Caravan

Caravan

Sotto un cielo grigio e rosa

Nati dallo scisma dei Wilde Flowers dal quale erano anche emersi i Soft Machine, i Caravan hanno rappresentano il lato più melodico di Canterbury, riconducibile per certi aspetti al prog europeo. La storia della band si muove però tra mondi surreali e favole jazz-pop, grazie all'estro dell'organo stregato di Dave Sinclair e della chitarra di Pye Hastings.

di Valeria Ferro

La storia dei Caravan si inserisce in quella della scena di Canterbury, contesto in cui la formazione nasce nella seconda metà degli anni Sessanta, all'interno di un movimento capace di creare un'inedita commistione di psichedelia, rock, beat, jazz, avanguardia, patafisica e tendenze dadaiste, con un approccio molto spesso più ironico e indolente rispetto ai gruppi del progressive classico. La vera genesi del fenomeno è racchiusa nei Wilde Flowers, gruppo attivo con varie formazioni dal 1963 al 1969 e che ha in sé, come molecole di Dna, tutte le informazioni necessarie per lo sviluppo successivo. Già la prima scissione dei Wilde Flowers in Soft Machine e Caravan contiene i cromosomi di un grande cambiamento musicale.

Se i Soft Machine rappresentano il lato più intellegibile e "apollineo" di Canterbury, i Caravan ne personificano invece la componente più spensierata e "dionisiaca", quella assimilabile, per certi aspetti estetici, al classico prog-rock europeo, con contorni romantici e fiabeschi, seppur dimostrando un amore per la melodia che si allontana anni luce dagli esasperanti tecnicismi del genere. Le differenze nella carriera dei due gruppi capostipiti del filone canterburiano saranno molteplici, nonostante l'origine comune: tanto i primi avranno una storia travagliata da defezioni interne, estrosi personaggi (Robert Wyatt, Kevin Ayers) e stravaganti aneddoti, quanto i secondi vivranno una carriera ordinaria e abbastanza lineare, con musicisti assai meticolosi nel redigere in maniera quasi impiegatizia i loro canoni del progressive-rock.

Gli inizi, dai Wilde Flowers ai Caravan

gli_inizi_06In seguito alla diaspora che porta alla nascita dei Soft Machine, nel 1966 i tre superstiti Wilde Flowers si ritrovano a proseguire per un paio di anni in una discreta attività concertistica. A quel punto, la band è composta da Dave Sinclair (tastiere), Richard Coughlan (batteria) e Julian Frederick "Pye" Hastings (chitarra). I Caravan nascono ufficialmente solo agli inizi del 1968, quando a quel triumvirato si unisce il bassista e cantante Richard Sinclair, cugino di Dave.
All'alba del 1968, il quartetto originale si mette subito al lavoro in un soggiorno di sei mesi appena fuori Canterbury, a Whitsable, dove scrive e compone i testi per il primo capitolo discografico. Dopo il trasferimento a Graveney e Londra, alla fine dell'estate, la band ritorna nella sua città natale e firma un contratto per l'americana Mgm, che però la dirotta alla sussidiaria Verve per il primo omonimo LP (Caravan, 1968). L'esordio dei Caravan sarà di fatto il primo mattone ufficiale della scena di Canterbury, con un mese d'anticipo rispetto al debutto dei Soft Machine. Il repertorio è composto da tracce ancora acerbe, fatta eccezione per i singoli "Magic Man" e "A Place of My Own", di cui si innamora anche John Peel.
L'equilibrio tra intermezzi stravaganti, melodie pop e inclinazioni più progressive viene già comunque raggiunto. Il resto dei brani contiene tuttavia molti elementi più canonici del folk e del nuovo rock psichedelico, seppur non manchi neppure qualche brillante digressione strumentale: è questo il caso di "Where But For Caravan Would I?", scritta da Brian Hopper e Pye Hastings ai tempi dei Wilde Flowers, o della beatles-iana psichedelia di "Policeman", mentre proprio il fratello di Pye, Jimmy "Brother Jim" Hastings, suona il flauto in "Love Song with Flute", iniziando un lungo sposalizio con la band come membro nascosto. E' un rock psichedelico più raffinato e sottile rispetto a quello proposto dai Soft Machine nei primi due album e dai Pink Floyd in "The Piper At The Gates of Dawn", a tratti perfino più vicino al proto-progressive dei Moody Blues e dei Nice.

