Dieci Piccoli Italiani

Dieci Piccoli Italiani - N. 88

di AA.VV.

fadingrain_01FADING RAIN - Let Silence Begin (2018, White Zoo Records)
dark, gothic

Formatisi a Brindisi neI 2013, i Fading Rain sono dei sinceri epigoni della stagione dark gothic anni 80. I loro palesi rimandi sono i gruppi cardine del genere, in particolare Joy Division, Cure, Bauhaus, per dirne solo alcuni. Ma è in particolare ai primi che l'atmosfera generale del loro secondo Lp "Let Silence Begin" sembra rifarsi. La band di Pierpaolo Romanelli (voce), James Lamarina (chitarra e synth), Marco Locorotondo (basso) e Tristano Cannoletta (batteria), registra il suo "Closer", album cupo che - fin dai titoli - gira intorno ai temi dell'abbandono e della morte. Ed è tristissimo pensare che il cantante Pierpaolo Romanelli ci ha lasciati improvvisamente per una malattia, poco dopo le registrazioni dei brani. La scelta di pubblicare ugualmente l'album diventa quindi un addio a un caro amico che avrebbe meritato ben altro dalla sua breve esistenza. Epigoni senz'altro, ma con doti e cultura musicale di primo livello. Tra i brani da segnalare ci sono i momenti più oscuri, "Memoria, l'addio" (unica cantata in italiano) e "The End Is Near", ma "Let Silence Begin" va vissuto come un unico flusso sonoro, tra linee di basso e sound tipicamente gotico (Valerio D'Onofrio 7/10)


satoriSATORI JUNK - The Golen Dwarf (2018, Spin On Black)
hard-psych, stoner

Hard-psych all'ennesima potenza per il secondo lavoro dei Satori Junk. A sei mesi di distanza dalla prima uscita in Cd, la Spin On Black concede una seconda opportunità alla band milanese, ristampando 300 copie numerate di "The Golden Dwarf" in doppio vinile da 180 grammi. Riff densi di fuzz, strutture robuste di matrice seventies, un massiccio wall of sound che plasma composizioni strutturate, che in tre casi su sette superano i dieci minuti di durata (la lunga cavalcata "Death Dog" va oltre i quindici). Un mondo lisergico, psicotropo, distorto, con forti lineamenti stoner-doom e testi che attingono dall'immaginario orrorifico per dar consistenza agli incubi più tetri. Chiude la tracklist una personalissima interpretazione di "Light My Fire" dei Doors. Non spiccano per originalità, ma in quanto ad acidità, maledettismo e approccio kosmische al momento dimostrano di non avere molti rivali dalle nostre parti (Claudio Lancia 7/10)


noretroNORETRO - Vortice (2018, XXXV)
post rock

La band salernitana NoRetro è composta da Domenico Ingenito (voce violino, chitarra classica, chitarra acustica, chitarra elettrica), Davide Palmentiero (chitarra elettrica, chitarra preparata, telefrankester, elettronica), Alessandro Cerino (chitarra elettrica, chitarra acustica), il turco Dogukan Atmaca (basso) e l'avellinese Ciro Roca (batteria). La loro musica incrocia il post rock americano dei Novanta e quel rock "cantautorale" in stile Spin Doctors che ha praticamente attraversato per due decadi i circuiti indipendenti nostrani. Al netto della necessità di autodefinirsi alternativi e mostrarsi "tali" nonostante i più svariati incroci, a volte vengono in mente i primissimi Negrita (!), vedi ad esempio una ballata come "Her", ariosa e limpida con i suoi archi che si espandono in crescendo nel refrain, a segnalare sogni da prestare che girano alla stregua di una giostra al luna park. L'elettronica da tappeto è garbata, non invade mai il campo, mentre le parole segnalano l'ennesimo mix tra sentimentalismo, sdegno sociale ed ermetismo. Funzionano bene le chitarre alla Guy Picciotto in "Trinità" e la lunga "Annur", a chiudere il cerchio e a dimostrare che i ragazzi ci sanno fare, tra partiture elettroniche, folclorismi e il dialetto napoletano che aggiunge quella giusta dose di carnale passione. Certo, manca ancora il guizzo "caratteristico", lo spunto audace che si spera arrivi con il primo Lp. Intanto, band da tenere d'occhio senza alcun dubbio (Giuliano Delli Paoli 6,5/10)


