Dieci Piccoli Italiani

Dieci Piccoli Italiani - N. 26

di AA.VV.

portavittoriaPORTA VITTORIA – Summer Of Our Discomfort (2013, Old Europe Cafe)
electro-ambient, jazz, blues

I Porta Vittoria sono un’avanguardia musicale come raramente se ne trovano in giro di questi ultimi tempi. Composta da Lisa P. Duse e Christian Ryder, "Summer of Our Discomfort" è il loro debut album, prodotto dall’italianissima Old Europa Cafe, la stessa etichetta madre dei primi Spiritual Front o dei Roma Amor. Partendo da una commistione di sonorità ambivalenti e variegate, i Porta Vittoria propongono un mediterranean pop affascinante ed intrigante che prende ispirazione dal cinema, dall’arte e dalle opere di scrittori come Gerard de Nerval, Dino Buzzanti, Gabriele D’Annunzio, Carmelo Bene, James G. Ballard, Daniel F. Galouye, Thomas Mann e tanti altri. Più che un album, uno scrigno pieno di emozioni e di storie da scoprire, il cui "discomfort" se esiste, forse risiede in un ascolto non di certo immediato, ma reiterato e prolungato nel tempo. Tra le migliori canzoni dell'album "Your Trash, My Treasure" "Death in Venice" ballata più dolce e neo-romantica e un pezzo strumentale dalle tonalità decisamente più noir e violente, "Kaziglu Bey". Un duo senza dubbio da seguire più da vicino, meritevole di attenzione. (Daniela Masella 7/10)


sorryheelsSORRY, HEELS – Wasted (2013, autoproduzione)
wave, alt-rock

Nell’estate del 2010 Fabiano (chitarra) e David (basso), già attivi nei dark / gothic Chants Of Maldoror, decidono di sperimentare nuove sonorità con il contributo di Simona, che da lì in poi assumerà il ruolo di lead singer. Fin dalle prime prove il gruppo si indirizza verso un ricercato repertorio di cover (Joy Division, Sonic Youth, Stooges e Velvet Underground) che segneranno inequivocabilmente l’estetica musicale della formazione ed i territori sui quali muoversi. Quando al terzetto di unisce in pianta stabile il batterista Gerry (già con La Bastille) inizia la composizione di materiale originale, ricco di elementi wave, shoegaze ed alt-rock. Negli studi VDSS di Filippo Strang il quartetto incide le tracce che a maggio 2013 vengono pubblicate nell’Ep d’esordio “Wasted”. Già nell’iniziale “Sweet Upon My Sorrow” sono chiare le linee guida, una sorta di post-punk incrociato con l’electric pop dei primi Cranberries: basso pulsante, ritmiche profondamente new-wave, tappeti di chitarre cangianti che non temono di picchiar duro, la voce di Simona che caratterizza l’atmosfera. Le successive “A Kiss, A Lie”, “Always Wrong” e “Circling In A Standpoint” certificano ulteriormente un esordio assolutamente raccomandabile. Attualmente i Sorry, Heels sono impegnati sul materiale che comporrà il primo album, restiamo in trepidante attesa (Claudio Lancia 6,5/10)


dawntothecloudsDAWN TO THE CLOUDS – Far Ep (2013, Deer Waves)
dark-wave, post-grunge,

Interessante band carpigiana con all’attivo un solo altro Ep, i Dawn To The Clouds suonano come una band alt-rock anni 90 – un po’ hard-core, un po’ post-grunge – che si cimenta nell’esecuzione di brani post-punk. In un caso lo fa davvero, quando i tre fanno una cover dei Be Forest (“Florence”), facendo sprizzare scintille dai riff schizoidi tipici del genere e gonfiando la batteria in un torvo incalzare (gli ansimi diabolici di “Loneliness”). La band rimane credibile anche nel lento smozzicato, cavernoso, Ranald-iano di “Sunday”: da tenere sott’occhio, perché qualcosa combineranno senz’altro (Lorenzo Righetto 6,5/10)


pensieronomadePENSIERO NOMADE – Imperfetta Solitudine (2013, Zone di Musica)
jazz

La scuola jazz italiana continua a muoversi con grande vivacità: nomi consolidati e nuove leve propongono non di rado lavori assolutamente eccellenti. In questo caso ci soffermiamo sul progetto Pensiero Nomade, giunto al quarto capitolo della propria avventura. Si tratta di un trio composto da Salvo Lazzara (chitarre), Luca Pietropaoli (tromba, filicorno, contrabbasso, pianoforte, elettronica) e Davide Guidoni (batteria e percussioni). “Imperfetta Solitudine” è composto da undici tracce strumentali dove su tessuti acustici si innestano sovente i fiati ricamando temi narrativi notturni. I momenti ad alto contenuto emozionale non mancano, come nel caso di “Danza Notturna”, nella quale chitarra e tromba si esprimono in tutta la propria nudità, contrappuntate soltanto da lievi percussioni. A volte si cerca il ritmo, (“Cerchi d’acqua”), o si si alimentano costruzioni vagamente prog (“Tournesol“), ma sono i percorsi tenui a caratterizzare un lavoro che potrebbe avvicinare al jazz anche chi di solito è poco avvezzo ad ascoltare questi suoni (Claudio Lancia 6,5/10)


