“Humans Remains” chiude una trilogia di album pubblicata dalla Unseen Worlds, e forse l’intera carriera musicale di Robert Haigh. L’artista inglese non è nuovo a scelte drastiche. Nel 2004, dopo dodici anni di successi nel mondo della dance elettronica, Haigh decise di smettere di registrare drum’n’bass con il nome The Omni Trio per concentrarsi sulla musica per pianoforte.
Già nei primi anni 80 Haigh aveva dato prova di un eclettismo fuori dal comune, pubblicando oscuri dischi di industrial music – collaborò anche con Nurse With Wound - e allo stesso tempo di ultra-romantica musica per pianoforte. Due aspetti della sua personalità che hanno continuato a convivere nei lavori del musicista inglese per tutta la carriera.
Non fa eccezione l’ultimo album, “Humans Remains”, una raccolta di tredici tracce costruite al pianoforte e immerse in un delicato strato di vaporosa elettronica. Come “Lost Albion”, a metà scaletta, un capolavoro di oltre sei minuti di durata: un drone notturno viene risvegliato da una melodia che si ripete con minime variazioni, mentre sullo sfondo crescono banchi di nebbia elettronica che avvolgono il brano in un’atmosfera proveniente da chissà quale dimensione.
La magia si ripete più avanti in scaletta, sull’altrettanto lunga “Signs Of Life”: anche qui Haigh torna a immergere le note ultra-melanconiche del pianoforte in un bagno di elettronica cupa e oscura. Gran finale con il romanticismo incontenibile di “On Terminus Hill”, lo straziante commiato di Haigh che ha deciso di concentrarsi da ora in poi solo sulla pittura, e non più sulla musica.
24/05/2022