Deca

Deca - Partiture per orchestra aliena

Deca è uno dei più eclettici compositori di colonne sonore virtuali e soprattutto uno dei più abili e quotati creatori di suoni; spesso relegato a una posizione di nicchia, è un autorevole - per quanto poco accreditato - esponente della scena d'avanguardia europea

di Fabiano Balinesi

Federico De Caroli, in arte Deca, ha usato la sperimentazione come porta per accedere a un'evoluzione stilistica in continuo divenire e non come obiettivo fine a se stesso. Grande evocatore di suggestioni oniriche, è partito dalla lezione della scuola cosmica per arrivare a una personale alchimia di tradizione e innovazione, che innesta i paradigmi del suono artificiale su quello naturale e attinge a vari generi senza legarsi a nessuno in particolare.

Da quasi un ventennio protagonista della scena elettronica e industriale, non ha mai goduto di grande notorietà a causa dell'estrema vastità e varietà delle sue produzioni e di scelte editoriali prive di compromessi, che hanno reso la distribuzione dei suoi dischi prevalentemente mirata ad appassionati e collezionisti.

Deca, tuttavia, è diventato un personaggio di riferimento per altri musicisti e uno dei più stimati creatori di suoni in circolazione, capace di realizzare interi album utilizzando un solo strumento o di elaborare decine di timbri partendo da un solo rumore. Rappresenta una figura eclettica di musicista che ha spaziato con personale originalità dall'elettronica più pura al minimalismo pianistico, senza mai cedere alla tentazione di seguire le mode e rinnovandosi continuamente, seguendo un percorso inverso a quello di altri artisti. Percorso che lo ha portato cioè da esordi tutto sommato prevedibili (musica descrittiva, ambientale, techno-pop) a concept-album sperimentali ermetici e complessi.

Oltre ad aver pubblicato una decina di album ufficiali, Deca ha firmato numerosi progetti collaterali, accostando la sua esperienza di compositore al teatro, al cinema, all'arte multimediale, al balletto, e mettendo a frutto in modo concreto le sue ricerche sulla contaminazione tra i generi. Autore di vari racconti, raccolte di versi e cortometraggi, ha imperniato il suo stile narrativo sulla Distorsione Onirica, sorta di manifesto filosofico che da oltre un decennio coinvolge un nutrito gruppo di artisti.

Nato nel 1964, diplomato in pianoforte e laureato in lettere moderne, Federico De Caroli pubblica i suoi primi lavori amatoriali all'inizio degli anni 80, adottando lo pseudonimo Deca e compiendo il primo approccio con il suono elettronico su un sintetizzatore analogico polifonico. La matrice classica e pianistica sembra preponderare anche nell'uso del sequencer, che tesse trame armoniche innestando sensazioni barocche su sonorità tipicamente sintetiche. Forte è l'influenza di musicisti come Jean-Michel Jarre e Tangerine Dream, ma anche Kraftwerk, Rockets e Vangelis.

Da queste registrazioni si sviluppa il suo primo vero album (Alkaid del 1986), pubblicato da una piccola etichetta e ispirato a un racconto di fantascienza da lui stesso scritto. L'orecchiabilità delle melodie e il fascino di certe atmosfere sopperiscono all'approssimazione degli arrangiamenti, che sfruttano ogni tipo di effetto elettronico per permeare di stile futuribile brani di stampo ora sinfonico, ora pop, o addirittura orientaleggiante ("Cosmo India", "Alkaid").

Contemporaneamente Deca lavora come arrangiatore e tecnico del suono presso alcuni studi di registrazione, riuscendo ad ampliare le sue esperienze nella produzione discografica e a usufruire di macchine sempre più professionali.

