Artisti: popmuzik

Classifiche di Giorgio Tuma e A Girl Called Eddy

Sapete bene che quello che conta è il primo impatto che ci dà un album, da lì si capisce se c'è intesa, se è scattato in noi qualcosa di subliminale... quella prima volta che dopo aver strappato coi denti il cellophane ho inserito il cd nel lettore della macchina e l'ho ascoltato mentre attraversavo con un mucchio di pietre nello stomaco la campagna romana. Credo di non aver mai provato un senso di angoscia più catartico di quello. Il disco è bellissimo. Le sue canzoni galleggiano su un pop psichedelico, celestiale, mosso da una continua risacca elettronica che naviga in un cosmo pieno di stelle, tra Nick Drake, Sondre Lerche e Sufjan Stevens. Le apnee cupe dei Radiohead cercano il respiro luminoso e sofisticato di Todd Rundgren. 
Con queste parole Giampiero Vigorito sulle pagine di OndaRock descriveva “This Life Denied Me Your Love” album pubblicato su Elefant Records nel 2016 a nome del musicista leccese Giorgio Tuma, opera di assoluto rilievo nel panorama contemporaneo della musica pop più colta e raffinata che spesso ritrova spazio nei miei ascolti, soprattutto dopo aver avuto la fortuna di sentire Giorgio Tuma dal vivo, con la splendida Laetitia Sadier al seguito, verificandone l’enorme caratura artistica. Nell’attesa di un nuovo album, ho scambiato due parole via web con il musicista e il discorso è alla fine caduto sugli ascolti e sui dischi preferiti dell’anno trascorso, le scelte e le riflessioni di Giorgio Tuma sono risultate ricche di spunti d’interesse e questo è il breve resoconto.

E’ stato un anno difficile per la musica dal vivo e per le vendite dei dischi, eppure restare chiusi in casa ha avuto un risvolto positivo, un po’ tutti abbiamo avuto più tempo da dedicare all’ascolto della produzione corrente, quali sono i dischi che ti hanno colpito favorevolmente?
Purtroppo non ascolto più molte novità come un tempo, penso sia in parte colpa della stanchezza fisiologica dell'età. Mi sono ancorato ai classici, che consumo con regolarità: Bill Evans, John Coltrane, Duke Ellington, Billie Holiday e pochi altri.
Di musica nuova una manciata di dischi approfonditi e molte canzoni assaporate come fossero bocconi di dolci presi da un vassoio assortito (dovessi sceglierne tre opterei per la monoporzione al marzapane "Lost With You" di Patrick Watson, la bocca di dama "Dusk" di Alice Phoebe Lou e quella delizia al caramello che è "Cookie Chips" di Rejjie Snow). Ad ogni modo, anche quest'anno ho i miei cinque dischi preferiti più un extra:

Ispirato, ricercato, perfetto, con una sensibilità e profondità di visione, nel suo modo di relazionarsi con il nostro tempo, davvero incredibili. Classe infinita, voce divina, artista da sogno.
2. Loving - If I Am Only My Thoughts
Non mi stancherò mai di ascoltare carole pop sognanti, striate di dolce malinconia e con chitarre cristalline figlie dei Byrds e di Simon e Garfunkel, che tanto hanno contribuito a costruire un mito americano che mito rimane. Si può ancora scrivere nel 2020 qualcosa di fresco ed eccitante in ambito folk-psych-pop? La risposta affermativa proviene dal Canada e si chiama Loving.
Sono innamorato di Birthh, delle sue gioviali melodie, della semplicità con cui riesce a delineare il suo personalissimo mondo interiore, che parla la stessa lingua musicale della nuova gioventù afroamericana e lo fa in maniera credibilissima. Un disco che ho ascoltato davvero tanto.
4. Emile Mosseri - Kajillionaire 
Scoperto grazie alla mia amica Valentina, colonna sonora del nuovo film di Miranda July che non ho visto e che non credo di vedere perché dicono, voci di corridoio affidabili, sia una mezza ciofeca. Invece la musica composta per il film da Emile Mosseri è superlativa. Un compito ambizioso, il suo: far incontrare due mondi sonori apparentemente distanti, quello di Ennio Morricone e quello di Michael Andrews, e farli interagire con una capacità fuori dal comune. Armonie sublimi di scuola italiana, voci celestiali da cui è facile spiccare il volo con la fantasia e una cover cantata da Angel Olsen ("Mr. Lonely") che è puro incanto.
Lo vidi dal vivo al Locus Fest di Locorotondo un paio di anni or sono e rimasi senza parole; fu in quel preciso istante che fui convinto e sicuro della mia scelta di chiudere definitivamente con la musica (ahah). Talento spaventoso, anche su disco.

Extra:
Disco uscito a fine 2019 ma ascoltato dal sottoscritto un po' di mesi dopo. Non posso escluderlo dalla piccola lista perché è stato molto presente nella mia vita; durante quest'anno sventurato mi ha rincuorato in diversi momenti come solo la Musica sa fare. Un vero prodigio, quello compiuto da questo ragazzo torinese di grandi speranze: unire Mimmo Modugno e Sufjan Stevens con risultati da applausi scroscianti. E poi quegli arrangiamenti di archi sono pura gioia per le orecchie.

Grazie di questi preziosi consigli e nel frattempo ti rinnovo i saluti in attesa di un tuo ritorno discografico che noi di OndaRock aspettiamo con ansia
E’ stato piacevole scambiare due chiacchiere. Un abbraccio e grazie ancora.

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Dopo la conversazione con Giorgio Tuma, ho voluto coinvolgere un’artista pop che ha tolto il sonno a gran parte della nostra redazione, ovvero Erin Moran, meglio conosciuta come A Girl Called Eddy, autrice del disco “Been Around” che ha occupato il 17° posto nella classifica finale dell’anno stilata dai redattori di OndaRock e n.1 di quella del direttore, Claudio Fabretti, e che per curiosa coincidenza è stato pubblicato dalla stessa etichetta del disco di Giorgio Tuma, ovvero la Elefant.
Non è stato facile ma alla fine Erin Moran ha accettato di condividere i cinque dischi che ha amato di più dell’anno trascorso e questa è una semplice lista senza commento che spero offra ulteriori spunti di interesse per i nostri lettori. 

Il mio disco dell’anno è senza dubbio "Flaming Lips -American Head", la mia canzone preferita è “My Religion is You”, la band norvegese Boy Pablo, capitanata dal musicista di origine cilena Nicolás Pablo Rivera Muñoz, ha occupato gran parte dei miei ascolti con la canzone “Hey Girl” e l’album “Rest Up”. “Unfollow The Rules” di Rufus Wainwright e l’esordio dei Mini Trees “Slip Away/Steady Me Split” li ho amati alla follia nella loro interezza. E, per finire, non posso non citare l’album di canzoni per l’infanzia “I Love Rainy Days” di Daniel Tashian, artista che sta nel frattempo lavorando a un progetto in coppia con Burt Bacharach.