Claudio Simonetti

Un brivido lungo la tastiera

intervista di Michele Savoldi

Demoni e altre creature

di Michele Savoldi

Talvolta mi capita di comporre colonne sonore per produzioni indipendenti canadesi, pellicole (consentitemi una definizione nostalgica/analogica non corrispondente al vero) di stampo thriller/horror, ispirate alla tradizione cinematografica italiana degli anni Settanta. Dunque dialogare amabilmente con un mito vivente come il Maestro Simonetti in persona è stata per me un’emozione forte accompagnata da una piacevole sorpresa: Claudio Simonetti non è un artista che, forte della sua fama e delle sue doti, crea un (comprensibile) distacco con il suo interlocutore. Al contrario, mi è sembrato di conoscerlo da tempo e il dialogo che segue non è solo una semplice chiacchierata promozionale. È un racconto di vita vissuta, il racconto di un’epoca che non esiste più ma che allo stesso tempo accompagna e allieta le vite di tantissimi fan della musica del Maestro Simonetti.

Ciao Claudio, stai sfruttando questo periodo bizzarro a livello creativo?
Eh sì, cerchiamo di lavorare in studio e fare nuove produzioni in attesa che si sblocchi tutto, anche se mi sa che sarà lunga e dura. Però è giusto avere un po’ di fiducia e ci riusciremo.

Nel 2020 è uscita la nuova edizione di “Profondo Rosso” per il 45° anniversario. L’anno precedente era uscito “The Devil Is Back” e “The Very Best Of”: cosa possiamo aspettarci dai Claudio Simonetti’s Goblin?
Sono anche usciti altri due miei album, uno è “Dèmoni”, per il suo 35° anniversario, uno special box come “Profondo Rosso” che è uscito sia come normale Lp che come box con vari gadget: addirittura in alcune versioni è uscito con la maschera originale del film!

L’ho rivisto ieri sera, era davvero estremo e visionario quel film!
Beh, è uno dei film cult di questo genere in tutto il mondo. Infatti quando noi facciamo tour e vendiamo il merchandise, una delle cose che va per la maggiore è proprio la roba legata a “Dèmoni”. Poi in questi giorni è uscito “Vendetta dal futuro” in Lp, tratto dall’omonimo film di Sergio Martino, “Hands Of Steel”, che abbiamo pubblicato in quanto molto richiesto. Sto cercando di ristampare tutte le colonne sonore di film anche meno conosciuti che però hanno un grande seguito presso il pubblico che conosce queste cose.

Ecco, in questa bizzarra epoca digitale tu ci confermi che l’approccio fisico alla musica è ancora molto importante, giusto?
Certo, è bello questo ritorno del vinile che ha portato un po’ di aria fresca e di ossigeno al moribondo mondo discografico. Meno male, dato che penso che per il cd sia finita e il vinile è una cosa bella, chi fa collezionismo non può che amare questo ritorno.

Cosa ci racconti del live in studio andato in onda il 18 di marzo?
È venuto molto bene, lo ha montato il batterista Federico Marangoni insieme a Cecilia Nappo (la bassista, ndr): abbiamo lavorato nel loro studio a Viterbo suonando dal vivo tutti i pezzi più importanti, cosa fatta anche per dare un supporto alla band visto che siamo fermi da tempo. Poi la gente potrà scaricare file audio e video per soli 10 euro, dunque per chi ama davvero queste cose e vuol dare una mano, sarà a disposizione in modo da poterlo riascoltare e rivedere. Inoltre c’è il debutto del nostro nuovo chitarrista (Bruno Previtali, ndr) che potrete vedere per la prima volta “dal vivo” in studio.

Parliamo di due generi cinematografici che hanno reso famosa l’Italia nel mondo: l’horror e i poliziotteschi
Non dimentichiamoci anche il western e i film storici, i Peplum! Gli italiani sono sempre stati molto bravi a replicare i grandi successi americani, abbiamo cominciato con il Far West e con Sergio Leone e poi i Peplum, film storici sugli antichi romani… Diciamo che sono generi che poi sono diventati “italiani”, gli Spaghetti Western così come il giallo: termine che è molto usato in America ma che viene dall’italiano, dalle copertine gialle dei volumi Mondadori. Poi c’è Dario Argento che è stato un precursore dato che ha sdoganato il thriller in Italia, non parliamo di horror perché non erano proprio horror i suoi film all’inizio.

Dunque parlando di thriller/gialli e di un ambito a me molto caro, il poliziottesco, come compositore qual era il tuo approccio quando c’era da fare la colonna sonora?
Poliziotteschi ne abbiamo fatti ben pochi: “Squadra Antimafia”, “Squadra Antitruffa” e “La Via della Droga”. Eravamo meno condizionati rispetto all’horror e quindi potevamo sbizzarrirci facendo pezzi jazz, fusion, rock, facendo quello che ci pareva. L’horror no, ha un suo canone ben preciso che bisogna seguire.

