Incontro Carla Bozulich al termine del suo concerto romano del 20 gennaio. E' un po' stanca e ha addosso ancora un certo nervosismo dovuto ai problemi tecnici che hanno intralciato l'inizio della sua esibizione ("Mi sono dovuta dire: 'Ora stai tranquilla, Carla, ferma e zitta', come si fa con i bambini", racconta). Eppure sembra di conversare con un'amica di vecchia data. Forse perché non c'è niente di artefatto in lei, niente che possa assomigliare neanche lontanamente a una posa o a un atteggiamento ostentato. Proprio lei, che i panni della "maudit" li potrebbe portare a pieno diritto.
Capelli corti e aggrovigliati, sguardo vivace e pungente, parla con una pronuncia impeccabile e con lo stesso timbro possente con cui intona le litanie dell'apocalisse di "Evangelista".
Ne nasce così una chiacchierata - in aggiunta a quella via mail - in cui mi racconta del suo amore per l'Italia e della sua concezione "totale" della musica, e in cui io tento (invano) di convincerla a riformare i Geraldine Fibbers, ottenendo in cambio un prezioso vinile di "Butch" autografato con la firma più bizzarra che abbia mai visto!
Anzitutto, complimenti per il concerto. Le tue performance hanno sempre qualcosa di magnetico...
Grazie, ma dipende molto dall'umore, da come mi sento. Quello che faccio sul palco è tutto "vero", rispecchia il mio stato d'animo in quel momento, vivo le canzoni in un rapporto diretto, senza mediazioni. Lo giuro, se sembro una con la schiena spezzata, è perché la musica mi ha eccitato a tal punto che non sono riuscita a controllarmi. Questo è ciò che accade realmente sul palco, non è uno "show".
E il pubblico italiano sembra apprezzare molto questo aspetto. In fondo, interpreti così sincere e viscerali, da Patti Smith a PJ Harvey, sono sempre piaciute molto dalle nostre parti...
In effetti il pubblico italiano si lascia coinvolgere molto e sembra apprezzare questo rapporto diretto con l'artista, il fatto che su quel palco non c'è niente di artificiale. Altrove, penso ad esempio alla Francia o all'Inghilterra, c'è spesso un maggior distacco. A volte ho l'impressione che ci sia più un gusto per la messa in scena, che si prediligano artisti in grado di inventare e fingere qualcosa di particolare. Sì, devo dire che l'Italia è diventata proprio la seconda patria musicale...
Beh, almeno su OndaRock i tuoi dischi riscuotono ottimi consensi, anche nelle classifiche di fine anno...
Davvero? Fantastico... tra l'altro conoscevo già la vostra webzine.
E ora ho visto che c'è qualcosa d'italiano anche nella tua band...
Già, Francesco (Guerri, il violoncellista ingaggiato per il tour, ndr) è un musicista straordinario, e poi mi aiuta anche a tradurre tutto!
Sarai con questa stessa formazione anche nelle date americane e nel prossimo disco?
E' difficile dirlo. Spesso ci sono problemi a mantenere la stessa band, così si finisce per avere un tipo di line-up su disco e un altro dal vivo. Io vorrei che invece coincidessero, ma questo forse mi costringerà a tagliare un po' dei miei amati archi nel prossimo disco, anche se ad esempio in Canada possiamo contare sugli ottimi Silver Mt. Zion...
A proposito di "band". Nel tuo ultimo disco, "Hello, Voyager", hai deciso di passare da autrice solista a leader di un gruppo, col monicker Evangelista. Come è maturata questa scelta? E quali cambiamenti ha apportato alla tua musica?
Volevo proprio tornare in una band (dopo Ethyl Meatplow e Geraldine Fibbers, ndr). E' molto più divertente registrare un disco con altre persone che condividono le tue idee e poi partire in tour tutti insieme. E' come essere una gang! Quando andiamo in tournée attraversiamo le città come un branco di cani randagi! Quando la gente ci vede arrivare, si nasconde, urla, piange o vomita... Amiamo davvero la gente!
