Desolata e malinconica, la musica di Leonard Mynx sembra intrisa dell'aridità e del dolore che caratterizzano gli scenari di frontiera dove sono ambientate le sue storie, ma rivela, tuttavia, una grande apertura e un immacolato candore nella levità delle trame melodiche e nelle pazienti rifiniture degli arrangiamenti.
Seguendo la strada della tradizione dello storytelling, Mynx dà vita a ballate intrise di amarezza e solitudine, che si muovono tra avvolgenti passaggi di dylaniana memoria ed elegiache carezze degne di Townes Van Zandt. Ma le storie di Greg Cardi (questo il suo vero nome), benché realistiche e crude, non dimenticano mai la dolcezza e sono ammantate da un esile velo di speranza.
Ne abbiamo parlato a lungo con il giovane cantautore americano che non ha esitato ad aprirci il suo cuore e ci ha dimostrato una visione della musica precisa e lucidissima.
Firmi la tua musica come Leonard Mynx ma il tuo vero nome è Greg Cardi. Hai origini italiane?
I genitori di mio padre erano calabresi. Nel quartiere in cui sono cresciuto c'erano molti italo-americani, così come molti discendenti da africani, polacchi e irlandesi. La cultura italo-americana ha avuto un grande rilievo durante la mia gioventù, fino alla morte di mio padre. A quel tempo il quartiere stava cambiando e non c'erano confini chiaramente definiti tra le diverse culture. Era un vero e proprio "melting pot", era quel mitico concetto americano. Ho perso i contatti con alcuni membri della famiglia estesa dalla parte di mio padre. Ero il suo settimo figlio.
Perché hai deciso di utilizzare un alias? E da dove deriva?
Leonard è il mio vero secondo nome. Era il nome del mio nonno materno e lui ha avuto una influenza enorme sulla mia vita. Mi ha insegnato dei valori che al giorno d'oggi a me sembrano un po' in via d'estinzione. Sono stato chiamato Greg o Leonard per tutta la mia vita, così quando ho scelto un nome d'arte, ho utilizzato Leonard come segno di rispetto nei confronti di mio nonno. Sono incerto sull'origine di Mynx. Con ogni probabilità è venuto fuori da qualche oscura notte di pioggia in un bar fumoso.
Come descriveresti la tua musica?
La descriverei come il quartiere a cui mi riferivo prima. Una specie di melting pot. Ha un'eredità distinta ma raccoglie tanto da altri posti lungo la strada. È musica da immigrati.
I tuoi testi sono densi ed emozionali, malinconici e talvolta amari. Quali sono i temi che preferisci trattare? Preferisci parlare di te stesso o raccontare storie di qualcun altro?
Mi piace raccontare storie umane. Spesso finiscono con l'essere un po' tragiche, suppongo. Mi sembra che la disperazione, la malinconia, la rabbia e la solitudine siano emozioni necessarie. Senza di esse a fare da contraltare, la gioia e l'esultanza non significano niente. Credo fermamente che la musica "triste" ci renda più felici. Ci rende più forti e più introspettivi, se glielo consentiamo. La musica felice non rende la gente felice. Semplicemente riafferma la felicità. La canzone è una forma d'arte incredibile. Più di questo, è una forma primordiale di comunicazione che arriva oltrepassando i confini costruiti dall'uomo. La canzone è l'apogeo dell'espressione. Le canzoni folk, le vere canzoni folk, mi hanno sempre fatto pensare e sentire (emozioni). Molte volte trattano di storie di sconfitta, dolore, abbandono, gelosia, rabbia e desiderio, ma hanno sempre un sottofondo di speranza. La speranza deriva dalla percezione di quelle emozioni. Nella felicità non c'è speranza.
Chi è contento non aspira. Sono persone che non sperano. Perché dovrebbero? Hanno già ottenuto ciò che la speranza rappresenta. La speranza è la volontà dello spirito umano di superare i periodi peggiori. Questo è ciò che fanno le canzoni folk; possono apparire tristi in superficie, ma una volta che scaviamo dentro di loro e le viviamo, esse si rivelano essere davvero preghiere di speranza. Non cerco di scrivere canzoni che vengano fuori in un certo modo. Spetta alla canzone. Onestamente sento di non avere alcun potere su questo. Una volta che la canzone rivela le sue intenzioni cerco solo di non mettermi in mezzo.
Quale tipo di emozioni ti ispira a scrivere musica?