Claudio Simonetti - Dario ArgentoParlando di due leggende con cui tu hai lavorato, vale a dire George Romero e Dario Argento, quali differenze hai riscontrato nel loro approccio alla colonna sonora?
Innanzitutto devo dire che noi all’epoca Romero non l’avevamo conosciuto dato che lavorammo in Italia quando Dario Argento ci chiese di riscrivere le musiche per “Zombie”, perché secondo lui quelle americane non erano belle ed effettivamente non lo erano. Si trattava di musiche prese da libraries, molto vintage e perciò noi abbiamo riscritto completamente la colonna sonora qui in Italia: il film aveva già avuto un grande successo in America ma poi con la nuova versione di Dario Argento, la nostra musica e un taglio di circa venti minuti di film, la pellicola ottenne un grande successo in tutto il mondo. Ma, ripeto, non ho mai avuto modo di confrontarmi con Romero, se non quando lo conobbi nel 2016 al Film Festival di Lucca: per la prima volta ci siamo incontrati, abbiamo passato un pomeriggio insieme e gli ho chiesto come mai avesse scelto quel tipo di musica. Lui rispose che era sua intenzione dare al film un taglio un po’ retrò, ma che effettivamente la nostra musica gli aveva conferito una vitalità diversa. Ho avuto questa soddisfazione e un anno dopo, poveretto, se n’è andato e noi non sapevamo nemmeno che stesse male…

Invece Dario Argento?
Beh, con Dario sono 46 anni che ci conosciamo, lo incontrammo nel 1975 per “Profondo Rosso”, quando lui ci scelse per fare la colonna sonora del film: lui ci dava delle indicazioni, ci faceva ascoltare un sacco di musica e poi noi più o meno ci adeguavamo a quello che desiderava lui, mettendoci però il nostro stile. In seguito – tranne che per “Suspiria” che era un lavoro per il quale Dario teneva molto che fossero seguiti certi canoni – da lì in poi, anche quando il gruppo si è separato, ho lavorato da solo con Dario Argento per molti film, ottenendo carta bianca, dato che la fiducia c’era, sono stato fortunato!

Tu che hai vissuto l'epoca d'oro della strumentazione analogica, come ti approcci al digitale in fase di composizione e di registrazione? Pregi e difetti?
Beh, innanzitutto devo dire che sono stato un precursore del digitale: già nei primi anni Settanta avevo il MiniMoog e poi ho iniziato ad acquistare sintetizzatori Roland e Yamaha; ho iniziato a studiare programmazione di computer nel 1983 e il primo film a cui ho lavorato col computer fu “Phenomena” nel 1984! Sono sempre stato un futurista in questo senso, mi sono sempre adeguato e ho anche preceduto i tempi; in fondo non è diversa la lavorazione: io comunque suono ma registro in digitale invece che in analogico. È più comodo, devi pensare che una volta dovevi andare in studi molto costosi per fare una colonna sonora laddove oggi a casa con uno studio bello e adeguato puoi fare tante cose che all’epoca erano impensabili. Io oggi registro solo a casa, tranne quando devo registrare grosse cose con l’orchestra oppure batterie e chitarre vere, in quel caso andiamo in studi un po’ più grossi. Ma in linea di massima i lavori li registro e li mixo da me. Però tuttora, pur utilizzando il digitale, adopero rigorosamente un mixer analogico.

Ah ok, questo è un dettaglio non indifferente…
No no, a me non piacciono i mixer digitali: uso ProTools, Logic e via dicendo ma alla fine io ho il mio Soundcraft 32 canali analogico, quando entro lì cambia proprio tutto.

Che musica ti piace ascoltare, oggi, quando sei libero - raramente immagino - dai tuoi impegni musicali?
Mah, io ascolto un po’ di tutto, non sono mono-genere e unilaterale: posso ascoltare dagli Slipknot a Whitney Houston… Manco a farlo apposta, poco fa ho ascoltato due dischi con il giradischi: uno era un vecchio album degli Earth, Wind And Fire e poi un vinile di John Carpenter che mi è arrivato da poco a casa.

L’hai mai incontrato di persona John Carpenter?
Come no, lo conosco abbastanza bene. Ci siamo conosciuti grazie a un bellissimo incontro nel 2013. Fu molto divertente perché quando ci siamo presentati, lui mi ha guardato e mi ha detto: “Guarda, non ti preoccupare perché io ti conosco bene, ti ho rubato tutti i pezzi”! (Risate)

Per “Halloween”, in effetti, lo aveva dichiarato…
Sì, di essersi ispirato… Poi dopo, qualche anno fa, ha fatto un concerto qui all’Auditorium di Roma e mi ha invitato. Io sono andato a sentirlo, si è esibito col suo gruppo e col figlio che – tra parentesi – io conobbi a Bruxelles quando era quindicenne, insieme alla madre Adrienne Barbeau, una delle attrici che faceva film con lui.

Claudio SimonettiQuali consigli daresti a chi, in questa epoca davvero difficile sotto tanti punti di vista, volesse provare a lavorare in ambito di colonne sonore?
Guarda, lavorare con le colonne sonore oggi è diventato un business quasi inesistente: film non se ne fanno più e se si fanno i rientri sono ben pochi, purtroppo la gente non lo sa, ma Sky, Netflix e via dicendo pagano una miseria, veramente. Non essendoci poi più il cinema… A parte la pandemia, il cinema era già in crisi e i film italiani non hanno più grosse distribuzioni. Mentre negli anni Settanta noi facevamo i film con Dario Argento, Lamberto Bava, Lucio Fulci, i film uscivano e facevano botteghino al cinema perché i cinema erano di privati, ogni proprietario aveva il suo cinema: non erano condizionati dalle major che dicevano loro quello che avrebbero dovuto proiettare. Oggi invece tutte le multisale sono in mano a chi decide quali film mettere, per cui difficilmente un film, anche se bello, viene distribuito nelle grandi sale. Specialmente quelli italiani, a meno che non siano le solite commedie stile cinepanettone e cose del genere. Quindi non essendoci più un grosso rientro, i Dvd non si vendono più, le televisioni pagano poco e le produzioni sono sempre di meno: fanno un sacco di film, certo, perché grazie alla tecnologia chiunque può fare un film comprandosi una bellissima telecamera o affittandola. Però devo dire che il livello è molto basso, è tutto visto e rivisto senza quella genialità che c’era una volta… Ogni tanto mi propongono qualche film ma è tanto che non lavoro più col cinema perché non trovo più niente di interessante.

