Magic Lantern - Sun Araw - Super Minerals

Magic Lantern - Sun Araw - Super Minerals

Oltre la psichedelia

Dal rock psichedelico dei californiani Magic Lantern, nel solco tracciato dal lessico dell'acid-rock degli anni 60 e 70, all'ambient subacqueo dei Super Minerals passando per la drone music "ipnagogica" dei Sun Araw: cronaca di un viaggio senza ritorno

di Antonio Ciarletta

I bagliori allucinatori della Lanterna Magica

I Magic Lantern nascono a Long Beach nella seconda metà del decennio. Ne fanno inizialmente parte i chitarristi Cameron Stallones e William Giacchi, successivamente coadiuvati dal bassista Gavin Fort, dal tastierista/percussionista Phil French e dal batterista Chip Knechtel. Sin dalle prime esibizioni dal vivo la band californiana dimostra di avere le idee chiare sulla strada da intraprendere: concepire il suono come un viaggio psichedelico, nel solco tracciato dal lessico dell'acid rock degli anni 60 e 70. Ne dà conferma l'approccio al processo di composizione, imperniato su dinamiche improvvisative che nella maggior parte dei casi ruotano intorno a (o principiano da) un semplice riff di chitarra, stravolto, reinventato, arrangiato in modo libero, seguendo il mood del momento.

Quando ascoltai per la prima volta i Magic Lantern il cervello elaborò un'associazione mentale abbastanza ovvia a posteriori, ma che in quel frangente mi parve fuori luogo. Ecco, mentre scorreva "Feasting On Energy" - dal loro bel disco di debutto High Beams - mi venne di pensare ai Cold Sun, oscura formazione della scena psichedelica texana di fine anni 60, autrice di un vinile di culto intitolato "Dark Shadows", pubblicato postumo nel 1989. A proposito, se capita procuratevelo senza esitare perché si tratta di un lavoro che per qualità complessiva ed estasi allucinatoria non ha nulla da invidiare a capolavori come "Power Plant" dei Golden Dawn ed "Easter Everywhere" dei 13th Floor Elevators.
Tornando all'associazione mentale di cui sopra, la formazione guidata da Stallones e Giacchi mi ha dato immediatamente l'idea del tipico oggetto misterioso - come per l'appunto i Cold Sun - nonostante abbia goduto sin dagli esordi di una visibilità non trascurabile negli ambienti dell'underground californiano. Un culto quindi, per almeno un paio di buoni motivi: per le copertine, certo non propriamente psichedeliche, eppure dotate di una straniante visionarietà. Ma soprattutto per il suono, che non cerca mediazioni con le freakerie dell'ultimo decennio, riallacciandosi in maniera diretta alla psichedelica della golden age. Sia a quella americana, texana e della West Coast, sia, in misura minore, a quella krauta, miscelate incestuosamente in un impasto acido come pochi altri negli anni 00.
Certo, i Magic Lantern hanno partorito un paio di formazioni che al contrario sembrano indossare livree maggiormente alla moda, ma su questo torneremo dopo.

Se i Magic Lantern trovano ispirazione nella musica psichedelica classica, è tuttavia nell'approccio il potenziale deviante di questo suono, come confermano in qualche modo gli stessi Stallones e Giacchi nella scelta dei loto dischi preferiti, tra i quali figurano, "Ege Bamyasi" dei Can, "Hapmoniym I-V" dei Magical Power Mako, "Safe As Milk" di Captain Beefheart & The Magic Band e l'omonimo dei Pärson Sound. Senza contare la venerazione di Stallones per "Permanent Green Light" e "Radar Eyes" dei Godz (entrambe contenute in "Godz 2"). Così, per uno strano gioco di specchi, a tratti la musica della band californiana si regge su strutture ripetitive alienanti, presumibilmente mutuate da formazioni come Loop e Spacemen 3, o più probabilmente figlie dei medesimi retaggi. Se a ciò si aggiunge la predilezione per le suite progressive, insomma, appare chiaro come il suono dei Magic Lantern non sia certo di facile lettura, come a prima vista lascerebbe intendere la cortina allucinogena che l'avvolge.