Qualsiasi emozione può ispirarmi a comporre o suonare musica. Può trattarsi di una qualsiasi sensazione o esperienza che provochi un sentimento. Vedere un uomo che dorme sull'uscio avviluppato nelle lenzuola oppure l'ultima foglia che dondola su una quercia. Qualsiasi cosa provoca l'ispirazione. Vi dirò questo: di solito quel sentimento giunge in alcuni dei momenti più inopportuni. Può essere d'intralcio nel vivere una vita onesta e danneggiare relazioni con altre persone. I cantautori sono schiavi.
Collabori da lungo tempo con Adam Selzer, e avete fatto squadra sin dagli inizi della tua carriera musicale. Quando e dove vi siete incontrati?
Ho incontrato Adam per la prima volta quando sono andato a registrare "Vesper". Avevo sentito molti dei progetti sui quali aveva lavorato e amavo le sue sonorità organiche. Ero anche un grande ammiratore di Norfolk & Western (rip) e del cantautorato di Adam. È stato davvero semplice lavorare con lui ed eravamo sulla stessa lunghezza d'onda su come approcciare "Vesper". Andavamo d'accordo e siamo diventati amici. Mi ha insegnato tanto sulla registrazione e sul mettere insieme degli arrangiamenti interessanti. Lui e il suo studio sono richiestissimi per validi motivi.
Avete mai parlato di fare un disco per la sua label, la Hush?
Quanto alle case discografiche, ho avuto alcune conversazioni e proposte da svariata gente, ma poiché il ruolo della label, major o indipendente che sia, è meno definito oggi di quanto non lo sia mai stato, mi sono solo incamminato pian piano per conto mio. Ho capito che sarebbe stata la cosa migliore per me, in modo da creare contatti personali con la gente invece che restare inattivo sperando che una label avesse il tempo o la voglia di farlo. Fino ad ora per me ha funzionato. Non sono contrario a essere sotto contratto con una casa discografica, ma dovrebbe essere della taglia giusta, e dovremmo vedere le cose allo stesso modo. Conosco un sacco di persone che sono sotto contratto con un'etichetta e circa la metà di esse va alla grande, mentre l'altra metà non ha altro che storie dell'orrore (da raccontare).
Da dove inizi in genere a scrivere le tue canzoni? Il processo di scrittura origina dai testi o dalla musica? Scrivi le tue canzoni alla chitarra?
Non c'è alcun modo predefinito. A volte le canzoni capitano tutte in una volta, testo e musica. A volte uno dei due viene prima. Ero abituato ad avere bisogno di una chitarra o di un pianoforte con cui scrivere, ma ora tutti quei suoni vivono nella mia testa, per cui diciamo che posso scrivere dappertutto.
Nel 2009 hai pubblicato il tuo primo album, "Vesper". Cosa ci puoi dire del processo che ha portato alla realizzazione di quell'album? Come hai vissuto l'esperienza della registrazione in studio?
La registrazione di "Vesper" è filata davvero liscia. Era semplice andare d'accordo con Adam e avevamo una visione condivisa. Ho preparato dei demo del disco con degli arrangiamenti e delle idee e abbiamo semplicemente seguito quelli quando funzionava e in alcuni punti li abbiamo abbelliti. Quasi tutti i musicisti su quel disco avevano già confidenza con la mia musica, perciò tutto si è amalgamato bene. Ho suonato e cantato dal vivo il più possibile. Gli ingegneri (del suono) non sembrano apprezzarlo, ma è quello il modo in cui le canzoni erano state progettate. Per Adam invece andava bene. Lui è uno che comprende (questa esigenza). Questo è ciò che rende fantastico lavorare con lui. Ci sono voluti solo pochi giorni per fare quel disco.
Quali sono state le tue sensazioni di fronte ai feedback positivi che hai ricevuto da pubblico e critica a seguito della pubblicazione di "Vesper"? Quali erano le tue aspettative per quell'album?
Sono stato un po' sorpreso da quanto "Vesper" abbia avuto presa sulla gente. È un album con un soggetto difficile e non è molto accattivante o positivo. Penso che un sacco di gente ascolti solo i primi trenta secondi di una canzone e poi passi avanti, a meno che non si tratti di un artista già conosciuto e apprezzato. "Vesper" è inteso per essere esplorato. Non è un rapporto occasionale. È una lunga storia d'amore che dovrebbe essere approcciata con cautela e senza fretta. Tuttavia, mi ha incredibilmente lusingato che la gente ci si sia aggrappata e gli abbia dato una possibilità. È stata una strana scelta per un esordio, almeno questo è quello che la gente mi ha detto. L'incredibile Audie Darling mi ha aiutato a scegliere con cura le canzoni, perciò credo di doverle la maggior parte del credito o la maggior parte della colpa. (sorride)
Pensi alla musica in termini di "carriera" e di lavoro? Il tuo obiettivo è quello di vivere con i proventi della tua musica? O la vedi solo come "arte per l'arte"?
