Junior Boys

Waiting Game

2022 (City Slang)
ambient-pop, indietronica

Una periferia solitaria, fotografata in pieno autunno all’ora dell’imbrunire. Nella quiete della sera, l’ambiente circostante si fa lentamente protagonista dei sensi: l’eco del traffico fuori campo, il fruscìo del vento tra gli alberi semi spogli, un lampione che si accende, il clangore di qualche macchinario udibile sulla lunga distanza, un passo frettoloso lungo il marciapiede opposto. Tra lumini industriali e fogliame pesticciato nel nero dell’asfalto, il paesaggio diventa metafora, una serie di sinestesie attraverso le quali il suono assume la forma di sentimenti, ricordi, colori e paure. Nel momento esatto in cui questo dormiveglia di suggestioni viene interrotto dal rientro della presenza umana, si rimane come imbambolati in preda a un’insondabile sensazione di peculiare intimità impossibile da condividere con terzi – in due parole: “Waiting Game”.

 

Sono passati oltre vent’anni dalla prima fondazione del marchio Junior Boys. Un’era geologica fa, non solo dal punto di vista discografico ma anche di mode e percezioni. Acclamati lavori come “Last Exit” e "So This Is Goodbye” brillano ancora di luce propria, ma tutto attorno sembra non essere rimasto altro. Eppure, nella quiete portuale di Hamilton, Ontario, Jeremy Greenspan e Matt Didemus hanno imbastito un nuovo, inedito ascolto: asciugato l’aspetto più ballabile e revivalista della nota matrice synth-pop, “Waiting Game” suona come l’involucro rimasto magicamente in piedi, una serie di ricami troppo delicati per farsi notare alla prima, ma che si rivelano preziosi se osservati in controluce – faccia fede l’iniziale “Must Be All The Wrong Things”, un drone appena increspato da poche gocce di piano elettrico.

Così, una semplice “Night Walk” diventa la scusa per un continuo ruminare interiore, due fili ovattati di drum machine accompagnano l’ascoltatore lungo un’imperscrutabile camminata urbana, tra lontane nostalgie anni 80 e accenti folktronici d’inizio millennio. Facile perdersi anche dentro la title track, che potrebbe essere un demo dei Tears For Fears timidamente riadattato su tappeti boreali. Ancor più suggestiva “Samba On Sama”: striature di sax e afflati noir-jazz, una pista da ballo non tanto vuota quanto direttamente disidratata sotto al sole di Ipanema.
Eppure, tra coltri di nebbia e colorate miniature ambient-pop, spuntano suggestioni a ogni battuta. Non mancano infatti scampoli di un’indietronica sempre modesta ma altamente suggestiva; “It Never Occurred To Me” suona come un incontro segreto con il robot di Karl Hyde, mentre “Thinking About You Calms Me Down” e “Yes II” inscenano due ritorni al futuro, tra decostruzioni di Pet Shop Boys e mantelli sonori asciutti e vellutati.

 

I Junior Boys non saranno quindi maestri del trasformismo, questo appare chiaro. Ma dopo un ultimo decennio di uscite sempre pertinenti ma non entusiasmanti, durante il quale la mano di Greenspan aveva semmai dato i frutti migliori accanto a Jessy Lanza, i due canadesi hanno riacchiappato il bandolo della matassa. “Waiting Game” è un ascolto certo riconducibile alle sonorità per le quali li abbiamo sempre conosciuti, ma che in un certo senso ne trasfigura l’energia originale in favore di un’attenta osservazione di quegli stessi negativi - “Dam Audio” e “Fidget” i momenti più impalpabili e peculiari della raccolta.
Non abbiate fretta di buttarvi sui solchi di questo album, come ogni composizione prossima al concetto di “ambient” il lavoro necessita di una predisposizione emotiva particolare. Ma la sottile perizia tecnica dei Junior Boys rimane intatta, unita a un limpido gusto produttivo che non stanca mai; come i colleghi Beach House, talvolta la continua ricerca del dettaglio attorno ai propri passi sa offrire letture inedite senza turbare la quiete.

31/10/2022

Tracklist

  1. Must Be All The Wrong Things
  2. Night Walk
  3. It Never Occurred To Me
  4. Thinking About You Calms Me Down
  5. Yes II
  6. Dum Audio
  7. Fidget
  8. Samba On Sama
  9. Waiting Game




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