Mario Pigozzo Favero

Mi commuovo, se vuoi

2022 (Dischi Soviet Studio)
songwriter

Una gestazione durata ben tre anni, ma che finalmente vede Mario Pigozzo Favero affrancarsi dal ruolo di leader dei Valentina Dorme per proporre "Mi commuovo, se vuoi", il suo primo album solista.
L'artista, per l'occasione, mette parzialmente da parte le asprezze chitarristiche indie-rock degli esordi, per concentrarsi su un impianto più cantautorale insinuatosi già nel corso degli ultimi lavori della band d'origine.
Si denota una forte ricercatezza negli arrangiamenti che, pur accompagnando con umile culto le liriche del cantautore trevigiano, sono costituiti da un'articolata miscela guidata da basso, batteria e chitarra, sulla quale s'inseriscono, a turno, efficaci stratificazioni elettroniche, orchestrazioni, fiati, senza che l'omogeneità e l'accuratezza d'insieme accusino affanno.

La gamma di collaboratori, che hanno consentito a Pigozzo Favero di mettere in pratica questo complesso progetto, pesca tra i migliori professionisti oggi presenti sul panorama italiano (membri da Non voglio che Clara, Jennifer Gentle, La Rappresentante di Lista, Bachi da Pietra, solo per citarne alcuni) e si avvale, soprattutto, della sapiente produzione del talentuoso Martino Cuman, abile nell'alzare il livello di coesione tra i vari ruoli in elenco.
Pigozzo Favero ha lavorato in estrema profondità sui contenuti, toccando temi che vanno dalla quotidianità agli amori vivi, ma anche a quelli fuggiti via e a diverse situazioni di umana solidarietà, a volte arrendevole, altre cocciutamente stretta a ciò che di residuo resta, concetti descritti dal cantautore con ermetismo, concretezza e, come spesso accade in questi casi, un pizzico di doveroso sarcasmo.

Sono presenti brani dalle tinte cupe come "Pornostar", fondata sul perpetrare impulsi viziosi poi forieri di tragico epilogo, nell'eccellente "Ai defilati", dallo stile che ricorda il metodo recitar-cantato di Andrea Chimenti, nella quale si traccia una severa riflessione sullo stato di chi vive ai margini, nell'amara visione dei sentimenti tracciata in "Avvoltoi" e nella felliniana malinconia dipinta in "E la nave va".
A tali situazioni si contrappongono episodi innestati su approcci più vigorosi, senza smarrire la sagace vena narrativa. Ne sono testimonianza "Le preghiere della sera", dove sembra di scorgere l'immaginaria visione di un Rino Gaetano proiettato in chiave moderna, nella pungente invettiva di "Franchino '57" e nella macabra descrizione fumarettiana di "Un tale singhiozza", posata su cadenze ruvide guidate da basso e chitarre distorte.
Uno stile sostanzialmente più classico si palesa nell'ariosa acustica di "Latakia", tra i passaggi migliori in scaletta, ma anche nel più riservato adattamento al pianoforte di "El sbrego", dove una tormentata vicenda di riconciliazione vede l'autore, per la prima volta in carriera, cantare nel proprio dialetto.

Il vivido spoken word sciorinato in "Il metro del sarto", con il suo minimalismo jazzato, il lucido e disarmante racconto di "L'inferno siamo noi" e soprattutto l'accorata testimonianza di "L'orco di Sigurtà", istante dove l'amore di un padre prova a liberare la testa del proprio figlio dai peggiori incubi, chiudono questo prezioso lavoro cesellando tutti i variegati attributi cantautorali esibiti lungo il percorso.
Le intraprendenti personalizzazioni sonore aguzzano l'attenzione e contribuiscono all’accesso verso il punto d'osservazione di un artista che sembra assimilare con dimestichezza i momenti d'isolamento, solitudine e del vivere in modo abitudinario per analizzarne e sfruttarne con costrutto tutte le angolazioni che, anche in tali contesti, non mancano di far germogliare aspetti intriganti.

05/02/2022

Tracklist

  1. Pornostar
  2. Ai defilati
  3. Le preghiere della sera
  4. Latakia
  5. Avvoltoi
  6. Uno dei tanti orfei
  7. El sbrego
  8. L'inferno siamo noi
  9. E la nave va
  10. Franchino '57
  11. Un tale singhiozza
  12. Il metro del sarto
  13. L'orco di Sigurtà




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