Per lungo tempo non ho guadagnato niente dalla mia musica né ho mai suonato per intrattenere gente. Mi limitavo a fare musica. A chi VUOLE fare il musicista, direi di non farlo. Ma se HAI BISOGNO di essere un musicista, allora fallo. La mancanza di soldi è più che probabile. Non penso a questa cosa come a un lavoro. È bello fare soldi suonando e registrando musica, ma non riesco a immaginare di lasciar perdere tutto qualora non sia economicamente vantaggioso.
Dopo la pubblicazione di "Vesper" hai registrato più di trenta canzoni, e all'inizio del 2010 è uscito un primo sampler di quei brani, intitolato "Le Petit Mort", destinato solo ad amici intimi e fan di vecchia data. Qual è il significato di quella pubblicazione?
Inizialmente avevo pianificato di pubblicare tutte quelle registrazioni, e "Le Petit Mort" era la prima puntata. Ma poi sono dovuto rimanere fermo ai box e alcune delle canzoni non mi rappresentavano più. Il piccolo release di "Le Petit Mort" era solo per dare alle persone qualcosa di nuovo da ascoltare. È andato sold out molto velocemente e non l'ho ristampato, così che avrebbe avuto il valore che era destinato ad avere e sarebbe stato un regalo per coloro che erano più fedeli alla mia musica.
Tra "Vesper" e "Son Of The Famous So And So" sono passati quasi due anni. Hai avuto un terribile incidente automobilistico e altri problemi. Cosa ti ha dato la forza per andare avanti? Quegli eventi hanno influenzato il mood del tuo secondo album?
"Son Of The Famous So And So" è stato registrato prima che avessi l'incidente in macchina l'anno scorso, per cui quest'ultimo non ha avuto alcuna influenza sul disco. La selezione finale delle canzoni forse ha qualcosa a che fare con l'incidente. In tutta onestà, "Son Of The Famous So And So" è stato un esperimento. Cioè, ho registrato tutte queste canzoni e poi non ero davvero sicuro di cosa volessi farne, di come volessi raggrupparle, pubblicarle eccetera. Poi ho dovuto aspettare per pubblicarle. Non avevo neanche intenzione di pubblicarle, perché nel frattempo ho registrato del materiale nuovo, ma alcune persone hanno insistito affinché lo facessi, perciò l'ho fatto. E spero solo che la gente trovi nel disco un po' di valore. Questo è ciò che mi aiuta a continuare - ricevere e-mail, lettere e feedback dai fan.
Il tuo nuovo album, "Son Of The Famous So And So", è stato pubblicato in versione digitale. Perché hai scelto questo formato? Che relazione hai con questo moderno mezzo di condivisione della musica? C'è ancora posto per il supporto fisico in un mondo sempre più "web-oriented"?
Ho usato il formato digitale perché sembra essere il modo in cui la gente si procura la propria musica oggigiorno. Non sono ancora sicuro di ciò che provo per questa cosa. È un esperimento. L'aspetto "economico" della musica è così diverso da com'era già solo cinque anni fa. "Son Of The Famous So And So" è uscito in formato digitale principalmente per poterlo far arrivare alle persone rapidamente e a basso costo. Ci sono un sacco di grandi siti web progettati per aiutare i musicisti indipendenti a condividere la loro musica in formato digitale. Il mio buon amico Giuseppe Marmina (tra i fondatori dell'etichetta italiana Ghost Records, ndr) mi ha fatto conoscere bandcamp.com tempo fa. Penso che sia un servizio interessante e che i musicisti dovrebbero usare ogni mezzo a loro disposizione per raggiungere i fan. Tuttavia, spero proprio che ci sia ancora posto per le copie fisiche dei dischi. Penso che avere un "prodotto" tangibile nelle proprie mani aiuti a sviluppare un legame con la musica, cosa che la musica digitale non può proprio fare.
Qual è la tua opinione relativamente alla condivisione della musica sul web? Pensi che possa dare ai musicisti maggiori opportunità di visibilità e ascolto oppure pensi che possa danneggarli, alla lunga?