"Hello, Voyager" pare concedere qualcosa in più alla forma-canzone. Brani come "The Blue Room" e "Paper Kitten Claw" sembrano più "strutturati" rispetto alle tracce di "Evangelista". E' cambiato qualcosa nel tuo processo di scrittura dei brani?
Abbiamo scritto la maggior parte dei pezzi la notte precedente rispetto a quando li abbiamo registrati. Io faccio davvero le cose senza stare a pensare troppo ai procedimenti da seguire. Ma su "Hello, Voyager" è chiaro che l'influenza di Tara Barnes si è infiltrata nelle mie frequenze mentali e mi ha fatto perdere l'equilibrio. E' stato proprio un fiume in piena... Questo, unito al fatto che non ho dormito per l'intera session (ma niente droghe!), ha contribuito a rendere l'album così com'è.
"Evangelista", il tuo terzo album solista, è stato anche il tuo debutto su Constellation. La tua musica sembra così in linea con lo spirito-Constellation che molti musicisti che ruotano attorno all'etichetta canadese (Silver Mt. Zion, Godspeed You! Black Emperor, Black Ox Orkestar) hanno voluto suonare su "Evangelista". Com'è nato questo progetto?
"Evangelista" è un'idea nata durante una notte insonne, mentre dormivo con due magnifiche persone. Poi è sorto il sole. E loro erano così carini... Ho sentito ogni sorta d'emozione, in quel momento, come se la mia vita stesse cambiando per sempre. Era un disperato bisogno di comunicare qualcosa al di là di me stessa. Avevo la necessità di dire qualcosa sul potere che abbiamo quando costruiamo un'energia di gruppo, su come si forma e come finisce.
Quando vediamo tutte le atrocità che accadono nel mondo, ci rifiutiamo di arrenderci e ci facciamo forza insieme, non tramite "dio", ma attraverso il nostro potere di gruppo... suono e amore. Amiamo la musica ed è questo che condividiamo. Questo è ciò che possiamo usare per proteggerci gli uni con gli altri, per vivere, imparare e amare. Lo staff di Montreal è composto da amici carissimi, che mi hanno incoraggiato a sviluppare questa musica. Grazie al loro invito, ho potuto registrare il disco all'Hotel2Tango (l'ormai leggendario studio di riferimento della Constellation a Montreal, ndr) e beneficiare dei loro bellissimi suoni su "Evangelista".
"Evangelista" non è solo un disco, è un'esperienza drammatica. Ho letto che l'hai descritto come una sorta di "esorcismo". Che cosa intendevi?
In realtà non ho mai detto che fosse un esorcismo. E' qualcosa che è uscito fuori nelle press release del disco... Io non ho bisogno di un esorcismo. Se ho molti demoni dentro di me, sono solo miei e li uso come mi pare. Se c'è qualcuno fuori che ha bisogno di un esorcismo, beh... facciamolo venire ad assistere a una nostra gig! La musica ha un potere curativo e ho intenzione di "respirare la vita" attraverso chiunque sia disposto ad accettarlo.
Uno dei punti di forza della tua musica è la tua magnifica voce. Ho letto che ti piaceva un aggettivo, riferito ad essa, ovvero "abitata"... da chi è abitata la tua voce?
Io amo tutti gli animali e loro sembrano amare me... (Carla ha una passione smodata per i gatti, ndr)
In molti ritengono che Patti Smith sia il tuo principale riferimento. Tu stessa hai detto di lei che è la donna più coraggiosa che tu abbia mai visto... Altri ti paragonano, con tutte le differenze del caso, a Diamanda Galas e PJ Harvey. Sei contenta di questi paragoni o ti infastidiscono?
Io sono molto orgogliosa di essere citata in una stessa frase con queste donne. Sono tutte belle e forti. In realtà ce ne sarebbero anche molte altre, ma la lista non finirebbe mai, parliamo chiaro... A proposito, parliamo anche di quanto è fantastica Lydia Lunch: è il più sincero, spudorato, pervicace e intelligente "mostro" che conosca!
