Nella stanza dove incontro Kenneth Sarup sono appesi dei poster meravigliosi e c'è una televisione accesa. Dopo aver discusso sulla bellezza dei poster, io e il chitarrista e cantante dei Diefenbach cominciamo a guardare e commentare i cartoni animati, discutendo di "Set & Drift", il nuovo lavoro del gruppo, durante gli stacchi pubblicitari.
Diefenbach. È un personaggio del film "Fargo"!
Sì, lo è. Oltre alla musica, siamo molto interessanti al cinema. Quando non suoniamo, parliamo di cinema tutto il tempo quindi era naturale per noi. Ho visto "Fargo", uno dei miei film preferiti, ma anche uno dei film preferiti degli altri componenti del gruppo (il bassista Allan Mattsson che, insieme a Kenneth, canta nel disco, Lasse Lyngbo alle tastiere, Nicolaj Strøyer Christophersen alla seconda chitarra e Stefan Gejsing alla batteria, ndr) e c'è questo tizio che chiama il protagonista al telefono. Non lo vedi mai in realtà, ma è molto insistente, non si dà mai per vinto e mi sembrava fosse un bel nome.
Cinque anni fa dovevamo fare un concerto e non avevamo ancora il nome, quindi l'ho suggerito agli altri ed eravamo tutti d'accordo perché a tutti era piaciuto il film. Penso sia stata una buona scelta.
E poi è uno di quei personaggi… Be', in realtà non è un vero e proprio personaggio: è solo una voce al telefono, un paio di telefonate.
È vero, non lo si vede mai. Guardando il film prima di aver avuto bisogno di un nome per il gruppo, l'avevo notato subito perché è così paziente e poi è un ottimo stratagemma nel film per descrivere i pensieri di Jerry Ludegaarde, come se ci fossero delle voci nella sua testa che continuano a chiamarlo.
Siete un gruppo danese che molti paesi europei, in particolare il Regno Unito, ha sempre seguito con attenzione: eravate all'interno della playlist di X-Fm e vi siete permessi di rifiutare di suonare al Festival di Glastonbury.
Non abbiamo rifiutato: eravamo nel bel mezzo delle registrazioni del disco e non siamo riusciti a trovare il tempo: avremmo dovuto fare molte prove, viaggiare, tenere il concerto e altre cose del genere. Volevamo veramente suonare, ma non era il momento. Forse l'anno prossimo.
Cosa vi aspettate da questo nuovo disco?
In realtà non mi aspetto nulla. Gli auguro molto. Eravamo già sorpresi di venire qui a Milano e che tu ci volessi incontrare. È stata per noi una piacevole esperienza. Non ci aspettiamo veramente nulla. Spero che alla gente piaccia molto questo disco, ovviamente perché (sorridendo) a noi piace e pensiamo che sia bellissimo.
Il vostro primo album ("Diefenbach", 2001) era totalmente strumentale, per il vostro secondo disco ("Run Trip Fall", 2003) avete aggiunto la voce in un paio di canzoni e ora, per questo "Set & Drift", il vostro terzo lavoro, tutte le canzoni sono cantate. Non penso ne avevate un estremo bisogno: avevate già il vostro pubblico e tanta attenzione da parte dei media. Perché un disco cantato?
Perché? Questa è una bella domanda! All'inizio, quando abbiamo cominciato a fare musica, non usavamo le voci perché non avevamo i microfoni, era semplice: niente microfoni, niente cantato. È stato una specie di incidente all'inizio, ma non ci mancavano. Poi, quando stavamo registrando "Run Trip Fall", avevamo finito prima e ci era avanzato un giorno … abbiamo sempre moltissime melodie in testa, perché ne pensiamo tutto il tempo e ce le cantiamo l'un l'altro. Nel momento in cui ero lì a concentrarmi su come "tradurre" una melodia che avevo in mente in un giro con la chitarra, qualcuno mi ha chiesto: "Perché semplicemente non la canti anziché trovarla sulla chitarra o sulla tastiera?"
Per Allan e me era molto strano cantare, ma abbiamo deciso di alternarci in modo da non annoiarci troppo. Abbiamo cantato solo per sentire come veniva e ci è sembrato buono. Ecco perché trovi il cantato in "Run Trip Fall". Alla gente è piaciuto. È stato una progressione naturale per noi. Il primo album è uscito cinque anni fa e, quando ripensi a quello che hai fatto cinque anni fa, capisci che sono successe molte cose, quindi per noi, ora, non sembra così difficile ritrovarci a cantare.