Nel 1987 segue l'album Synthetic Lips, coronamento del periodo più easy e delle strutture ritmico-armoniche ispirate alla scuola cosmica e alla musica tipicamente per immagini. Molti i riferimenti a Jarre e ai Tangerine Dream già a partire dai titoli dei brani ("Hydrogene", "Tangram"), che sembrano un omaggio alla stagione in cui l'elettronica da elitaria divenne fenomeno di massa. Punto di forza dell'opera, ancora una volta, le melodie eteree e malinconiche intessute su tappeti di sequencer, arpeggiatori e drum-machine.

Nel 1989 una prima svolta viene segnata dall'album Claustrophobia, manifesto cupo e minimalista di stati d'animo angosciati. L'iconografia si fa darkeggiante, la musica si asciuga di effetti sonori e mette in evidenza atmosfere ossessive e nichiliste fatte di clavicembali sintetici ("Carnal Flowers", "Liquid Animals") o di organi liturgici ("Cathedral Of Nightmares"), sorretti da ritmiche pesanti e metalliche. Sull'album anche tre brani cantati ("Inframorte", "Metamorphosis", "Private Panic"), dove la voce è uno strumento tra gli altri e recita fonemi di una lingua criptografata, il "tecnoi", inventato e codificato dallo stesso Deca. In bilico tra la new wave e il suond industriale, questo terzo disco inaugura un percorso più radicale e personale, sicuramente germinale per gli anni a venire.

Con Premonizione Humana del 1992, Deca realizza una specie di summa delle sue prime esperienze compositive: torna ad atmosfere più corpose e sinfoniche, accentua la componente concettuale, sovrappone graffianti sonorità sintetiche a sezioni d'archi e pianoforti. L'album esce solo su cd ed è forse l'unico che sia stato distribuito capillarmente e in larga tiratura.

Ma in contrapposizione a Premonizione Humana vengono realizzate anche alcune registrazioni di musica totalmente fuori da ogni schema, brani di inaudita violenza e velocità che concentrano smitragliate di suoni magmatici sparati in modo delirante e dadaista. Definita "digitrash" questa episodica invenzione viene presentata in alcune trasmissioni radiofoniche lasciando attoniti dj e pubblico.

Il 1992 è anche l'anno in cui Deca torna a fare concerti dopo una lunga pausa, con un modulo audiovisivo che andrà costantemente perfezionandosi grazie a un sistema di luci computerizzate e alla proiezione di filmati originali, computer-graphics e animazioni del fotografo Gianni Bacino.

Nei cinque anni successivi nessun album ufficiale viene dato alle stampe, ma l'attività del compositore ferve su molti fronti, e vedono la luce almeno una dozzina di lavori più o meno sperimentali che sono poi utilizzati per sonorizzare documentari, spettacoli teatrali, balletti, installazioni multimediali. Tra questi vanno sicuramente citati Mater Frequentia, Sodoma, Deceit Of Time, oltre ad alcune collaborazioni per i progetti denominati Argiope e Acanthometra e alla breve parentesi delle produzioni techno Android (quattro brani usciti su mix 12").

L'album Phantom, del 1998, rappresenta il nuovo punto d'arrivo del percorso di Deca e il risultato di quei cinque anni di variegate registrazioni. Frutto di un anno di lavoro e di travagliate sessioni di produzione, Phantom è forse il più evidente tentativo di coniugare e conciliare la sperimentazione sonora con una struttura musicale ortodossa. Orizzonti freddi e dilatati fanno da contraltare alla visione dei fantasmi che ognuno di noi si porta dentro: intriganti sequenze ritmiche si snodano su tappeti di rumori sintetici ("Extraterrestrial Part I-II"), voci aliene echeggiano tra lampi di timpani elettronici e sferzate di bizzarri strumenti a percussione ("Vision Of Faith"), organi digitali annunciano strane liturgie ("Dreams And Tears", "Extraterrestrial Part IV"). Il mondo sonoro di Deca prende corpo in un susseguirsi di quadri mentali che, tra ammiccamenti cyberpop e sinistre atmosfere tecnologiche, si conclude con la malinconica e onirica title-track "Phantoms".