Hai attraverso momenti molto bui nella tua vita. So che è stato molto tempo fa, ma mi pare che la tua musica mantenga sempre delle zone d'ombra. Cosa ti attrae dell'oscurità?
Mi piace il fatto che la gente è più "nuda" nell'oscurità. Quando non possiamo usare i nostri occhi, le cose diventano molto surreali e l'idea di fiducia è molto più importante. Devi contare su te stessa per non finire in un buco o scivolare sul gioco di un bambino. Io sono, nel bene e nel male, una specie di "calamita" nel riuscire ad ascoltare le persone anche quando non stanno parlando. E ascolto anche me stessa più di quanto ogni persona dovrebbe. E' come un tornado dentro di me e mi fa infuriare. Allora cerco di trasformare tutto questo in amore, nel tentativo di essere una persona migliore. La musica è l'unica via per essere completamente "inesistenti".
Credo che i Geraldine Fibbers siano stati una fantastica band. L'approccio punk e le melodie country si univano in uno splendido "incesto" nelle loro canzoni. Come siete riusciti a fondere elementi così distanti tra loro?
Abbiamo cominciato proprio suonando vere canzoni country. George Jones, in particolare, il mio preferito. Abbiamo fatto alcune delle sue canzoni e alcuni dei pezzi che avevo scritto in tour con la mia band di allora, gli industrial-noise-dance Ethyl Meatplow. Poi quando si sono sciolti gli Ethyl Meatplow e non avevo più la possibilità di urlare e sbraitare, sono diventata molto triste. Così la musica dei Geraldine Fibbers ha cominciato a trasformarsi in questo stridente connubio di musica country e sonorità più dure.
Non pensi che sia un peccato che i Geraldine Fibbers non abbiano ottenuto un successo maggiore? In fondo, avevano tutto per sfondare, pur restando una band decisamente restie alle logiche del music-business...
No, non mi posso lamentare del successo che abbiamo avuto. Considera che in America si è interessata a noi una major (la Virgin, ndr) che ci ha messo a disposizione strumenti importanti. Abbiamo fatto videoclip, grandi concerti... Abbiamo guadagnato bene, in quel periodo. Ecco, forse è stato un peccato aver suonato pochissimo in Europa, perché è vero in effetti che in Italia li conoscono tuttora in pochissimi.
Hai mai pensato di ricostituire la band?
No, ormai è un capitolo chiuso. Quella è stata una bellissima esperienza, che si è esaurita nell'arco di quei cinque anni. Va bene così.
Ho letto in un'intervista che ti definisci "devota ai droni". Ci puoi raccontare qualcosa in proposito? In che modo i droni influenzano la tua scrittura?
Il drone è una costante della nostra vita. Siamo sempre circondati da droni, anche se chiudi gli occhi di notte in un posto molto tranquillo, potrai ascoltare il suono di qualche mmm. Che sia il traffico, l'elettricità o un gatto che fa le fusa. O che sia un feedback di chitarra a un volume spaventoso... E' tutto così intossicante!
Che succederà in futuro? Hai un programma un altro disco a nome Evangelista?
Siamo quasi pronti a registrare un nuovo album di Evangelista. Abbiamo scritto tre nuove canzoni qui in Italia negli ultimi giorni e le stiamo portando sul palco durante questo tour. La band è in gran forma in questo periodo. Tara Barnes e Dominic Cramp sono di Oakland. Ches Smith è di Brooklyn. Francesco Guerri è un favoloso improvvisatore di Bologna... e io vivo ovunque! In futuro ci saranno più viaggi. Più amici e baci e gatti e avventure sonore. Abbiamo già ottenuto tanto con l'ultimo disco, ora dobbiamo crescere ancora un po'.
Vi aspettiamo ai nostri show, se ce lo permetterete, vi doneremo qualcosa di speciale da portare a casa nei vostri meravigliosi piccoli cuori oscuri.