Come compositore, di recente ho apprezzato il tuo "mettere in chiaro le cose" riguardo la faccenda “Gioca Jouer”...
(Risate) Sì, perché non ne posso più! Ho visto l’ennesima intervista di Cecchetto dove lui mi ignora completamente… Ma porca miseria, io non è che voglio dire niente perché me lo dicono anche gli altri: il successo di quel pezzo è la musica, non “giocare”, “dormire”, è quella tarantella pappa-para-papà che fa andare il pezzo! Raramente lui si è sbilanciato e ha detto che la musica era mia, ma leggere un articolo sul Giornale in cui dice “ho fatto questo e ho fatto quello” senza citare né me né il produttore Giancarlo Meo col quale abbiamo prodotto il disco… Tuttora è di nostra proprietà e non sua! Forse lui non lo sa o non lo dice, ma quando ha rifatto tutte le sue versioni non ha mai usato quella originale perché è di mia proprietà! Mia e di Giancarlo Meo che – tra parentesi – fu quello che diede il nome al pezzo, Cecchetto non sapeva come chiamarlo e Giancarlo suggerì Gioca Jouer. Se dovessimo ristampare il disco noi potremmo farlo, lui no.

Infatti io ho il mitico 45 giri e sull’etichetta, nero su bianco, ci sono i vostri nomi!
(Risate) Certo, questa è un’altra cosa che non gli è mai andata bene perché chiaramente lui non ha i diritti musicali bensì quelli del testo, che sono inferiori… Comunque è unica volta che ho collaborato con lui, poi non abbiamo fatto più nulla insieme.

Sei ancora in contatto con altri membri dei Goblin?
No, purtroppo con loro no, abbiamo chiuso i rapporti inesorabilmente.

Quale saluto e messaggio di speranza manderesti ai lettori?
La verità non la sapremo mai a proposito di questo circo mediatico, io ho vissuto un’epidemia nel 1968 che fu enorme, quasi come questa. Se tu vedi i telegiornali dell’epoca, non si faceva tutto questo casino, andava tutto da sé: l’uomo per secoli ha affrontato la peste, il colera, il tifo e ne è sempre uscito fuori. Certo, lo so che le vittime ci sono, non ci si può fare nulla, però non è secondo me chiudendoci tutti in casa che si ha la soluzione: questo ci porterà al non morire di Covid ma a morire per altri motivi, la faccenda non mi piace. Cosa cambia? Nulla, io credo che la cosa migliore sia trovare la cura perché pure i vaccini lasciano il tempo che trovano: quanto può durare un vaccino? Tre o quattro mesi, poi cambia tutto. Quando riapriranno i cinema, voglio vedere qual è quella famiglia con figli che ci andrà senza essere preda della paura creata da questo lavaggio del cervello. I teatri, poi, vogliono riaprirli con il 25% dei posti: dunque in un teatro da 200 posti entrano 50 persone, non ci pagano nemmeno le spese! Infatti molti non riapriranno più.

Chissà se un giorno ci faranno un film apocalittico con una musica adeguata...
Beh, guarda, già li hanno fatti: “Contagion”, “Virus”, “Contamination” e via dicendo, qualcosa hanno previsto. Poi c’è stato uno che ha previsto tutto, si chiamava Orwell e nel 1948 scrisse quel libro intitolato “1984”.

Invertendo le due cifre…
Le ha invertite e ha scritto un libro in cui si narra che saremmo stati dominati e sottomessi da un potere forte, mi sembra che forse abbia sbagliato di 40 anni, però.

Glielo perdoniamo!
(Risate) Infatti non vedremo più il Grande Fratello solo in televisione ma lo stiamo già vivendo noi.

(04/04/2021)

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Un brivido lungo la tastiera

di Claudio Fabretti

Pochissimi musicisti italiani sono riusciti a legare indissolubilmente il loro nome a un suono e a un'epoca, reinventandosi al contempo in nuove e disparate esperienze musicali. Tra questi c'è senz'altro Claudio Simonetti, compositore, arrangiatore, tastierista e produttore, nato a San Paolo del Brasile, ma romano a tutti gli effetti. Il suo percorso è una sfida continua: dagli esordi all'insegna del prog sinfonico con Il Ritratto di Dorian Gray alla consacrazione rock con i Goblin, in una magica sequenza di colonne sonore al fianco dell'amico Dario Argento ma anche di altri maestri del brivido. Con una incursione ad effetto nella discomusic tricolore e un ritorno di fiamma tra le tenebre nel gotico metallico dei Daemonia. Il tutto sorretto da un talento scritto nel Dna familiare, ma forgiato alla dura scuola della Classica e del Conservatorio. Dopo un lungo pedinamento, lo abbiamo raggiunto per un'intervista a tutto campo. Sulle tracce di una storia ormai quasi quarantennale, all'insegna della preveggenza e dei continui colpi di scena.


Hai una formazione classica, ma è con il rock che hai fatto conoscere al pubblico il tuo talento di musicista e compositore. Com'è nata questa passione? Avevi qualche idolo rock all'inizio della tua carriera?
Ho appunto cominciato a studiare il pianoforte a otto anni, anche se poi, anche grazie al periodo dei Beatles e Rolling Stones, mi sono avvicinato di più alla musica suonando la chitarra nei complessini dell'epoca e contemporaneamente verso i 12 anni mi sono iscritto al Conservatorio di Santa Cecilia di Roma dove ho studiato pianoforte e composizione. Ho avuto parecchi gruppetti ma Il Ritratto di Dorian Gray è stato il mio primo vero gruppo. Abbiamo avuto due formazioni.
Inizialmente eravamo: Roberto Gardin e Fernando Fera alle chitarre; Walter Martino alla batteria; io all'organo Hammond e Luciano Regoli, era il cantante. Suonavamo cover di vari gruppi dell'epoca quali Deep Purple, King Crimson, Yes ecc. e abbiamo partecipato al Festival Pop di Caracalla del 1971. Poi il gruppo si è sciolto, ma io e Walter abbiamo chiamato il bassista-cantante Massimo Giorgi e abbiamo riformato Il Ritratto di Dorian Gray nella formazione a tre (tastiere, batteria e basso). Siamo stati tra i primi a proporre il rock sinfonico nel nostro paese ispirandoci soprattutto ai  Nice e agli Emerson, Lake & Palmer.