Nell'ottobre del 1969 avviene la svolta: i Caravan vengono infatti invitati a suonare al Festival di Amougies (Belgio) e finiscono per prendere parte a una strana jam-session con Frank Zappa, che per motivi burocratici deve fare a meno dei suoi Mothers of Invention e si reinventa così maestro di cerimonie. Proprio lì, su quel palco, mettono a punto un brano dal titolo già sufficientemente lungo, "If I Could Do It All Over Again, I'd Do It All Over You", destinato poi a nominare interamente il secondo disco. Contemporaneamente, i Caravan rimangono però orfani della loro etichetta, quando la Mgm è costretta ad abbandonare i suoi progetti britannici per motivi di ridimensionamento economico. La band si presenta quindi alle porte della Decca, la quale li affida alla produzione di un giovane e talentuoso David Hitchcock.

If I Could Do It All Over Again, I'd Do It All Over You (1970) nasce così, con un titolo derivante da una storpiatura di una canzone di Bob Dylan ("All Over You") e con una verde foto di copertina scattata nel londinese Holland Park. Il pezzo forte è proprio la title track, che ci apre le fronde degli alberi con un esercizio jazz-pop in 7/8 che sarà il marchio di fabbrica della band, un ritmo insolito e contagioso sul quale entrambi i vocalist mettono lo zampino: la più profonda voce di Richard Sinclair ripete la linea "Who do you think you are?", mentre il più aggraziato Pye Hastings canta la strofa quasi con timbro wyattiano.
La maggior parte dei brani successivi, anche se di lunghezza variabile, è invece strutturata come mini-suite, con almeno due movimenti e titoli altrettanto lunghi: "And I Wish I Were Stoned/ Don't Worry" nasce sotto l'egida di una sezione iniziale introspettiva e serafica e una seconda parte più jazz e variopinta, che rilascia una sorta di esplosione emotiva. Con lo scorrere dei minuti, la canzone progredisce e diventa sempre più forte, fino a quando un tamburo apparentemente improvvisato entra nel nostro canale uditivo, imprimendovi un delizioso ritornello. L'incantesimo prosegue con "As I Feel I Die", anch'essa sezionata in due passaggi, un binomio entusiasmante di umorismo pop e geometricità jazz-rock, con la voce delicata di Pye Hastings che ci scorta fino al duello strumentale tra i due cugini Sinclair, con un testo ossessionante e una grevissima melodia suonata a perdifiato.
"With An Ear To The Ground You Can Make It/ Martinian/ Only Cox/ Reprise" si sviluppa in un livello ancora più profondo, rappresentando l'epitome del rock canterburiano, ma a lasciare il segno è l'ospite flautista Jimmy Hastings, capace di passare attraverso un numero impressionante di stati d'animo nel giro di dieci minuti. L'orecchiabile psichedelia di "Hello Hello" è un'arguta lezione su come scrivere una canzone che è nel contempo radiofonica e intelligente, con il valore aggiunto di una delle più strane percussioni di sempre. Una linea melodica accattivante, ancora sapientemente ritratta su un modello 7/4, galoppa senza sosta nella testa dell'ascoltatore.
Alla tribale "Asforteri 25" fa poi da contrappunto l'imponente suite "Can't Be Long Now/ Françoise/ For Richard/ Warlock" in cui Dave dà una splendida dimostrazione della sua abilità come organista, mentre Richard fornisce un intricato sfondo ritmico. Ad un certo punto, le tastiere sono sostituite da Jimmy Hastings che suona il flauto con risultati sorprendenti, mentre il brano termina con un raro assolo di chitarra di Pye Hastings, in un crescendo strumentale che va a chiudere questa tentacolare pista della durata goliardica di 14 minuti, che tuttavia non annoia mai. Il fanalino di coda ("Limits") è infine un delizioso happy-ending quasi in stile bossanova.

If I Could Do It All Over Again, I'd Do It All Over You è un album che centrifuga piacevolmente tutti gli elementi del Canterbury sound. Gran parte di questo green record è dominato dal genio di Pye Hastings, che arrangia e scrive i pezzi, affermandosi come uno dei più grandi sceneggiatori del progressive. Il disco diffonde la notorietà dei Caravan in Gran Bretagna, una fama che viene sostenuta anche da un'intensa attività live ma che, soprattutto, culmina con la pubblicazione di In The Land Of Grey And Pink (1971).

