Checco

In fuga con la DeLorean

intervista di Giuliano Delli Paoli

Raggiungiamo Francesco “Checco” Draicchio della band bolognese Lo Stato Sociale, in occasione dell'uscita del suo primo Ep solista, secondo appuntamento del progetto che vede coinvolti i singoli componenti del gruppo, ciascuno alle prese con un'uscita solista ma che coinvolge comunque tutti gli altri componenti. Un'idea coraggiosa a ridosso del settantunesimo Festival di Sanremo, per una formazione tanto spavalda quanto musicalmente unita in ogni sua proposta. Una lunghissima chiacchierata, tra Delorean da accendere, l'indie-rock a stelle e strisce dei 90, sentite mancanze in epoca Covid e un distacco sincero dall'universo social.

Un disco per ciascun membro della band. All'inizio ho pensato: vuoi vedere che Lo Stato Sociale sta tirando fuori un nuovo "Zaireeka", con la differenza di mettersi ognuno in prima linea al posto degli strumenti?
"Zaireeka" dei Flaming Lips è un capolavoro musicale e di follia inarrivabile, non ci sogneremmo mai di metterci a confronto con tali maestri della “mattisia” ("voglia di correre" in dialetto bolognese, ndr), tuttavia sentivamo forte la necessità di poter esprimere tutti e cinque fino in fondo la nostra personale poetica, spuria dal compromesso che per costruzione deve esistere: se vuoi far funzionare bene un collettivo, devi trovare una direzione condivisa. La direzione condivisa e la conversazione che si instaura con il pubblico attraverso questa, talvolta, possono trasformarsi in un limite ed è con questo limite che volevamo giocare: allargare le tematiche, introdurre nuovi spunti di dialogo, nuove possibili direzioni, stessa grammatica, stesso linguaggio ma colori e forme differenti.

"La paura di fallire, all'ansia di invecchiare, di diventare padre. [...] E lavorare, lavorare, lavorare, non penso che al rumore del mare". Ascoltando questi versi, la domanda marzulliana nasce spontanea: è meglio invecchiare fuori restando giovani dentro, o ringiovanire fuori restando vecchi dentro
Per quanto mi riguarda sempre la prima. Il movimento e il cambiamento sono parti fondanti della vita dell’universo, non ci dovrebbero spaventare. A volte, però, succede che per un cambiamento sopraggiunto ci si senta inadeguati o impreparati ed è lì che dovrebbe entrare in gioco la nostra parte fluida, liquida, più elastica, giovane e curiosa: per far fronte a quello che verrà con lo spirito della scoperta, per trovare il racconto della tua vita che può funzionare in quel preciso momento, aggiungendolo e armonizzandolo con chi sei e alla tua storia.

Citi la DeLorean per "andare più in là". Ma se davvero avessi una Delorean, in che epoca andresti e perché?
Sicuramente in un futuro di happy decrescita e di consapevolezza del posto che occupiamo nel cosmo. Produrre meno, consumare meno, lavorare meglio.

Ascoltando il tuo Ep, mi tornano in mente le trovate lo-fi a stelle e strisce da consumare rigorosamente in cameretta dei 90: qualcosa a metà tra un Wavves senza skate, i Pavement in vacanza a Bologna e gli Eels incredibilmente allegri al luna park. I paralleli servono per i neofiti, si sa, ma in qualche modo sono questi i riferimenti del disco o sono fuori come un lampione?
No, anzi, ci sta di brutto. Gli anni 90 americani ma anche inizio 2000 sono stati il mio primo riferimento culturale ed è da lì che parto. In generale, mi piace molto fare commistioni, prendere le schegge e i frammenti che mi sono rimasti piantati nella testa nel corso degli anni e trovare la mia quadra, il mio disegno che connette i puntini. Per questo specifico lavoro ti aggiungo anche Odd Nosdam, Microphones, Beck e Weezer.

Immagina di incontrare un amico di infanzia, che non vedi da tanto tempo, e che non sa che sei un musicista. Ebbene, quale tuo brano gli suoneresti per introdurlo alla tua musica?
Probabilmente "Barca". Lo percepisco come il brano che ha il colore più simile a ciò che volevo dire.

"Nessuna voglia di vincere, nessun domani, niente come adesso". Cos'hai imparato in questi anni, passando dai primi concerti nei centri sociali e nei club al palco dell'Ariston? Cosa rimpiangi del primo passato e cosa butteresti via senza patemi?
Che i numeri non mi emozionano e non mi dicono niente, se non che sei bravo a fare i numeri. Mi interessano piuttosto le storie, quello che viviamo e il modo in cui lo viviamo, mi interessa passare del buon tempo costruendo qualcosa con i miei amici, contribuire in maniera significativa all’esistenza dignitosa di quelli che mi circondano. Mi interessa avere uno scopo che non sia quello di tirare a campare o quello di lavorare per lavorare, mi interessa dare un significato a quello che faccio. Trovare il racconto che funzioni per me senza sentire la necessità di buttare via niente del passato.