lovespoon_01LOVESPOON – Carious Soul (2013, Hey Man!)
alt-rock, alt-pop

Dopo un Ep (“Naked for You”) e un disco di debutto omonimo (2010), il quartetto dei Lovespoon dilaga con “Carious Soul”. L’album parte subito in quarta. Per quanto ingenua, quella di “Mary Comes” è una mistura di epos Bruce Springsteen-iano, elettricità Neil Young-iana e carica alla Who. A parte lo spiritoso skiffle di “My Love”, la band si lancia senza remore in stereotipi anni 60: “Anyway” (ottimo l’uso del jingle-jangle), “Like an Eleanor” (un’armonica che sovrasta un motivo pop ma quasi anthemico), e ancor di più in “I Can Live Anyhow” (brevissima e marziale, persino punk). Anche in veste acustica, come in “Bianca”, il complesso mostra la giusta delicatezza, e sa contrastarla efficacemente col suo contrario, l’hard-blues della title track. Grazie a innegabili capacità di scrittura, ma pure drenato da abilità tecniche un po’ deboli, specie il canto, la band romagnola ha fatto un pot-pourri gustoso di riferimenti (e plagi) al passato, innumerevoli canzone dopo canzone. Basilare l’idea di jam chitarristica di cui è cosparso tutto il disco, argilla delle loro melodie. Copertina tratta da un dipinto di Tabitha Frulli (“Cry Wolf”, 2012) (Michele Saran 6/10)


erotikmonkeyEROTIK MONKEY - Tutti i Colori del Buio (2013, autoproduzione)
alt-metal, alt-rock

Il combo degli Erotik Monkey debutta nel 2009 con “Tempesta di Soli”, all’insegna di un grunge-pop piuttosto generico. Il successivo “Samsara” approccia invece, seppur languidamente, un più possente doom-metal, anche se ancora confuso con il classico emo italico strillato ed effetti di studio assortiti. “Tutti i Colori del Buio” apporta generose dosi di drammaturgia in “Golden Gate Bridge” (e ancora meglio in “Tempo e Cambiamento”), di danza (“Absesto”) e di toni desert-folk che sfociano in distorsioni eteree (“Calendule”). La sequenza in tre parti di “Nel Giorno della Mia Morte” passa da sfoghi post-hardcore anche più nevrotici dei Fine Before You Came a soundscape dark-folk con alte invocazioni liriche. “Non Pensi” è una vera e propria ballata folk (poi detonata in una progressione dolente semi-orchestrale “Anomia”). Il beat electro di “Voci” cerca di approfondire la terza parte di “Nel Giorno della Mia Morte”, ma non esplode. Più che questi esperimenti però a brillare è forse “L’Alito del Doposole”, in cui riecheggiano le sceneggiate tragiche industriali dei Neurosis. Terzo album per i cagliaritani (base a Capoterra), non solo carico di stilemi granitici ma anche variabilità, tono e cromatismo, con un denso gusto per la progressione (a tratti quasi dissonante) anche grazie all’apporto della seconda chitarra di Corrado Cardia. Voce all’altezza, squadra affiatata. Masterizzazione a cura di Magnus Lindberg (Cult Of Luna) (Michele Saran 6/10)


elsantoEL SANTO - Il Topo Che Stava Nel Mio Muro (2013, A Buzz Supreme)
alt-rock

Daniele Mantegazza, Giorgio Scorza e Lorenzo Borroni, lombardi, debuttano a nome La Stasi con il maestoso, neo-classico rock atmosferico velatamente Codeine-iano di “L’Estate E’ Vicina” (Baracca & Burattini, 2007), che riporta anche variazioni quasi balcaniche in “Clone Boy”, quasi hardcore-noise in “Nel Suo Gulliver”, e detona nei 10 minuti finali di “Tre Topolini e un Ghiro”. Passata quell’esperienza il trio aggiunge Pasquale Delfina (già Atleticodelfina) e spostano la lancetta stilistica dalla parte degli Afterhours, anche quelli slabbrati di “I Milanesi Uccidono Il Sabato”, rinominandosi El Santo per il debutto “Il Topo Che Stava Nel Mio Muro”. Il loro approccio agli stilemi è comunque personale, tanto nella foga quasi metal di “Sugar Ray” che nell’esoterismo persino noir di “Dean” e “Ossessiva” (con coda per l’appunto ossessiva e ribattuta), tanto nel ritornello allucinato e tossico di “Motown” che nell’arrangiamento lambiccato di “L’Arte del veleno” (chitarra classica e clarino ad attorniare un pianoforte e ravvivare un tempo di liscio da balera), e nella ballata sudista martoriata da slide, elettronica e moltitudine di voci di “Il Salario delle Formiche”. Ritmo acceso, canzoni-inno, riff duri, produzione ed esecuzione doviziose; debutto con le carte in regola, in lizza per la palma di disco di rock italico perfetto, e un raro caso di album che acquista originalità nella seconda parte (vedi la prova vocale in “San Valentino”). Qualche sottotesto intellettual-decadente di troppo (Michele Saran 6/10)


impressionmaterialsalbumIMPRESSION MATERIALS – It Shouldn’t Be A Matter (2013, autoproduzione)
acoustic