Il successo, nella terra del grigio e del rosa

il_successoIl capolavoro dei Caravan viene edito dalla Deram come primo numero della serie Sdl, rimarcando le linee già tracciate dal secondo disco e perfezionandone il prototipo, trovando così le coordinate esatte del pop canterburiano. Lo splendido pink record, con la rosea e fiabesca copertina di Anne Marie Anderson, inizia con l'accessibilissima "Golf Girl", dedicata alla futura moglie di Richard Sinclair; la ragazza in questione si chiama Pat e, vestita in PVC, vende il tè in una canzone d'amore alquanto stravagante, modulata dal sax e dalle percussioni, fino al tripudio del flauto nella fase di chiusura, che fanno sembrar facile la complessità di un suono che è quello esclusivo di Canterbury.
Tutto il primo lato è composto da un pot-pourri di canzoni d'amore malinconiche e serafiche, a cominciare dall'epopea fantastico-allegorica di "Winter Wine", che Pye Hastings presenta sulle note di copertina come "probabilmente la più bella canzone che Richard Sinclair abbia mai scritto". Il lento ma inesorabile crescendo progressivo viene solo spezzato solo da una sezione più jazz e rilassata, mentre la ripresa del cantato culmina in un solare "we'll be together all the time", preludendo così al finale di un brano sorprendente per la sua capacità di fondere leggerezza e tensione senza mai farle collidere. In "Love To Love You (And Tonight Pigs Will Fly)" il microfono passa invece a Pye Hasting, in una traccia solo apparentemente frivola, che si basa su un semplice accompagnamento do-fa-sol maggiori che però non decolla mai
L'intero album è permeato da un'ironia che a volte si fa perfino macabra. L'idilliaca title track contiene tutta l'essenza agrodolce del genere, tra campane in lontananza, assoli di organo e un testo saturo di giochi di parole e humor inglese ("In the land of grey and pink/ where only boy scouts stop to think"). Il vero pièce de résistance di In The Land Of Grey And Pink è però la monumentale "Nine Feet Underground" (23 minuti), che occupava per intero la seconda facciata dell'edizione in vinile. Il pezzo deve il titolo allo sgabuzzino situato "nove piedi sotto terra" in cui viveva David Sinclair quando ha composto le tre canzoni ("Dave's Thing"), che vengono poi fuse insieme a formare una suite di otto parti. Si tratta quindi di un collage musicale dall'umore vario, per la gran parte strumentale, che viene condotto proprio dall'organo di Dave Sinclair e dalla folle chitarra di Pye Hastings.

Dopo il culmine raggiunto nel mondo grigio e rosa, la storia dei Caravan prende una china discendente. La loro fiaba colorata sta ora cominciando lentamente a sbiadire: il resto della produzione non appare più così illuminato, anche se è sempre perlomeno gradevole. Decisivo è, senza dubbio, l'abbandono di Dave Sinclair, che dopo aver partecipato a "The End of An Ear" (1970) dell'amico Robert Wyatt decide di raggiungerlo nei Matching Mole. Lo sostituisce Steve Miller (Delivery), fratello del più noto Phil (Matching Mole, Hatfield and the North), un pianista jazz il cui stile determina il suono dei nuovi Caravan.
L'influenza dell'ultimo arrivato viene subito palesata in una spiccata biodiversità strumentale rispetto ai lavori precedenti, tuttavia la maggior parte dei brani dell'album porta ancora l'impronta inconfondibile dell'umorismo pop di Pye Hastings, nonostante Waterloo Lily si muova in una direzione jazz-rock più ostinata. Ad alimentare il nuovo mood provvede anche l'apporto del sax schizoide di Lol Coxhill, mentre la presenza degli strumenti a fiato è generalmente molto più evidente che nelle opere passate, in cui il fil rouge era rappresentato dal suono delle tastiere.
Edito nel maggio del 1972, Waterloo Lily dispone di una curiosa copertina, prelevata da un particolare de "La taverna" di William Hogarth, terzo episodio de "La carriera di un libertino", una serie di otto opere sequenziali inerenti le avventure dell'avaro mercante Tom Rakewell, dal momento in cui eredita le sue fortune sino alla sua folle morte in un manicomio. La carnosa title track prende proprio avvio dall'immagine della prostituta raffigurata in copertina, con la rovente narrazione di Richard Sinclair che, tra molti colpi di scena, si insinua nella testa dell'ascoltatore. E se nell'effervescente suite "Nothing at All / It's Coming Soon / Nothing at All (Reprise)" alcuni passaggi dei nuovi Caravan possono ricordare perfino le dinamiche jazz dei Soft Machine, "Songs and Signs" occupa, invece, una sorta di crocevia tra il vecchio fatato pop e il nuovo edulcolorato jazz-rock, dove le voci di Richard Sinclair e Pye Hastings si amalgamano col suono insolito del clavicembalo elettrico e degli assoli di Steve Miller.
Il secondo lato si avvale, invece, dei Caravan più tradizionali: si ricomincia con l'oscillante "Aristocracy", una stravagante canzone pop che sarebbe potuta essere altrettanto facilmente piazzata negli album precedenti grazie al suo ritmo flessibile, ma è la seconda suite del disco, "The Love In Your Eye/ To Catch Me A Brother/ Subsultus/ Debouchement/ Tilbury Kecks", il vero fiore all'occhiello di Waterloo Lily, in cui torna sinfonicamente alla ribalta il pifferaio magico Jimmy Hastings, tra gli arrangiamenti d'archi di Colin Frechter e una serie di musicisti ospiti che si fanno largo tra oboe (Barry Robinson), sax (Lol Coxhill) e tromba (Mike Cotton). Sigilla il disco, infine, la travolgente "The World Is Yours", un utopistico poema amoroso in preda a febbri nostalgiche.