Ci puoi raccontare come cominciò il tuo sodalizio con i Goblin, agli inizi degli anni Settanta?
Prima di chiamarci Goblin avevamo una band chiamata Oliver, da me formata insieme a Massimo Morante nel 1973, era originariamente una band di rock progressive, ci siamo anche noi ispirati a gruppi quali Genesis, Yes, Elp, Gentle Giant ecc. Dopo essere stati a Londra per quasi un anno, nel 1974, e avere registrato alcune demo con brani miei e di Morante, siamo tornati in Italia e grazie a mio padre Enrico, abbiamo firmato un contratto con la Cinevox Record.

Claudio Simonetti con Dario ArgentoCon il lavoro sulle colonne sonore di Dario Argento - e altri maestri del genere (Bava, Lenzi, Deodato etc.) - avete stravolto i cliché delle musiche da thriller/horror: si è scoperto che nuovi tipi di sonorità - dall'elettronica al rock e al prog - potevano essere un perfetto accompagnamento per quelle sequenze-assoli da brivido. Come maturò quel tipo di progetto, e, in generale, che tipo di esperienza è stata collaborare con Argento?
Dopo essere stati in Inghilterra nel 1974 per quasi un anno con i Goblin (allora ci chiamavamo Oliver) siamo tornati in Italia per registrare il nostro album (uscito in seguito con il nome di Cherry Five). Fu proprio in quell'occasione che Dario Argento, grazie al nostro produttore Carlo Bixio, ascoltò la nostra musica e decise, visto che cercava un gruppo rock, di farci registrare la colonna sonora di "Profondo Rosso". Inizialmente dovevamo solo eseguire e arrangiare a nostro modo le musiche di Giorgio Gaslini, il quale dopo aver discusso con Argento durante la lavorazione, lasciò il film, e quindi Dario richiese di finire il film con le nostre musiche. Sono così nati i brani "Profondo Rosso", "Death Dies" e "Mad Puppet", lato A dell'album, mentre nel lato B ci sono le musiche di Gaslini eseguite da noi più un paio di suoi brani con l'orchestra.
Le nostre musiche e il nostro stile, che già avevamo da alcuni anni, si sono presto abbinati bene al genere horror, grazie anche al coraggioso Argento, che all'epoca era già un mito, che ebbe l'intuito e il coraggio di scegliere una nuova band composta da giovanissimi musicisti (io ero il più grande con soli 23 anni). Eravamo poco più che ventenni e ci siamo trovati davanti a un grande regista, allora Dario era all'apice della sua carriera, però abbiamo subito legato perché comunque era una persona semplice, anche con Daria Nicolodi, allora sua compagna, abbiamo subito fatto amicizia.
La mia amicizia e il mio sodalizio con Dario dura tuttora e supera ormai i 30 anni.

Il "terrore" in musica è un concetto complicato. C'è sempre il rischio di cadere nell'eccesso, nel caricaturale, nel ridicolo... Quali sono, per te, i segreti per riuscire a tradurre in modo efficace suspence e brividi sul pentagramma?
Non ci sono regole o segreti per la composizione di musiche da film, di qualsiasi genere esso sia.
Normalmente la musica che scrivo è finalizzata al film e quando la compongo cerco sempre di essere il più vicino possibile alle scene. Istintivamente penso a quello che potrebbe provare il pubblico in quel momento e cerco di trasmettere quindi le mie emozioni sperando che gli spettatori provino le mie stesse emozioni. La musica da film nasce come supporto al racconto e, anche se qualche volta diventa protagonista al di fuori dallo schermo, come è successo per "Profondo Rosso", vi rimane sempre e comunque legata. Però, quando scrivo le colonne sonore, cerco di immaginare la mia musica anche come fine a se stessa e cerco di farne poi un cd che, preso da solo, si possa ascoltare piacevolmente anche senza per forza aver visto il film.

Il tema di "Profondo Rosso" è stato il vostro più grande successo. Come è nato? E' vero che fu influenzato da "Tubular Bells" di Mike Oldfield? E ti aspettavi che ricevesse un'accoglienza così entusiastica da parte del pubblico?
Dario voleva proprio un'atmosfera alla "Tubular Bells" e noi ci siamo avvicinati allo stile, anche se il nostro brano non è decisamente uguale a quello di Mike Oldfield.
D'altronde anche John Carpenter ha dichiarato di essersi ispirato a "Profondo Rosso" (1975) per il suo tema principale di "Halloween" (1979), però, anche questo, non è per niente uguale al nostro, lo può ricordare e basta.
Quando abbiamo scritto la colonna sonora per "Profondo Rosso" non avremmo mai neanche lontanamente immaginato il successo che avrebbe avuto in futuro e che sarebbe diventata una musica cult, addirittura imitata in tutto il mondo.
Ancora oggi sono sorpreso e meravigliato, calcolando che all'epoca eravamo delle mosche bianche, visto che erano gli anni dei Cugini di Campagna, degli Alunni del Sole, di Baglioni e Cocciante e della musica estremamente commerciale... eravamo proprio dei marziani! Vai a capire il pubblico...

