John Chantler - L'immanenza del suono

intervista di Matteo Meda

Una prima domanda generale, giusto per rompere il ghiaccio: pensi che ci sia "ancora luce, là fuori"?
Sì. Mi piace mantenere un certo tipo di idee utopiche sulle possibilità per il futuro, pur riconoscendo le realtà spesso cupe del presente.

Ovviamente questa era una battuta riferita al modo in cui ho interpretato il titolo del tuo ultimo album... Guardando anche ai titoli dei brani, sembra davvero una sorta di viaggio verso una "luce residua" in un contesto di decadenza. Cosa avevi in mente nel scegliere questo concetto? Cos'è "la luce" in fin dei conti? Cos'è "l'esterno" e dove possiamo trovarlo?
Ovviamente. Il titolo è stato pensato per essere abbastanza aperto. Non voglio imporre un significato specifico. Da un lato è una cosa abbastanza banale. Essere dentro questa grande, fredda chiesa vuota mentre fuori c'era una splendida luce autunnale e gli ultimi raggi di sole estivo. E poi, ogni volta che non suonavo l’organo, detestavo il suono della chiesa. Quel riverbero enorme e ingombrante inizia a prendere il sopravvento nei tuoi pensieri a un certo punto. Potrebbe anche essere una luce fissa (immobile)... ma interpretatela come preferite. Riguardo a "The Long Shadow of Decline" - era il titolo di un articolo che avevo letto sul calo dell'influenza geopolitica della Gran Bretagna. Penso che l'autore fosse deluso da questa situazione, mentre io sono piuttosto felice che l'establishment politico britannico abbia ancora meno potere e influenza, considerando che sono un branco di delinquenti.

Questo è uno dei collegamenti che immaginavo mentre ascoltavo l'album. Guardando un po' alla situazione sociale e storica mondiale dei nostri tempi, sento davvero che viviamo oltre "l'ombra del declino", in ogni aspetto (fatti, economia, politica, atteggiamenti umani e reazioni in generale). E molte persone stanno cercando di capire se c'è ancora "luce fuori" da quest'ombra. Molti probabilmente non si rendono conto che, in un certo senso, stanno solo alimentando quest'ombra con gli atteggiamenti che ho menzionato. C'è una sorta di appartenenza naturale e ovvia tra il comportamento delle persone e il contesto della loro vita. Cosa ne pensi
Credo sia utile giocare sul lungo periodo. Ho appena finito di leggere un libro davvero interessante, "Inventing The Future", che sostiene la necessità di lavorare per sviluppare una posizione strategica, intellettuale e documentata per le possibilità post-capitaliste future. Avere un pensiero e delle azioni preliminari pronti per quando si presenteranno opportunità di cambiamento di massa (come è accaduto con la crisi finanziaria del 2008). È una parte delle idee utopiche di futuro a cui mi riferivo prima.

Tornando un po' alla musica e al suono, ho davvero percepito questo senso di smarrimento nel denso paesaggio sonoro dell'album. Sembra davvero una fuga eterna (e inutilmente) da una decadenza spirituale, con la luce che filtra da alcune fessure, senza mai riuscire a prevalere sull'oscurità generale. Ecco perché, nella mia recensione, ho parlato di questo album come incredibilmente "concreto" rispetto alla tua musica precedente, e orientato più verso "l'essere interiore". Questo "smarrimento" era uno degli obiettivi del paesaggio sonoro?
Non sono sicuro di averlo pensato in questi termini; ero sempre consapevole che l’organo è già così carico di significati – non volevo concentrarmi troppo su questo se non per sovvertire alcune di queste associazioni, ad esempio amplificando i registri estremi dell’organo. Quasi tutto il contenuto acustico ad alta frequenza è il suono acustico dell'organo, ma è stato miscelato in modo che sia relativamente più forte rispetto a come lo sentiresti contro gli altri registri.
Concettualmente, "The Luminous Ground" si concentrava su alcuni argomenti quasi spirituali di Christopher Alexander riguardo l’arte e l’architettura e su quali processi creano opere in cui si può riconoscere qualcosa di se stessi (o ciò che lui chiama "essere simile all'Io") in una struttura – "la questione pratica di forgiare un centro vivente" – ma poi il disco è tutto fatto di sintetizzatori, quindi c’è meno quel richiamo immediato dalla nostra memoria collettiva che associa il timbro di un organo a qualcosa di spirituale.

