Index For Working Musik

Dragging The Needlework For The Kids At Uphole

2023 (Tough Love)
indie-rock, art-rock, neo-psychedelia

Gli Index For Working Musik nascono a Londra durante il periodo pandemico, momento storico che a livello artistico, se si esclude tutto il settore live, è rimasto tutt’altro che inattivo, soprattutto per quanto concerne il concepimento di opere inedite o la comparsa di nuovi sodalizi.
L’album di debutto “Dragging The Needlework For The Kids At Uphole” è stato elaborato in uno scantinato dalle due menti principali del quintetto, Max Oscarnold (TOY, Proper Ornaments) e Nathalia Bruno (Phosphor, DRIFT.): un luogo cupo, polveroso e umidiccio, ma che racchiude al proprio interno l’intrinseca garanzia di libertà, di disvelare il proprio carattere e la propria personalità, staccandosi dal resto del mondo esterno situato, in questo caso, solo qualche metro sopra la testa.

 

Tali qualificativi dipingono con estrema credibilità quanto emerge dai solchi di questo notevole disco d’esordio, incoraggiato a livello sonoro da striscianti linee di basso, sintetizzatori vintage e largo impiego di chitarre che ronzano e vibrano attorno alle vocalità lisergiche di Oscarnold e Bruno, scenario al quale si aggiunge la regolare sezione ritmica di Bobby Syme (alias Bobby Voltaire), le sferraglianti trame di contrabasso e violoncello di Edgar Smith e gli ulteriori inserti della sei corde di J. Loftus.
A tratti, il prodotto tende verso lo slowcore dei Low, al rock narcotico degli Acetone, come al blues allucinato dei Gun Club o a quello più noir di Rowland S. Howard, smussando qualche spigolo con accenni indie-pop di matrice anni 80 (C86).

L’imponente qualità espressa lungo le undici tracce è caratterizzata da un’enigmaticità sinistra e pruriginosa, che viene sagacemente mitigata da frequenti e corroboranti sprazzi di psych-rock à-la Velvet Underground; un'opera che sembrerebbe celare limitati connotati d’innovazione, ma che nell’insieme assume fisionomie completamente diverse e decisamente poco convenzionali.
Le sequenze aspre e ciondolanti dell’opener “Wagner” sfoggiano subito il catalogo degli IFWM: accordi montati al contrario, un frame chitarristico sciorinato in loop, squadrati e lancinanti riff incursori e massicce quantità di aromi psichedelici addensati da timbri vocali che allontanano la percezione della realtà.
La mutevole magia sixties si dilata con gli alleggerimenti strutturali di “Railroad Bulls” e “Athletes Of Exile”, con trame d’archi talvolta velenose e ossequiosi guizzi di sintetizzatore.

C’è spazio per echi d’illuminante post-punk in “Ambigous Fauna”, mentre i sofisticati strumentali “Isis Beatles” e “Petit Commiteé” forniscono aggiuntivo materiale d’arricchimento. Ma non è finita qui. I giochetti elettronici che accompagnano la fascinosa “Palangana” e le acustiche venature della conclusiva “Habanita”, con veemente coda finale, scortano verso “1871”, rilasciata anche come singolo e nucleo focale dell’intera produzione. Il brano - il più orecchiabile tra quelli a disposizione - prova a regalare qualche spicchio di ordinarietà. Il tutto funziona alla grande, grazie a una melodia insistente e a un ritornello ai limiti del contagioso.

L’ascolto di “Dragging The Needlework For The Kids At Uphole” proietta l’ascoltatore verso orizzonti lontani, che posseggono frammenti di una realtà più tangibile: uno strano miscuglio, quasi incorporeo, fatto di misticismo immaginario e di antitetiche realtà quotidiane, di sogni febbrili e giorni che si allungano in settimane o addirittura mesi, laddove i pensieri si materializzano e scompaiono quando meno te lo aspetti.
Una sequenza di emozioni che vanno e vengono, ma che hanno il pregio di catturare senza soluzione di continuità e accompagnare nel colorato deserto immaginato dagli Index For Working Musik.

27/02/2023

Tracklist

  1. Wagner
  2. Railroad Bulls
  3. Athletes Of Exile
  4. Narco Myths
  5. Ambiguous Fauna
  6. Isis Beatles
  7. Palangana
  8. 1871
  9. Chains
  10. Petit Commiteé
  11. Habanita






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