Dopo un'intensa attività dal vivo tenuta nei dintorni di Long Beach, i Magic Lantern debuttano nel 2007 con la cassettina At The Mountains Of Madness, pubblicata dalla mai troppo celebrata Not Not Fun. A creare il caso, seppur all'interno di una nicchia ben delimitata, è la lunga suite omonima che si trascina per quasi 15 minuti in una voragine di trance massacrante. In un vortice turbinoso di feedback allucinanti, ritmi meccanici e ghirigori etnici vengono sintetizzati Faust, Loop e gli Ash Ra Tempel motoristici di "Amboss". E pensare che un pezzo così complesso e multisfaccettato fu composto quasi per gioco dal solo William Giacchi nella propria cameretta prim'ancora dell'esistenza della band.

Il 2008 vede l'uscita di due vinile: High Beams su Not Not Fun e Magic Lantern su Woodist.

High Beams continua il discorso cominciato con At The Mountains Of Madness. La suite iniziale ("Deathshead Hawkmoth") ne ricalca la grammatica pur rallentando di parecchio i ritmi. Qui le scansioni marziali della batteria conferiscono all'incedere un‘impronta minimalista, mentre le chitarre s'inerpicano in progressioni serrate di accordi e in assalti psicotici, creando una matassa intricata che si arresta appena un passo prima di sfociare nello stoner rock. "Vampires In Heat" segue il medesimo canovaccio. Le chitarre intessono un tappeto di distorsioni celestiali, mentre la batteria riporta il suono sulla terra scandendo ritmiche funeree: come se la trance sfrangiata dei Popol Vuh venisse fagocitata dal blues cadaverico degli Earthless.

Uscito qualche mese dopo, il vinile Magic Lantern contiene quasi del tutto materiale già pubblicato in precedenza, tra cui le due composizioni contenute nella cassetta At The Mountains Of Madness. A questo punto la band arresta la propria attività. Stallones parte per la tangente dando vita al progetto Sun Araw. Phil French e William Giacchi fanno altrettanto battezzando la creatura Super Minerals.

A fine 2009 i Magic Lantern preannunciano l'uscita di un nuovo disco su Not Not Fun, pubblicato dall'etichetta americana a inizio aprile 2010 . Si chiama Platoon e si dice in giro potrebbe essere l'ultimo.
Platoon
sposta verso Hendrix e i Funkadelic l'asse del suono, che al contempo perde quella caratterizzazione krauta che aveva contraddistinto le uscite precedenti. Le monumentali "Dark Cicadas" e "Friendship - poste in apertura e chiusura del disco - si dispiegano lascive come serpenti in amore in una serie prolungata di deraglianti assolo chitarrisitici, mentre sono nuovamente le ritmiche a conferire all'incedere una compostezza minimale, evitando la deriva verso il puro e semplice revival. I funk visionari "Planar Sonar" e "On The Dime" completano il quadro di un disco potente per quanto meno vario dei precedenti.

Soli accecanti e spiagge radioattive


Sun ArawChe Stallones fosse in fissa con la musica psichedelica lo si era ampiamente capito. Con il progetto Sun Araw ne fornisce un'interpretazione modernista, senza ombra di dubbio influenzata da quanto si ascolta in giro in questi anni. Non è un caso che l'evoluzione del suono abbia seguito traiettorie trendiste, se si considera che la drone music di The Phynx ha progressivamente virato verso lidi ipnagogici nei successivi Beach Head e Heavy Deeds soprattutto. Certo non si tratta di hypnagogic pop tout coort, almeno non nella forma codificata da David Keenan, tuttavia nel suono letargico degli ultimi Sun Araw si scorge quel medesimo senso di ricordo per un tempo andato.
Comunque sia, l'esordio non fa prigionieri né si lascia ingabbiare in quell'estetica della rimembranza che caratterizzerà le uscite successive. Anzi, le quattro tracce allucinate di The Phynx rimandano al suono di formazioni come GHQ e Starving Weirdos, quando non addirittura alla trance ipnotica di Spacemen 3 e persino Skullflower. Una traccia come"Hive Burner" dà sfoggio della visione retromodernista di Stalloines, situandosi a metà strada tra il rock psichedelico inglese degli anni 90 e la trance minimalista dei seventies, insomma, come se i Loop coverizzassero Terry Riley.