Un altro progetto che trovo particolarmente intrigante è quello con Stefano Tedesco. Nei live che ho visto di recente sembrava quasi una sorta di “esplorazione chirurgica” di alcune macchine analogiche (penso fossero oscillatori, vero?). Nel corso della tua carriera hai collaborato con tantissimi artisti, alcuni dei quali molto diversi da te per background e suono. Cosa porti con te da ogni progetto collaborativo?
Sono appena tornato da un concerto in trio con Per Zanussi (contrabbasso) e John Hegre (chitarra) in Norvegia, dove improvvisavamo, ma rispondendo e lavorando all'interno di alcune strutture e direzioni che Per ha sviluppato. Questo tipo di esperienza mi porta a riflettere maggiormente sui suoni che sto usando e sul loro significato, ed è fantastico lavorare direttamente con altre persone e cercare di raggiungere una comprensione condivisa o almeno complementare di ciò che stiamo facendo tutti. In generale, però, mi piace rimanere aperto alla situazione, magari spingere un po’ se ha senso, ma cercare anche di dare un po’ di spazio alla musica.

Vorrei chiudere con una curiosità personale: ci sono alcuni tuoi progetti che rimangono un po’ misteriosi. Per esempio, c’è una collaborazione con Lawrence English sotto il nome Holy Family che ha prodotto solo due cassette, oggi sold-out e difficilissime da trovare. Poi ho visto il tuo nome in un altro progetto su Room40, For Barry Ray. Infine, so che sei stato coinvolto in un’esperienza molto particolare in Scozia, Maher Shalal Hash Baz. Puoi raccontarci qualcosa di più su questi progetti?
Holy Family è una musica piuttosto brutale che io e Lawrence abbiamo creato insieme qualche anno fa. La realizzavamo molto velocemente, di persona, e ci siamo divertiti tantissimo. Sarebbe bello, in futuro, riuscire a dedicare un po' più di tempo a qualcosa di più ponderato. For Barry Ray è un duo che ho formato con la mia compagna Carina Thorén; mi piace ancora molto l’album "New Days" – mi sembra un fondamento per molti dei miei interessi musicali attuali, e ho dei ricordi affettuosi dei concerti che suonavamo in quel periodo. Maher è una band giapponese, guidata da Tori Kudo, che ha una forte connessione con la Scozia tramite i Pastels, che hanno pubblicato molta della loro musica negli ultimi 15 anni. Ho incontrato Tori Kudo per caso, quando il mio abbonamento alla rivista WIRE è arrivato a casa sua per errore. Viveva nella stessa prefettura rurale in cui ho vissuto per due anni (dal 2001 al 2003). Ci siamo scritti, abbiamo scambiato musica e, quando ci siamo incontrati, mi ha invitato a suonare con Maher a Tokyo. È una persona unica e quell'incontro accidentale è stato uno degli incontri più importanti della mia vita; indirettamente mi ha portato a quasi tutto quello che faccio oggi, in un modo o nell'altro.

Per concludere, ti faccio una domanda scherzosa che ho già fatto l'anno scorso a Lawrence: il 2015 è agli sgoccioli. Qual è, al momento, la tua top 10 dell'anno?
Dieci è difficile, ma ecco cinque cose al volo – "Simple Songs" di Jim O'Rourke – non ne ho mai abbastanza… e non riesco a togliermelo dalla testa quando cammino in montagna in estate (“All your love will never change me!”). Rallentare con Jürg Frey è stata una cosa davvero piacevole da fare quest'anno: "24 Wörter", "The String Quartets", "Grizzana". Tutto grandioso. La magnifica "Vertigo" dei Necks. "Isswat" di Fadimoutou Wallet Inamoud mi riempie di gioia ogni volta –  – e infine "Aberration Of Light" di Olivia Block; la versione in cassetta è grandiosa, ma l’esecuzione dal vivo al Fylkingen è stata particolarmente stupefacente.

Discografia

JOHN CHANTLER
CD & LP
The Place Between Here And (ltd, Inventing Zero, 2000)
Monoke (Room40, 2003)
Looked In Hands (ltd, Piehead, 2003)
The Luminous Ground (Room40, 2011)
Automatic Music (ltd, LP, Inventing Zero, 2011)
Even Clean Hands Damage The Work (Room40, 2014)
Automatic Music, Volume II (ltd, cass, The Tapeworm, 2014)
Still Light, Outside (1703 Skivbolaget, 2015)
Altri formati
Just Like Music (MiniCD, Inventing Zero, 2001)
Three Sides Of Sadness (ltd, CDr, Fourier Transform, 2006)
Cambridge Unitarian, April 2012 (MP3, TouchRadio, 2012)
COLLABORAZIONI
Split (ltd, 7", split with Function, Room40, 2007)
Split (ltd, CDr, helloSquare, 2008)
U (with Tujiko Noriko & Lawrence English, Room40, 2008)
10 Years Of Room40 (ltd, cass, with Lawrence English, 2010)
FOR BARRY RAY(John Chantler & Carina Thorén)
Romance (as The Swedish Folk Song,
Vågspel (MiniCDr, Room40, 2006)
New Days (Room40, 2007)
HOLY FAMILY(Lawrence English & John Chantler)
Anoint (ltd, cass, Digitalis, 2010)
A Rising Tide Of Halos (ltd, cass, Sanity Muffin, 2012)
Pietra miliare
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