I cultori delle vostre musiche, però, hanno quasi sempre un "debole" per altri tre album, "Suspiria", "Roller" e "Tenebre". Per quest'ultimo ci fu anche un problema di copyright, tanto che uscì a nome Simonetti-Morante-Pignatelli. Ci puoi parlare di questi tre progetti, che sintetizzano al meglio la vostra anima più sperimentale?
Effettivamente "Suspiria" è il lavoro migliore che abbiamo fatto con i Goblin, sicuramente più personale e innovativo rispetto a "Profondo Rosso". Ci siamo sbizzarriti nella scelta degli strumenti, negli arrangiamenti e nelle composizioni, che erano molto avanti rispetto a quegli anni, e ancora oggi questa colonna sonora conserva il suo magico sound.
"Roller" è stato il nostro primo album strumentale non appartenente a una colonna sonora, non ebbe proprio un grandissimo successo rispetto a "Profondo Rosso", ma piacque molto a tutti i nostri fan.
Argento, nel 1982, chiese ai Goblin di scrivere la colonna sonora per "Tenebre", però Pignatelli aveva continuato, dopo lo scioglimento della band, a mantenere il nome con un'altra formazione e aveva appena realizzato l'album "Il Volo", quindi fu impossibile uscire col nome Goblin e allora usammo semplicemente i nostri nomi Simonetti-Morante-Pignatelli, senza il batterista perché la colonna sonora è stata realizzata con la batteria elettronica, tranne i timpani orchestrali suonati da Walter Martino. In "Tenebre" si sente molto la mia mano, viste le mie esperienze dance dell'epoca. Il rock negli anni 80 era momentaneamente in "declino" rispetto agli anni 70 e la musica "dance" spadroneggiava dappertutto, nelle discoteche e anche nei cinema (sull'onda di film come "La Febbre del Sabato Sera", "Grease", "Flashdance" ecc.) e quindi realizzare una colonna sonora che avesse quel sound, anche se di un film thriller, poteva essere una buona idea. Il brano "Tenebre" nasce proprio da questa voglia di cambiare, niente più batteria vera ma elettronica e sintetizzatori più in evidenza, miscelati con le chitarre distorte. "Tenebre" è stato anche suonato nelle discoteche, però devo dire che con l'arrangiamento fatto con i Daemonia il pezzo è stato "riabilitato" nei ranghi del canone rock.

Moog, mellotron, primi synth... che emozione c'era, in quegli anni, nell'accostarsi a questo armamentario "futurista" e quanto è stato importante nella vostra musica?
Quando iniziai a suonare avevo un organo Duo Compact della italiana Farfisa, poi acquistai il mio primo Hammond, un L122 con il Leslie a valvole.
Comunque i miei primi synth furono il Minimoog e il Mellotron, che non è un synth, ma una tastiera che legge dei nastri preregistratri, un antenato del campionatore. La mia vera epoca elettronica è iniziata nel 1977, quando comprai il Roland System 100, il primo synth che aveva un sequencer a 24 note con il quale abbiamo realizzato "Il Fantastico Viaggio del Bagarozzo Mark" e "Zombi". Poi, agli inizi degli anni 80, cominciarono ad arrivare le prime tastiere midi, la mia prima fu la "mitica" DX-7 della Roland. Era l'inizio di una nuova era ed ero molto curioso, essendo un "futurista" di natura, di provare nuovi suoni e nuovi tipi di arrangiamento che poi, con l'arrivo del computer, mi diedero la libertà di realizzare cose impensabili fino ad allora.

Siete stati tra i cardini del prog italiano anni Settanta, un genere nobile della nostra storia musicale, che però oggi viene spesso etichettato come bolso, pomposo, pretenzioso etc. Pensi che sia stata un'esperienza legata strettamente a un'epoca o qualcosa che ancora oggi mantiene la sua attualità musicale? E lo ascolti tuttora?
Ogni tanto ascolto qualche vecchio disco prog degli anni d'oro e vi trovo ancora qualcosa di geniale, creativo e originale, anche per i tempi attuali. Certo, non tutti i dischi erano belli e perfetti, però c'era molta più inventiva e creatività rispetto a quelli di oggi, d'altronde non avevamo la tecnologia dalla nostra parte, dovevamo davvero inventarci di tutto... Insomma, non è vero che appartengono ormai a un'era superata e dimenticata. Basta vedere e ascoltare i gruppi odierni: in molti tendono a ricopiare quelle "vecchie" sonorità, magari spacciandole per nuove e approfittandosi del fatto che le nuove generazioni non le conoscono. Addirittura sono tornati i vestiti e i tagli di capelli di quell'epoca, e le chitarre Fender Stratocaster e la Gibson Les Paul con l'amplificatore a valvole Marshall sono sempre intramontabili cavalli di battaglia.

Che cosa ti ha spinto a uscire dai Goblin e cosa ne pensi della formazione attuale?
Ho lasciato il gruppo nel 1978 perché non andavamo più d'accordo sia musicalmente che umanamente. La musica stava cambiando e il periodo rock degli anni 70 era alla fine e lasciava il campo alla nuova ondata spensierata della dance music, che arrivava nelle discoteche con il sound dei Bee Gees, di Giorgio Moroder ecc.
Dopo aver lasciato i Goblin, ho incontrato il produttore Giancarlo Meo, con il quale ho iniziato una serie di produzioni di musica dance che hanno avuto un grande successo e che mi hanno dato grandi soddisfazioni. Poi ho ripreso a lavorare con il cinema e con Argento come solista ("Dèmoni", "Phenomena", "Opera" ecc) e con altri registi quali Lucio Fulci, Lamberto Bava, Ruggero Deodato, Sergio Martino, Enzo G. Castellari, Salvatore Samperi e anche con Castellano e Pipolo per il film "College" e la relativa serie tv diretta da Federico Moccia.
La formazione attuale dei Goblin mi sembra una formazione perfetta o quasi, visto che manco io... Gli elementi sono sempre gli stessi tranne il tastierista che è Maurizio Guarini, che comunque è un ex-Goblin a tutti gli effetti, visto che ha suonato con noi per due anni e realizzato l'album "Roller". Non li ho visti attualmente dal vivo ma sulla loro bravura non ho dubbi, sono sempre musicisti di Serie A e sempre lo saranno.

