Dieci Piccoli Italiani

Dieci Piccoli Italiani - N. 58

di AA.VV.

alley_01ALLEY - Negative Ep (2016, autoprodotto)
indie-rock

Dopo l'exploit dei Bee Bee Sea giusto un anno fa, l'Alto Mantovano torna a farsi notare grazie a un altro progetto decisamente interessante: gli Alley, “creatura” di Davide Chiari della quale fanno parte anche Samuele Pedrazzani, Claudio Rizzi e Moreno Barbieri. Secondo atto di una trilogia dedicata al tema dell'avanguardia, “Negative” è una sorta di concept su una pilota di aerei da ricognizione attiva tra gli anni Venti e Trenta. Le cinque canzoni coprono uno spettro sonoro che va dalle influenze britpop di “Nazca” (davvero notevole) alle venature wave di “Origami” e “Kind of Woman”, dall'art-rock di “Marauders” all'indie-rock Strokes-iano di “2001”, senza mai perdere il gusto per la melodia e un tocco originale che rappresenta un vero valore aggiunto (Fabio Guastalla 7/10)


skyofbirds_01SKY OF BIRDS - Blank Love (2016, VDSS Recordings/MiaCameretta Records)
americana

Gradevolissimo esordio sulla lunga distanza per gli Sky Of Birds, già protagonisti due anni fa di un buon Ep autoprodotto: "Rivers Flow Free, Lakes Just Agree". Il punto di riferimento, evidentissimo già dalle prime due tracce poste in scaletta, è l'alt-country firmato Wilco, deformato attraverso la lente d'ingrandimento indie-rock degli Arctic Monkeys, una fusione volta a ricercare un'identità il più possibile personale. "Blank Love" è un disco tanto potente (ma sempre in maniera molto educata, senza mai esagerare: "Lifted") quanto intimo e delicato ("Every Vampire"), che sa regalare sprazzi che riportano ai migliori Grant Lee Buffalo (la morbida "Before You Get Sucked") e restare trasognato qualunque sia la modulazione prescelta ("Things Some People See" è intrisa del songwriting di Jeff Tweedy sin nel midollo). E' un bel trip quello che ci regalano gli Sky Of Birds, denso di praterie e voglia di salire in macchina per sparare al massimo queste luccicanti nove canzoni. A pochi mesi di distanza da quello dei Black Tail, ecco un' altra opera prima densa di Americana che scuote l'arcipelago underground italiano (Claudio Lancia 7/10)


lepinneLE PINNE - Avete Vinto Voi (2016, Costello's)
alt-pop

Le Pinne sono un duo femminile, le milanesi Irene Maggi e Simona Severini, che aveva debuttato con la piccola raccolta di stornellini da teatro di rivista, ballate folk e numeri scat, di "Le cose gialle" (2010), all'insegna di una non banale semplicità tecnica, un umile ma centrato melodismo, e piccoli tocchi di fantasia teatrale e quasi dadaista. Anni dopo, il secondo "Avete Vinto Voi" sperimenta con l'arrangiamento. Per esempio, un rudimentale battito discotecaro nelle varie "Tu mi piaci" e "Voglio un jet" fa coppia con un canto di formule ripetute, a un passo dall'autismo della new wave. Le loro già tipiche novelty adesso sanno anche spaziare, incorporando effetti sonori che fanno salace scenografia ("Il genio"), con ululati di sirena (la fantasmagorica "Il centro commerciale"), un tamburellare metallico (il soul circense di "La vita subacquea"), fino a un delirio d'intrattenimento bionico ("Il prete", gioiello di comicità implosa). A parte la ballata dolente con bei tocchi elettronici di "Frau Mescaline", i loro riferimenti rimangono Roches e Raincoats, fuse impeccabilmente nel brano eponimo. Sono tutte piccole aggiunte coerenti e benvenute nella loro economia di nudità divertita (e divertente). Breve, leggero, sufficientemente straniante, un concept sugli alieni che non fa facile morale, anzi la prende per i fondelli. Terza "pinna", Chris Costa (synth e basso). Singolo e video: "Tu mi piaci" (Michele Saran 6,5/10


