Leafblade

Il bacio del prog-folk

intervista di Matteo Meda

Due lavori e mezzo in sei anni sono un bottino decisamente risicato, di quelli che generalmente si permettono band già affermatesi per lo meno nel proprio ambiente. Non è il caso dei Leafblade, il progetto prog-folk guidato dalla misteriosa figura del songwriter, poeta e attore Sean Jude e frutto del suo incontro con Daniel Cavanagh, chitarrista dei ben più blasonati Anathema - ai due si sarebbe aggiunto più avanti anche Kevin Murphy, bassista dei Moondoggies. Proprio il titolare del marchio - che forse, vista la veemenza con cui ci tiene ad affermare il suo status, sarebbe il caso di definire deus ex machina - si è reso disponibile a raccontare i retroscena della sua storia, dalla fondazione al passo definitivo dell'ultimo "The Kiss Of Spirit And Flesh", attraverso un linguaggio colmo di evocazioni filosofiche quanto di verve polemica, non facendo mancare qualche scomoda rivelazione e un paio di sorprendenti attacchi frontali rivolti a quello che dovrebbe essere il suo partner primo nel progetto.

Quando, dove e in che occasione vi siete incontrati per la prima volta?
Verso la metà degli anni Ottanta, io e Kevin ci siamo costruiti una reputazione a Liverpool suonando in una band prog, i Valle Crucis, e producendo musica che era davvero infuocata e piena di storie da raccontare. Fu l'alba della mia carriera, delle mie idee. Daniel era invece impegnato nella sua scena, ma è diventato in poco tempo un fan, adorava quel che io creavo. Quella band di fatto continua tutt'oggi, sotto varie incarnazioni, a registrare, come io continuo a scrivere e a portare avanti la mia carriera di attore.

Come è nata l'idea di fondare questo progetto?

Sono rimasto in contatto occasionale con Daniel, che nel 2003 mi ha proposto di portare i miei lavori acustici in Europa. Ai tempi era davvero innamorato di quel materiale, e per altro i Valle Crucis avevano già un'eccellente reputazione grazie ai pezzi più pesanti e concettuali. Poi sia io che Daniel abbiamo intuito che era necessario portare il mio materiale all'attenzione di un pubblico più ampio: così abbiamo fondato i Leafblade come progetto "cugino" dei Valle Crucis e abbiamo iniziato a spostarci anche fuori dall'Europa.

Quanta della tua esperienza hai riposto in questo progetto?
Quanta? Il 100% dei mio sangue, del mio sudore, delle mie lacrime, delle ferite che ho sulle dita, del mio spirito, dei miei sogni, della mia sfera emozionale, delle mie visioni e della mia immaginazione. La mia vita è una somma di quel che sono stato, sono e sarò: memorie di quel che ero e di quel che potrei essere. Le mie poesie, lo scrivere in generale, i miei ricordi e Leafblade sono tutto ciò che ho. Questa è la mia esperienza: creatività, immaginazione, memoria, crescita, tutto si combina a formare un'unica essenza, la realtà di ciò che siamo. Mi è stata data la possibilità di portare tutto questo attraverso le stelle, il massimo che poteva succedere.

Hai trovato difficile conciliare il tuo background musicale con quello di Daniel?
Io e Daniel abbiamo un background piuttosto simile musicalmente: siamo entrambi cresciuti a Liverpool, condividiamo l'interesse per la meditazione, per la forza della natura e l'amore per la musica acustica. Tutto è stato decisamente semplice: stavo scrivendo alcune nuove canzoni e a lui sono piaciute, così ha cercato e trovato dei canali per diffonderle in Europa, dove siamo stati per molti anni in tour e dove i miei scritti più vecchi erano già più conosciuti.

