Dieci Piccoli Italiani

Dieci Piccoli Italiani - N. 107 - Luglio 2020

di AA.VV.

01_littlepieLITTLE PIECES OF MARMELADE - LITTLE PIECES OF MARMELADE (Homeless, 2020)
crossover, blues, psych

Esordio sulla lunga distanza, a quattro anni dall'Ep omonimo, per il duo maceratese (originario di Filottrano) composto da Francesco Antinori e Daniele Ciuffreda. Nove brani, raccolti in poco più di ventisette minuti, che riescono nell'impresa di confermare un'attitudine tanto muscolare quanto psichedelica, sempre onestamente abile nell'aggirare gli stereotipi. L'acronimo che apre le danze porta già con sé i semi di tutto: poderosi riff di chiara matrice psych su cui si innesta la voce di Ciuffreda, perfettamente in bilico tra spleen grunge e isterismo punk. Una ricetta che, con opportune divagazioni Motorpsycho e primi Soundgarden, emerge anche in "Lone Wolf", lasciando spazio invece a derive Jon Spencer Blues Explosion nell'incalzante "Bitch (God Is Sexy)". Ritroviamo poi con piacere quattro episodi provenienti dall'Ep del 2016 ("Ballan-Tee", "Pig Man", "Crib", "Man Killed By The Hero") opportunamente ri-arrangiati, che sottolineano l'intenzione di radunare vecchio e nuovo materiale sotto l'egida di un suono più uniforme e compatto, non a caso mixato dalle sapienti mani di Giacomo Fiorenza (Giardini Di MiròOfflaga Disco PaxPaolo Benvegnù). Menzione particolare per "One Cup Of Happiness", che interpreta con efficacia il ruolo di prodotto radio rock a metà tra Black Keys e Jack White senza però cedere il passo alla ruffianeria (Paolo Ciro7/10)


02_addictamADDICT AMEBA - PANAMOR 
(Black Sweat, 2020)
world, jazz, latin, psych

Suoni latini, psichedelia, jazz, un caleidoscopio musicale privo di confini anima le sei tracce che compongono l’Ep d’esordio degli Addict Ameba, un collettivo allargato a dieci musicisti, di provenienza afro, psych e jazz. Movimenti urbani, ritmiche per danzare e chitarre berbere, un trionfo di suoni e colori nato a Milano Est per unire idealmente fra loro i cinque continenti. Si parte con le atmosfere world di “Les Italiens” srotolate sul medesimo sontuoso tappeto jazzy che caratterizza più avanti anche “Panorama”, l’unico episodio con parti cantate, fra ritmi latin per ballare sino all’alba e l’improvviso solo di chitarra che non ti aspetti. “Panamor” parte in levare ma presto si trasforma in frenetica salsa, sempre con chitarre e fiati pronti a scompigliano le carte. “Souvlaki” ha invece l’incipit trainato da un riff rock, ma in un attimo si trasmuta in blues desertico (del Sahara) iper-ritmico. Strumentisti meravigliosi, che padroneggiano con grande abilità la materia musicale, ma al contempo in grado di creare musica originale senza nulla da invidiare ai riferimenti dai quali traggono ispirazione. Sognando un mondo che possa tornare ad esser privo di barriere (Claudio Lancia7/10)


03_overtOVERTURE - GALÉRIE EP (Noize Hills, 2020)
rap-pop

Quartetto originario d’Alessandria: Davide Boveri (voce), Andrea Barbera (chitarra, tastiere), Jacopo Cipolla (basso), Giacomo Pisani (batteria). Battezzati Overture nel 2018, si presentano con un paio di singoli prorompenti nella resa della loro commistione stilistica ed estetica, “Fiume in piena” (2019), un funk svanito in reggae, e “Come godo se” (2020), un dub onirico con flusso di coscienza caotico, bip assordante e schitarrate rabbuiate. Li raccoglie l’Ep “Galérie”, che aggiunge almeno il pulsante techno-soul spettrale di “Italiano medio”, la nenia amorosa d’impatto “Santorini” e una “Vesto di nero” che è quasi un tributo allo swingbeat di Teddy Riley. Non basta la compattezza di intenti, la concordia con produzione e post-produzione elettropsichedelica, a spiegare la validità del loro attento hip-hop giovanilista: c'è anche la prassi pure divertente di sbrindellare il costrutto secondo campioni disgiunti, e una indole sdoppiata: irruente, in senso buono, danzante ma non troppo, e prudente, nel respingere al mittente le facilitazioni delle pose modaiole coeve, dal trap al reggaeton (Michele Saran6,5/10)


