Eddie Vedder

Earthling

2022 (Seattle Surf/Republic)
classic rock, songwriter

Ho sempre detestato i titoli concepiti con poca fantasia. Quando ho letto che il nuovo atto solista di Eddie Vedder si sarebbe intitolato "Earthling", la mia attenzione è stata deviata verso l'omonimo lavoro che David Bowie pubblicò negli anni Novanta. Ma, rilievi personali a parte, non ho notato aspetti oggettivamente negativi durante il ripetuto ascolto della nuova prova realizzata dal leader dei Pearl Jam senza il suo gruppo storico. Siamo sinceri: le aspettative per questo album erano tutt'altro che buone, un po' tutti temevano il definitivo naufragio di un musicista tuttora idolatrato, ma ormai incapace di essere all'altezza del proprio passato, ancor più dopo le ultime discontinue prove messe a segno assieme al leggendario quintetto di Seattle.

Seguendo le - almeno in parte - imprevedibili traiettorie di "Earthling" è facile immaginare quanto difficilmente questo disco potrà incontrare i favori dei fan storici; uno dei principali motivi risiede nel fatto che Vedder - a differenza di quanto accaduto con l'epica colonna sonora di "Into The Wild" o con le striminzite canzoncine di "Ukulele Songs" - questa volta tende in più punti a scimmiottare i Pearl Jam, avvalendosi però di altri collaboratori. Saranno in molti a interpretare una traccia come "Power Of Light" uno scarto di "Backspacer" o "Lightning Bolt", così come farà discutere il roboante trittico formato da "Good And Evil", "Rose Of Jericho" e "Try" (con ospiti la voce di Olivia Vedder e la sfrenata armonica di Stevie Wonder!), che potrebbe riportare alla mente il formidabile tris che inaugurava "Binaural".

Ma tale rinnovata spinta energetica, questa insperata ricerca del ritmo, è il vero plus di "Earthling", un prodotto superiore a quanto chiunque avrebbe potuto ragionevolmente pretendere, frutto del songwriting di un musicista che - pensateci bene - al momento è l'unico dei cinque PJ che si spertichi per dimostrare al mondo di aver ancora voglia di scrivere pezzi nuovi, di avere ancora cartucce buone da sparare, riuscendo a farlo con intatta credibilità, senza più farsi coinvolgere da troppe malinconie e archiviando per sempre il malessere degli esordi. Ma il punto più sorprendente e spiazzante è come Vedder sia riuscito a plasmare di sé gli ultimi dischi dei Pearl Jam (la parte finale di "Gigaton" ha tutte le sembianze di una sua opera solista) e a impregnare del classico suono dei Pearl Jam gran parte di "Earthling".

I brani energetici sono tanto inattesi quanto entusiasmanti, suonati - e scritti - con una line-up base che comprende Chad Smith dietro la batteria, Andrew Watt al basso (responsabile anche delle scelte produttive un tantino anni Ottanta) e Josh Klinghoffer alle chitarre, colui che da qualche mese suona dal vivo con i Pearl Jam come chitarrista aggiunto (senza che nessuno ne abbia compreso il motivo, visto che ce ne sono già tre sul palco). Ma a svettare davvero è la già nota "The Haves", il brano che prosegue la tradizione vedderiana di ballad strappa-applausi. Come c'era da aspettarsi, a emozionare è soprattutto la sua voce, in cerca di guizzi e novità, a volte riusciti, quando si fa affiancare da una breve registrazione del padre mai conosciuto in "On My Way", a volte meno, come nel caso del duetto con Elton John, "Picture", sin troppo facile da prevedere come il vero pomo della discordia dell'intero lavoro.

Il resto è classic rock, declinato come sentito omaggio all'adorato Tom Petty (nella ormai metabolizzata "Long Way"), come piacevole svarione beatlesiano epoca "Sgt. Pepper's" ("Mrs Mills", non a caso con Ringo Starr alla batteria!), come ricordo di un amico che non c'è più (inevitabile il collegamento a Chris Cornell ascoltando "Brother The Cloud") o come riempitivo d'autore ("Invincible", "Fallout Today", "The Dark"). Tutto suona estremamente familiare, ma sono i dettagli, le sfumature, a rendere "Earthling" diverso da qualsiasi altro capitolo abbia mai visto Vedder protagonista.
Presto verrà trasposto in un nuovo carrozzone itinerante e portato in giro per mezzo mondo, varianti pandemiche permettendo, perché è lì, su quei palchi, che Eddie Vedder tira fuori rabbia e anima, giustificando quel blasone che tuttora viene invidiato da (quasi) tutte le rockstar più amate del pianeta.

11/02/2022

Tracklist

  1. Invincible
  2. Power Of Right
  3. Long Way
  4. Brother The Cloud
  5. Fallout Today
  6. The Dark
  7. The Haves
  8. Good And Evil
  9. Rose Of Jericho
  10. Try
  11. Picture
  12. Mrs Mills
  13. On My Way