Los planetas

Las canciones del agua

2022 (El Ejercito Rojo)
noise-pop, shoegaze, flamenco

Nei cinque anni che separano questo nuovo “Las canciones del agua” dal predecessore “Zona temporalmente autonoma”, Los Planetas non se ne sono stati con le mani in mano. Sia nelle vesti di produttori, con la loro infaticabile etichetta El Ejercito Rojo, che in quelle di musicisti, soprattutto in compagnia di Nino De Elche, con il quale hanno dato vita a Fuerza Nueva, pregevole side project a base di flamenco e shoegaze.
Ma anche in quanto Los Planetas, Jota e il resto della combriccola granadina proprio fermi non se ne sono stati. Il cammino di questo “La canciones del agua”, che porta la storica sigla indie-rock andalusa a quota dieci dischi, è cominciato infatti nel 2020 quando in piena pandemia la band ha iniziato a rilasciare una serie di singoli fortemente legati alla situazione socio-politico-sanitaria e all’attualità spagnola.

Il primo di essi, “La nueva normalidad”, è una malinconica e sarcastica ballata indie-pop che cattura il senso di spaesamento della popolazione, in particolare delle sue fasce più giovani, di fronte a quella che i politici spagnoli dopo la prima, mortifera ondata del Covid denominarono la nuova normalità. Il testo buffamente rivoluzionario ciondola tra malconci ottoni in fanfara e chitarre riverberate, ricreando una sensazione di disorientamento.
È ancora più particolare e ossimorica la scelta degli arrangiamenti de “El rey de Espana”, che racconta con sarcasmo delle “gesta” sessuali e finanziarie del vecchio re tra fluttuanti chitarre shoegaze e bucoliche linee di flauto. Ben più pimpante degli altri due singoli, “El negacionista” è un noise-pop di quelli che la band non scriveva da anni, con un simpatico ritornello da mandare a memoria: “Voy a convertirme en un negacionista/ En un seguidor de Miguel Bosé/ No voy a hacer ningún colaboracionista/ De un régimen que tiene que caer”.

I succitati brani, che hanno preceduto l’uscita del disco di uno o due anni, si concentrano tutti nella seconda parte di quest’ultimo, e fanno da contraltare a una prima sezione meno caciarona e più aulica.
L’apertura del disco è infatti la messa in musica del poema “El manantial” di Federico Garcia Lorca, un brano che associa i messaggi di ricongiungimento tra l’uomo e la natura della poesia a dodici minuti di elegante post-rock pianistico. Per una citazione alta ne troviamo una “bassa”: “Se quiere venir”, ovvero la cover del trapper granadino “Khaled”, un’operazione non dissimile a quella compiuta nel disco precedente con “Islamabad”, che rubava la strofa a una canzone di un'altra icona trap locale (Yung Beef).
Riprendendo brani della tradizione andalusa, “Alegrías de Graná” e “La morralla” rappresentano invece la consueta quota folk del disco; mentre “El apocalipsis Zombie” e la conclusiva “El antiplanetismo” quella fantascientifica, con l’ultimo brano a ricollegarsi alle poetiche sensazioni del primo come a chiudere un cerchio.

Flamenco, noise-pop, shoegaze, psichedelia, space-rock: in “Las canciones del agua” ci sono tutti i luoghi musicali che i Los planetas hanno visitato nel corso dei nove dischi precedenti, a costituire un collage forse un po’ frammentario, ma decisamente creativo e all’altezza della preziosa produzione di una delle band spagnole più significative degli ultimi 30 anni.

25/01/2022

Tracklist

  1. El manantial
  2. Se quiere venir
  3. Alegrías de Graná
  4. La morralla
  5. La nueva normalidad
  6. El negacionista
  7. El Rey de España
  8. El Apocalipsis zombie
  9. El antiplanetismo


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