Con Phantom, qualcuno comincia a parlare di neg-age, filone culturale opposto a quello della new age allora di moda. La matrice onirica ed esoterica nella narrativa musicale del compositore si accentua, le componenti introspettive si fanno metafore di una condizione più generale della specie umana. Il senso di desolazione e disillusione non appartiene più alle allegorie pseudo-fantascientifiche dei primi album, bensì al riflesso emozionale che la storia dell'evoluzione e la società proiettano sull'individuo. Non anelito a un'era prospera e migliore, dunque, ma constatazione di una realtà di fatto deteriore e alienante.

Nel 2000 viene pubblicato Electronauta, l'unica raccolta ufficiale della discografia di Deca ed è una raccolta di tracce inedite, registrate nell'arco di un decennio con uno spirito più ludico che sperimentale. Pur ispirati alla inquietante pittura biomeccanica di H.R. Giger, questi brani hanno una forte impronta ritmica con atmosfere tra il techno-pop e l'ebm, che rimandano a gruppi come Clock DVA e Front Line Assembly. Il sound torna ad avvicinarsi a quello asciutto e metallico di Claustrophobia, ma con una verve differente, che rende iridescenti e bizzarri questi dodici episodi che sembrano perfetti per un serial di fantascienza cyberpunk. Tra gli intrecci ritmici affiora talvolta una vena malinconica ("Bodances", "Biomechanic Terminal"), che stempera il senso di urgenza e vorticosità presente nella maggior parte dei brani ("Pnakotic", "Dreams Run", "Coma Flowers", "Clone Vision").

Dopo un tour di alcuni mesi incentrato sul tema dell'anoressia - che provoca accese discussioni sui quotidiani - Deca inizia a lavorare all'ambizioso progetto Simbionte, che nell'estate del 2002 vede la luce. Un album contenente mezz'ora soltanto di musica e dato alle stampe in pochissime copie, perché distribuito ufficialmente in tutto il mondo attraverso un sito internet dedicato.

Simbionte è forse la cosa più interessante e affascinante che Deca abbia mai prodotto: un affresco tenebroso e abissale che, raccontando l'estinzione di due civiltà extraterrestri, traccia una metafora dei rapporti tra gli individui. Le otto tracce dai titoli apocalittici ("Obscure Epidemy", "Alien Generator", "Enthropia", "Cryotmorphic") offrono un vastissimo campionario di elaborazioni sonore e di atmosfere degne dei romanzi di H.P. Lovecraft, tra ritmi cadenzati come pulsazioni stellari, risonanze di voci da incubo, mantra distorti, strumenti dal tintinnio demoniaco.
Simbionte si spinge dove la sperimentazione resta evidente anche nella precisa organizzazione strutturale della musica, che è musica dotata di una sua identità, ma non riconducibile ad alcuna ortodossia stilistica. In questa specie di ambient-soundtrack allucinante emergono reminescenze dei primi Current 93, dei Coil, dei Can. L'impronta personale, tuttavia, resta marcata e dona coerenza a un'opera coinvolgente sul piano immaginifico come poche altre. Merito soprattutto della straordinaria profondità dei suoni, creati filtrando e manipolando rumori d'ambiente, voci, pianoforti e percussioni nel magma intenso di un'orchestra aliena.