beasanjustBEA SANJUST - Larosa (2016, Goodfellas)
modern folk, songwriting

Fa pensare ad una novella Edie Brickell, fra massicce dosi di modern folk e l'atteggiamento da eterna hyppie. Bea Sanjust è italianissima, ma le influenze inglesi trasudano da ogni solco di questo evocativo esordio, undici canzoni che parlano di amore, famiglia, natura e fiducia. In effetti la scrittura e la realizzazione di "Larosa" sono avvenute a cavallo fra Roma e Brighton, con l'ausilio di tanti amici che hanno contribuito, fra i quali membri del Wilkommen Collective (di stanza proprio in quel di Brighton, collettivo che vede nei Leisure Society il nome di maggior spicco) e Fabio Rondanini dei Calibro 35. Melodie bucoliche e atmosfere sempre poco invadenti caratterizzano l'intero lavoro, con archi, armonium e glockenspiel che, aggiunti agli strumenti tradizionalmente associabili ad una rock band, disegnano scenari rilassati e trasognati. Gli unici slanci un pochino più movimentati (quasi a lambire certo alt-rock declinato al femminile) arrivano in coincidenza di "Julia", ma la scrittura di Bea funziona benissimo così, ritagliandosi uno spazietto confortevole fra le poche brave folk girls di casa nostra (Claudio Lancia 6,5/10)


giveventGIVE VENT - Days Like Years (2016, diNotte)
emowriter,

È Marcello Donadelli il nuovo nome promosso dalla diNotte Records, che si candida a essere la label to be dell'emowriting tricolore, dopo la sponsorizzazione di Debris Hill dell'anno scorso. A maggior ragione dopo l'esordio di questo progetto a nome Give Vent, ancora otto tracce tirate dritto per dritto, elettroacustica e batteria, e la voce di Massimo senza risparmio. Si capisce bene, anche dal nome scelto per il progetto, che il rischio di tentare una formula facilmente usurabile non interessa al modenese, così come non gli interessa mettere tutto sé stesso nei pezzi, anche quando i pezzi sembrano un po' girare a vuoto, senza soluzione ("Winter Will Have An End"). E non gli interessa neanche buttare il cuore oltre all'ostacolo in brani come "The Morning We Will Never Have", che molti potrebbero definire "facile". Non mancano però brani che bucano le cuffie come "Two Into One" e la title track. Certo non uno che non notereste se lo sentiste suonare all'uscita della metropolitana (Lorenzo Righetto 6,5/10)


karoshiKAROSHI - Antera EP (2016, autoprodotto)
post-rock

Vicentini, i quattro oscuri Karoshi s'impongono con "Antera", un Ep di dilatato rock da camera a un tempo simile e dissimile a sé stesso. "Libellula", tema mesto a metà via tra un carillon e la "Lord Of The Starfield" di Bruce Cockburn, è più che altro particolare per il suo marziano impasto di tastiera e feedback di chitarra, che non raggiunge il climax esplosivo (come il genere vorrebbe) ma al contrario collassa in una soundscape. La disgiunta "Passione di McGuffin per il giuoco d'azzardo" è una tenue trama progressiva con crooning e batteria drum'n'bass. La lounge vecchio stile di "Il grande vuoto" si spompa in un requiem via via sempre più plateale, che culmina con un buon assolo di chitarra in una continua contorsione. Il motivo alla Radiohead di "A proposito di droga" degenera rapidamente, persino svaria e scherza con motivi circensi. Seguito del mini di debutto "Maizena" (2014), prodotto dalla band e registrato da Mirko Brigo e Nicola Sanguin, un commendevole tentativo che ha - in realtà - un potenziale che va ben oltre queste compresse composizioni. Una crisi stilistica mai acuta ma allettante. Free download (Michele Saran 6,5/10)


nancoNANCO - Acerrimo (2016, autoprodotto)
songwriter

Dapprima basco verde dei finanzieri, quindi imprenditore, il teramano Nino "Nanco" Di Crescenzo "riporta tutto a casa" riscoprendosi cantautore per un primo "Acerrimo". I riferimenti ai classici italici sono d'obbligo, già nella prima dedica decadente di "Acerrimo", un quasi-De Andrè con impennate da rocker purosangue, o in una "Il periodico di turno" che si porta appresso il tono sbronzo e i giochi onomatopeici di Vasco Rossi, ma le più terribili sono la fitta hard-funk di "Piombo", "Povero Cristo" e "Nonostante tutto". Completano il quadro ballate acustiche (ma con qualche tocco crepuscolare alla Trovajoli, "Pero ogni lacrima", "Carolina e la pioggia"), altri hook degni di Vasco ("Spasmi" e la goffaggine retorica di "Virtuale") e un puntuale affondo folk ("Amsterdam"). E' la forza della consuetudine, con grazia e gusto d'arrangiamento, un'interpretazione ariosa dei pezzi, qualche rigurgito sentimentale sopportabile. Ampia line-up di sette elementi (più uno: lo scafato Goran Kuzminac in veste di special guest) (Michele Saran 6/10)