Per chi vi scrive The Phynx merita di essere annoverato tra i migliori dischi di drone music degli anni 00. A partire da Beach Head fino ad arrivare all'ultimo On Patrol, il suono dei Sun Araw devia verso i territori di una psichedelica più liquida e squassata. Il sole si è liquefatto, il magma incandescente cola sulle spiagge arroventate, accompagnato da venti caldi e radioattivi. Avete presente la copertina di "Ravvivando" dei Faust? Il rossastro malato e alieno che incancrena quello scenario da discarica post-atomica? Ecco, il suono di Beach Head è pregno delle medesime suggestioni. Il teatro del fallout si sposta sulla spiaggia, dove vagano senza meta farfalle fiammeggianti, bambini inebetiti con le pelli cadenti, locuste ronzanti pronte ad avventarsi su un qualsiasi simulacro di essere vivente. Allora, non si fa fatica a comprendere che il suono ottimistico, addirittura solare, di Heavy Deeds e dell'ultimo On Patrol, in realtà, esprime la rassegnazione di un mondo destinato all'estinzione. E i passanti vagano con il sorriso sulle labbra mentre il sole radioattivo ne ustiona le carni.

L'insolazione gioca brutti scherzi alla psiche già fortemente provata di questa civiltà alticcia: nascono così le fervide e lussurreggianti visioni "antiche" di Ancient Romans, doppio LP di scottanti suite mantriche appena rinfrescate dall'ombra dei pantheon, culminanti nel delirio techno di "Impluvium", mentre con Inner Treaty (2012) il sogno si astrae ulteriormente in una (sur)realtà più asciutta e in free form.
Dischi che chiariscono ormai definitivamente come Stallones comunichi ormai in un linguaggio tutto suo, comprenderlo è quasi impossibile, se prima non si sciolgono le briglie della psiche e non si scoperchia l’eccitante vaso di Pandora dell’irrazionalità.


Tra alghe, melme aliene e mostri marini; il suono subacqueo (e fangoso) dei Super Minerals


Se in superficie il fallout dei Sun Araw divora lentamente ogni singola testimonianza di vita, sott'acqua le cose sembrano procedere con maggiore lentezza. Il suono forgiato dai Super Minerals - Phil French e William Giacchi - pare la colonna sonora di un viaggio subacqueo realizzato su di un k-19 russo.
In un disco come The Pelagics si ha la sensazione di un ambiente insicuro e contaminato. All'esterno l'acqua torbida e pregna di rifiuti inorganici rende l'incedere faticoso, mentre echi minacciosi di creature mutanti si odono alla distanza. E il senso di precarietà sollecitato dalla visione della ruggine che alberga nelle giunture si combina con l'orrore di squali e piovre giganti.

Così descrivevamo il suono dei Super Minerals a  proposito di Multitudes dell'anno passato: "Quella dei Super Minerals è per l'appunto una sorta di dark-ambient da sottoscala, in un suono che somiglia per atmosfere a ciò che usciva su Cold Meat Industry negli anni 90, ma completamento sfigurato, abbruttito, inespressivo. Insomma, una sorta di ambient music per internati all'ultimo stadio di autismo molesto. Detto ciò, l'ascolto di 'Multitudes' necessita pazienza e dedizione (non provate neanche a metterla in sottofondo) perché tra quei bordoni sonnambuli e smorti bisogna entrarci a forza. Una volta inteso da che parte si va a parare, capirete che questi fanno sul serio, per cui non meravigliatevi se nella vostra mente si materializzeranno i vostri peggiori incubi".

Tra cassette, cd-r e dischi ufficiali, sono sette sinora gli album pubblicati dai Super Minerals, e sembrano l'uno la continuazione dell'altro. Non c'è stacco né evoluzione (o involuzione), solamente una marea nera e densa, che è poi la materia di cui sono fatti i nostri incubi, quelli che non riusciamo a ricordare al risveglio.

Contributi di Roberto Rizzo.

Magic Lantern - Sun Araw - Super Minerals

Discografia

MAGIC LANTERN

At The Mountains Of Madness (Not Not Fun, 2007)

High Beams(Not Not Fun, 2008)

Magic Lantern(Woodist, 2008)

Showstopper (Not Not Fun, 2010)

Platoon (Not Not Fun, 2010)

SUN ARAW

The Phynx(Not Not Fun, 2008)

Beach Head(Not Not Fun, 2008)

Geveva Hits (Metal Groove Records, 2009)

HeavyDeeds(Not Not Fun, 2009)

In Orbit (Stunned, 2009)

On Patrol (Not Not Fun, 2010)

Ancient Romans (Not Not Fun, 2011)
The Inner Treaty (Sun Ark, 2012)

SUPER MINERALS

Digitalis Bonus (Gigitalis, 2008)

The Piss (Dnt Records, 2008)

The Pelagics (Stunned, 2008)

The Vooh (Offices Of Moore & Moore, 2008)

Clusters (Stunned, 2009)

The Gooh (Housecraft Recordings 2009)

Multitudes (Digitalis, 2009)

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