Lieve lieve, questa uscita del cantautore Stefano Elli: dieci tracce di po acustico che si adagiano senza fatica lungo i cliché del nuovo “folk” corale (l’iniziale “Goose In The Snow”) e del cantautorato più ammiccante e romantico, sulla scia del Matsson più crooner (“Narceine”), di un Damien Rice, di un Glen Hansard (“Strong Behavior”), con qualche estemporaneo tentativo country-blues (“Staring At The Kitchen”) e più svagatamente brit (“The Lamb”). La pronuncia rimane un grosso tabù (Lorenzo Righetto 5,5/10)


luisonoio_01LUI SONO IO - Storia Di Una Corsa (2013, Brutture Moderne)
songwriting

Lui Sono Io è il progetto di Federico Braschi e Alberto Amati, due giovani romagnoli alle prese con un esordio all'insegna del cantautorato rock. Sound perlopiù minimale, arrangiamenti curati, testi che guardano alla quotidianità filtrata da una sottile cortina di malinconia, sempre in cerca della frase poetica, tra Francesco Guccini (“Brutti Sogni”), Vasco Brondi (citato in “Via Stalingrado”) e il folk-rock di Rino Gaetano (“3 e 40”). Le sole “Un Altro Treno” e “Storia di una Corsa” si scrollano di dosso il torpore diffuso per trovare una strada diversa rispetto a quella tracciata, virando nel primo caso verso il rock psichedelico, nel secondo verso aperture melodiche e linee vocali più estroverse. Manca, però, un pezzo che possa trainare un album di esordio ben confezionato (a proposito, la produzione è stata affidata a JD Foster) ma che in fin dei conti non lascia granché dopo l'ascolto: una frase-simbolo, un riff, un'idea diversa da quella compiaciuta melanconia che, come la nebbia, s'infiltra dappertutto (Fabio Guastalla 5,5/10)


danygreggioDANY GREGGIO - Ritratti (2013, Tarzan)
songwriting

Dopo aver bazzicato per anni l’underground del teatro musicante d’avanguardia (Motus), e persino co-fondato un gruppo con Pierpaolo Capovilla (gli Holy Guns) e dopo essersi dotato di una backing band (“Dany Greggio and the Gentlemen”, 2009), Greggio realizza il mini “Ritratti” in solitaria, il suo “Nebraska”. La sola chitarra acustica dipinge la toccata de “Gli Occhi Gentili”, breve e mesta cantata a due voci in versi liberi. Molto più ampio, a due passi dai rosari Bob Dylan-iani, è l’amarcord patetico di “La Casa della Bandiere” (anche se sembra di sentire un Renato Zero acustico). Più imprevedibili sono le fitte d’arrangiamento in “Canto alla Durata”, da svisate di fiati etnici a palpiti liturgici, da respiri a cori da monastero, tutto sopra un monotono arpeggio. Più convenzionali, a un soffio dalle canoniche ballate civili in stile “Bella Ciao” sono “Ballata di San Giuliano” e “Oh Petirosso”. Scrittore di canzoni, ma anche giramondo e attore, Greggio approccia spontaneamente l’introspezione in un breve albo, vinile di una sola facciata, umile e in qualche modo corale, con idee mummificate e talvolta misere. “Canto alla Durata” prende spunto (e qualche passo) dal romanzo omonimo di Peter Handke (1986). Copertina: “La Casa delle Bandiere”, Marco Neri (tempera su lino, 2002) (Michele Saran 5/10)

 

Discografia

PORTA VITTORIA – Summer Of Our Discomfort (2013, Old Europe Cafe)
SORRY, HEELS – Wasted (2013, autoproduzione)
DAWN TO THE CLOUDS – Far Ep (2013, Deer Waves)
PENSIERO NOMADE – Imperfetta Solitudine (2013, Zone di Musica)
LOVESPOON – Carious Soul (2013, Hey Man!)
EROTIK MONKEY - Tutti i Colori del Buio (2013, autoproduzione)
EL SANTO - Il Topo Che Stava Nel Mio Muro (2013, A Buzz Supreme)
IMPRESSION MATERIALS – It Shouldn’t Be A Matter (2013, autoproduzione)
LUI SONO IO - Storia Di Una Corsa (2013, Brutture Moderne)
DANY GREGGIO - Ritratti (2013, Tarzan)
Pietra miliare
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