Mission

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Nel giardino delle delizie dark

Pomposi e barocchi, gotici e decadenti, i Mission di Wayne Hussey hanno saputo per qualche anno riportare alla luce lo spirito inquieto del dark-rock. Tra atmosfere lugubri, danze macabre e melodie struggenti

di Claudio Fabretti

Nati dalle ceneri dei Sisters Of Mercy (da cui provengono sia il bassista Craig Adams sia il cantante Wayne Hussey, quest'ultimo anche nei Dead Or Alive), i Mission rappresentano l’ala più decadente e melodrammatica del dark-rock. Coniugando atmosfere lugubri, nel più classico stile di Siouxsie, Joy Division e Sisters of Mercy, e melodie delicate, nel solco della new wave raffinata di Echo And The Bunnymen e New Order, Hussey e compagni sono riusciti per qualche tempo a riesumare davvero lo spirito inquieto degli anni d’oro della musica dark.

I Mission nascono nel 1986 come un quartetto: a Hussey e Adams si uniscono infatti Simon Hinkler (ex Artery) e Mick Brown (ex Red Lorry Yellow Lorry). La band si situa all'interno del movimento "grebo" (neo-hippy) e si impone subito all’attenzione generale con una manciata di singoli d’alta classe: la sontuosa “Garden Of Delight”, impreziosita da un arrangiamento di violino, violoncello e pianoforte classicheggianti, l’ammaliante “Stay With Me” e la struggente “Wasteland”. Questi brani, insieme alle “danze macabre” di “Sacrilege”, “Dance On Glass” e “And The Dance Goes On”, animano l’ottimo album d’esordio God's Own Medicine (la "medicina" del titolo è un termine slang per indicare la morfina). A dare risalto alla musica dei Mission, sono arrangiamenti pomposi e barocchi, atmosfere cupe e tese, melodie dal sapore decadente e il timbro profondo di Hussey, in bilico tra il Bowie più teatrale e il Bono Vox più disperato. Grazie al successo dell'album, Hussey e compagni girano il mondo in tournée, proponendo anche cover "oscure" di classici rock di Patti Smith, Neil Young e Beatles.

L’ispirazione comincia a venir meno, però, in Children (1988): troppi brani sembrano la copia sbiadita di quelli del disco precedente, anche se “Beyond The Pale” e “Tower Of Strength” riescono ancora nel miracolo di riportare in vita lo spirito stregonesco di Siouxsie al tempo del synth-pop.

Più soffice e delicato, Carved In Sand riesce a sfoggiare ballate romantiche di razza, come “Amelia”, “Butterfly On A Wheel” e "Into The Blue", oltre alla ritrovata grinta di “Deliverance”. Con Masque, invece, i Mission ripiegano su un dance-rock banale e monocorde, che si risveglia solo nell’elettrizzante “Spider and the Fly”. Il successivo Neverland (1995), in bilico tra grandguignol di maniera e hardcore barocco nello stile dei Led Zeppelin più triviali (“Raising Cain”, “Sway”, "Daddy's Going To Heaven Now"), servirà se non altro a convincere Hussey e soci che l’ispirazione degli esordi è definitivamente tramontata.

Per i Mission sembra finita ma dopo anni di silenzio, interrotti solo da qualche sporadica reunion in concerto e dalla pubblicazione di un paio di antologie, Wayne Hussey e compagni ritornano a sorpresa nel 2001 con AurA, mixato da Dave Allen (Cure, Sisters of Mercy) e Steve Power (Robbie Williams). “Siamo tornati insieme solo per un tour, e ci è piaciuto – racconta Hussey -. E’ andata così bene che abbiamo fatto un disco. Avevamo solo una canzone, il resto lo abbiamo costruito pezzo per pezzo, assemblando tutto. Ho uno studio in California, è da lì che ho finito il lavoro.
Dal punto di vista del suono, le chitarre sono state usate molto di più rispetto ai dischi che abbiamo pubblicato negli anni 90”. Nel frattempo, alcuni loro brani sono stati remixati da Youth dei Killing Joke, mentre la scena dark ha cambiato completamente volto: “E’ diventata molto più internazionale – spiega Hussey - Durante gli anni 80 era diventato un fenomeno affascinante e molto seguito, soprattutto in Gran Bretagna, e gruppi come noi o i Sisters e altri raggiungevano i primi posti nelle classifiche. Poi, passato il momento di notorietà, è tornato ad essere underground. Adesso è diventato molto globale, solo l’anno scorso abbiamo suonato in Sudafrica, Cile, Argentina, Brasile, Messico, Stati Uniti, Grecia… un po’ in tutto il mondo. L’audience che viene a vederce i nostri concerti è soprattutto composta di dark, ma ho sempre pensato ai Mission come a una rock band sostanzialmente tradizionale”.
Dall’album è tratto il singolo “Evangeline” (il primo per i Mission negli ultimi sei anni). Ma l’impressione, come nel caso degli ultimi Bauhaus, è che più di una resurrezione si tratti solo di una improvvida riesumazione.

L'undicesimo lavoro dei Mission, Another Fall From Grace (2016), è ancora una volta nel segno del gothic-rock.
L'incipit è affidato alla chitarra languida della title track, un brano dark-rock dal flavour ottantiano e, date le premesse, non c'è da stupirsi. L'impressione di déjà vu, ma forse è più corretto dire di familiarità, prosegue nella successiva "Met-Amor-phosis", che vede quale guest-vocalist Ville Valo degli H.I.M. (il parterre di "invitati" è illustre, come si conviene a un ospite di peso; ci sono anche Gary Numan e Martin Gore).
È sempre attento alla melodia il rock virato nero dei Mission, e il Romanticismo ne è la principale cifra stilistica; il nuovo lavoro non fa eccezione e le sue dodici tracce ben rappresentano il loro elegante approccio alla musica oscura ("Can't See The Ocean For The Rain", la ballad "Never's Longer Than Forever", "Jade").
Un solido "disco di genere" per la band di Wayne Hussey, per l'occasione affiancato da ospiti illustri quali Ville Valo, Gary Numan e Martin Gore.

Contributi di Lorenzo Pagani ("Another Fall From Grace")

Mission

Discografia

God's Own Medicine (Mercury, 1986)

7

Children (Mercury, 1988)

6

Carved In Sand (Mercury, 1990)

6,5

Masque (Mercury, 1992)

5

Neverland (Neverland, 1995)

4

Resurrection (anthology, Cleopatra, 1999)

Everafter (anthology, Receiver, 2000)

7,5

AurA (SPV, 2001)

God Is A Bullet (Cooking Vinyl, 2007)
The Brightest Light (The End, 2013)
Another Fall From Grace (Eyes Wide Shut, 2016)
6,5
Pietra miliare
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