Dal 2002 in avanti, la lunga scia di successo e consensi ottenuta da Simbionte induce molto probabilmente Deca a rinviare la pubblicazione di un nuovo album, a cui mette mano più volte nell'arco di vari anni. L'album, ovvero Aracnis Radiarum, vedrà infatti la luce all'inizio del 2007, chiudendo un periodo di progetti extra-disciplinari (come regie teatrali e direzione artistica per produzioni video) e di nuovi approcci tecnologici sul suono vissuti all'interno dell'Atom Institute.
Aracnis Radiarum più che una sorpresa appare come una conferma, quasi un'opera postuma che tira le somme di una fase iniziata quindici anni prima e ricca di approcci musicali in continua evoluzione. Le dodici tracce del disco sembrano attingere al vasto repertorio del compositore rileggendo in chiave ancor più oscura e cosmica la sinfonicità di Premonizione Humana, certe rarefazioni di Sodoma, i pattern ritmici di Phantom. Così che chi attendeva una prosecuzione delle sensazionali sonorità di Simbionte trova invece un'opera più musicale in senso stretto, una colonna sonora visionaria fatta di alterne atmosfere, con una stupefacente qualità audio che coinvolge nell'ascolto e rende perfettamente l'idea di mondi alieni e ambienti onirici.
Tra i brani di spicco, "Time Transmitter", "Autoclone Euscorpius", "Pandinus Imperator" e "Extoid".

Accostatosi nuovamente al teatro e a forme di spettacolo multimediale tra il 2008 e il 2009, Deca torna temporaenaemente al pianoforte per una data unica nell'antico teatro settecentesco della sua città (Savona), esibendosi in una rara performance di taglio minimalista e neo-classico. Quindi mette mano alle ultime fasi di registrazione di un nuovo album, che pubblica nel settembre 2010 col titolo Automa Ashes.
Figlio del più celebrato Simbionte, ne prosegue in parte l'evoluzione portando al limite estremo l'elaborazione di fonti sonore quasi irriconoscibili, ma mescolando la matrice elettronica con partiture lievi e malinconiche, che contaminano di corde acustiche i mondi onirici e alieni a cui Deca ci ha ormai abituato. Tra gli episodi più riusciti, infatti, i brani che sovrappongono suoni famigliari al ribollire di vortici digitali: "Arcanaut Paradox", "Osmodes Enigma", "Sehsashes".
Da annotare anche la traccia finale "Ashesehsa" che riproduce simultaneamente tutte le tracce precedenti a velocità allucinante.
Più ostico nell'approccio globale e meno innovativo, riesce tuttavia a rappresentare il quadro riassuntivo di una carriera discografica lunga 25 anni che lo ha reso uno dei punti di riferimento dell'intera scena elettronica e ambient.

Tra il 2012 e il 2014 Deca si dedica alla realizzazione di un nuovo concept-album, ispirato ad un romanzo che scrive contestualmente, inframmezzando i due anni delle complesse registrazioni con una speciale raccolta di vecchi inediti. Modulectron viene pubblicato alla fine del 2013 solo su vinile 33 giri e contiene le versioni parzialmente ripulite di materiale rimasto per quasi un trentennio in archivio, su nastri fortunosamente recuperati. Elettronica minimalista a base di suoni analogici e sequencer in 12 tracce dal sapore vintage, che in parte avevano gettato i semi per la creazione dei primi album ufficiali.

Nell'ottobre 2014 vede la luce Onirodrome Apocalypse, nuovo capitolo di un'evoluzione stilistica personalissima e soprattutto di un percorso di ricerca mai sazio di sperimentazioni sul suono. Prodotto in totale autonomia, rimarcando quindi la volontà a restare "di nicchia", l'album torna a mescolare in modo più fluido musica ambient e suggestioni industrial, puntando maggiormente sulla fruibilità delle atmosfere e sintetizzando in soli 8 brani tutte le caratteristiche del suo autore. Il quale compie un lavoro certosino sulla creazione dei suoni, trasformando registrazioni vocali e ambientali in qualcosa di estremamente elettronico e integrando con pochi sintetizzatori la materia più "musicale" al resto.
Location inquietanti ed evocative sulla bella copertina completano l'opera, rendendola forse la più convincente dai tempi dell'acclamato Simbionte.

