Sospesa la sindrome Grateful Dead, i King Gizzard & The Lizard Wizard si concedono alle dilatazioni sonore dell’elettronica, della dance, dell’Idm, con una lunga sequela di remix incentrati sulle dieci tracce dell’ultimo album in studio.
“Butterfly 3000” aveva già anticipato la sbornia elettro-pop che fa da sfondo a questo estenuante progetto, pubblicato in forma completa solo in digitale e in una versione ridotta su doppio vinile (cinque pezzi in meno e il solito assortimento di colori per collezionisti). A dispetto dei nomi coinvolti (da Kaitlyn Aurelia Smith ai Peaches) sono ben pochi gli spunti degni di nota, non tanto per la scelta di abbandonarsi all’ebbrezza psichedelica dell’elettronica, ma per l’evidente mancanza di quei guizzi che hanno sempre contraddistinto la versatilità stilistica della band australiana.
Il trittico iniziale in verità è non solo gustoso ma addirittura eccitante, merito del trascinante breakbeat messo in atto da DJ Shadow per il remix di “Black Hot Soup”, nonché della sequenza di due versioni di “Shanghai”, una prima in chiave tribal/reggae (opera di The Scientist), una seconda in una vibrante veste Idm (remix di Deaton Chris Anthony).
Il remix di “Ya Love”, ridefinito da Wyane Coyne come “Flaming Lips’ Fascinating Haircut Re-Do”, riapre i giochi dopo una serie di tracce non proprio brillanti, sottolineando un altro aspetto di “Butterfly 3001”, ovvero che le riletture funzionano quando sono contenute in minutaggi non eccessivi.
Tutti i remix che vanno oltre i cinque minuti mettono in difficoltà anche il fan più ossequioso, al quale spetta il consolatorio finale di due brani suggestivi e originali, ovvero la già consistente e più articolata “Interior People”, che gode di un rivitalizzante arrangiamento da parte di Confidence Man, e di “Catching Smoke”, che nelle mani di Kaitlyn Aurelia Smith diventa un tribolato groviglio elettro-psych che cattura in pieno lo spirito freak degli esordi della band australiana.
“Butterfly 3001” senza dubbio troverà credito presso i fan più incalliti e attirerà qualche nuovo adepto, quest’ultimo convinto di trovarsi al cospetto di una buona alternativa ai Tame Impala.
Pur essendo uno dei pochi ad aver trovato beneficio dalla contaminazione elettro-pop di “Butterfly 3000”, ho il sospetto che i King Gizzard & The Lizard Wizard abbiano perso una buona occasione per consolidare la recente svolta verso l’elettronica, che a questo punto rischia di apparire come una semplice speculazione sonora.
25/02/2022