Netflix: The Playlist

La storia di Spotify attraverso la serie svedese

Ormai Spotify è diventato il più diffuso strumento di fruizione musicale. Ma com’è nata la piattaforma streaming più famosa al mondo? La sua storia - dall'ideazione ad opera degli svedesi Daniel Ek e Martin Lorentzon fino ai giorni nostri - è raccontata in questa miniserie in sei episodi, disponibile su Netflix.
Ispirata dal libro di Sven Carlsson e Jonas Leijonhufvud “Spotify Untold”, la serie di Netflix Svezia racconta la storia romanzata di Spotify, a partire dalla fondazione, ad opera di Daniel Ek e Martin Lorentzon, fino ai nostri giorni, in cui la piattaforma streaming ha ormai e profondamente e definitivamente mutato le modalità di fruizione della musica da parte dell’intera società.
Chi legge queste pagine o altre dedicate all’approfondimento musicale non potrà che concordare sulla portata rivoluzionaria della piattaforma. Per moltissimi ascoltatori compulsivi, collezionisti o semplici appassionati, la nascita di Spotify segna un prima e un dopo. Anche gran parte degli irriducibili del formato fisico non potrà non ammettere l’utilità della piattaforma per vagliare la musica nuova in attesa di decidere se acquistarla o meno in cd o vinile. Il sogno di Daniel Ek, ovvero quello di avere la discografia globale e storica a portata di un click, è difatti quello di qualsiasi appassionato che si rispetti. Al di là dei suoi meriti o meno, la visione di “The Playlist” permette agli appassionati di musica di conoscere nascita e sviluppo degli aspetti più importanti dietro il mezzo principale che utilizzano per i propri ascolti.

 

Così come il capolavoro di David Fincher su Facebook, “The Social Network” del 2009”, anche “The Playlist”, producendosi probabilmente in una citazione, prende il titolo dall’oggetto, dallo strumento della rivoluzione trattata. Purtroppo le assonanze, se non negli intenti degli autori, Christian Spurrier, Sofie Forsman e Tove Forsman, finiscono qui. “The Playlist” è certamente una visione piacevole e anche molto riuscita quando si tratta di raccontare l’ideazione e la messa in atto della rivoluzione della piattaforma di Daniel Ek, ma fallisce completamente quando cerca di graffiare, di denunciare, di scavare a fondo nelle contraddizioni etiche del progetto.
Laddove “The Social Network” è un’opera spietata, mai assolutoria, che colpisce l’intera società attraverso il bersaglio Mark Zuckerberg, “The Playlist” si scopre eccessivamente retorica e loffia proprio quando decide di sollevare dubbi su Daniel Ek e sulla sua creatura, rimanendo però sostanzialmente indecisa su quale posizione assumere. Questo accade anzitutto quando la serie tira in ballo, svelando anche il dissenso del team di sviluppatori, il repentino cambio di rotta di Spotify da servizio streaming nato per la fruizione gratuita di musica a piattaforma (almeno in parte) a pagamento, facendo però poi apparire quasi naturale la mutazione di Ek da alternativa ai pirati delle piattaforme torrent a socio delle case discografiche.
Accade però soprattutto nell’ultimo, stucchevole episodio. Un “The Artist” che cerca di mettere alla gogna Ek e i suoi soci per l’annosa questione dei risibili introiti destinati agli artisti presenti su Spotify, portandoli al cospetto del senato americano per un’interrogazione e mostrando le vibranti proteste degli artisti incapaci di sbarcare il lunario, ma che pone fine alla serie con un tono incerto e vagamente assolutorio. La volontà degli sceneggiatori di mostrare anche il lato politico e controverso della vicenda Spotify non vanta, dunque, il supporto di una discreta dose di coraggio o di una posizione sufficientemente chiara e netta.

La serie funziona molto bene, invece, quando si tratta di raccontare la storia di Spotify, dalla sua ideazione allo sviluppo, dalla diffidenza iniziale verso la piattaforma da parte delle case discografiche al suo trionfo globale. Attraverso una struttura forse un po’ prevedibile, che vede dedicare ciascun episodio a un personaggio e quindi ripercorrere da diverse prospettive la stessa linea temporale, “The Playlist” esamina ciascun aspetto che ha reso possibile il successo della piattaforma.
Dopo il primo episodio, inevitabilmente incentrato sulla figura di Daniel Ek (Edvin Endre), che funge da panoramica generale sulla storia di Spotify, la serie ci presenta un’interessante girandola di personaggi, più o meno romanzati, intenti a raccontarci la loro versione dei fatti. Il racconto procede attraverso un ritmo brioso, senza mai cedere a uno sterile didascalismo.
Attraverso la figura del Ceo di Sony Svezia, Per Sundin, scopriremo il volto delle case discografiche piegate dalla pirateria e costrette a centinaia di licenziamenti, mentre attraverso quello di Bobbie (Janice Kavander), di contro, si rivelerà quello degli artisti, sottomessi a queste ultime, tanto prima quanto dopo l’avvento di Spotify.
Sono però Petra Hansson (Gizem Erdogan) e Andreas Ehn (Joel Lutzow) a offrire le prospettive più interessanti; la prima, una legale, attraverso le ardite negoziazioni su diritti e introiti tra Spotify e case discografiche e il secondo mediante le sue invenzioni digitali per creare, insieme alla sua nutrita crew di nerd e programmatori, la piattaforma streaming perfetta.

 

I sei episodi di “The Playlist” non differiscono soltanto nelle tematiche trattate, ma anche negli stili adottati, creando in questo modo davvero un effetto compilation, che conferisce ulteriore valenza al titolo della serie. La Petra Hansson della bravissima Gizem Erdogan (ben nota ai fan di altre serie svedesi come “Califfato” e “Amore e anarchia”) sarà dunque la protagonista di un episodio a base legale logorroico e concitato come uno script di Sorkin; mentre lo spontaneo cofondatore di Spotify, il Martin Lorentzon di Christian Hillborg, si racconterà in radio come in un onesto e sboccato podcast.
È altrettanto variegata, dacché segue i gusti personali dei vari personaggi, la colonna sonora. Pur non essendo particolarmente originale nelle sue scelte, la playlist di “The Playlist” (mi si perdoni l’orribile gioco di parole) ben accentua i vari momenti topici della serie e le emozioni che tirano in ballo spaziando agilmente da Aretha Franklin ai Royksopp, da Avicii agli Earth, Wind And Fire, dagli Psychedelic Furs ai Daft Punk e così via.

 

Al netto delle falle retoriche citate in apertura, “The Playlist” è una miniserie solida, di buon intrattenimento e anche ricca di informazioni, tratta com’è da un libro basato su migliaia di interviste ad addetti ai lavori di Spotify. Un buon bignamino audiovisivo sulla storia dell’invenzione dell’era digitale che ha cambiato il mercato musicale e la fruizione della musica dell’intera società, oltre che l’ennesima prova della qualità di uno dei migliori distaccamenti di Netflix, quello svedese.

Discografia

Pietra miliare
Consigliato da OR