Algiers

Shook

2023 (Matador)
gospel, punk, soul, electronic treatments

Con il terzo album pubblicato nel 2020 gli Algiers hanno chiuso un cerchio, dopo un potenziale esordio one-off ("Algiers"), la band ha donato ulteriore sangue sudore e lacrime ("The Underside Of Power"), prima di abbracciare un linguaggio sonoro definito e più assimilabile ("There Is No War").
Con "Shook" il collettivo di Atlanta prova a catturare la primigenia rabbia, oltre a riconquistare il vessillo di paladini della giustizia e dell'eguaglianza a tutti i costi.
Ma la rabbia degli esordi ha perso parte di quell'aggressività che ha reso le loro performance live uniche e trascinanti.
Affondare le mani nelle viscere della musica è stato necessario per poter rinverdire la potenza di una musicalità ispirata da un'indomita coscienza politica. Chiamare alle armi alcuni colleghi e amici è dunque l'ulteriore passaggio, in parte prevedibile, necessario per smuovere e rinnovare le ormai familiari sonorità gospel, punk ed elettro-soul, una scelta che non ridimensiona il coraggioso percorso artistico della band americana, anzi ne amplia la potenza comunicativa senza rinunciare al tono militante.

Non c'è nulla di ovvio, in "Shook", a partire dalla copertina. L'eterogeneità delle influenze non solo nutre l'antico vigore passato ("Irreversible Damage" con Zach De La Rocha dei Race Against The Machine), ma apre frontiere finora solo accennate (il fragore chitarristico della furiosa parentesi rap-punk di "A Good Man" che cita perfino i Joy Division) e si concede con eleganza alla seduzione della musica funk-disco con l'aiuto del veterano dell'hip-hop Big Rube ("Everybody Shatter" che vede ai cori anche l'ex-Pop Group, Mark Stewart).
Per un momento gli Algiers hanno pensato di mettere la parola fine alla loro avventura, consapevoli di aver smarrito parte della loro magia, quella magia che in "73%" riaffiora con energia e furore, prima che la band lasci libero il campo a una serie di corruzioni stilistiche.

"Shook" è un disco che onora il concetto di collettivo sonoro tanto caro al gruppo. Il contributo degli ospiti è funzionale alla natura dell'album, non stupisce dunque che i due rapper Billy Woods e Backxwash iniettino tutta la loro underground culture nell'apocalittico rap metropolitano "Bite Back" o che l'inquieto tocco della chitarra di "Out Of Style Tragedy" renda ancor più drammatiche le parole scandite da Franklin J. Fisher, mentre in sottofondo scorre un coro che intona il ritornello di "Nuclear War" (Sun Ra).
Anche le pagine apparentemente più morbide - la strizzatina d'occhio al mondo indie-rock (Samuel T Herring dei Future Islands in "I Can't Stand It!"), le contaminazioni neo-soul in "Born" (con LaToya Kent dei Mourning [A] BLKstar) o le influenze elettroniche nella poco incisiva "Cold World" - se da una parte mettono in evidenza alcune lacune in fase di composizione, d'altro canto sono idonee a smorzare l'eccessivo peso emotivo delle ricorrenti parti recitate.

In quest'inattesa fiera degli eccessi e della riaffermazione della natura politica della musica degli Algiers, spiccano tre episodi che mettono a fuoco tutto il potenziale della band anche dal punto di vista musicale. La violenta struttura narrativa di "Something Wrong" mette in fila dub, psichedelia, funky e jazz per destabilizzare e scuotere il torpore delle coscienze, e riportare l'attenzione sulla scia di violenza che lascia dietro di sé la polizia americana. "Cleanse Your Guilt Here" è apparentemente una storia più delicata, ma la splendida performance vocale di Franklin J. Fisher graffia più di un grido disperato. Dubito però che l'ascoltatore possa trovare in "Shook" una traccia più potente di "Green Iris": sei minuti abbondanti di puro spiritual jazz-blues, un brano sofferto e incandescente che lo stridere dei sintetizzatori analogici trasforma in un iconoclasta brano gospel.

Qualcuno obietterà che a tanta versatilità non corrisponde un'altrettanto potente deflagrazione creativa, tuttavia "Shook" è un album coraggioso e ricco di energia, forse più inclusivo che destabilizzante, eppur potente al pari di qualsiasi cosa fatta finora dagli Algiers. Quel che necessiterebbe alla band è forse una sezione ritmica più autorevole, ma in questi diciassette brani ci sono molteplici citazioni e riferimenti alla nobile storia della black music (estratti dai primi film incentrati sulla cultura hip-hop, citazioni di rap-poetry, perfino richiami a film horror e di guerra), sufficienti a fare di "Shook" l'ennesimo trionfo di una band che non ha smarrito la propria identità, facendo evolvere l'antico grido di protesta in consapevole ragione.

25/02/2023

Tracklist

  1. Everybody Shatter (ft. Big Rube)
  2. Irreversible Damage
  3. 73%
  4. Cleanse Your Guilt Here
  5. As It Resounds (ft. Big Rube)
  6. Bite Back (ft. Billy Woods & Backxwash)
  7. Out of Style Tragedy (ft. Mark Cisneros)
  8. Comment #2
  9. A Good Man
  10. I Can't Stand It! (ft. Samuel T. Herring & Jae Matthews)
  11. All You See Is
  12. Green Iris
  13. Born (ft. LaToya Kent)
  14. Cold World (ft. Nadah El Shazly)
  15. Something Wrong
  16. An Echophonic Soul (ft. DeForrest Brown Jr. & Patrick Shiroishi)
  17. Momentary (ft. Lee Bains III)




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