Waterloo Lily mostra chiaramente il passaggio tra questi due periodi e, come la maggior parte degli album di transizione, ha i suoi momenti positivi ma anche i suoi difetti. A luci spente, bisogna tuttavia ricordare le origini dei Caravan, fortemente radicate nella musica jazz che si ascoltava a casa di Robert Wyatt: fino al 1972 c'era stata una pacifica convivenza tra l'orientamento pop-rock di alcuni dei membri della band (Pye Hastings) e le tendenze jazz degli altri (Richard Sinclair), portando i primi dischi a essere in omeostasi su queste due istanze. In Waterloo Lily a patire maggiormente è soprattutto la componente pop, ampiamente accantonata in favore di un jazz molto più eterogeneo.

Ho lasciato il gruppo quando si è orientato verso il pubblico. Quando la musica si è evoluta in direzione pop-rock, ho sentito il bisogno di fare altro, così ho formato gli Hatfield and the North. Non sono bravo a scrivere musica per le masse.
(Richard Sinclair)

La rottura degli equilibri, il primo scioglimento

rotturaA questo punto, il periodo d'incertezza viene presto fomentato da altre defezioni: Steve Miller raggiunge Lol Coxhill per alcuni progetti, mentre Richard Sinclair, deluso dal nuovo corso intrapreso dalla band, si ricongiunge con il cugino Dave negli Hatfield & The North, lasciando Hastings e Coughlan unici eredi del marchio dei Caravan.
Dopo Waterloo Lily la crisi comincia quindi a farsi profonda. For Girls Who Grow Plump In The Night (1973), concepito col violinista Geoff Richardson e Dave Sinclair accorso part-time ad aiutare gli ex-compagni, potrebbe essere l'ultimo album degno di nota. Il titolo ("per le ragazze che ingrassano durante la notte") allude alla ragazza incinta in copertina, ma non bastano i giochi linguistici e il ritorno del figliol prodigo Sinclair a riportare alla ribalta i Caravan. "Memory Lain Hugh" riassume tutto ciò che di buono emerge dal disco, scalfendo indubbiamente l'epitaffio di un periodo d'oro. Meritano una menzione speciale anche lo strano recupero dai Soft Machine nella frenetica "Backwards", l'agghiacciante "C'Thlu Thlu" e l'epico crescendo di "L'auberge du Sanglier", diviso in cinque parti con un suntuoso arrangiamento orchestrale.

