge i canoni più tipici della psichedelia: Gustav Ejstes sceglie strade più avventurose senza rinunciare all’innata sensibilità per la melodia e alle caratteristiche armonie vocali, sposa la frenesia e il vigore della stagione rave britannica, sfidando perfino gli Stone Roses con un’esplosione di psichedelia, distorsioni e groove in “Nattens Sista Strimma Ljus”, una traccia che non disdegna una sotterranea melodia sunshine-pop.
Difficile trovare punti deboli o incertezze: privo di barriere stilistiche e concettuali, l’album si districa tra reminescenze delle colonne sonore anni 70 e la musica cosmica in “En Är För Mycket Och Tusen Aldrig Nog”, citazioni dei Beatles del "White Album" nello straniante folk-psychedelico scandito da tamburi e percussioni “Höstens Färger” e una ballata per piano, e altri intrighi, degna dell’essenzialità e della magia di Robert Wyatt come “Om Natten”.

 

E’ sorprendente come gli svedesi si siano liberati dei cliché meravigliosamente architettati nell’indiscusso capolavoro di “Ta Det Lungt”, merito delle contaminazioni che sveltiscono il tipico brio psych-pop della band con flussi drum’n’bass (“Var Har Du Varit?”) e ribaltano le vecchie prospettive progressive per una mini-suite avventurosa e ricca d’imprevisti (“Klockan Slår Den Är Mycket Nu”), dove trovano spazio glockenspiel, tempi di valzer, romanticismo d’antan e strappi kraut-rock.
Leggerezze beat (“Om Det Finns Något Som Du Vill Fråga Mig”) e intriganti ibridazioni tra bossa nova, Aor ed elettronica (“Möbler”) creano ulteriori divagazioni sul tema, senza alterare la grandezza dell’insieme, anzi confermando l’eccitante vitalità dei Dungen.

29/10/2022

Tracklist

  1. Skövde
  2. Om Det Finns Något Som Du Vill Fråga Mig
  3. Nattens Sista Strimma Ljus
  4. Möbler
  5. Höstens Färger
  6. Var Har Du Varit?
  7. Klockan Slår Den Är Mycket Nu
  8. En Är För Mycket Och Tusen Aldrig Nog
  9. Om Natten




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