Palace

Shoals

2022 (Fiction Records)
indie-rock

"Shoals", il terzo album dei londinesi Palace, è un lavoro profondo e pensieroso, che esplora con audacia alcuni dei più grandi dilemmi esistenziali attraverso dodici brani che fungono da grimaldello per tentare di aprire scrigni interiori particolarmente ermetici.
I Palace affrontano tre quesiti che coinvolgono le paure dell'essere umano: le inconsapevolezze dell'inconscio, l'occulto mondo dei sogni e lo smarrimento della propria identità e delle difficoltà d'approccio con il mondo attuale circostante, corposi concetti descritti su un palcoscenico ampio quanto insolito, antitetico perché pieno di colore e meraviglia, come solo la vastità dell'oceano può rappresentare.
Il titolo dell'album è infatti ispirato dal comportamento apparentemente imprevedibile dei branchi di pesci, che si assembrano per creare un nucleo forte e dinamico, ma che cambiano rapidamente direzione e forma, più o meno come accade alle nostre ansie quotidiane.

Con l'indie-folk dell'opener "Never Said It Was Easy", l'album inizia a fluire attraverso una densa gamma di emozioni che favoriscono una malinconica indulgenza. Gli strumentali sono strutturati ovunque, con congrui riverberi dal vago sapore blues, non risultando troppo ridondanti.
In brani come "Sleeper" e "Give Me The Rain", in particolare, i Palace palesano un netto distacco dai confini assaporati nei loro lavori precedenti, dove erano luminosità e spensieratezza a farla da padrone. Ora viene dato spazio ad affanni e riflessioni introspettive levigate dalla delicatezza della chitarra e della voce del frontman Leo Wyndham, che sembrano miscelarsi in un unicum metafisico.

Sebbene in tutto il disco sia evidente una crescita qualitativa delle parti strumentali, anche la nuda fragilità che emerge dalla stesura dei testi scritti dallo stesso Wyndham segna un ulteriore punto di maturità che, come accennato direttamente dall'autore, vuole fungere da vera e propria lettera d'amore contro lo sgomento.
Nonostante l'atmosfera inquieta presente per gran parte dell'album, c'è anche del sano equilibrio regalato da episodi dal tono più ottimista, come "Fade" e "Gravity", che sembrano quasi riflettere i barlumi di speranza emersi tra i numerosi momenti di crisi vissuti, in particolare, in questi ultimi indimenticabili due anni: chitarre svettanti e paesaggi sonori coinvolgenti accompagnano l'ascoltatore in un percorso verso l'autoriflessione.

Pur smarrendo un po' di lucidità in alcuni frangenti posizionati verso il fondo della tracklist - "Salt" e "Lover (Don't Let Me Down)" - "Shoals" segna un punto di svolta significativo nello sviluppo creativo dei Palace e questo nuovo percorso, segnato da stimmate d'afflizione e d'accorata dolenza, si lascia quasi preferire alla scanzonata verve che li aveva precedentemente contraddistinti, mitigando quell'imperitura e a tratti stucchevole smania pop-rock per indossare abiti più rigorosi, di cruda emozione, forgiati da un sempre lodevole lirismo che si affaccia su territori sonori più sperimentali e distintamente ipnotici.

28/01/2022

Tracklist

  1. Never Said It Was Easy
  2. Shame On You
  3. Fade
  4. Gravity
  5. Give Me The Rain
  6. Friends Forever
  7. Killer Whale
  8. Lover (Don't Let Me Down)
  9. Sleeper
  10. Salt
  11. Shoals
  12. Where Sky Becomes Sea




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