francespFRANCESP - No Regrets (2018, Autoprodotto)
r'n'b, soul

Prendete Janis Joplin, qualche goccia di r'n'b e alzate di tono in scia soul e avrete lo stile di Francesca Piras, in arte FrancesP, giovanissima cantautrice sarda innamoratissima dei riferimenti stilistici citati poc'anzi. Un esordio, il suo, fuori da ogni trend possibile. Fuori soprattutto dal tempo, nonostante la palese inclinazione verso quel sound graffiante e buono per tutte le occasioni di un certo Paolo Nutini, citato tra l'altro dalla stessa musicista come suo faro assoluto. In questo primo Ep di FrancesP, si alternano quindi vocalizzi e squarci della tradizione rhythm and blues. Ci sono anche echi wonder-iani, Ed Sheeran nel mirino un po' ovunque, e bagliori della primissima Alanis Morissette, come nella ballad conclusiva "Growing Pain". Una voce penetrante, decisa, marcata domina perennemente la scena, senza tuttavia esagerare, contenendosi anche nei momenti più alti. Certo, c'è ancora tanto da fare sul piano delle scrittura e della caratterizzazione, ma le premesse sono buone. E una produzione più attenta potrebbe far brillare la sua verve (Giuliano Delli Paoli 6,5/10)


dutchnazariDUTCH NAZARI - Ce lo chiede l'Europa (2018, Undamento)
it-pop, hip-hop

Con Coez e Frah Quintale in scuderia, la Undamento sta diventando une delle etichette discografiche di riferimento dell'ondata it-pop declinata hip-hop, o "cantautorap", come alcuni iniziano a indicarla. In rampa di lancio ora c'è anche Dutch Nazari, classe 1989, nato e cresciuto a Padova, giunto al secondo album, due anni dopo "Amore povero". In "Ce lo chiede l'Europa" Dutch Nazari perfeziona ulteriormente il personale mix di impegno politico e romanticismo, immerso in sonorità elettroniche incalzanti e stratificate. La cifra comunicativa del rap, il linguaggio iper-contemporaneo, le giuste aperture melodiche, le scelte produttive furbette al punto giusto, lo rendono perfetto per conquistare le attenzioni delle giovani generazioni. Un brano su tutti: l'iniziale "Calma le onde", programmatico dei contenuti dell'intero album (Claudio Lancia 6/10)


narcovandagio_01NARCOVAND'AGIO - Trentarezerootto (2018, autoproduzione)
post-hardcore

A due anni esatti dall'album omonimo (2016) il power-trio strumentale bresciano dei Narcovand'agio si ripresenta con "Trentarezerootto". "Mistica" incalza nei suoi contrappunti quasi macabri, "Uomo blu" è una fitta mozzafiato, e "A.m." sembra un blues-rock lanciato a quadrupla velocità (ma anche capace di un rallentamento epico). Questa specie di trilogia in miniatura si traduce in fondo al disco nella sua versione sperimentale (specie "Chinaski", l'elettronica al posto del basso per dare un ritmo convoluto, ma anche "Sharon", chiusa bizzarra). Nel mezzo invece i tre avviano un disco nel disco aggiungendo la tromba di Giuseppe Albanese come vero e proprio quarto elemento, e di concerto modulando lo stile verso un'eleganza più dotta: un post-rock soffice "1936,27", un twang mescalero, "Sarracino", persino una serenata per chitarra acustica, "Beatrice". Con la solita calzante brevità di durata, il secondo parto dei Narcovand'agio (anagramma di "Giovanna D'Arco") fa un passo avanti, interplay preciso e non sbracato, vario, pure con l'affiorata vena jazz - un vero assolo di batteria in "Electro" -, e uno indietro, una cattiva produzione e un missaggio che svilisce. Artwork della pittrice manerbiese Giusy Cirimbelli (Michele Saran 6/10)


maioleMAIOLE - Cose pese (2018, Malinka Sound)
it-pop, electro

"Ho tanti dischi ma non faccio il dj": si presenta così Marco Maiole, che i dischi non li mette ma li realizza, e questo è il suo secondo album, un anno dopo l'esordio di "Music For Europe". Ventitreenne, originario di Caserta, con "Cose pese" determina la concreta evoluzione da producer e beatmaker a musicista pop, modificando in maniera netta il proprio songwriting, attraverso il quale oggi racconta il disincanto dell'età adulta e le difficoltà dell'epoca che stiamo vivendo, affiancando all'eleganza electro degli arrangiamenti un approccio maggiormente autorale, con il groove che si alterna ad atmosfere più intime e sobrie. Ci si muove dal synth-pop che richiama gli anni 80 in "Sicuro di me" alla leggerezza de "Il contabile", dal romanticismo da chat di "Tinder" al fantasma di Calcutta che aleggia dalle parti di "Olivia", sino alle iper efficaci "Blue Ray", che guarda a dubstep ed XX, e "Crescendo", che lancia con forza Maiole nel firmamento del circuito it-pop. Marco farà breccia nei cuori dei più giovani, decodificando in musica le insicurezze e le certezze tipiche della loro età (Claudio Lancia 6/10)


