Mercury Rev

Frittering

Mercury Rev - Frittering
(1991 - inclusa nell'album "Yerself Is Steam", Columbia, 1991)



Il revival della psichedelia, questo conosciuto. Il trapasso tra decennio 80 e decennio 90 è stato il fulgore di una tendenza tra le più fortunate della musica rock. Che si tratti dei prosiegui dei suoi massimi esponenti o delle correnti più in voga, dallo shoegaze allo slowcore, o di nuove leve, dalle più superficiali alle più originali, la neo-psichedelia rimane uno dei campi arati dell’underground fino ai giorni nostri (e non per niente parlare ancora di underground suona terribilmente demodé).
E, se uno dei comun denominatori di questo calderone è l’associazione, o la discrepanza, o forse pure una schizofrenia, tra melodia cantabile e rumore acido, uno dei suoi fulcri è rappresentato dai Mercury Rev. La splendida parabola dei newyorkesi è incarnata, agli esordi, da un complesso dalle membra ampie, forse anche una sorta di piccola comune hippy fuori tempo massimo: David Baker, Jon Donahue, Sean “Grasshopper” Mackowiak, Susanne Thorpe, Dave Fridmann, Jimy Chambers.

Questo nucleo registra, all’incirca all’inizio dei 90, uno dei capisaldi della neo-psichedelia mondiale, “Yerself Is Steam”, il suo album di debutto, ineguagliato per portamento, intuizioni, spettro di emozioni, e - ultimo ma non ultimo - suono. La voluttuosa, eterna cantata allucinogena “Frittering” ne è brano-cardine. Artisticamente parlando, “Frittering” ha meno possanza e meno esperimenti avventurosi rispetto ad altri episodi del disco in questione, dalla fiaba caotica di “Chasing A Bee”, al quadretto surrealista di “Blue And Black”, all'uragano danzante di “Sweet Oddysee”, allo scuoiato lattice di “Very Sleepy Rivers”. A dirla tutta manca anche il glorioso flauto post-hippy di Thorpe. Ma, al pari e forse meglio di questi, questa canzone simboleggia la perfezione estetica dell’album, del primo trascorso della band, e, volendo, anche dell’intero movimento di appartenenza, amici-rivali Flaming Lips inclusi.
Quella di “Frittering” è in tutto e per tutto una visione. Il meraviglioso strimpellio rapisce all’istante; la tensione celestiale che, ancor più repentinamente, si traveste di distorsione e organo ribollenti è un altro colpo al cuore di portata Pink Floyd-iana e Doors-iana. Se la psichedelia si nutre di stilemi indiani, qui c’è la loro originale idea di mantra, scodellata con la massima naturalezza dalla trance irreale di Baker e il suo continuo, inebetito “I’ve Seen You” ripetuto ad libitum.

Questa canzone è anche un apogeo della dilatazione, non solo nel tempo ponderoso, sospinto da gloriose sincopi che forse nemmeno le migliori ballate di Neil Young possono vantare, ma anche nell’ampliare il respiro di una canzone pop fino a spingersi quasi al monumento sinfonico, e al contempo senza mai eccedere. Quando arriva il canonico bridge, l’unica variazione di tonalità, in questo rosario di solenne vertigine, è comunque soltanto una scusa per far eruttare la distorsione, per lanciarla nell’esplorazione di magmi stellari e saliscendi di dimensioni parallele, in un flusso tra i più sballanti mai concepiti.
E quando la canzone torna in sé, anch’essa frastornata da suonare leggermente dissonante, c’è sempre il canto di Baker a salmodiare nuovamente le stesse parole con lo stesso identico registro. La visione del fiume Reno che porta via un pezzo di ghiaccio, simbolo di un amore finito, parla di tempo ed è cantata imitando il tempo stesso: ripetendo, ancora e ancora, la formula, come un amuleto, come una fitta autistica, come un martirio volto all’estasi, come una preghiera cosmica. Un assaggio d'eternità.

I've seen you eat away
slow as a glacier makes its way down to the Rhine
I've seen you chisel away
slow as a glacier makes its way down to the Rhine

And you wonder why I leave so soon
How I get so high sink to the bottom of your room

I've seen you fritter away
Slow as a glacier makes its way down to the Rhine
I've seen you whittle away
Slow as a glacier makes its way down to the spine

And you wonder why I leave so soon
How I get so high sink to the bottom of your room

I wonder why I stay
Slow as a glacier makes its way down to the Rhine
I've seen you eat away
Slow as a glacier makes its way down to the Rhine

I wonder what to do
Slow as a glacier takes to move on through the world

And you wonder why I leave so soon
How I get so high sink to the bottom of your room

And you wonder why I leave so soon
How I get so high sink to the bottom of your room

I've seen you chisel away
Hammer in place always in time
I've seen you chisel away
Slow as a glacier makes its way down to the Rhine

And you wonder why I leave so soon
How I get so high sink to the bottom of your room