Mush

Down Tools

2022 (Memphis Industries)
post-punk, art-rock

I prolifici Mush tornano alla ribalta con “Down Tools”, terzo album pubblicato in un lasso di tempo davvero stringato. Dopo l’eccellente esordio "3D Routine" (2020), nel quale veniva sfoggiata la peculiare mistura di art-rock e post-punk che trovava nell’espressione dell’eclettico frontman e chitarrista Dan Hyndman una delle caratteristiche più persuasive, il testimone era poi passato all'acclamato sophomore "Lines Redacted" (2021), spingendo ulteriormente l’acceleratore verso processi più spigolosi, sia per tematiche che per sonorità.

 

Con "Down Tools” la band di Leeds sembra volersi allontanare, in qualche modo, dalle trame e dagli stati d'animo gustati nel secondo lavoro, aprendo la cifra stilistica a dinamiche più astratte e rilassate, questa volta contaminate da interessanti venature britpop che pescano minuziosi dettagli sia dal bagaglio dei Blur prima maniera che dalla tipica retorica dei Franz Ferdinand, nonché dalla sfacciataggine stilistica dei concittadini Yard Act.
Sono presenti alcune tracce ad alta sensibilità, che contrastano con la loquacità pseudo-politica e l’approccio osservativo che aveva connotato le scorse produzioni. Anche l’utilizzo di una seconda chitarra (Myles Kirk) ha innescato una serie di nuovi percorsi e arrangiamenti, che dopo la tragica morte del primo chitarrista Steve Tyson, avvenuta nel 2020, aveva forzatamente modificato il rapporto della doppia chitarra evidenziato nell’album d’esordio. Quella connessione è stata ora recuperata, anche se tra i solchi di “Down Tools” i fraseggi di Hyndman e Kirk appaiono spesso come una sorta d’improvvisazione, che alla lunga si lascia persino preferire alle traiettorie studiate con meticolosità a tavolino.

Come accennato in precedenza, l'approccio di Hyndman è in gran parte costituito da flussi di coscienza vaghi e, a tratti, disconnessi, con riflessioni liberamente estratte da libri, film, vicende d’attualità e dirette situazioni personali che lo hanno vivamente colpito nel recente periodo.
In "Human Resources", ad esempio, Hyndman racconta drammaticamente una reale situazione vissuta in un dipartimento delle risorse umane e in “Northern Safari” è richiamato il modo con il quale i media hanno ritratto ultimamente il Nord dell’Inghilterra, portandolo a riferimento negativo per alcuni episodi accaduti in quei luoghi.
Il brano “Group Of Death” riprende, invece, una tipica locuzione anglosassone, spesso utilizzata nelle manifestazioni sportive per identificare il classico girone di ferro, quello composto da seri candidati alla vittoria. Una metafora calzante anche in ambiti sociali, affrontati in questo frangente dalla formazione inglese con tonalità morbide e ponderate: una vera rivoluzione per il loro assetto.

"Down Tools" ricostruisce dalle fondamenta il modo idiosincratico con il quale il post-punk dei Mush aveva positivamente fatto breccia in questa prima fase di carriera. Tentazioni pop miscelate a spaccate noise-rock, senza l’esclusione di divertissement, hanno forse evitato che il loro modus operandi affogasse nell’ormai saturo calderone post-punk. Uno stile più semplice, efficace e arguto, che sposta ancora una volta l’ago della bilancia verso Dan Hyndman e soci.

15/07/2022

Tracklist

  1. Grief Thief
  2. Karoshi Karaoke
  3. Get On Yer Soapbox
  4. Human Resources
  5. Northern Safari
  6. Dense Traffic
  7. Ink Blot and the Wedge
  8. Group Of Death
  9. Groundswell
  10. Interlude
  11. Burn, Suffering!
  12. Down Tools

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