Nonostante si sgoli e gridi da ormai dieci anni come frontman dei Pigs Pigs Pigs Pigs Pigs Pigs Pigs, Matt Baty (ex Khünnt, Blown Out, Spokes) non è il classico buzzurro tutto birra, donne e pentagrammi, e ha dimostrato nel corso della sua carriera un certo gusto intellettuale per i testi, offrendo per ogni album riflessioni sull’esistenza e altri temi riguardanti la condizione umana. È toccato anche al quarto "Land Of Sleeper", per il quale non è difficile immaginare dove vadano a parare le suggestioni di Baty: il sonno, visto come condizione anticipatoria della morte o come reame dell'inconscio e infine anche come vera e propria metafora delle vicissitudini umane.
Se il sonno della ragione genera mostri, la musica dei Pigs, invece, richiama alla necessità di svegliarsi e di rimanere vigili: d'altronde sarebbe impossibile farlo, considerando il riff devastante di "Ultimate Hammer" che apre le danze. Baty è un cantante sui generis, ma anche il resto della band di New Castle non è da meno: una fucina di riff a pieno ritmo, ormai rodata da una carriera passata a macinare vibrazioni sabbathiane e a respirare i fumi di Cisneros, senza però mai suonare né passatista né derivativa.
Gli esperimenti à-la Jane's Addiction di "Viscerals" lasciano spazio in "Land Of Sleeper" a un suono più incentrato su evoluzioni stoner e doom che velocizzano e rallentano, permettendo a Baty di accordare la sua performance vocale, ora più declamatoria, ora più drammatica.
Momento centrale dell'album è "The Weatherman", con Kate Smith dei Bonnacons Of Doom alla voce, in una sorta di rivisitazione heavy di "We Will Fall" degli Stooges, ma i Pigs non cedono di un millimetro: dopo il massacro di "Ultimate Hammer", vengono sacrificati a Ozzy e Iommy "Big Rig", "Mr. Medicine", mentre "Terror's Pillow" e "Pipe Down!" si concedono un'ibridazione tra stoner e sludge e il finale di "Ball Lightning" non fa prigionieri.
Forse è un po' presto per dirlo, ma "Land Of Sleeper" si candida come uno degli album heavy migliori del 2023.
25/02/2023