Siamo sempre riusciti a fare quello che volevamo. Forse il prossimo disco non conterrà affatto cantati o forse ci sarà solo la voce o dei violini. Tentiamo di tenerci continuamente interessati e divertiti. Spero che i nostri ascoltatori capiscano questa evoluzione e non se ne spaventino perché faremo ancora qualcosa di nuovo. Lo facciamo giusto per divertirci.
La gente cresce esattamente come voi crescete.
Esattamente, è il nostro stesso punto di vista. Non vogliamo fare la stessa musica in continuazione: sarebbe stupido e noioso. Non fa per noi. Alcuni gruppi, come i White Stripes (c'è un poster dei White Stripes appeso al muro di fronte a lui) in maniera positiva, non voglio far loro una critica, affatto: si tratta semplicemente di una chitarra rock e una batteria per tutto il tempo per tre album a oggi.
(Mi sorprende a sorridere)
Cosa?
Mi sono appena ricordata quello che disse uno degli Ac/Dc anni fa: "Qualcuno dice che abbiamo fatto lo stesso disco tredici volte, ma non è affatto vero: sono quattordici."
(Ridiamo)
Per lo meno ha un senso! Vogliamo rimanere coinvolti. Posso addirittura avallare la possibilità che il prossimo disco sarà esattamente come questo. Quando sarà il momento, vedremo.
Tu e Allan vi scambiate le parti da cantare nel disco. Come lavorate insieme? Se lo fate.
Ci stiamo molto attenti, perché poi dobbiamo essere in grado di cantarle, quindi non devono essere troppo basse o troppo alte. Diciamo che c'è sempre qualcuno che per primo si avvicina al microfono, magari durante una jam, e canta una qualsiasi idiozia, allora qualcuno di noi dice che dovrebbe suonare in una determinata maniera e costruiamo insieme e intelligentemente una buona melodia: magari è una melodia molto dura che potrebbe aver bisogno di un po' di armonia in più.
Molto succede direttamente in studio. Magari addirittura quando Allan è in cabina a registrare e io sono fuori che ascolto.
Da quello che mi racconti, mi sembra di capire che scriviate le canzoni insieme piuttosto facilmente.
È facile scrivere delle canzoni insieme, non sono sicuro che sia facile scrivere belle canzoni, ma sono gli altri che devono dire se le nostre canzoni sono buone o meno.
Studiamo le nostre melodie in continuazione, le ascoltiamo sempre e stiamo lì a cercare dei vuoti e inseriamo semplicemente un "ti-ri-ti".
Era nelle nostre teste, anche perché tutta la musica che abbiamo sempre ascoltato era basata sulla voce: tutta quella roba dei Bee Gees e i Byrds e i Beatles e Jeff Buckley e tanta altra roba.
Caspita, da come lo descrivi, sembra molto complicato arrangiare una vostra canzone!
E' differente da traccia a traccia. Alcune tracce sono state arrangiate in maniera molto veloce: una o due ore ed erano pronte. Altre canzoni hanno impiegato sei mesi a essere completate e le abbiamo registrate quattro volte.
Ad esempio, "Streetlights": quando siamo arrivati in studio non avevamo l'intera canzone, quindi abbiamo preso i nostri strumenti e siamo partiti dai tre accordi che avevamo e tutto d'un tratto era terminata e ci siamo trovati d'accordo molto velocemente. Altre volte, magari tre di noi non sono d'accordo e sostengono che la canzone potrebbe suonare molto meglio.
"Set & Drift" è un disco molto vario. Ci puoi trovare rock, folk, pop, elettronica e addirittura progressive . È un'ottima maniera perché il disco piaccia veramente a tutti. È stato qualcosa di programmato?
Assolutamente no. Riflette molto i gusti musicali dei Diefenbach. Abbiamo dei gusti musicali molto diversi. A me piace la samba e ho proposto di aggiungere determinate percussioni, giusto per divertimento. Tutti possono portare quello che vogliono: è la nostra filosofia. Se si tratta di una buona canzone, non importa se si tratta di una canzone country: se è una buona canzone, la teniamo. Sappiamo che potrebbe confondere la gente, specialmente chi conosce solo il nostro vecchio repertorio.
Non è stata una decisione conscia, volevamo semplicemente suonare meglio che potevamo.
La prima versione di "The Police", che è la canzone più acustica del disco, è stata registrata in una versione molto rock, sembrava quasi una canzone dei Queens Of The Stone Age, era molto aggressiva. Ci piaceva, ma abbiamo pensato che non fosse la versione giusta. Era quasi terminata, ma abbiamo comunque deciso di stravolgerla completamente, di ricominciare tutto da capo. Il risultato è stata una canzone country/folk.
