Antonello Cresti

Ho trovato l'Inghilterra

Autore: Antonello Cresti
Titolo: Ho trovato l'Inghilterra
Editore: Crac Edizioni
Pagine: 154
Prezzo: Euro 15,00

ho_trovato_linghilterraIl saggista Antonello Cresti è da sempre un profondo e appassionato conoscitore della cultura e delle tradizioni britanniche. Non molti anni fa, in uno dei suoi svariati viaggi, il saggista inglese Timothy Biles lo ha onorato definendolo "la voce mediterranea della Vecchia Inghilterra". Se il suo interesse inizia fin dalla giovanissima età grazie alla musica e alla contro-cultura britannica, nell’arco degli anni la passione per il viaggio e per la conoscenza diretta di ciò che era solo fantasticato nell’infanzia passata a Firenze, aumenta di anno in anno. Il nuovo testo “Ho trovato l’Inghilterra” rappresenta una breve pausa dell’autore dai classici testi di approfondimento musicale ai quali ci aveva abituato, lavori che andavano dal revival folk ("Fairest Isle. L’epopea dell’electric folk britannico", 2009), dall’industrial e il folk apocalittico ("Lucifer over London. Industrial, folk apocalittico e controculture radicali in Inghilterra", 2010), alle tradizioni esoteriche e le loro influenze sulle contro-culture giovanili dagli anni ’60-’70 a oggi ("Come to the Sabbat. I suoni per le idee della Britannia esoterica", 2011), fino ai più recenti e fondamentali “Solchi Sperimentali” (2014) e “Solchi Sperimentali Italia” (2015).

“Ho trovato l’Inghilterra” è il resoconto di una lunga serie di viaggi “estremi” - molto spesso in solitaria, altre volte con la compagna Angela Peccerini - alla ricerca della vera e autentica Inghilterra, nazione ben poco conosciuta nei suoi paesaggi e nei suoi paesi e villaggi più reconditi; il mondo descritto è ben diverso dalla metropoli globalizzata Londra (“giurai a me stesso che non ci sarei mai più tornato”), meta di milioni di turisti che non potranno mai dire di conoscere davvero l’Inghilterra.
“Ho trovato l’Inghilterra” deve il suo titolo al testo del 1927 dello scrittore H.V. Morton “In Search Of England”, cui vuole essere un’ideale risposta quasi novant’anni dopo. La lunga serie di viaggi viene descritta fedelmente in luoghi tanto lontani dall’idea comune del turista, da poter risultare spiazzanti per molti lettori; luoghi “tanto selvaggi e incorrotti” da creare inquietudine, come le campagne del Northumberland con il loro “silenzio raggelante”; lo sperduto villaggio di Bamburgh e il suo affascinate “senso di minaccia imminente”; l’idromele e il fish and chips (non quello londinese o da fast-food); lo Yorkshire, il regno delle valli e delle brughiere; l’idillio rurale del Dorset e le sue culture pre-cristiane, i palazzi dei Tudor dell’Herefordshire, la Cornovaglia e le isole Scilly, la magia del Somerset, le leggende delle antiche tradizioni pagane. Ma la descrizione dei paesaggi è spesso legata anche alla musica; non mancano ovviamente le citazioni e i collegamenti con Beatles, Nick Drake, Brian Eno e altri.

Infine, la breve appendice sulla recente Brexit, evento ingenuamente creduto da molti come apocalittico, ma che ad oggi non mostra affatto segnali da "fine del mondo". Indubbiamente l'abitante di Londra o il turista che scatta le foto al Big Ben non ha potuto far altro che stupirsi e chiedersi meravigliato come questo sia stato possibile; ma probabilmente, avendo letto questo libro, Brexit sarebbe apparsa inevitabile per quanto radicato e motivato sia l'orgoglio degli inglesi verso le proprie tradizioni e la propria amata diversità.



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