04_mastiMASTICE - CREPA (Hellbones, 2020)
industrial-metal

Mastice sono Igor Tosi, voce, e Riccardo Silvestrini, chitarra, entrambi anche a synth ed elettronica, in “Violente Manipolazioni Mentali” (2014), con uno spettro che va dal bozzetto sperimentale di musica elettroacustica, “VMM”, alla piana ballata pop, “Target”, comunque mai dimenticando la tradizione del noise-rock italiano dei 90, non ultimi gli Starfuckers. Dopo uno iato di anni la sigla dei due si riaffaccia in una compilation antologica di Dischi Del Minollo, “50 e ascoltarli” (2018) con “Paralisi”, un’affabulazione Ferretti-iana in una tenebra elettrometallurgica. E’ l’antipasto del seguito “Crepa”, d’una più sistematica ambizione sonica. Il recitativo di “L’aspettativa” si apre e si chiude con un’imperiosa distorsione doom, tifoni elettronici e allarmi, dapprima rabboniti e indi di nuovo infurianti con nuova potenza, senza il minimo ritmo. La sua versione implosa (ma in crescendo di nuovo caotico) segue immediatamente, “Antiballata”, un dark-folk in un lento boogie di ferraglie dalla fosca melodia Badalamenti dei sintetizzatori. “Rumoroso” potrebbe essere vista come una breve catarsi dalla “death factory”, una fascia elettronica stavolta dotata di un intrico ritmico anzi via via più asfissiante. Si chiude con il melodramma, l’estetica dilatata del post-rock ne “L’abbandono” (ma raggelata da gracidii e voci vaganti). Il cuore di metal tradizionale del disco, in mezzo a queste creazioni di classe, annovera comunque una “Preghiera” senza parole - versi e urla primitive - su fantasia thrash-sludge, e di quando in quando richiama di nuovo i deliri dei primi Cccp (una “Laser” che si sgretola fino alla stasi) come pure di certi Uochi Toki. Al secondo disco in una decade d’esistenza, riconfermata la presenza del fonico Samoeba alla batteria, il duo ferrarese fa tesoro delle continue sperimentazioni dal vivo fin qui intercorse. Il passo sempre distorto e ponderoso, il buon clima di tempesta elettronica, le cupe declamazioni che appaiono e scompaiono, lo traslano senza la minima difficoltà a multiforme cerimoniale sul pessimismo. Video: “Preghiera”. Co-prodotto con Dischi Del Minollo (Michele Saran6,5/10)


05_reclaRÉCLAME - VOCI DI CORRIDOIO (Giungla Dischi, 2020)
indie-pop

I Réclame nascono come un affare di famiglia, dall’incontro fra i tre fratelli Edoardo, Gabriele e Riccardo Roia (rispettivamente batteria, basso e tastiere) e il cantante Marco Fiore. Dopo la finale di Sanremo Giovani, ecco il primo album del quartetto romano, prodotto da Daniele Sinigallia, proprio in questi giorni nominato nella cinquina in lizza per aggiudicarsi la Targa Tenco 2020 nella sezione “Esordienti”. Oltre al pezzo sanremese, “Il viaggio di ritorno”, forte di un ritornello iper-canticchiabile, e al nuovo singolo “Due amanti”, “Voci di corridoio” contiene ulteriori sei inediti romanticamente malinconici, che affondano le radici nella tradizione melodica italiana di fine anni Ottanta, con in più qualche piacevole deriva che non passa certo inosservata. Vi piacciono i Baustelle? Allora troverete irresistibile “Cosa resterà?”, dal marchio tipicamente bianconiano. Adorate i brani molto armonici, con ritornelli epici e closing che sfociano in muri di suono vagamente shoegaze? Beh, “La casa d’infanzia” potrebbe diventare per voi un must irrinunciabile. In chiusura c’è anche un cambio di registro, con la narrazione di “Notte d’inverno”, affidata a un recitato appoggiato sulle morbide note di un pianoforte (Claudio Lancia6,5/10)