giaggioGIAGGIO - Ban From All Areas (2018, Freecom)
techno

Già insegnante di percussioni, il producer pugliese Claudio Mazzarago adotta il moniker Giaggio per registrare, dopo anni di attività dal vivo (anche e soprattutto internazionali), il primo disco, "Ban From All Areas". La trance "Party Is Over" (con djembé, suoi cavalli di battaglia) e, in parte, le piroette supersoniche di "Into The Mask", sono certamente le più improntate alla disco fantascientifica di Moroder. Da suoni misteriosi di caverna nasce la spinta di bassi e il sintetizzatore ribattuto di "Man Without Sleep", e "Put Your Hearts Up" incupisce e scarnifica per far sentire al meglio il battito di cassa e i suoni delle giunture. Il disco parte timido e ossequioso e finisce in una sciolta spavalderia. Ha una sua densità elettronica, anche se i bassi sono prodotti in maniera non sempre forte e il sequienziamento adotta maniere canoniche, pur salde. Non smuove ma fa muovere, e lo si ammira anche per piccole rifiniture di classe per docile pianoforte invecchiato come "To The Moon And Back" e "Get Out Of Here". Giacomo Oro e Daniele Sciolla aiutano alla strumentazione (Michele Saran 6/10)


sikiSIKI - Senza casco (2018, Bianca Dischi/Artist First)
synth-pop

Una volta Sikitikis, la band sarda, in pista dal 2005, in tempi di spending review decide di dimezzarsi la ragione sociale e tornare con un nuovo album, previsto in uscita entro il 2019. Nel frattempo, tanto per scaldare i motori, i ragazzi stanno centellinano inediti, e quattro di questi vanno a comporre l'Ep "Senza casco", che segna l'ennesimo aggiornamento stilistico per la formazione che nacque con l'intento di rivisitare le colonne sonore dei b-movies italiani anni 70. Una nuova identità, meno elettro-rock e più synth-pop, che trova il conforto della label Bianca Dischi e degli artisti che ne fanno parte, visto che qui compaiono i featuring di Nicola Lombardo (alla voce in "Scappati di casa") e di Scarda (voce nei disimpegni in levare di "Anima imperfetta", dove intercettiamo anche il brillante sax di Emanuele Contis). Sperimentazioni electro contemporanee che attingono da certe ambizioni dubstep nell'iniziale title track, l'eterna ammirazione per i Subsonica (del resto Max Casacci e compagnia sono amici di vecchia data) nella successiva "Pigro". Si muovono così oggi i Siki: gradevoli e ballabili (Claudio Lancia 6/10)


carlotta.CARLOT-TA - Murmure (2018, Incipit)
songwriter

Alla fantasia un po' scomposta dei primi due dischi, "Make Me A Picture Of The Sun" (2011) e "Songs Of Mountain Streams" (2014), "Carlot-ta" Sillano fa seguire un tentativo invece improntato all'austerità dell'organo a canne, "Murmure". Quest'impostazione di partenza regge benino a inizio e fine, "Virgin Of The Noise", contesa tra alta tragicità di accordi sforzati e rullate di timpani e canto grandguignolesco, e commozione di giostrina ottocentesca, gli accordi ribattuti della medievaleggiante Loreena McKennitt-iana "Sparrow", e, in misura minore, il recitativo fin troppo pomposo di "To The Lighthouse". A seguire l'autrice si fa però prendere la mano da figurazioni più colorite, ad esempio con due prestiti di colonne sonore immaginifiche, l'"Amelie" di Tiersen in "Conjunctions" e lo "zumpapà" da filastrocca in stile "Can-caminì" di "Mary Poppins", in "Garden Of Love". Tra altre creazioni ammiccanti, l'eccezione svettante è il valzer triste algerino "La Valse Du Conifere". Nonostante le nobili intenzioni e i mezzi d'alto rango, ben due organi d'epoca barocca, è un disco diseguale che tende a perdere il segno in melodie facilotte e tendenze discotecare chic; non aiuta un canto tanto ben impostato quanto scarso di carisma, e con pronuncia difettosa. Sillano, Vercelli, classe 90, in transito verso la maturità intellettuale. Co-produzione con Egea Music (Michele Saran 5,5/10)

Discografia

FADING RAIN - Let Silence Begin (2018, White Zoo Records)
SATORI JUNK - The Golen Dwarf (2018, Spin On Black)
NORETRO - Vortice (2018, XXXV)
FRANCESP - No Regrets (2018, Autoprodotto)
DUTCH NAZARI - Ce lo chiede l'Europa (2018, Undamento)
NARCOVAND'AGIO - Trentarezerootto (2018, autoproduzione)
MAIOLE - Cose pese (2018, Malinka Sound)
GIAGGIO - Ban From All Areas (2018, Freecom)
SIKI - Senza casco (2018, Bianca Dischi/Artist First)
CARLOT-TA - Murmure (2018, Incipit)
Pietra miliare
Consigliato da OR

Dieci Piccoli Italiani sul web

  Fading Rain

 

  Satori Junk

  NoRetro

  FrancesP

  Dutch Nazari

  Narcovand'agio

  Maiole
  Giaggio
  Siki
  Carlot-ta