majakovichMAJAKOVICH - Elefante (2016, V4V)
alt-rock

Terzo album lungo per il terzetto umbro dei Majakovich (Francesco Sciamannini, Giovanni Natalini, Francesco Pinzaglia), "Elefante" segue fedelmente le ombre del loro "nuovo corso" inaugurato dal predecessore "Il primo disco era meglio" (2014). Il contenuto è alterno a dir poco. I tre aprono con la traccia eponima, una sonata in crescendo per batteria in processione, litanie corali rifratte su sé stesse, archi e piano. Un credibile post-emo. "Aprile" e "Piero portami a scuola" sono enfatici psicodrammi con elettronica, ben più pasticciati, e "Salvati" ha persino pretese sinfoniche di dubbio gusto. C'è anche qualche gancio pop, "Casa", triviale ma con una coda a base d'informe sordina fantasma, e una più decisa, quasi Bob Mould-iana "Un gran bel culo", ma la migliore rimane "Maledetto me". La solenne novelty, scolpita dalla chitarra fragorosa e scodellata in due tempi di "Diecimila ore", invece, si specchia elegantemente nella ballata pseudo-classicheggiante di "L'ultimo istante prima di partire". Se ci si limita alla pura sostanza, comunque, il tutto può passare. Il problema è la contraddizione della forma, un concept senz'altro meno autoreferenziale e più dalla parte dell'urgenza contemporanea (un cosmopolitismo battagliero e liberatorio), però svolto con quel tipico, magniloquente uso dello studio di registrazione che ha richiesto una produzione di calibro (Andrea Sologni), per un involto sonico che appesantisce anziché invogliare (Michele Saran 5,5/10)


calaveraCALAVERA - Funerali alle Hawaii (2016, Libellula)
songwriter

Il siculo Valerio Vittoria vanta un sostanzioso curriculum. Già chitarrista dei Froben, poi dei Matildamay e quindi del fuoriuscito Paolo Mei, collabora in studio e dal vivo con Alì, Colapesce, Alessandro Fiori, apre i concerti di Johnny Marr e National, fonda i Mojo Dreams. Finalmente, a nome Calavera, debutta solista con "Funerali alle Hawaii". Preziosismi d'arrangiamento sono spartiti tra canzoni quasi sinfoniche ("I miei discorsi", "La libertà nascosta", "Mentre dormi", melodrammatica ma robusta, e l'intro "Le cose non risolte") e cadenze con aromi esotici e un canto soffuso sovrainciso ("Se finisce il mare", "Nuovi modi per capire"), in parte debitrici del Lucio Battisti di "Anima latina". Atmosfera giusta, poca scintilla, lo salvano la sua umile concisione e le buone maestranze adottate: Carlo Barbagallo, Donato Stolfi, "Lallo" Mangani, Enrico Messina. Registrato in cantina. "Le case d'inverno" è una cover di Luca Carboni (Michele Saran 5,5/10)



GOODBY
digital_cover_artEVISA - GoodbyeVisa (2016, autoprodotto)
alt-country, indie-folk

Simpatico esordio dal respiro amatoriale della band del vicentino, che riproduce con un po' di approssimazione e confusione gli Wilco "power-country" di "Summerteeth", ibridandoli con l'indole giovanilista delle band "indie-folk" del momento (l'iniziale "Secret Barcode", la più carina), con qualche evidente difetto (l'interpretazione vocale, credibile solo nel power-pop vero e proprio di "Dressed In White", ad esempio - nel resto risulta un'inutile enfasi; sotto gli standard la pronuncia). Spesso la scarsa lucidità nella scrittura i coniuga con arrangiamenti caciaroni, con effetti nefasti ("Forget The Pillow"); in generale mancano proprio idee che vadano oltre fare del sano chiasso in compagnia (che va benissimo, ma forse non si possono paragonare a tentativi artistici veri e propri) (Lorenzo Righetto 4/10)

Discografia

ALLEY - Negative Ep (2016, autoprodotto)
SKY OF BIRDS - Blank Love (2016, VDSS Recordings/MiaCameretta Records)
LE PINNE - Avete Vinto Voi (2016, Costello's)
BEA SANJUST - Larosa (2016, Goodfellas)
GIVE VENT - Days Like Years (2016, diNotte)
KAROSHI - Antera EP (2016, autoprodotto)
NANCO - Acerrimo (2016, autoprodotto)
MAJAKOVICH - Elefante (2016, V4V)
CALAVERA - Funerali alle Hawaii (2016, Libellula)
GOODBYEVISA - GoodbyeVisa (2016, autoprodotto)

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