Heartbreaks

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Tempi per il divertimento

intervista di Riccardo Cavrioli, Giulia Borsella
Si è chiuso a Milano, il primo luglio, il tour nel nostro paese degli Heartbreaks. Quattro date che si sono trasformate in un'occasione importante per presentare live i brani del loro esordio ma anche per inserire in scaletta qualche pezzo nuovo, che comparirà nel secondo disco, per ora ancora senza data d'uscita. Abbiamo approfittato del pomeriggio milanese per scambiare due chiacchiere con il gruppo al completo, (Matt, Joseph, Ryan e Christopher), sui futuri scenari che si aprono per la band di Morecambe (Uk).

Questa è l'ultima data... com'è andato questo tour italiano?
Matt: Magnificamente! Soprattutto perché quando suoni in posti differenti non puoi sapere chi verrà ai concerti, non sai mai cosa aspettarti quindi sei anche un po' spaventato; poi inizi a suonare e vedi che la gente è entusiasta della tua musica. Significa molto per noi.

Eravate venuti in Italia 2 anni fa, potevate immaginare che sarebbe passato tanto tempo dal tornare qui come headliner?
Deaks: Sì, beh in effetti speri sempre che accada!
Joseph: Esatto, ed è grandioso anche perché puoi finalmente suonare qualcosa di diverso.

Il nuovo disco ha una data di uscita o non è ancora finito?
J: È finito, in effetti è finito manca solo la masterizzazione. Ne siamo molto orgogliosi ed è un grande passo avanti. Credo che non potessimo fare di meglio o di più per realizzarlo esattamente come volevamo, ne siamo tutti veramente orgogliosi.

Ho avuto il piacere di ascoltare in anteprima il disco e mi ha stupito molto perché pensavo puntaste molto di più su pop song più solari, mentre in realtà è emerso l'aspetto più scuro del gruppo. È una mia impressione o in effetti avete puntato in quella direzione?
J: No, credo sia più la conseguenza di una reazione. È la conseguenza dovuta allo svanire dell'entusiasmo delle persone verso la musica, così come in altri campi della quotidianità che sono stati emarginati: la gente oggi è sempre più allontanata dai piccoli piaceri ed è trascinata verso un entusiasmo di massa. Non so se mi spiego. Non è una scelta di stile come per dire "hey sono un giovane arrabbiato, quindi lo esterno con la mia musica", è qualcosa di insito in noi stessi e probabilmente riaffiora attraverso la musica. La positività non è più la stessa che avevamo prima. Non è stata una decisione quella di "essere dark", ma nel subconscio ero consapevole di come probabilmente il pubblico in Inghilterra ci avesse illusi.
M: Non avevamo intenzione di sembrare arrabbiati.

La versione che mi avete mandato è la definitiva o ha bisogno di essere mixata o di aggiustamenti?
M: No no, è assolutamente la definitiva, non sappiamo ancora esattamente quando uscirà.

Voi siete nati come una guitar band molto classica, con riferimenti molto precisi come gli Orange Juice o gli Smiths. Però vedo che purtroppo in Inghilterra le classifiche premiano sempre un sound del tipo "post-Coldplay" (solite ballate al piano, molta malinconia etc.). Vorrei sapere cosa ne pensate, se vi dispiace che un sound tipicamente britannico come il vostro venga penalizzato. Il guitar pop vecchio stampo sembra far fatica a emergere o sbaglio?
J: Ho sentito la parola "coldplay"?
M: Sai, la gente ascolta quel genere di musica perché è immediata ed è semplice sentirla, dato che viene proposta in radio o nei supermarket, non serve pensarci sopra, riflettere sul testo o sul sound. È questo a cui ormai puntano molte band importanti.
D: E' come se dovessero sentirsi in dovere di compiacere tutti. Non credo sia questione che il pubblico preferisca o meno un certo tipo di musica, piuttosto è una questione di musica che viene facilmente venduta. Prendi per esempio la radio, sono pochissimi gli artisti che vengono trasmessi in radio e stanno diventando sempre meno. La gente non è esposta a band potenzialmente interessanti, che fanno qualcosa di diverso.