Claudio Simonetti con i DaemoniaChe cosa è cambiato, invece, con il nuovo progetto dei Daemonia?
Dopo numerosi concerti fatti in tanti anni con varie formazioni, ho trovato, alla fine degli anni 90, i musicisti giusti per fare un progetto nuovo e creare una band vera e propria. Ognuno di loro aveva avuto esperienze diverse ma molto affini fra di loro e, in fondo, anche se c'era un notevole divario generazionale fra me e loro, il nostro linguaggio e le nostre influenze "rock" non erano poi così lontane. Con questi giovani musicisti ho avuto gli input giusti per ritornare come ai "vecchi" tempi e cioè ricominciare a suonare in "cantina" e dal vivo nei vari locali.
Con i Daemonia è cambiato il mio modo di suonare e di proporre, con una veste nuova, i miei brani e quelli dei Goblin, gli arrangiamenti sono più moderni e accattivanti. Anche perché c'è un grande interesse all'estero per la musica da film di genere italiana, specialmente per quella mia e dei Goblin, e quindi con i Daemonia mi è capitato di fare molti concerti all'estero (New York, Los Angeles, Tokyo, Londra ecc.) e abbiamo sempre trovato molti fan che avevano tutti i nostri dischi e che amavano molto i film di Argento. Forse perché all'estero esiste una cultura diversa dalla nostra e sono più propensi ad avvicinarsi a un certo tipo di cinema e musica.

Da indiscusso maestro delle tastiere, ci puoi dire quali sono i tuoi tastieristi preferiti, di oggi e di ieri?
Di oggi non lo so, perché la tradizione del tastierista rock si è un po' persa nel tempo e quei pochi che ci sono si assomigliano tutti e tutti fanno lo stesso assolo con lo stesso suono... Dei "vecchi" posso citarti i miei preferiti, che erano Keith Emerson, Brian Auger, Matthew Fisher (Procol Harum), Rick Van Der Linden (Ekseption), Rick Wakeman (Yes) e Tony Banks (Genesis).

Che tipo di musica ascolti oggi? Condividi la tesi che il rock - italiano e internazionale - stia attraversando una fase di decadenza?
Oggi ascolto veramente di tutto, non ho un genere in particolare da prediligere. Posso ascoltare tranquillamente i Dream Theater o i Metallica, come Celine Dion o i Coldplay, come i Nightwish, Shania Twain o i Cradle Of Filth e Slipknot, di tutto veramente e non ti nascondo che amo molto la musica elettronica techno, anche quella "ignorante" e da discoteca!
Devo dire che comunque, in quasi tutti i generi, ormai nessuno ha più niente di nuovo da dire o da proporre, d'altronde è stato quasi tutto fatto e la tecnologia oggi sta appiattendo e ammazzando la musica, internet poi ha dato il colpo di grazia alla discografia.

Da ex-bambino degli anni Settanta, cresciuto con "Gamma" e con i temi musicali di tuo padre Enrico, non posso non chiederti qualcosa di lui. Che ricordo ne hai? E cosa provi, oggi, a vedere una nuova generazione scoprire su YouTube le sue musiche?
Sono stato molto felice di avere avuto un padre come il mio, da lui ho imparato e preso veramente molto, umanamente e musicalmente. Purtroppo non aveva molto tempo, visti i suoi numerosissimi impegni, per insegnarmi a studiare musica e a suonare, però mi ha sempre assecondato in tutto lasciandomi libero sia di suonare con le band nelle cantine sia di studiare poi la musica seriamente al Conservatorio. Mi dispiace che sia scomparso prematuramente a soli 54 anni, avrei voluto passare più tempo con lui, imparare tante cose e condividere tutte le soddisfazioni che ho avuto nella mia vita dopo la sua scomparsa, avvenuta nel 1978.

Mi ricordo anche un Claudio Simonetti molto presente nei programmi televisivi dell'epoca. Oggi non appari più perché non ti interessa farlo o non ti piace più la televisione che si fa in Italia?
La televisione italiana odierna non offre molto spazio alla musica e, sinceramente, non mi va di andare in tv a dirigere l'orchestra per qualche squallido programma inutile e mettere a repentaglio la mia carriera costruita in tanti anni anche di rinunce e sacrifici.

Sicuramente meno nota, ma non certo secondaria, è la tua anima "dance" e "italodisco", che si è concretizzata soprattutto con gli Easy Going, ma anche nelle collaborazioni con Cecchetto, Vivien Vee e altri nomi di quella scena. Un fenomeno che oggi sta vivendo un inaspettato revival soprattutto all'estero, mentre in Italia, paradossalmente, è sempre trattato con un po' di puzza sotto il naso. Che ricordo conservi di quella realtà?
Il mio periodo "dance" è stato sicuramente il più felice e creativo della mia carriera. Dopo lo scioglimento dei Goblin e l'incontro con il produttore Giancarlo Meo, mi sono dedicato completamente alla disco music, allora tutta fatta di arrangiamenti realizzati con orchestre vere.
Eravamo agli inizi degli anni 80 e la gente ormai voleva divertirsi e scrollarsi di dosso i precedenti difficili e "roventi" anni 70. Il decennio 80 è stato, musicalmente parlando, tutto dedito al divertimento e al ballo in discoteca. Allora nascevano anche nuovi generi musicali, che avevano un po' messo in disparte il rock degli anni 70, e nuovi gruppi, quali Duran Duran, Depeche Mode, Spandau Ballet ecc., e venivano alla ribalta grandi artisti pop del calibro di Michael Jackson e Madonna, che stravolgevano un po' la figura delle rockstar degli anni precedenti.
Si mischiava l'elettronica con strumenti veri, si sperimentavano nuove sonorità, insomma, è stato un decennio di grandi cambiamenti nella musica moderna.

