Le Pietre Dei Giganti

Veti e culti

2022 (Overdub Recordings)
alt-rock, stoner, prog

Occultismo ed esoterismo, visioni spiritiche e lisergiche, questo è ciò che mettono in scena i fiorentini Le Pietre dei Giganti per il loro secondo capitolo discografico. “Veti e culti” è un disco dai sentori misteriosi che affonda le sue radici tanto nell’alternative rock e nello stoner quanto nel progressive, nella psichedelia e, soprattutto, in una specie di immaginario ibrido horror-folk.
È così che il gruppo toscano cerca di trascinarci all’interno della sua personale foresta nera, dove l’alba è scura e sfocata come le oscillazioni delle chitarre dei QOTSA epoca “...Like Clockwork” e gli alberi fitti come le percussioni tribali che agitano “Foresta I (un buio mattino)” nella sua parte finale.
Una foresta popolata da animali mastodontici che avanzano lenti verso le prede come le corde di “Foresta II (la bestia)”, ma abitata anche da visioni immaginifiche e lisergiche come quelle che evocano prima le chitarre leggere e poi la commistione di fiati ed elettronica di “Foresta III (l’ultimo crepuscolo).

La parte iniziale del disco è sintomatica dell’approccio alla materia dei nostri, canzoni mutaforma che nascondono personaggi ambigui dalla maschere grottesche come quello raffigurato sulla copertina dall’artista multidisciplinare DEM, tratto dalla mostra “OMONERO” cui la band si è fortemente ispirata.
Ascoltare per credere gli intrecci tra la ritmica spezzata di “Ohm”, che richiamano l’andatura affaticata di un viandante in groppa a un cammello nel deserto, e i suoi riff fuzz-osi che si fanno via via più pesanti e che, grazie anche al lavoro vocale, portano il pezzo vicino alle cose migliori dei Litfiba di “El Diablo”/“Terremoto” per poi cambiare nuovamente e volgere, grazie alle dinamiche della batteria, verso lidi jazz free-form su cui la chitarra può ora disegnare illusioni fluide.
 
La title track e “Polvere” sono i due momenti più trasognati del lotto. La prima è sorretta dal piano elettrico trascinato su battiti midtempo da un basso robusto e impreziosita sullo sfondo da archi cinematografici, mentre la seconda è una dilatazione tra le sabbie del tempo che si dipana tra una prima metà all’insegna di chitarre dreamy e una seconda parte cosmica forgiata da fiati e synth.
“Piombo” cambia nuovamente registro avvicinandosi furiosamente all’hardcore e a degenerazioni vocali che richiamano l’epoca di “Germi”, mentre la conclusiva “Quando l’ultimo se ne andrà” si configura come un sofferto blues oscuro.
 
Le Pietre Dei Giganti danno quindi vita a un immaginario convincente e variegato, ricco di soluzioni inattese che tengono l’ascoltatore costantemente incollato alle cuffie.
Ottimi risultano anche il lavoro testuale, legato a un mondo onirico che intreccia gotico e romanticismo, e la cadenza della vocalità che, avvicinandosi a Godano, si fa obliqua quanto basta a rafforzare le atmosfere senza disperdersi nei continui cambi strumentali.
Si può forse obbiettare che al disco manchi un pezzo veramente trascinante, un singolo di quelli potenti che avrebbe cementato definitivamente il lavoro, ma sicuramente il secondo capitolo del combo non lascia delusi e, anzi, si esalta sempre di più con il passare degli ascolti.

08/03/2022

Tracklist

  1. Foresta I (un buio mattino)
  2. Foresta II (la bestia)
  3. (Tema)
  4. Foresta III (l'ultimo crepuscolo)
  5. Veti e culti
  6. Ohm
  7. Polvere
  8. Piombo
  9. Quando l'ultimo se ne andrà


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