Gianni Gardon

Rock'n Words

Autore: Gianni Gardon
Titolo: Rock'n Words
Editore: Nulla Die
Pagine: 210
Prezzo: Euro 19,80

A pochi mesi dalla pubblicazione di "Revolution 90" esce il preannunciato volume gemello, “Rock‘n Words”, sempre a firma Gianni Gardon. Dove "Revolution 90" aveva la finalità di descrivere gli album degli anni Novanta preferiti dall'autore, questa volta la voce passa direttamente ad alcuni protagonisti dell'ultimo periodo davvero rilevante per la musica indipendente italiana.
Attraverso una serie di interviste esclusive, alcune delle quali già pubblicate sul blog di Gardon, si decifra lo spaccato di una fase musicale fondamentale per la scena "alternativa" di casa nostra, si celebra un periodo forse irripetibile, e lo si fa proprio mentre vengono festeggiate ricorrenze (il ventennale di "Hai paura del buio?", il Catartica Tour), mentre si consolidano progetti che sembravano smarriti, mentre si realizzano felici reunion (l'ultima in ordine di tempo è quella recentissima degli Scisma).

Un periodo florido, avvincente per chi lo ha vissuto, nel quale si dimostrò come si potesse proporre della buona musica partendo dall'autoproduzione, dalla competenza di tanti appassionati senza grosse risorse finanziarie, ma con tanta creatività e idee.
Ma fra le righe non mancano disillusione e riflessioni amare: a distanza di oltre vent'anni è più facile intercettare le lacune, le ingenuità ed i sogni rimasti disattesi.

Tutti gli intervistati si soffermano ovviamente a parlare del passato, ma l'analisi si sposta spesso anche sul presente e persino sul futuro; ad esempio Federico Guglielmi, suo il primo contributo inserito nel libro, sottolinea quanto oggi Internet possa sì offrire enormi possibilità teoriche in più rispetto agli anni Novanta, ma anche quanto accedervi sia talmente facile che alla fine la concorrenza diventa ancor più selvaggia.
I dischi di area "alternativa" sono dieci, venti volte più di un tempo, pertanto per sperare di raggiungere l'agognata visibilità non basta più la cassettina inviata alla rivista o alla label di turno: oggi occorre uno sforzo supplementare, che rende però l’esperienza meno "romantica". Sono in molti a sottolineare quanto il mondo cosiddetto "indipendente" sia ormai un arcipelago di sette, dove le regole finiscono per essere le medesime del mercato major, quelle dello share, delle raccomandazioni e degli amichetti.

Oltre a Guglielmi passano in rassegna Riccardo Sinigallia, Cristina Donà, Maurizio Solieri, Alessandra Gismondi dei Pitch, Lele Battista de La Sintesi, Alex Astegiano, Luca Urbani dei Soerba, Pino Marino, Alessandro Errico, Daniele Groff, ed ancora membri di Modena City Ramblers, Yo Yo Mundi, 24 Grana, Casa del Vento, Ratti della Sabina, Tetes de Bois, Prozac +, Rossomaltese.
Non mancano le considerazioni di autorevoli addetti ai lavori, quali Manuela Longhi di Mescal, Giordano Sangiorgi del M.E.I., Stefano Senardi, Giacomo Spazio e Monelle Chiti.

Contributi tutti lucidi e fondamentali per ricostruire un'epoca, svelando storie interessanti e aneddoti gustosi. Si parte dagli anni Novanta e si giunge a parlare di Musicraiser e crowdfunding e a presagire scenari, come avviene in una delle interviste più riuscite, quella al vulcanico Umberto Palazzo, il quale così sentenzia, in maniera risoluta e quasi drammatica: la crisi discografica è finita, nel senso che l’industria discografica non esiste più. Il tempo è dalla parte dei nativi digitali, per cui i dischi sono buffi oggetti d’antiquariato. Esiste l'industria della musica, che è altro. Bisogna sbrigarsi a capire questo e liberarsi da ogni nostalgia.
Come dire: è stato bello, ma ora giriamo pagina e guardiamo avanti.