Un discorso parallelo si può fare sul cinema di genere italiano degli anni Settanta (horror, poliziesco, thriller): apprezzatissimo all'estero, venerato persino da un maestro come Tarantino, ma ancora guardato con diffidenza qui. Tu che con le tue musiche hai dato un contributo importante a certa filmografia italiana del periodo, cosa pensi abbia rappresentato quella stagione e cosa ne resta oggi?
Penso che  tutto il genere di cinema italiano, dagli anni 50 fino agli inizi degli anni 90, abbia lasciato un segno nel panorama del cinema mondiale.
Molti registi stranieri, come Tarantino, hanno un grande ricordo e rispetto per il cinema italiano degli scorsi decenni. Mi è capitato proprio a Parigi di parlare con il regista Cristophe Gans ("Il patto dei lupi", "Silent Hill") che mi chiedeva come mai non facessimo più film del genere e che era molto dispiaciuto, è stato difficile per me rispondergli, in realtà non c'è un motivo preciso per cui il nostro cinema si sia arenato. Credo che dipenda molto dalle difficili distribuzioni, ormai le sale cinematografiche sono tutte nelle mani delle grandi major straniere, che decidono tutta la programmazione. Una volta i cinematografi erano tutti indipendenti e quindi i gestori potevano fare una programmazione di loro piacimento, cosa ormai impensabile oggi, naturalmente tutto a discapito del cinema italiano, soprattutto quello di genere. Tutto questo comporta che i cineasti italiani non riescono più a trovare i finanziamenti per i loro progetti.
Sono contento, però, di aver vissuto un periodo felice e di aver in qualche modo contribuito a lasciare un segno che venga ancora oggi ricordato e apprezzato.

Ho letto che - insieme a tua sorella Simona - hai diretto un cortometraggio, "The Dirt". Un'esperienza isolata oppure vedi un futuro per te anche dietro la macchina da presa?
Si tratta di un thriller psicologico scritto da mia sorella Simona, che ha poi realizzato la sceneggiatura insieme a Lynn Swanson. Il cortometraggio è stato girato a Roma all'inizio del mese di dicembre 2007 e le riprese sono durate circa quattro giorni. Nel cast, Coralina Cataldi-Tassoni, famosa per aver recitato in diversi film di Dario Argento e Lamberto Bava, che è la protagonista, Robert Madison, Urbano Lione e Beatrice Arnera Gavarotti. Coralina interpreta la parte di una donna con un mondo interiore pieno di segreti, forse tanti quanti i segreti che vivono dentro una pianta che si trova nel suo salone. Il trucco e gli effetti speciali sono stati curati dall'amico Sergio Stivaletti. Io ho montato il corto e scritto la colonna sonora. Direttrice della fotografia è Roberta Allegrini. Lo stiamo presentando nei vari festival, dove ha sempre trovato ottimi consensi (compreso quello di Argento). Sono molto soddisfatto, soprattutto perché è la prima volta che lavoro con mia sorella Simona, con la quale spero di continuare a realizzare produzioni cinematografiche. Lo produce Salvatore Corazza (marito di mia sorella e mio ex-batterista negli anni 80) insieme a Sergio Stivaletti, l'autore degli effetti speciali. Abbiamo potuto realizzare questo corto anche grazie al finanziamento dell'I.M.A.I.E.
Non so se continuerò nella regia, però mi piace molto fare il montaggio video, è un hobby che coltivo da tempo, infatti ho montato il corto "The Dirt" e il Dvd "Daemonia Live in Los Angeles" nel 2002, e ora sto per iniziare il montaggio del concerto dei Daemonia fatto alla Stazione Birra lo scorso febbraio 2009.

Quali sono i tuoi registi preferiti oggi?
Ci sono tantissimi registi ormai, anche sconosciuti, che sono molto bravi, molto difficile oggi sceglierne uno. Basta vedere la serie "Lost" (la mia preferita) dove quasi ogni episodio è diretto da un regista diverso, tutti con la stessa mano e bravura.
Tra i grandi e famosi registi posso citarti Roman Polanski, Steven Spielberg, Alfred Hitchcock, Dino Risi, Blake Edwars, Woody Allen, William Wyler, Ridley Scott, Dario Argento (naturalmente) e tantissimi altri.