Tre anni dopo è la volta di Isole invisibili (2017), album per solo piano che mostra la vicinanza di Deca sia alla scena classica romantica sia alla musica colta (o avanguardia) del 900, attraverso quindici brani per piano solo o per due piani.
Se minimalismo c’è, non è una fredda ripetizione di pattern sovrapposti, ma un continuo coniugare melodia, romanticismo classico con ambient pianistico e colonna sonora alla Michael Nyman, una fusione con l’apparente semplicità di alcuni brani per piano di Erik Satie col minimalismo romantico di Wim Mertens.
Tutti gli elementi citati sono presenti nell’album, nell’iniziale e ipnotica “Isole invisibili”, nei toccanti fraseggi di “Strade diverse” o nella frenetica melodia romantica di “Polvere di fragole”, fino alla quasi-fuga di “Athonik”. Altrove il piano diventa lo strumento per riflessioni tristi e malinconiche (“Riflessi”, Malinconie di settembre”, “Impressioni in mi minore”). Più vicina al minimalismo di Lubomyr Melnik è la cavalcata di note di “Onde allo specchio”.
Album vario ma allo stesso tempo compatto, Isole invisibili ci conferma Deca in un ruolo non secondario della scena nazionale, alla perenne ricerca di nuove strade da percorrere.

Torna alle sue origini tra elettronica e esoterismo con Lucifero alchemico (2021). Quattro composizioni di eguale durata (undici minuti ciascuna) per un totale di quarantaquattro minuti densi di trame pianistiche, numerologia, alchimia e dark-ambient esoterico che sembra ispirarsi oltre al Lucifero del titolo a oscuri mondi lovecraftiani

Questo lungo percorso ispirato all'angelo caduto andrebbe visto come un’unica sinfonia divisa accidentalmente in quattro parti. Al suo interno è impossibile non citare le parti principali come “Solve Roticruent”, probabilmente il capolavoro dell'album, composizione variegata e inquieta, trasversale nei generi. L’inizio di synth arioso che sembrerebbe ricordare le timbriche del maestro Rafael Anton Irisarri si interrompono con un improvviso pattern di piano minimalista che si ripete continuamente. Al piano si sovrappongono ritmi elettronici che lasciano infine spazio al ritorno del primo movimento.

“Vorago Deboniana” si apre con una voragine di synth senza fine, tra sovraincisioni e mondi dark ambient che giungono al terzo movimento in un lungo assolo di basso quasi floydiano, un lungo battere su due note ripetute con misteriosi incisioni vocali. E’ un’apoteosi luciferina, una lunga caduta in un abisso nero. Poche note di piano con introducono nella title track, un respiro elettronico fa da sfondo. Lo studio di un alchimista che rievoca spiriti maligni? O semplicemente uomini liberi da dogmi imposti, alla ricerca sincera della verità? Ancora una volta gli undici minuti si dividono in movimenti, con trame minimal industrial e e lente melodie di piano su basi ambient.

Dialoghi incomprensibili irrompono in “Phosphorea Feromurd”. Nulla d'umano è presente. Solo inferi senza luce. Un consiglio, per apprezzare al meglio l'album e udire gli effetti tridimensionali, l'acquisto del cd e l'uso delle cuffie è fondamentale.

La carriera di Federico De Caroli, spesso contraddistinta da un tentativo di estraniamento dagli ascoltatori, quasi a volersi nascondere, nel 2022 sembra aprirsi maggiormente in un esplicito tentativo di comunicazione con l'esterno. Dreamtown Piano (2022) dà quindi l’idea di una fase della discografia di De Caroli, vicina magari ai recenti lavori pianistici di Roberto Cacciapaglia (anche lui passato dall'elettronica sperimentale al piano), dove la ricerca di empatia e di pura bellezza è il culmine centrale del processo di composizione. Deca si riallaccia a Isole invisibili del 2017 ma se il pirmo era caratterizzato da sonorità più secche e asciutte, Dreamtown Piano aumenta la tavolozza dei colori con suoni più variegati e corposi.