La perdita di ispirazione si fa addirittura palese nell'ottobre del 1974, quando esce un nuovo disco dal vivo. Il tentativo di coniugare orchestra sinfonica e rock progressivo si traduce nel poco convinto Caravan & The New Symphonia grazie agli arrangiamenti di Simon Jeffes, leader della Penguin Cafè Orchestra.
Nello stesso infausto periodo esordisce dal vivo il nuovo bassista Mike Wedgewood (ex-Curved Air) e i Caravan passano all'etichetta Btm di Miles Copeland, che li porta al successo con due album di metà classifica. La prima parte del dittico è l'incerto Cunning Stunts (1975), simpatico spoonerismo di "Stunning Cunts" (al lettore la traduzione!), guidato dal successo dei singoli "Stuck In A Hole" e "The Show Of Our Lives". Inizialmente il disco doveva intitolarsi "Toys In The Attic", ma la sigla verrà soffiata pochi mesi prima dagli Aerosmith. Ancora una volta, tuttavia, la sindrome di Wanderlust ha la meglio e l'insoddisfatto Dave Sinclair decide di partire e abbandonare definitivamente la band per dedicarsi alla sua carriera solista. Nel 1976 entra quindi nel nucleo il tastierista Jan Schelhaas (ex-Gary Moore Band), giusto in tempo per rilasciare il pop sovra-strutturato di Blind Dog at St. Dunstans.

Nel 1977 è il turno dell'ancor meno sofisticato Better By Far, nonostante la produzione di Tony Visconti e un nuovo contratto per la Arista, che non bastano però a chiudere la prima parte della carriera della band. Nel 1977 i due Sinclair entrano infatti nei Camel, portando in dote il loro stile, tanto che la stampa ironicamente conierà per la formazione il soprannome "Caramel".

Il secondo tempo, un ritorno alle origini

secondo_tempo.Il secondo capitolo della storia dei Caravan, caratterizzata da una serie infinita di reunion, inizia già nel 1979 quando Hastings, Coughlan, Richardson e Dave Sinclair tornano assieme per The Album (1980), su etichetta Kingdom. Il disco viene tuttavia accolto con molta freddezza e porta a una nuova rapida disgregazione. Questa delusione avrà comunque degli influssi benefici sui Caravan, poiché nel 1982 la band torna in pista e replica con un altro green record, Back To Front, un album che fa rivivere in alcuni momenti la magia del primo trittico discografico, grazie all'estro ritrovato del quartetto originale (i due Sinclair, Coughlan e Hastings). Ignorato clamorosamente da pubblico e stampa, Back To Front è un album piuttosto irregolare, costellato però da qualche barlume di fascino e saudade canterburiana, come nel caso di "Proper Job/ Back To Front" e "Back To Herne Bay Front".

A questo punto l'insoddisfazione ha la meglio e la storia dei Caravan si mette in pausa per quasi un decennio. Negli anni Novanta i componenti del gruppo trovano finalmente il tempo per nuove reunion, concertistiche e televisive, da cui verranno estratti altri album. Proprio agli albori del nuovo decennio, nel 1990, il quartetto si riunisce infatti in tour per la prima volta dopo tanti calendari, ricavandone il piacevole All Over You, contenente undici brani rivisitati.

Nel 1991 Richard e Dave Sinclair decidono di formare i Caravan of Dreams, con l'ex-Camel Andy Ward e Jimmy Hastings, mentre Richard Sinclair pubblica in edizione privata "Rsvp" (1994), poco tempo prima di trasferirsi definitivamente in Puglia. Nello stesso anno nascono i Mirage, super-gruppo canterburiano che riunisce musicisti dei Caravan e dei Camel, proprio mentre con una certa regolarità riprende anche l'attività discografica dei Caravan. Nel 1994 è infatti la volta di Cool Water, che rispolvera nastri registrati tra il 1977 e il 1978, ma a convincere maggiormente è The Battle Of Hastings (1995), disco intitolato con un simpatico gioco di parole che allude al cognome dei due fratelli, ma che è anche il nome storico di una nota battaglia medievale, con cui i normanni invasero l'Inghilterra.

Per dimostrare che la band stavolta fa sul serio, viene organizzato un nuovo tour autunnale, ma Geoffrey Richardson non è più disponibile. Questa mancanza provoca il ritorno di Jimmy Hastings (fiati) e l'aggiunta di Simon Bentall (percussioni) e Doug Boyle (chitarra). Jim Leverton (basso), che era già apparso su The Battle of Hastings, si trova invece ancora a bordo. Dal 1997 la "carovana" si rimette in moto e inizia a girare in tournée assieme all'amico Kevin Ayers, nel tentativo di riportare in auge gli antichi fasti canterburiani. Da questa esperienza scaturisce il materiale per due dischi, Canterbury Comes to London e Travelling Man.

