David Sylvian-Ryuichi Sakamoto

Forbidden Colours

David Sylvian-Ryuichi Sakamoto - Forbidden Colours
(Inclusa nell'album "Merry Christmas, Mr. Lawrence", Mca Records, 1983)


Gettate alle ortiche le fascinazioni elettro-glam-pop dei Japan, il David Sylvian che irrompe da solista nella mirabolante scena dei primi anni 80 è un tormentato dandy, in crisi di rigetto da ogni forma di protagonismo ed eccentricità passate. Niente più chiome cotonate, occhi bistrati e make-up da starlette neoromantica. Ripiegato su se stesso e sui suoi tumulti interiori, ma anche preda di una insidiosa paralisi creativa, Mr. Batt attende ai box. E come un angelo custode, a vegliare sui suoi destini - possibilmente stravolgendoli - è ancora una volta l’amico giapponese Ryuichi Sakamoto. “Lui sa sempre entrare nei momenti-chiave della mia vita artistica”, riconoscerà il suo discepolo. Così, non pago di avergli benedetto il nuovo corso solitario con il 7” “Bamboo Houses/Bamboo Music”, il guru di Nakano azionerà il fatidico ascensore per il paradiso, che varrà all’ex-Japan la più grande (nonché unica) hit di una carriera che da lì in poi sboccerà prodigiosamente, ma sempre a distanza di sicurezza dagli ingranaggi del music business.

FuryoL’occasione è una di quelle epocali: il film "Merry Christmas Mr. Lawrence" (in Italia, "Furyo"), in cui convergono il talento di Nagisa Oshima - il regista che aveva reinventato l’erotismo in Giappone con “Ecco l'impero dei sensi” - il fascino ambiguo di un platinato David Bowie (qui in una delle sue migliori prove cinematografiche) e il genio musicale del suddetto Sakamoto, pronto a sdoppiarsi tra lo studio di registrazione e il set, per vestire i panni del crudele e tormentatissimo capitano Yonoi, a capo di un campo di prigionia a Giava, nell’anno 1942. Un piccolo gioiello di tensione e contraddizioni, che culminerà nella celeberrima scena del sacrificio di Jack Celliers-Bowie: staccandosi dal gruppo dei prigionieri mentre il capitano Hicksley (Jack Thompson) sta per essere passato a fil di spada, l'ufficiale australiano bacerà per due volte sulle guance l’impietrito Yonoi, immolandosi al posto dei compagni e svelando, al contempo, l’inconfessabile passione omosessuale del suo aguzzino. Una sorta di trionfo estremo dell’amore, in tutte le sue sfumature, sulla brutalità della guerra e delle convenzioni umane.
Alter ego musicale di quel climax cinematografico – anche se non presente in quella stessa sequenza – è proprio il tema principale del film, “Forbidden Colours” (testo di Sylvian, musica di Sakamoto), ispirato dal racconto “禁色(“Kinjiki”, in Italia “Colori proibiti”) scritto nei primi anni 50 del 900 da Hiraoka Kimitake, in arte Yukio Mishima, drammaturgo, saggista e poeta giapponese.

La magica alchimia del brano è resa anche semanticamente, in giapponese, dalla espressione kinjiki, dove kin sta per “illecito” e jiki può significare al tempo stesso “colore” e “amore fisico”. Dunque, i “colori proibiti” non sono altro che le sfumature proibite dell’eros, come quelle omosessuali, messe al bando dai rigidi dettami militareschi e del codice d’onore bushido dei samurai.
“Forbidden Colours” esprime proprio questo senso di pienezza sentimentale e straziante frustrazione, attraverso anche un testo a dir poco struggente: "Here am I, a lifetime away from you/ The blood of Christ, or the beat of my heart/ My love wears forbidden colours/ My life believes…". Versi in cui c'è chi ha voluto intravedere anche il progressivo distacco di Sylvian dal Cristianesimo cui era stato educato. Con quel verso iniziale sulle stimmate che non si rimarginano e sulla fede che pretende solo l'adesione cieca (“The wounds on your hands never seem to heal/ I thought all I needed was to believe”). E poi con il sangue di Cristo, simbolo dell’Eucarestia, a raffigurare una fede ormai svuotata di senso, al cospetto di una nuova scelta sentimentale (“Il sangue di Cristo, o il battito del mio cuore”). Una tesi in realtà mai suffragata da Sylvian, che però ha più volte spiegato di essersi allontanato gradualmente dai dogmi dell’infanzia, approfondendo le religioni buddhista e induista, in un percorso spirituale ad ampio raggio che avrebbe poi avuto un ruolo determinante nella sua evoluzione futura.

David Sylvian - Ryuichi Sakamoto - Forbidden ColoursAl di là di tutto, resta evidente il senso di liberazione – fisica e spirituale – espresso da un brano che è tutto un sofferto percorso di emancipazione: puro, intimo, eppure universale. Squarci di luce soffusa che si irradiano nella penombra dell'inconscio: ogni rintocco di piano pare scandagliare i recessi dell’anima, alimentarne le vibrazioni, i tremolii, i brividi interiori (“my hands in the soil, buried inside of myself”). È un incantesimo, l'accompagnamento disegnato da Sakamoto col minimo degli orpelli: la vertigine cadenzata dai tasti del piano, dalle punteggiature di synth, un intrico di arpeggi in legato che profuma di estremo Oriente, che trasporta dritti in un'altra dimensione. Un giardino dell'Eden fiorito di loto. E poi il ritmo che trasmuta: all'inizio lento, con le prime sedici battute in tempo ternario, e poi per il resto del brano in 4⁄4, ma senza sbalzi, senza soluzione di continuità, come se si trattasse di un unico flusso rarefatto, sul quale si va a librare la più celestiale delle melodie: tristissima, un groppo in gola di malinconia, ma anche un volo libero, sfrenato, attorno a quell'arcobaleno di sentimenti proibiti. È la voce di Sylvian a materializzare l'altalena delle emozioni: tormento ed estasi, sensualità e misticismo, angoscia e speranza si succedono a volte in una strofa sola, attraverso cambi di registro da togliere il fiato.

Nel 1984 “Forbidden Colours” sarà registrata per la seconda volta e rilasciata come lato B del singolo “Red Guitar”, tratto dal disco d'esordio di Sylvian, “Brilliant Trees”, per venire poi inserita come bonus track sul successivo album-capolavoro dello stesso artista inglese “Secrets Of The Beehive”. Ma nasceranno anche altre re-interpretazioni (ad opera di entrambi gli autori), sia strumentali (intitolate “Merry Christmas, Mr. Lawrence”) sia cantate, inclusa una versione orchestrale cantata da Sylvian e contenuta nell'album di Sakamoto “Cinemage”. Non mancheranno anche le cover, incluso perfino un adattamento per videogioco (International Karate).
Nessuno, però, riuscirà mai a carpire il segreto del brano. Forse perché di quei “colori proibiti”, in natura, non v'è mai stata traccia.

The wounds on your hands never seem to heal
I thought all I needed was to believe

Here am I, a lifetime away from you

The blood of Christ, or the beat of my heart
My love wears forbidden colours
My life believes

Senseless years thunder by

Millions are willing to give their lives for you
Does nothing live on?

Learning to cope with feelings aroused in me

My hands in the soil, buried in side of myself
My love wears forbidden colours
My life believes in you once again

I'll go walking in circles

While doubting the very ground beneath me
Trying to show unquestioning faith in everything
Here am I, a lifetime away from you
The blood of Christ, or a change of heart

My love wears forbidden colours

My life believes
My love wears forbidden colours
My life believes in you once again