Chi sono i tuoi fari musicali? Potresti indicarmi una top five tutta tua, insomma i 5 dischi da isola deserta, indicandomi brevemente il perché per ogni scelta?
Compito difficilissimo. Bene: “Relationship Of Command” degli At The Drive-in: semplicemente il disco e il live che ha cambiato la mia percezione del fare musica; “Crooked Rain, Crooked Rain” dei Pavement: leggerezza, una certa vena di “deboscio”. Questo disco rappresenta la prima volta in cui ho percepito che si poteva fare rock con un’attitudine che coinvolge una certa sfera di normalità e onestà quotidiana; “Elephant Eyelash” dei Why?: quando uscì era un nuovo incredibile arcobaleno di colori mai sentiti prima ma che mi piacevano tutti; “It Was Hot We Stayed In The Water”, The Microphones: fare cose bellissime con poco. In generale tutto il giro Krecs, per l’ironia e l’onestà che buttavano dentro alle loro opere; “Ill Communication” dei Beasty Boys: rimane tutt’ora uno dei dischi più pompati nel mio impianto. E aggiungo “It’s a Wonderful Life” degli Sparklehorse: lo porto comunque, anche se non rimane posto nello zaino.

La famigerata e discussa scena indie italiana ha praticamente sbancato nel decennio scorso. Questo primo scorcio sembra invece puntare a vele spiegate verso calderoni come la trap o l'electro pop in salsa soul e dintorni, colpa forse anche di TikTok. Al di là della distinzione dei vari generi e sottogeneri, credi che ci sia un tempo per ogni genere e revival o è solo un'illusione di chi ascolta e scrive di musica?
Sì, in generale credo ci sia il periodo, il momento in cui certe sonorità spingano più di altre o quantomeno risultino più fresche e alla moda. In verità ritengo che il tempo sia l’unica unità di misura chiara per decretare quanto un disco sia entrato veramente nella vita delle persone e nell’immaginario collettivo. Importa quello che hai da dire nelle canzoni e l’attitudine che ne emerge, i vestiti te li cambi ogni stagione.

"Non sei tua madre, non sei tuo padre, non sei le cose che hai". Insomma, a quanto pare siamo dei fotoni. Roba che brucia, vibra. Com'è nata "Luce"? Ricordi quando l'hai scritta?  E qual è, infine, la canzone a cui sei più legato e perché?
A metà aprile 2020 Mirko Bertuccioli è venuto a mancare per complicazioni da Covid-19, la stessa notte ho scritto una lettera. Nel mio modo di vedere le cose ha sempre rappresentato un faro luminosissimo per quello che stava cercando di fare da anni. Unire tutto e tutti. In qualche modo, mi ero reso conto che questa componente, il fondamentale promotore di questo comune denominatore per molti artisti della scena italiana, non ci sarebbe più stato. Ho trovato consolatorio riflettere sul fatto che quell’energia che lui aveva messo in anni e anni di rapporti, concerti suonati e organizzati, festival di ogni tipo, da qualche parte alberghi ancora e continui a propagarsi attraverso quello che facciamo come fosse un’energia lasciata in eredità. Ho pensato molto al concetto di distanza e a ciò che separa quello che sono da ciò che vorrei diventare e credo che l’unica cosa possibile da fare sia andare avanti portando il fuoco di ciò che ritengo essere importante per me.

Hanno rotto di più il cazzo i social, i meme, il politically correct o le crisi di governo?
I social. Ho sempre fatto fatica e temo farò sempre fatica a conviverci come parte attiva, tuttavia il mondo e la vita si dispiegano anche attraverso questi artefatti. Invece, innescare una crisi di governo era certamente evitabile in un momento cruciale fatto di emergenza sanitaria, lavorativa, economica ed educativa. Mi sarei aspettato più responsabilità da chi ha il privilegio di governare un paese, ad ogni modo mi auguro che non tutti i mali vengano per nuocere e che la situazione venga ripresa in mano tempestivamente per far fronte alle emergenze di cui sopra.

Sanremo si avvicina. Sarà, ahinoi, un Festival diverso. Che sensazioni stai provando a pochi giorni dal Festival e cosa ti aspetti essendo la seconda volta, quella più difficile parafrasando Caparezza, e non solo?
Sanremo si avvicina. Giorni fa è stata confermata la decisione del Cts di svolgere lo spettacolo senza pubblico. Lungi da me fare il virologo di turno, però, ecco, mi sarebbe piaciuto che la questione fosse stata affrontata più nel profondo e con spirito proattivo nel tentativo di risolvere i problemi e non di arginarli ad libitum come sta succedendo, questo per dare un segnale di ripresa all’area culturale, magari proponendo delle linee guida per ripartire nel paese reale al più presto, dopodomani, e magari, anche in generale, un po’ di speranza di tornare alla vita sociale e culturale, con le dovute limitazioni e le precauzioni sanitarie del caso, ma almeno vita. Incrocio le dita.

Discografia

Checco Ep(Garrincha Dischi, 2021)7
Pietra miliare
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