I quattrordici brani fotografano la bellezza isolata e ignorata dei pochi spazi di natura presenti nelle grigie città, come fosse una forma di resistenza contro l’invadenza della “civilizzazione”, quasi come altrettanti acquerelli di altrettante giornate di pioggia, angoli di verde o tramonti nascosti.

Da questo “nuovo” Deca emergono varie composizioni toccanti come “Dreamtown Skyline”, “Summer Solitudine”, “Homesick Land”, solo tre esempi opere caratterizzate spesso dalla semplicità, ma sempre al servizio della bellezza assoluta che si vuole descrivere. Assolutamente da vedere il video ufficiale del brano "Dreamtown Skyline".

Antimateria psichica, ventesimo album in studio del compositore savonese, riprende in pieno un percorso di musica elettronica ormai quarantennale e lo fa con un lavoro di studio maniacale dei timbri delle frequenze sonore, con un'assoluta attenzione al dettaglio della materia sonora. E’ in parte un ritorno alle origini, ma è certamente un ritorno di un musicista più maturo e consapevole, capace di scegliere accuratamente ogni singolo pattern sonoro.

Industrial e dark ambient senz’altro, ma in generale Antimateria psichica è un lavoro di appassionata ricerca sonora in cui De Caroli chiede all'ascoltatore uno sforzo supplementare per entrare faticosamente in questa trance acustica lungo i meandri della mente e del subconscio, utilizzando in parte gli strumenti e le idee dei corrieri cosmici tedeschi, nel tentativo di mettere su cd un viaggio nella mente, immensa e complessa come un intero universo. Composizioni come “Proxima Neuralis”, “Plasma Hydra” o la title track ci portano proprio dentro questa mente/universo.

A completamento dell’ideale trilogia dedicata a esoterismo ed occultismo, iniziata con Lucifero Alchemico e proseguita con Antimateria psichica arriva adesso Strategia esoterica, ventiduesima fatica discografica capace di espandere ulteriormente un lessico in costante evoluzione. Il substrato è ancora dark-ambient, i mezzi soprattutto synth analogici e tastiere trattate, ma le strutture ideate presentano combinazioni mai così variegate e aperte a convergenze spiazzanti. L’esempio migliore di tale costruzione lo si rileva nella splendida “Esoteros” con il suo vento sintetico profondamente algido, che si abbassa improvviso lasciando il campo ad un paesaggio elettronico sorprendentemente melodico, vagamente barocco, certamente di grande impatto.

 

Ugualmente evocativa risulta la giustapposizione di atmosfere industrial, modulazioni sulfuree arricchite da scie vocali inquietanti e frammenti dissonanti in “Genesi apocrifa”, vero e proprio rituale nerissimo in cui le istanze maggiormente aderenti al lessico Deca tornano a dominare su tutto. È un universo ricco e abilmente cesellato quello costruito da De Caroli, un viaggio sensoriale che spinge ad abbandonarsi ad un’alchimia sonora seducente quanto oscura.



Contributi di Valerio D'Onofrio ("Isole invisibili", "Lucifero alchemico", "Dreamtown Piano", "Antimateria Psichica") e Peppe Trotta ("Strategia esoterica")

Deca

Discografia

Alkaid (Videoradio, 1986)

Synthetic Lips (Videoradio, 1987)

Claustrophobia (Labyrinth, 1989)

Premonizione Humana (Videoradio, 1992)

Phantom (Old Europa Café, 1998)

Electronauta (Videoradio, 2000)

Simbionte (Videoradio, 2002)

Aracnis Radiarum (Videoradio, 2007)
Automa Ashes (Videoradio, 2010)
Modulectron (antologia, Synthetic Shadows, 2013)
Onirodrome Apocalypse(Atom Institute, 2014)
Isole invisibili (Platform Music, 2017)
Lucifero alchemico(Atom Institute, 2021)
Dreamtown Piano (Sonor Music Editions, 2022)

Antimateria psichica(Atom Institute, 2023)

Strategia esoterica (Atom Institute, 2024)

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