Aksak Maboul

L’avant-prog e il rock in opposition devono molto a Marc Hollander, autore con i suoi Aksal Maboul (in origine Aqsak Maboul) di una delle opere fondamentali di entrambi i generi, ovvero “Un Peu De L'Âme Des Bandits”, secondo album del gruppo nonché secondo disco pubblicato nel 1980 dalla Crammed Disc, etichetta dal nobile curriculum artistico (Hector Zazou, Minimal Compact, Bel Canto, Colin Newman, Jozef Van Wissem, Tuxedomoon) e ancora fiera sostenitrice della musica d’avanguardia.

Pubblicato nel 2020, l’album “Figures” ha riproposto il nome degli Aksal Maboul all’attenzione non solo della critica, che aveva già assistito al ritorno in scena del gruppo nel 2014, ma anche del pubblico. Un successo inatteso che ha avuto un interessante seguito con un brillante progetto di remix diviso in due parti (“Redrawn Figures 1&2”), per il quale si sono accodati nomi della recente avanguardia pop ed elettronica (Cate Le Bon, Vanishing Twin, Notwist, Carl Stone).
Inserito nella serie “Made To Measure”, il nuovo lavoro degli Aksak Maboul, “Une Aventure De VV (Songspiel)”, è un progetto surreale e stravagante. Un’opera quasi kafkiana il cui protagonista, VV, intraprende un viaggio in un mondo di animali parlanti collocato oltre i confini noti agli umani, un lungo excursus musicalmente eclettico che ripropone le fantasiose e sperimentali trasmissioni radiofoniche degli anni 70 (una tecnica recentemente ripresa dagli Sparks per il sottovalutato “The Seduction Of Ingmar Bergman”).

Spagnolo, inglese, francese, un mix di linguaggi e di personaggi anima il lungo racconto scritto da Veronique Vincent (VV), un progetto ancor più estremo di “Figures” che dietro un susseguirsi di sussurri e voci maschili e femminili cela dissonanze ritmiche e armoniche non sempre percettibili, ammalianti come un dramma horror in bianco e nero.
Geniali e a volte sconcertanti intuizioni catturano l’ascoltatore, trascinandolo in un nebuloso vortice in cui elettronica e folk balcanico duellano fino a diventare unica fonte di caos (la tracimante “La Tempête”) o dove la decostruzione di suoni e stili diventa archetipo per nuove forme di neoclassicismo (l’ossessiva e ipnotica ”I Walk & I Walk”). Al pianoforte, e dunque alla sua predisposizione sia alla gioia che alla riflessione, è affidato l’umore tra la mesta realtà e il vaporoso mondo dei sogni: si ascoltino prima l’ansiosa “Miracle Au Jardin” e in seguito l’incalzante “L'ombre Double”, che sconfina in una vivace samba-jazz.

Nel suo scorrere indomito e abilmente variegato, “Une Aventure De VV (Songspiel)” resta un'opera da assaporare nella sua completezza, abbandonandosi alla piacevole e stimolante confusione di stili e citazioni più o meno volontarie: il raffinato pop-jazz alla Stereolab di “Dans Les Airs”, la fusione tra ritmi dance, teatralità giapponese e minimalismo alla Steve Reich in “Talking With The Birds” e le pulsioni funky-lounge di “Brown Dwarfs”.
Il viaggio di VV è uno dei più affascinanti e coinvolgenti in cui essere catapultati, un labirinto non privo di ostacoli e momenti di suspense (“The Eraser”), una cascata di suoni e voci che a volte resta sospeso su trame avantgarde (“Fable”) per poi aprirsi a fluttuanti intrecci di ritmi e melodie (“Thème Du Mur”).

Opera di rara bellezza, perfetta sinergia tra formato canzone e sperimentazione, l’ultimo lavoro degli Aksak Maboul si conquista un posto tra i migliori dischi dell’anno. Un progetto da approfondire anche attraverso i video disponibili su YouTube, creati a supporto di un’opera ammaliante e innovativa.
Ciò che infine rende veramente unico e coinvolgente “Une Aventure De VV (Songspiel)” è quella semplicità fittizia che grazie a decostruzioni a base di violini, organi, dissonanze, ritmi lo-fi, esotismi, oniriche sonorità orchestrali e raffiche di jazz, si evolve con sfumature singolari alle quali è difficile restare indifferenti.

08/05/2023