The Smile

A Light For Attracting Attention

2022 (XL)
art-rock

È chiaro che quando parliamo di The Smile dobbiamo considerare che due membri su tre facciano parte dei Radiohead e che da quella band ci si aspetti musica di quella qualità, anche rispetto alla forma-canzone. Aggiungiamo che il terzo membro del progetto è il batterista dei Sons Of Kemet, quindi una delle realtà centrali della scena jazz contemporanea. E che dietro la consolle, come quarto membro aggiunto, c’è Nigel Godrich, produttore di lunga data del gruppo di Oxford e mente degli Atoms For Peace con Thom Yorke, che partecipa anche alla scrittura dei brani. I Radiohead hanno pubblicato l’ultimo album, “A Moon Shaped Pool” (XL, 2016), sei anni fa, mentre i componenti hanno realizzato progetti solisti e l’ensemble di Tom Skinner è uscito con “Black To The Future” (Impulse!, 2021), sulla scia del clamore generato da “Your Queen Is A Replite” (Impulse!, 2018).

 

Il progetto nasce prima di tutto in sala prove dal desiderio di Yorke e Greenwood di suonare insieme e sperimentare durante i mesi di stasi del picco della pandemia da Covid-19. Si aggiunge a loro Skinner, che si rivela presto la variabile in grado di scompaginare e rendere meno prevedibili, con le sue figure afrobeat e kraut, le traiettorie ritmico-armoniche dei due Radiohead. Il supergruppo ci aveva infatti entusiasmato con i primi concerti trasmessi in streaming, facendoci subodorare una miscela peculiare di post-punk, math-rock e progressive.
Tra i momenti più riusciti dell’album troviamo quelli in cui armonia e melodia compiono una sintesi estrema e notevole che si inerpica sul groove del batterista germogliando voci (“The Opposite”, “We Don't Know What Tomorrow Brings”), fiati (“The Smoke”), esplosioni soniche (“You Will Never Work In Television Again”) e intensificazioni (“Thin Thing”), spazi in cui la voce di Yorke si colloca quasi naturalmente in una struttura scarna, che vede sorprendentemente la fioritura, anche in momenti inaspettati, di ricchi arrangiamenti. Sono forti i sentimenti di ansia e consapevolezza lucida e partecipata con l’ascoltatore sul presente e il futuro che i testi del cantautore di Oxford racchiude in un “we”, espressi in maniera diretta:

What will now become of us?
The straw is coming out of us
It goes back and forth, followed by a question mark
Lit up like a firework

Can we have the next contestant, please?
In this logical absurdity
While quitting
unexpectedly
Opposite attract
In ash and dust and pockets full of emptiness

Indubbiamente ci sono delle similitudini, o quantomeno dei fili che vengono ripresi dalle produzioni Radiohead precedenti, ma “A Light For Attracting Attention” suona più che altro come il tentativo di riconciliare due visioni che col tempo si sono sviluppate in maniera autonoma: quella dell’electro songwriting pop-rock di Yorke e quella della modern classical music di Greenwood, mai fino ad ora così definite e indipendenti l’una dall’altra. Anche solo in un’area di azione comune come quella della musica da film, i due musicisti hanno espresso chiaramente e distintamente le loro personali poetiche, Yorke nel remake di “Suspiria” (XL, 2018) di Luca Guadagnino e Greenwood soprattutto nel recente biopic su Lady Diana di Pablo Larrain, “Spencer” (Mercury, 2022). Skinner in tutto questo è un mediatore, che riesce solo in parte a imprimere un cambiamento significativo, risultando infine il suo apporto cauto.

Il campo di disallineamento principale è la relazione tra la scrittura della parte strumentale, in particolare dell’impianto armonico, e quella delle linee melodiche vocali. Sono soprattutto le ballate a risentire di un eccessivo “barocchismo” vocale di Yorke, spesso in falsetto (“Pana-Vision”), sopra un impianto strumentale macchinoso (“A Hairdryer”) che tende a volte ad appiattire anche le soluzioni più intriganti (“Skrting On The Surface”). In equilibrio tra tutte le componenti abbiamo l’elettronica cosmica di “Waving A White Flag”, mentre fa storia a sé “Speech Bubbles”, con la partecipazione della London Symphony Orchestra, una versione detonata ed edulcorata di una ballad à-la Suicide che incontra i Radiohead di “In Rainbows” (autoproduzione, 2007):

Devastation has come
Left in a station with a note upon
Now there's never any place
Never any place to put my feet back down
(...)
How will I know you?

E così dal bisogno di ritrovare la comunione e rinnovare la condivisione nasce un disco ambizioso e ingegnoso – come i due musicisti ci avevano sempre abituato – che sicuramente trattiene il godimento del suonare insieme, ma che allo stesso tempo rivela quanto quelle stesse aspirazioni non riescano a generare l’alchimia del passato. Pensiamo un attimo al solo trittico: “Ok Computer” (Capitol, 1997), “Kid A” (Capitol, 2000) e “Amnesiac” (Capitol, 2001)… davvero pensiamo che “A Light For Attracting Attention” sia un album così memorabile? Il timore è invece che, come l’espediente del MacGuffin nel cinema, il progetto The Smile ci faccia puntare l’attenzione su qualcosa di nuovo distraendoci dal fatto che forse le visioni di Yorke e Greenwood – e dei Radiohead – possano difficilmente, in futuro, tornare conciliabili.

Don't bore us
Get to the chorus
And open the floodgates
We want the good bits
Without your bullshit
And no heartaches

05/07/2022

Tracklist

  1. The Same
  2. The Opposite
  3. You Will Never Work in Television Again
  4. Pana-vision
  5. The Smoke
  6. Speech Bubbles
  7. Thin Thing
  8. Open the Floodgates
  9. Free in the Knowledge
  10. A Hairdryer
  11. Waving a White Flag
  12. We Don't Know What Tomorrow Brings
  13. Skrting on the Surface

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