Penso che condividere la musica sia molto importante, in qualunque modo questo venga fatto. Per anni e anni la gente ha condiviso la musica suonandola dal vivo. Poi la radio e i video hanno aiutato a condividerla. Garantito, un sacco di volte gli artisti prendono le royalties attraverso questi mezzi, ma ogni singola persona che sta leggendo in un certo momento della sua vita ha avuto un album copiato o un mixtape senza pagarlo. Penso che dare alla gente musica gratuitamente sia una grande idea, specie se si tratta di un formato digitale. Il fatto è che internet è talmente saturo di musica e tanta di questa musica risulta priva di qualsiasi forma di regolamentazione, e penso che gli artisti a un certo punto dovrebbero comprendere il concetto che la gente ascolta la loro musica senza pagarla, invece di cercare di combattere una battaglia persa. Dovrebbero tentare di far funzionare questa cosa in termini di visibilità personale. I musicisti hanno bisogno di trovare un modo di essere ricompensati dai propri fan diverso dalla vendita di dischi. I dischi non si vendono come una volta. È una fredda dura realtà. Permettere a un proprio fan di avere la musica gratuitamente può solo essere una buona cosa per un artista promettente.
A questo proposito, che cosa puoi dirci del tuo "free music project"?
Ho iniziato "Project Free" per la ragione che dicevo prima. Volevo che la musica arrivasse a chi poteva apprezzarla. E volevo anche sapere chi erano queste persone. Mi piace avere un rapporto personale con quelli che apprezzano la mia musica. Li considero amici e mi sento onorato e gratificato che le persone perdano del tempo per contattarmi, così faccio lo stesso e rispondo a qualsiasi e-mail io riceva. Qualche volta questo richiede molto tempo e molto typing, ma i rapporti importanti non si mantengono senza impegno. Vorrei che le persone mi aiutassero a diffondere la mia musica e mi piace far loro sapere che è bello che lo facciano. Non c'è alcun dubbio che far passare un messaggio di bocca in bocca sia il modo migliore per farlo circolare. E internet ha la bocca più grande di tutti!
Il nuovo album ha una copertina molto ipnotica. Che cosa rappresenta?
Stavo solo perdendo un po' tempo con Photoshop. E quello che vedete è il risultato finale.
Nel tuo ultimo album (e anche nel precedente "Le Petit Mort") ci sono alcuni brani che sembrano allontanarsi un po' da quello che si può considerare il tuo stile. Che ci puoi dire di questo aspetto? Sei felice del risultato? Ti piace sperimentare con diverse soluzioni sonore?
Ascolto e amo ogni tipo di musica. Se la musica ha cuore e anima, allora riesco ad apprezzarla. Non mi importa per niente di che genere si tratti. È stato divertente provare qualche sonorità diversa. Ma la ragione principale per la quale ho fatto degli esperimenti è stata che quando ero pronto per cominciare le registrazioni alcuni dei musicisti che avevo scelto mi hanno dato buca. Avevo già prenotato lo studio di registrazione e non potevo disdire, così sono entrato in studio e ho registrato un po' di prove di alcune canzoni a caso. Poi io ed Adam ci abbiamo lavorato sopra.
Perciò credo che queste due ultime uscite siano composte da canzoni strane e non troppo coese. Forse è stata una cattiva idea, ma è stato comunque divertente fare casino nello studio e provare arrangiamenti e approcci diversi.
Sembra che in questo momento Portland abbia una fervida scena musicale. Senti di farne parte? E quali sono gli artisti della scena che più ammiri?
Portland è esattamente come qualsiasi altro posto. Ci sono persone splendide e genuine e ci sono persone che ti pugnalerebbero nella schiena, sempre in cerca di un vantaggio. Non vedo la mia musica come ispirata o influenzata da artisti o band di Portland. Faccio ciò che faccio, a prescindere da quale sia il trend più popolare in questo momento in città. Per quanto riguarda gli artisti che ammiro, per lo più sono quelli che fanno le loro cose per ragioni pure e non per essere agganciati dal music business. Potrebbe sembrare una risposta generica, ma è la verità.
Nella tua musica c'è, senza dubbio, un suono country-folk piuttosto classico. Hai sempre ascoltato questo tipo di musica? Ci sono altri generi musicali che ti piacciono oltre a questo? E ne sei in qualche modo influenzato?