(Mentre me lo dice, sgrano gli occhi. Prontissima a scrivere il mio indirizzo di posta elettronica e illustrare le innumerevoli maniere per mandare un mp3) Ci sarà la possibilità di sentire questa versione cattivissima?
Magari come b-side (la prendo alla larga).
Guarda, forse come c-side: non so nemmeno se abbiamo ancora la registrazione.
(Tanto delusa)
Oh, no, no, no! Magari tra dieci anni uscirà un box-set! (ridiamo)
Ci limitiamo a fare quello che secondo noi, al momento, è la cosa migliore. Se hai un pezzo danzereccio, lascia che diventi una pezzo danzereccio. Non lo facciamo per confondere la gente, anche se ci rendiamo conto che potrebbe succedere.
Proprio come un buon regista: può girare una commedia e il film successivo potrebbe essere un horror o un thriller, ma c'è sempre quel movimento della cinepresa o le luci o altro.
Vogliamo semplicemente che le nostre canzoni suonino nel miglior modo possibile. Se una canzone vuole essere una canzone folk, lasciala essere una canzone folk.
"Favourite Friend" è il primo singolo, ci sarà anche un video?
Sì, c'è, abbiamo appena finito di girarlo. È stato interessante: questo è il nostro primo video. Ci sono moltissimi effetti speciali, è quasi tutto su sfondo blu. Non sapevamo cosa stavamo facendo, facevamo solo quello che il regista ci urlava di fare e in realtà non c'era nulla attorno a noi perché sarebbe stato riempito tutto al computer. È stato interessante, ma anche stressante: "Chissà come sarà!" È venuto molto bene, ne siamo soddisfatti. Se ne è occupata una casa di produzione londinese, sono veramente molto bravi.
A noi piace, alle nostre mamme piace. Dev'essere per forza bello!
Entrerà in rotazione a breve.
È vero che un giornalista ha lasciato in lacrime il locale dove stavate suonando proprio a causa della vostra esibizione? Cosa è successo?
(Mi sorride e ne sembra molto fiero!) Non se n'è andato: è rimasto! È stato proprio lui a dircelo, dopo il concerto, che aveva pianto. Non voglio mettergli le parole in bocca, ma penso che fosse un complimento anche perché poi ha aggiunto che il concerto gli è piaciuto.
Nel vostro disco c'era una canzone intitolata "Pete Townsend"...
Eravamo in questo vecchio studio analogico a Copenaghen e stavamo registrando con quei grandi nastri e proprio quella attrezzatura apparteneva prima a Pete Townsend. Stavamo semplicemente facendo una jam e ci era piaciuta tanto che volevamo inserirla nel disco. Scegliere il titolo è stato alquanto semplice.
Ieri sera aspettavo il mio turno per un'intervista e il giornalista prima di me ha fatto al cantante le domante più cretine che abbia mai sentito in vita mia. Escludendo questa intervista, ti è mai capitato di dover rispondere a domande stupide che, magari, ti hanno anche innervosito?
Non ancora. La gente vuole sapere come, cosa e quando e pone questo tipo di domande e per me va bene, perché capisco perfettamente.
Ci sono state un paio di domande, incluso "Qual è il tuo colore preferito?" (ridiamo), ma la maggior parte sono delle buone domande, incluse quelle di questa intervista.
Richiedimelo fra quattro giorni: stasera partiremo per Parigi, quindi Bruxelles e Amsterdam: faremo un sacco di interviste. Probabilmente entro sabato mi avranno fatto delle domande stupide. Ti manderò una mail.
Mettiamola così: ora che arrivi ad Amsterdam, sarai in grado di rispondere alle domande ancora prima che ti vengano poste, sarai in grado in intervistarti da solo! (Ridiamo)
Ci sarà l'occasione di vedervi dal vivo?
Non c'è nulla di pianificato per l'Italia. Partiamo per un tour di quattro settimane, saremo in Germania, Belgio, Olanda, Inghilterra, Scozia, Irlanda, Danimarca. Spero di tornare presto in Italia per visitarla con calma perché oggi non siamo riusciti a vedere nulla.
E il tempo è pure un schifo!
Eravamo così contenti (canticchiando): "Noi andiamo a Milano e ci sarà il sole!". E, sai, siamo atterrati la notte scorsa e oggi abbiamo dovuto incontrarci con alcune persone, quindi non abbiamo visto nulla. Speriamo di tornare presto.
L'intervista termina qui. Ma tanto sono finiti anche i cartoni. In compenso non gli ho lasciato il mio indirizzo email...