Questo nuovo lavoro è decisamente più vicino al prog-rock del primo a firma Leafblade. Si tratta di una scelta stilistica?
Era concordato che si volesse creare qualcosa di più dinamico e guidato stavolta. Daniel ha condiviso il mio piano di usare maggiormente chitarra elettrica e batteria, quest'ultima suonata divinamente da Cardoso. Anche la tracklist è stata decisamente facile da assemblare: ci abbiamo messo dentro una manciata di canzoni che avevamo suonato in acustico per qualche anno, portate in studio e ri-registrate aggiungendoci le orchestrazioni sintetiche, più delle nuove versioni di altri brani già esistenti. Mettere mano al mio archivio mi è sembrata la cosa giusta e divertente da fare, così da inserire nell'album brani che i vecchi fan avrebbero riconosciuto. Di sicuro, il nuovo album ha un piglio rock, il cui nucleo sta nella poetica e nel misticismo. Questo perché amo la musica rock e quando non sono sul palco con la chitarra classica, dietro le quinte faccio pratica con la mia Jackson Pro-Fusion suonando arpeggi folli. Tutto ciò sta nel mio sangue perché sono un chitarrista, con interessi in mondi diversi. Per quel che riguarda il prog, non credo calzi troppo come definizione, eccezion fatta per "Portrait" e parte di "Oak Machine". Non ci sono tempi dispari o soluzioni forzatamente non-convenzionali, anche perché il cuore della musica sta semmai nella voce, negli archi, nella visione e nella gravità.

Com'è nato il progetto tematico che sta dietro al disco?
Si tratta di un progetto che unisce il fuoco nella carne, il calore più forte di sempre nel sangue e il fuoco divino nello spirito. Qualcosa che si è mosso in me sin dalla nascita, e non solo, che si muove in tutti noi, ed è anche l'essenza ultima di quel che siamo: la vibrazione. Un mix di percezioni sensoriali e della gioa per la pura fisicità dell'organismo. Questi sono concetti che ho esplorato nelle mie poesie per più di vent'anni. L'album si focalizza molto sull'espansione della consapevolezza e delle percezioni, che ci permettono di sentire un vero legame con l'universo che si muove in noi e oltre noi, e di sfuggire da quella piccola mente che sta alla base dell'esistenza quotidiana. Un argomento che mi riporta a Dante, Virgilio, leonardo e al pensiero di Nietzsche sul potenziale umano. La nascita di "The Kiss Of Spirit And Flesh" è la mia come la tua, è il condotto di ciò che siamo: sangue, elettromagnetismo, pelle bio-sintetica, energia universale. Siamo i fantasmi nelle macchine, ciascuno con una forza nucleare e un cuore che batte con un'energia potenziale pari a quella di un orologio di cesio.

Ho notato anche nei testi questo legame tra terreno e spirituale...
Alcuni pensano che la vita sia il luogo d'incontro tra la dimensione fisica e quella spirituale. Ma entrambe sono materia in diversi stati di raffinata vibrazione. Si può pensare ad un muro o ad un fotone, pe esempio: chiunque penserebbe al muro come qualcosa di solido, e invece dal punto di vista quantistico è composto da particelle in costante vibrazione esattamente come i fotoni. Nel profondo della natura, lontano dall'apparente solidità delle cose, c'è un movimento quantistico, una vibrazione frutto della follia chimica. Qualcuno potrebbe chiamarla anima: a me piace combinare la chimica con la metafisica e trovarvi un punto d'incontro, in un senso Buddhista. Scienza e religione non sono reciprocamente esclusive, ma accomunate da una serie di riferimenti presenti in molti luoghi, fra cui creatività e ispirazione. Una delle essenze di questo nuovo disco è l'interazione, mediante poesia ed ispirazione, fra la mente e la terra: la sensibilità umana fusa allo spirito interno alla natura. E non si tratta soltanto di accozzaglie sentimentaliste post-romantiche: è la condizione umana che porta a cercare, battersi, buttarsi oltre le stelle alla ricerca di espansione. Non sappiamo chi siamo, facciamo esperienza di tutto in questa vita, e non capita solo alle persone con una maggiore inclinazione poetica, ma a tutti coloro che provano amore, tristezza, speranza, ansia, depressione, euforia: e cioè chiunque. Dall'infanzia tento di incanalare parte di queste energie e rimanere il più possibile cosciente dell'infinito spirito che c'è dentro e tutt'attorno a noi, così come nei pochi momenti carnali che ci concediamo. Come tutto nella natura, dallo sgretolarsi delle rocce sotto i propri piedi all'inverdire delle piante grazie alla luce, noi siamo così, nel nostro essere umani.