Su "La Terza Madre" hai per la prima volta (oltre ai due episodi di "Masters Of Horror") usato un grande coro con l'orchestra sinfonica. Che esperienza è stata? E a cosa ti stai dedicando, in particolare, in questi ultimi anni?
Devo ammettere che inizialmente ho avvertito una grande responsabilità nel comporre le musiche de "La Terza Madre" soprattutto calcolando che era un film molto atteso e importante e che aveva già due illustri precedenti: "Suspiria" e "Inferno" (tutti e due con grandissime e famose colonne sonore). Superato questo momento iniziale, mi sono poi dedicato completamente, con grande entusiasmo e soddisfazione, a questo lavoro, durato quasi quattro mesi tra pre-produzione e registrazione.
Questa volta ho messo da parte il mio pionierismo, anche perché oggi è difficile percorrere nuove strade rispetto a 30 anni fa. Anzi, questa volta, ho fatto un ritorno al passato. Visti i miei studi al conservatorio, sono tornato al mio primo amore, la musica classica. Quindi questa volta niente musica rock o elettronica, ma solo musica con grande orchestra e cori (anche se ho infilato alcuni suoni elettronici qui e là). Non c'è nessun riferimento al passato, nessun richiamo né alla musica dei Goblin né a quella di Keith Emerson. C'è sicuramente qualche riferimento alla musica classica del passato, d'altronde è anche quella che ha condizionato quasi tutti gli attuali musicisti di colonne sonore che provengono da studi classici (John Williams, Jerry Goldsmith ecc.). Oltre tutto la tipologia del film richiedeva proprio questo tipo di musica e devo dire che anche Dario ha condiviso questo pensiero con me al 100% fin dall'inizio. Un'esperienza orchestrale molto bella, iniziata con "Jenifer" nel 2005 e "Pelts" nel 2006.
Ora sto per iniziare la colonna sonora di "The Darkside", diretto dal francese/tedesco Geràrd Diefenthal, già creatore di effetti speciali e qui al suo debutto come regista. Sono suoi gli effetti speciali della serie "Taxi" di Luc Besson e dello spot della Citroen che diventa un robot e balla. Inoltre sto continuando la realizzazione del nuovo album dei Daemonia, che spero di pubblicare agli inizi del 2010. Nel frattempo, a fine anno uscirà un Dvd live dei Daemonia, realizzato alla Stazione Birra di Roma lo scorso febbraio.

(Settembre 2009)

Discografia

GOBLIN
Profondo rosso (Cinevox, 1975)8
Roller (Cinevox, 1976)7,5
Suspiria (Cinevox, 1977)8,5
Il Fantastico viaggio del bagarozzo Mark (Cinevox, 1978)6
La via della droga (Cinevox, 1978)6,5
Zombi (Cinevox, 1978)7
Amo non amo (Cinevox, 1979)
Patrick (Cinevox, 1979)
Squadra Antigangsters (Cinevox, 1979)
Greatest Hits (antologia, Cinevox, 1979)
Blu Omega (Cinevox, 1979)
Squadra antimafia (Cinevox, 1979)
Contamination (Cinevox, 1980)
Volo (Cinevox, 1982)5
Il Ras del quartiere (Cinevox, 1983)
Notturno (Cinevox, 1983)
Phenomena (Cinevox, 1984)7
Greatest Hits (antologia, Cinevox, 1987)
La Chiesa (Cinevox, 1989)6
Solamente Nero (Lucertola Media, 1995)
The Goblin's Collection 1975-1989 (antologia, Cinevox, 1995)
The Original Remix Collection Volume 1 (antologia, Cinevox, 1998)
Non ho sonno (Cinevox, 2000)6,5
The Fantastic Journey Of Goblin Vol. 1 (2xcd, antologia, Cinevox 2000)
Back To The Goblin 2005 (BackToTheFudda, 2005)5
The Best Of Goblin (2xcd, antologia, Cinevox 2006)
The Fantastic Voyage Of Goblin The Sweet Sound Of Hell (antologia, Bella Casa, 2007)
SIMONETTI-PIGNATELLI-MORANTE
Tenebre (Cinevox, 1982)8
CHERY FIVE
Cherry Five (Cinevox, 1974)
REALE IMPERO BRITANNICO
Perché si uccidono (Cinevox, 1976)
CLAUDIO SIMONETTI
Claudio Simonetti (Banana Records, 1981)
Sanremo Dance (Gale Italiana, 1983)
Skywalker (Gale Italiana, 1985)
Del Mio Meglio (antologia, Fontana, 1988)
Evil Tracks (Rca, 1991)
Simonetti Horror Project (Discomagic Records, 1991)
Days Of Confusion (Discomagic Records, 1992)
Music From Dario Argento's Horror Movies (Vivi Musica, 1993)
X-Terror Files (Polygram Italia, 1996)
The End Of The Millenium (Self Distribuzione, 1997)
Aenigma/ Conquest/ Morirai A Mezzanotte (Beat Records Company, 1998)
1990 : I Guerrieri Del Bronx/ I Nuovi Barbari (Beat Records Company, 2000)
Conquest/ Amulett Des Bösen (CMV Laservision, 2003)
Demoni (Deep Red, 2003)
La Terza Madre (Deep Red, 2007)
Jenifer/Pelts (2008)
Profondo Rosso il Musical - feat. Michel Altieri - Silvia Specchio (2008)
Dracula 3D (2012)
MultipleX (2013)
Bloody Anthology (2015)
Profondo Rosso - 40° Anniversary (2016)
Dèmons (2016)
Conquest (2016)
Opera (2017)
CLAUDIO SIMONETTI'S GOBLIN
2014: The Murder Collection (Deep Red)
The Horror Box 3 LP (Deep Red, 2015)
Profondo Rosso/ Deep Red 40th Anniversario (Rustblade, 2014)
Bloody Anthology The Best of Claudio Simonetti & Goblin (Rustblade, 2015)
Profondo Rosso - 40° Anniversary (Rustblade, 2016)
Dawn Of The Dead (Rustblade, 2018)
The Very Best Of - Volume I (antologia, Deep Red, 2019)
The Devil Is Back (Deep Red, 2019)
Profondo Rosso - 45º anniversario (2020)
DAEMONIA
Dario Argento Tribute (Sony, 2000)
Live...Or Dead (Cinéfonia, 2003)
Pietra miliare
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