Escono nel frattempo una serie infinita di antologie, mentre, sul fronte delle reliquie d'archivo, nel corso del decennio, vengono rilasciati BBC Radio 1 Live In Concert (1991), Songs For Oblivion Fishermen (1998), Ether Way (1998) e Surprise Supplies (1999), che raccolgono incisioni radiofoniche degli anni Settanta.

La carovana nel nuovo millennio

nuovo_millennio_600Gli anni Zero si aprono con la rimasterizzazione del catalogo classico ad opera della Universal. Da questo recupero emerge anche un bel concerto del 1974, pubblicato col nome Live at the Fairfield Halls (2002).
Un anno dopo, i Caravan ci riprovano con un'altra incisione in studio, The Unauthorised Breakfast Item (2003). Per l'occasione, la scacchiera torna piena; accanto a Pye Hastings (voce, chitarra), ci sono tutte le pedine che hanno mosso la storia dei Caravan: Doug Boyle (chitarra solista), Jan Schelhaas e Dave Sinclair (tastiere), Geoffrey Richardson (viola, banjo, ukulele), Jim Leverton (basso), Richard Coughlan (batteria) e Jimmy Hastings (fiati). L'umorismo del titolo stavolta riesuma un fatto accaduto al vicino di casa di Pye Hastings con la polizia, ma l'ispirazione generale non è probabilmente alla pari, seppur la scaletta sia scandita da dieci episodi piuttosto divertenti, a cominciare dalla title track e da "Tell Me Why".
Nel biennio 2004/2005, per celebrare il trentacinquesimo anniversario, la band si impegna ancora in un nuovo tour, culminato al "Bloomsbury Theatre" di Londra in un breve concerto acustico, il primo nella storia dei Caravan. Da questo momento i live vengono tuttavia accantonati per i problemi di salute che affliggono Richard Coughlan, che morirà nel 2013 dopo una lunga malattia.

Quasi contemporaneamente alla scomparsa del batterista, esce il quattordicesimo album in studio della band, Paradise Filter (2013), pubblicato grazie a una efficiente campagna di crowdfunding. Accanto al capitano Pye Hastings (chitarra, voce) si ritrovano Geoffrey Richardson (viola, violino), Doug Boyle (chitarra solista), Jim Leverton (basso), Jan Schelhaas (tastiere) e Mark Walker (batteria), che danno vita a un decalogo di brani in cui il progressive degli esordi è ormai sbiadito e lascia il posto a un aggraziato pop-rock, come nella pianistica "Farewell My Old Friend" o nella seducente "All This Could Be Yours".

Ad oggi, l'indistruttibile Pye Hastings rimane la forza trainante dei Caravan, i cui dischi vengono ora prodotti negli studi di registrazione privati a Canterbury, nei quali lavora anche il figlio Julian come tecnico del suono. La storia del gruppo ritorna così ciclicamente nella cittadina del Kent, dove la loro splendida fiaba bicolore ha avuto inizio.

Caravan

Discografia

DISCOGRAFIA SELEZIONATA
Caravan(Verve, 1968)

7

If I Could Do It All Over Again, I'd Do It All Over You(Decca, 1970)

8,5

In The Land Of Grey And Pink(Deram, 1971)

9

Waterloo Lily(Deram, 1972)

7,5

For Girls Who Grow Plump in the Night (Deram, 1973)

7

Caravan & The New Symphonia (live, Deram, 1974)

5

Cunning Stunts (BTM, 1975)

5,5

Blind Dog At St. Dunstans (BTM, 1976)

5

Better By Far (Arista, 1977)

4,5

The Album (Kingdom, 1980)

5

Show Of Our Lives(antologia, Decca, 1981)
Back to Front (Kingdom, 1982)

6

BBC Radio 1 Live In Concert (live,Windsong International, 1991)
Cool Water (Pony Canyon, 1994)

5

Canterbury Tales (antologia, Decca/Chronicles,1994)
The Battle Of Hastings (Castle, 1995)

6

All Over You (antologia, 1997)

6,5

Songs For Oblivion Fishermen (live, Hux, 1998)
Ether Way(live, Hux, 1998)
Travelling Man(antologia, Mooncrest, 1998)
Surprise Supplies (live, HTD, 1999)
Canterbury Comes To London(live, Transatlantic, 1999)
Live At The Fairfield Halls, 1974(live, Decca, 2002) 7
The Unauthorized Breakfast Item(Eclectic Discs, 2003)

6

Paradise Filter (Caravan Records, 2013)

6

Pietra miliare
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