“Portrait”, l'ultimo brano dell'album, sembra però essere davvero in contatto stretto col mondo prog. Quel mondo, di cui fanno parte anche gli ultimi Anathema, ha influenzato la tua musica?
Sono d'accordo sul fatto che "Portrait" sia uno dei pochi brani con un sentimento progressive, ma non sono mai stato influenzato dagli Anathema, e non ho mai pensato di muovermi verso il loro mondo. Semmai è il contrario: è la mia musica che ha espanso notevolmente i loro orizzonti creativi. Se fosse qui a fianco a me, Daniel potrebbe confermarti che quel che dico è vero, e se non lo facesse starebbe mentendo. Quando mi ha chiamato qualche mese fa dicendomi che stava lavorando ad una sua versione della stessa "Portrait", ho trovato molto triste che lui usasse una mia canzone come base su cui lavorare. Potrà sembrare strano, ma non cerco mai di ispirarmi al lavoro degli altri, a parte quando agli inizi subivo un po' le influenze di Rush e Clannad. Ad ogni modo, quel brano è nato nel 1991 come poema, al quale ho iniziato ad aggiungere la musica intorno al 1996, per conto mio. Sono stufo di sentire dire che le mie cose sono state influenzate dagli Anathema o da Daniel, perché non è così, nemmeno per una singola nota! Danny ha aggiunto parecchie belle idee ai brani in studio, in particolare riguardo l'orchestrazione sintetica, idee sulle quali abbiamo comunque discusso e lavorato insieme, prima che lui si occupasse fisicamente di realizzarle. E comunque "Portrait" è centrato sull'allegoria medievale e su un epigramma Celtico: un mondo di idillii occulti, di evocazioni fatate, dove si trovano le porte che collegano mondi ed invocazioni della dottrina femminile alla chiamata delle Muse da parte della cultura Greco-Celto-Arturiana. Concetti che non sono mai stati e non saranno mai esplorati da Daniel e dagli Anathema. Se devo dirti chi ha influenzato il mio mondo, piuttosto, dovrei farti un po' di nomi di poeti e scrittori: Walter de la Mare, WB Yeats John Masefield, Robert Frost, Edward Thomas, Thomas Hardy, Shelley, Robert Holdstock, Umberto Eco, Philip Pullman and Mervyn Peake, Colin Wilson, RJ Stewart, Murray Hope, Marian Green, Aleister Crowley e Dion Fortune, solo per nominarne alcuni. E ancora, stavolta musicalmente, Igor Stravinsky, Vaughan-Williams, Bach, Hoddinnot, Panufnik, Beethoven, Mahler, Part, Respighi e Shostakovich.

Come vi dividete il lavoro? A sentirti parlare sembrerebbe che tu sia l'unico vero centro del progetto, con Daniel di fatto presente solo nel ruolo di esecutore!
Il nuovo album ha un adesivo della casa discografica che recita qualcosa come "il nuovo capolavoro di Daniel Cavanagh", e parla di me in maniera decisamente minoritaria. Ebbene, si tratta solo di una strategia commerciale. Ho scritto il testo, concepito i contenuti ed elaborato il cuore di ogni canzone dell'album per conto mio. Daniel ci ha aggiunto le parti di chitarra e le orchestrazioni. In più, ho anche scelto tutte le epigrafi poetiche che accompagnano i testi. Dei ritmi si è occupato invece Cardoso, non senza però aver prima discusso ed arrangiato il tutto con me.

Ma quindi come dobbiamo considerare Daniel e Kevin? Sono parte a tutti gli effetti del progetto o solo strumentisti che ti assistono nella realizzazione del tuo percorso artistico?
Kevin ha contribuito in maniera fondamentale allo sviluppo delle mie idee sin dall'inizio, e ha dimostrato di saper capire a fondo il retroterra che sta alla base della mia musica. Credo sia l'unico bassista del pianeta con cui potrei mai lavorare. Tutte le parti di basso le scrive lui, e ha pure una gran voce: io gli devo solo dare qualche indicazione basilare e per il resto lascio che faccia quel che vuole. Con la sua policromatica intelligenza, Kevin è una forza dominante nei Leafblade, e sempre il benvenuto. Se vogliamo considerarlo un attore che recita nei miei spettacoli, allora di sicuro ricopre sempre ruoli di primaria importanza, al pari di Pete Gilchrist, che in questi sedici anni ha sempre mostrato una grande maturità musicale e una gran sensibilità nei confronti delle mie idee. Per me loro due sono a tutti gli effetti due membri dei Leafblade, mentre Dan ha e avrà un ruolo minore, almeno fino a quando continuerà com'è giusto che sia ad essere così occupato da mille altri progetti. Abbiamo suonato in venticinque nazioni negli ultimi nove anni, ma lui di recente ha suonato con noi solo a Londra, ad una festa della label per l'uscita del disco. Prima di allora, erano passati tre anni e mezzo dall'ultima volta che avevamo lavorato in studio e dal vivo insieme. Non so cosa succederà, ma credo che col tempo la sua figura perderà sempre più importanza all'interno del progetto. Non mi interessa né ho il desiderio o il bisogno di lavorare con chi si fa vedere in studio per qualche settimana e poi scompare: a me serve una band composta da gente disposta a dedicarvisi a tempo pieno.