06_chrisobCHRIS OBEHI - OBEHI (800A, 2020)
songwriter

Originario di Warri, Nigeria (1998), e poi naturalizzato italiano, Chris Obehi debutta con un omonimo “Obehi”, accompagnato tra gli altri da Fabio Rizzo, Donato Di Trapani e Ferdinando Piccoli, e portato alla giusta visibilità tramite una serie di video social. Il suo mezzo più personale è la ballata acustica pacifista, per esempio il tono chiesastico di “Walaho”. Già “Mama Africa”, però, da dimessa si fa ballabile, finché in “Fly Away” non resiste alla tentazione e la volge a esplosione in levare. Sfilano così reggaeton robusti e contagiosi (“100% amore”), roots-reggae esplosivi (“Mr Oga”) con sottili venature funk che in “Without You” puntano persino al revival disco. Uno spettro espressivo niente male. Testimone e superstite della grande ondata migratoria del 2015, in un viaggio di 5 mesi dalla madrepatria a Palermo, passando per l’incarcerazione in un lager libico, il viaggio in mare, l’approdo a Lampedusa e lo scalo a Messina, Obehi riconsegna un disco privo della minima acredine verso chicchessia, anzi d’un antirazzismo gioioso proteso al ringraziamento, alla nostalgia di casa, allo sfogo di festa. Abbassa la temperatura un certo disimpegno artistico, lo azzoppa una retorica e ripulita “Non siamo pesci”. L’impegno linguistico-metaforico invece c’è tutto: cantato in inglese, italiano, dialetto esan e siciliano (omaggio a Rosa Balistreri, “Cu ti lu dissi”, suo primo amore in terra italica). Targa SIAE Giovane Autore a Musica Contro Le Mafie e partecipazione a Casa Sanremo (Michele Saran6/10)


07_ubbaboUBBA BOND - MANGIASABBIA (autoprod., 2020)
alt-rock

Andrea Bondi, bassista del quartetto neo-prog Stranafonia, e Guglielmo Ubaldi, attivo a nome Ubba in progetti solisti e collaborativi anche comici, entrambi romagnoli, si uniscono in Ubba Bond per un primo “Sale” (2016). Gli fa seguito un “Mangiasabbia” i cui highlight sono tre non sequitur che sembrano provenire da altrettanti album: la jam strumentale space-funk “Temporeale”, certamente eccitata ma non impeccabile, la lamentazione piano-voce Rino Gaetano-esca “Sale”, e il pastiche “Sushi”, sorta di mini-suite in cui a un duetto pop sdilinquito e quasi sanremese subentra un racconto su battito techno e su sottofondo di rumore onirico-cibernetico. Quanto rimane non suona meno eterogeneo ma cerca di tenersi insieme tramite la declamazione e il recitar cantando, da “Su milioni di auto”, monologo srotolato su di un soffice inno degli ottoni, a “Filo interrotto”, flusso “automatico” di poesia infantile armonizzato in modo gioviale, da “Bob”, declamato sopra una dilatata e irregolare armonia soul-funk screziata dall’elettronica, a un blues solo chitarra e voce, “Aprile”, forse più efficace nella sua essenzialità. Già testato da un esperimento col figlio infante di Ubaldi, “Girasoli olandesi” (2014), e dalle collaborazioni con Francesco De Leo, “Cera” (2015) e “Pastelli” (2015), il duo fa un disco che vorrebbe definitivo, zibaldonico, radicato sulla teatralità monologante, il nonsense quasi patafisico e il sentimentalismo sofisticato, ma alla fine troppo lungo, stiracchiato e un tantino girandolone. Prodotto da Bondi, aiutato dal sax di Daniel Cau (scomparso poco prima dell’uscita del disco, cui è dedicato), la wave drum di Christian Di Maggio, l’elettronica di Gabriele Tazzari, il basso di Giovanni Garoia e il piano di Manuel Bedetti, oltre ai loop di Mattia Garoia, la voce narrante di Max Guidetti e quella da corista di Patrizia Urbani (Michele Saran6/10)


08_aspicboulASPIC BOULEVARD - MEMORY RECALL OF A REPLICANT DREAM (Blow Up, 2020)
progressive

