Super Parquet

Couteau / Haute forme

2022 (Airfono)
electro-drone-folk, minimalismo

Bisogna dare credito ai nostri vicini d'oltralpe di aver individuato un percorso del tutto unico nell'esplorare e reinventare i linguaggi della propria tradizione. Anche grazie allo straordinario contributo della Pagans, etichetta che nel corso dell'ultimo decennio ha funto da cenacolo attrattivo per musicisti e collettivi delle più varie nature, il recupero del ricchissimo patrimonio folk francese ha visto assumere le forme più disparate e gli indirizzi più imprevedibili, all'insegna della massima creatività. Adesso accasati presso la Airfono (etichetta parigina dedicata alla sperimentazione ad ampio raggio), ma anche loro transitati dai quartieri generali della Pagans, i Super Parquet di Clermont Ferrand sono tra le compagini più audaci di questo vivace rinascimento folk.
La loro specialità? Una ricerca sonora ad amplissimo raggio unita a un peculiare gusto per il minimalismo, tale da poter giocare con i generi e i colori senza alcun timore. Elettronica, lunghi bordoni strumentali, finanche accenni noise: tutto può concorrere a dare slancio alle trame tradizionali del quintetto, e un album quale “Couteau/ Haute Forme” perfeziona nei minimi dettagli una cifra espressiva partita da lontano, ma mai meno che elettrizzante.

 

Divisibile in due parti ben distinte, per minutaggio e per le scelte che questo comporta, il terzo album del gruppo è materia rovente, fucina dei prodigi che restituisce un generale senso dell'avventura, per quanto sotteso a una costante operazione di sottrazione. In questo scontro apparente tra poli opposti, l'arte dei Super Parquet rinuncia a gran parte dello studio vocale esibito ad esempio dagli ex-compagni di scuderia San Salvador, calibra però al centesimo l'alchimia strumentale dei suoi cinque membri, sfrutta come mai il potere dell'effettistica, impostando evoluzioni dal taglio addirittura ballabile. Nei quattro episodi più brevi che appartengono a un ipotetico lato A del disco, l'occasione è ghiotta per vedere i cinque alle prese con le più disparate manifestazioni del loro sound, esibire un talento esecutivo che cambia continuamente approccio.

Nella nebbia rumorista che apre la title track è graduale il manifestarsi degli elementi, così come del tratteggio ritmico, un valzer che solo nella seconda metà palesa la sua acida trama melodica, un giro di cornamuse sepolto nelle sabbie del tempo. Ben più diretta, anche grazie al suo spigliato contributo vocale, “Douze mois” è pura magia, un incantesimo che acquisisce forza man mano che viene ripetuto, capace di trasportare mente e orecchie in un'Alvernia forse solo immaginabile, ma non per questo meno verosimile.
Il tono si fa ancora più acceso in “Sumatra”, l'elettronica assume addirittura forme glitch, prima di stabilizzarsi a commento di una sarabanda di fiati lasciata correre all'impazzata. È il banjo invece il protagonista di “Adieu Privas”, i suoi bordoni come un alveo che lascia montare canto ed effetti, per gonfiarsi come un fiume in piena, prima che la tensione si stemperi con un andamento che ha quasi dell'ambient.

Come se quanto l'ha preceduta avesse funto soltanto da introduzione, nelle sue due lunghissime parti “Haute forme” ha gioco facile nel candidarsi come momento focale dell'opera. Non che sia la prima volta che i Super Parquet sfruttano lunghezze così ampie (“Bourrée à Solomagne” dal primo album è giusto un esempio), qui però rivestono un effetto scenico ben più importante, contrastano i ritmi più serrati della prima metà, sfoderando grande controllo del colore e dell'atmosfera. È su questo aspetto che si gioca la straordinaria crescita della band, sul dosaggio accorto dei volumi e dei tempi, portando ai massimi livelli le sue abilità narrative. Così, la prima parte ricava dall'ostinato di banjo ed elettronica il supporto ideale per ideale un affascinante studio d'ambiente, un incedere inesorabile che riporta alla mente le analoghe esplorazioni dei conterranei La Nòvia, ma che qui si piega a una logica da suite progressiva, tra rallentamenti, conseguenti cambi d'abito e gentili chiose vocali. Più sottile, quasi discreta nel suo lento dipanarsi, la seconda parte dà pieno risalto alle fogge più minimali del gruppo, si evolve con accorta grazia, introducendo a giochi quasi conclusi un più insistito pattern per corde e beat.

 

Da validi esponenti della nuova fioritura folk francese a capofila, i Super Parquet hanno perfezionato, uscita dopo uscita, una formula riconoscibile dalla rigogliosa capacità ricombinante, abile nel riproporsi in chiave sempre diversa. Quando si dice aver stile.

29/11/2022

Tracklist

  1. Couteau
  2. Douze mois
  3. Sumatra
  4. Adieu Privas
  5. Haute forme A
  6. Haute forme B

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