Come sei arrivato in Kscope e quanto è stato importante l'approdo presso l'etichetta?
Il contatto diretto di Dan con Kscope ci ha probabilmente facilitato, ma è anche vero che Steven Wilson aveva già avuto modo di apprezzare la musica dei Leafblade tanto da aver tenuto il primo album in macchina per circa un anno; il tutto prima che firmassimo il contratto! Molto probabilmente ci saremmo arrivati anche senza il tramite di Dan, ma si sa che l'industria musicale funziona così, a cliché e contatti. Ma non c'è solo quello, per fortuna: si deve anche produrre musica meritevole, che l'etichetta di turno consideri forte di un potenziale di popolarità e vendite. Le relazioni con KScope sono ottime, sono sempre stati velocissimi ed efficenti nella promozione del disco, oltre ad essere decisamente amichevoli e simpatici. E credo sia molto importante per un artista il fatto di avere un buon rapporto con la propria etichetta, soprattutto.

Porterai "The Kiss..." sul palco?
Lo spero. La band formata da me, Kevin, Pete e un nuovo batterista è pronta da inizio anno e stiamo continuando a cercare: abbiamo bisogno di luoghi dove suonare dal vivo a volume alto, e dobbiamo farcela a trovarli! Sarebbe stato impossibile suonare anche con Dan e Cardoso, visti i loro perenni impegni, ma a dire il vero mi fa piacere aver coinvolto nuovi musicisti. Leafblade sempre più spesso veniva visto come una sorta di Sean & Anathema e volevo allontanare in fretta il mio progetto da questo cliché. E a parte ciò entrambi loro non avevano la possibilità di impegnarsi a fondo: con Danny ci siamo accordati fin da subito sul fatto che lui non avrebbe suonato dal vivo con noi, e ad entrambi va bene così. Negli ultimi anni abbiamo suonato in parecchi festival britannici e della scena Pagana, e ora abbiamo un po' di date programmate entro la fine dell'anno, alcune con anche il nuovo batterista. Ci sono anche alcune offerte dall'Europa che valuterò perché sarebbe senza dubbio un gran piacere.

Che idee hai sul proseguimento del progetto?
Credo di aver già risposto prima! Continueremo come trio e occasionalmente come quartetto a suonare dal vivo. Spero pure di riuscire a registrare un nuovo album nella primavera del 2014, e prima di quello di pubblicare un nuovo disco solista acustico. Tutto è nelle mani della casa discografica, ma li sto valutanto tanto quanto loro stanno valutando il potenziale della mia musica. Per il presente, è tutto un alternarsi di show e promozione, senza mai perdere la concentrazione sul mantenere il fuoco dei Leafblade acceso e vigoroso!

Al dì fuori del progetto, cos'hai in programma di fare?
Continuerò a coltivare la mia vita di attore e scrittore tanto quanto la mia forma fisica, e inoltre sento di avere bisogno di meditare per mantenermi concentrato e trovare la pace della mia mente indagando sulla mia vita. Mi vedo regolarmente con Pete e Kev, anche solo per una birra fra amici. Infine, voglio continuare a dare tutto il mio amore alla mia donna, ai miei amici più intimi e agli spiriti della natura: si meritano tutti la vicinanza di un sorriso.

Discografia

To The Moonlight (Argle, 2006)
Beyond, Beyond (Angelic, 2009)
The Kiss Of Spirit And Flesh (Kscope, 2013)
Pietra miliare
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