Torniamo a "Funtimes", riguardandolo adesso a un anno dall'uscita, c'è qualcosa che cambiereste?
J: Sì, molte cose. Ma non è il motivo per cui si pubblicano album, quando registri sono sempre necessarie delle modifiche anche dopo che l'album è uscito. Ri-ascoltare i pezzi ti fa capire cosa è cambiato in te e cosa non ripeteresti una seconda volta
Ryan: Dopo tutto, l'album racchiude i sentimenti in quel momento della nostra vita, in "Funtimes" c'è la band che suonava un anno fa. È chiaro che a distanza di un anno cambieresti qualcosa di quello che eri. Capita a molte band.
D: Quando ri-ascolto i nostri pezzi vedo chiaramente quattro giovani uomini pieni di passione, che fanno del loro meglio per creare qualcosa di bello, che fanno musica piena di energia e che hanno un'infatuazione per qualsiasi cosa porti loro delle novità.
R: O per lo meno sembra che sia così!

Mi è piaciuto molto il lavoro di riarrangiamento su "Hand On Heart", come è nata l'idea di collaborare con James Banbury?
D: Lui ha solo aggiunto uno strumento a corda, non è molto differente dalla prima versione
J: Siamo stati costretti a ri-arragiarla, e ho odiato questa cosa. Mi spiace! Eravamo così contenti. Ma è una di quelle cose che deve essere fatta, altrimenti non avremmo avuto uscite per un bel po' di tempo e saremmo scomparsi dalla scena. Ma a quanto pare ci sono persone a cui piace, quindi...
D: Molte persone!
J: Sì ma io la odio!... È una vergogna, dico sul serio! Non la canzone, ma probabilmente era l'idea, al tempo, di rifare la canzone, mi prendeva male.

In Italia sta passando in questi giorni, sulle radio nazionali, "Delay Delay", anche se per voi, immagino, sia una canzone ormai vecchia. Che impressione vi dà sapere che in altri paesi la canzone sta prendendo piede a un anno dall'uscita?
M: È un po' la stessa sensazione di quando facciamo un concerto all'estero, il pubblico assiste numeroso e partecipa con entusiasmo, e noi rimaniamo sempre soddisfatti di questa risposta da parte dei fan. È ovvio poi che fa piacere sapere che sempre più gente ci ascolta, quindi non è poi tanto sorprendente se la nostra musica inizia a farsi conoscere anche in radio in paesi stranieri anche a una grande distanza.
M: No, certo, è un piacere, anche perché in Inghilterra non è mai finita sulle radio nazionali...
J: È incredibilmente emozionante, davvero. Certo, fare da supporto agli Hurts ci ha aiutati ed è bello sapere che la gente ancora si ricorda di noi. Ed è anche un buono spunto per iniziare a costruire qualcosa, cercare di tornare nel vostro paese, per esempio.

Ultime due domande, ragazzi. Direi che è doveroso chiedere cosa farete questa estate, avete impegni o puntate sull'andare in vacanza?
M: Beh, ad agosto siamo di nuovo in Italia per una data, il 24.
J: A parte questo, credo che dopo un paio di date in Inghilterra ci rilasseremo, anche mentalmente, per prepararci a conquistare il Mondo. Andremo un po' al bowling... A settembre farò una mezza maratona a Newcastle. Volete partecipare? Potete venire a vedermi in azione!
R: Sono 40 miglia.
J: Dovrò iniziare a smettere di bere birra... haha al posto dell'acqua che ti offrono durante la corsa, avrò la mia borraccia di birra! A parte gli scherzi, se mi focalizzo su un obiettivo, lo porto a termine... Probabilmente dovrò prendere lezioni di Yoga per prepararmi.

Infine, volevo chiedere se avete un po' "paura" della stampa inglese che tanto quanto loda un primo disco, poi puntualmente è anche in grado di distruggere un secondo lavoro.
Almeno, di solito purtroppo è così.
D: Non mi preoccupa la cosa, non è il motivo per cui scriviamo canzoni, non è per finire sulla copertina di un giornale o per ricevere una lode. Voglio dire, se una canzone è buona, è buona e basta e viene apprezzata, non devo farmi pubblicità con un giornale e non devo seguire mode per essere notato, cosa invece molto comune in Inghilterra.
Discografia
Funtimes (Nusic Sounds, 2012) 7,5
We May Yet Stand A Chance (Banquet, 2014)8
pietra miliare di OndaRock
disco consigliato da OndaRock

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Recensioni

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