Dai fratelli Barrano, originari di Caltagirone e battezzati artisticamente Aspic Boulevard, arriva un album tutto elettronica sci-fi, “Memory Recall Of A Replicant Dream”. “En Plein Air” ricrea in laboratorio lo psych-pop dell’era spaziale dei Byrds, connettendola appena all’era dei rave. Un numero fuorviante perché quanto segue è invece pressoché strumentale: “Akragas” e “Urania” sono due temi enfatici e ponderosi di possibile colonna sonora del passato (il primo in particolare tributa Vangelis), ma “Aerial Steam Horse” è una più divertente variazione circense, quasi Zappa. Seguendo questo buon trend, “Electromagnetic Playground”, d’accordo col titolo, diventa un collage 3D di strati elettronici, “Kubernetikós” è una sorta di sonata techno-mediterranea e “M42 Nebula” assume le fattezze di frammento di una jam spaziale dei primissimi Pink Floyd. Marco Barrano, genietto di strumentazione vintage (dai synth ai microfoni a contatto) e atmosfere inizi 60, ci riprova anni dopo il precedente duo dei Daiquiri Fantomas con il conterraneo Dario Sanguedolce per un “Mhz Invasion” (2013), stavolta attrezzato delle percussioni etniche, trovate e autocostruite del fratello Alessandro. Le competenze dei due annoderebbero antiquariato postmoderno con passatismo folk, un’idea potenzialmente intrigante non sfruttata che in pochi e fugaci momenti. Rimane un catalogo di bozzetti demodé, prove ed errori. Lo eleva di quel tanto dalla media del revival l’ineccepibile involucro sonico-scenografico: in cuffia ad alto volume lo si tasta per bene (Michele Saran5,5/10)


09_vosVOSSA - VOSSA (Tip Off, 2020)
techno

Il canto folk-soul di Sergio Beercock, “Wollow” (2017), e la techno di Gaetano Dragotta, producer con il moniker go-Dratta per “New Probe” (2019), s’incontrano per dare origine a Vossa. L’impegno per evitare un semplice remix di Beercock è pur papabile nella tribale “Bengala”, nata da una cellula di organo (ma gli archi sintetici suonano fuori misura) e in “Accamuora”, con bel flauto pluviale e poliritmo brasiliano, e al contrario viene meno in “Bastard”. Tutta di Beercock è anzi “Sail”, basata per intero sul canto androgino mentre Dragotta si limita a una tinteggiatura uggiosa, forse troppo allungata. E quando l’elettronica s’infiacchisce sopperiscono i suoi vagiti r’n’b dal tono arcaico (“Change”, “Andino”, la trance più spedita). Difficile dire di chi sia quest’album di conterranei (entrambi Palermo), la cui fusione era iniziata in una session improvvisata dal vivo, dalla prassi terzomondista e di eleganti suoni profondi, difficile anche stabilire se ci si protenda al ballo o ci si immerga nell’ascolto. Vossa: “vostra” in portoghese (Michele Saran5,5/10)


10_candreCANDREVA - SUPERMERCATI (Artist First, 2020)
elettro-pop

I due Candreva, formati nel 2017 da Nicola Donati e Michele Ciaffarafà in quel di Pisa, debuttano con il breve “Supermercati”, un concept post-rottura amorosa basato su singoli di spinta, come “Deriva”, “Ostriche”, “Bollicine”, ma anche un paio di soul-hop più lenti e rarefatti, soprattutto più coerentemente sentimentali come “Tuffi a bomba” e “Distanze emotive”. Canzoni scritte male, non un refrain azzeccato nonostante la passione con cui Donati li vocia, arrangiamenti raffazzonati da cui fuoriescono appena ballabili linee di basso vecchio stile. Seppellito il talento dimostrato dal solo Ciaffarafà a nome Simon Petrikov in “Kelvin Helmholtz” (2015). Missato da Leonardo Lombardi (Clinica Dischi), distribuito da Artist First (Michele Saran4/10)

Discografia

LITTLE PIECES OF MARMELADE - LITTLE PIECES OF MARMELADE(Homeless, 2020)
ADDICT AMEBA - PANAMOR(Black Sweat, 2020)
OVERTURE - GALÉRIE EP(Noize Hills, 2020)

MASTICE - CREPA(Hellbones, 2020)
RÉCLAME - VOCI DI CORRIDOIO(Giungla Dischi, 2020)
CHRIS OBEHI - OBEHI(800A, 2020)
UBBA BOND - MANGIASABBIA(autoprod., 2020)
ASPIC BOULEVARD - MEMORY RECALL OF A REPLICANT DREAM(Blow Up, 2020)
VOSSA - VOSSA(Tip Off, 2020)
CANDREVA - SUPERMERCATI(Artist First, 2020)
Pietra miliare
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