Sì, in effetti, ho sempre ascoltato il country-folk. Ero un grande appassionato di "pre-war" folk quando ero un bambino. Nessun altro che conoscevo aveva la minima idea di quello che ascoltavo. Se facevo sentire loro dei vecchi vinili graffiati di quella musica rustica, tutti mi guardavano come se fossi pazzo. Una volta, quando ero un adolescente, a una festa, ho preso possesso dello stereo e ho suonato "Stagger Lee" nella versione di Mississippi John Hurt più o meno venti volte. La gente voleva uccidermi. Comunque sento moltissima musica. Jazz, reggae, hip-hop e cose del genere. Sono generi musicali pieni di passione. Non ascolto mai la roba che passano le radio più istituzionali e quel genere di cose lì. Sono sempre stato attirato dai cantautori. Amo molto scrivere e ho scritto racconti e poesie per tutta la mia vita. Da molto prima che mi appassionassi alla musica. Ho anche scritto un romanzo qualche anno fa. Così i cantautori mi attiravano inevitabilmente.
Qual è stato l'artista che ti ha influenzato maggiormente?
Tutti i grandi, ovviamente, come Bob Dylan, Leonard Cohen, John Prine, Tom Waits, Hank Williams, George Gershwin, Neil Young, Duke Ellington, Rodgers and Hart, Cole Porter, Willie Nelson e i loro pari, sono stati una grande influenza per me quando ero più giovane. Di sicuro, comunque, questa è una lista breve e incompleta. Quando sono cresciuto, però, l'hip-hop -quello buono, intendo- era il Re della musica. Tutti ascoltavano del buon hip-hop. Più tardi ho cominciato ad allargare i miei orizzonti e a esplorare degli altri territori musicali e ne sono stato influenzato parecchio. C'è veramente tanta ottima musica in giro. È solo che non ha visibilità a causa di un'industria discografica che si preoccupa solo di sfruttare. Non ho mai provato ad assomigliare a qualcun altro, però, quando scrivo musica. Conosco Kris Kristofferson che una volta mi ha detto: "Devi essere unico". E lui sa di cosa sta parlando.
Puoi segnalarci qualche artista che varrebbe la pena di ascoltare? E quali sono i tuoi preferiti di sempre?
Tutte le persone che vi ho segnalato prima sono sicuramente degne di essere ascoltate, ma questo mi sembra ovvio. Credo, senza dubbio, di amare Bob Dylan più di chiunque altro. La gente penserà che io sia pazzo, ma credo che la sua musica dell'ultimo ventennio sia migliore della maggior parte delle cose che ha fatto quando era più giovane. Non credo che qualcuno possa essere d'accordo con questa mia affermazione. Tutti i cantautori, in ogni caso, non stanno facendo altro che banchettare con gli avanzi che Bob Dylan ha lasciato in giro.
Se devo, invece, suggerirvi musica del presente, posso senz'altro segnalarvi alcuni dei miei amici di cui le persone potrebbero non aver ancora sentito parlare. E non è che do questi consigli con leggerezza. Audie Darling, On The Stairs, St. Even e Tom Thumb sono grandi artisti nei quali credo e che io stesso ascolto molto spesso in questo periodo.
Quali sono i tuoi progetti per il futuro? Sei pronto a rimetterti all'opera per registrare un nuovo album in tempi brevi? E lavorerai ancora con Adam oppure stavolta intendi cambiare i tuoi collaboratori?
Sicuramente continuerò a lavorare con Adam. Lavoriamo molto bene insieme e passo molto tempo con lui in ogni caso, a prescindere dalla musica, quindi tanto vale fare anche musica insieme! Cominceremo a lavorare su un nuovo album in aprile. Ho anche un nuovo disco già pronto che ho registrato tutto da solo dopo essere rimasto infortunato nell'incidente d'auto. Credo che sia la cosa migliore che abbia mai fatto. Non certamente per la produzione, visto che non riuscirei mai da solo a eguagliare la qualità del suono di Adam, ma perché credo che le canzoni siano le migliori che abbia mai scritto.
Ti piace suonare dal vivo? E ci sono possibilità che tu venga a suonare in Italia?
Suonare dal vivo è la cosa che mi piace di più in assoluto. È probabilmente la cosa che preferisco al mondo, a parte le persone che amo.
Spero proprio di venire in Italia in autunno. Sono molto colpito da quanto siano stati straordinari e ricettivi i miei fan italiani. Nel frattempo sto tentando di imparare a parlare in italiano. Qualsiasi consiglio o aiuto che chiunque mi possa dare in questo senso, sarebbe molto apprezzato e sarei pronto a restituire il favore impegnandomi al massimo in quello che so fare meglio.
(03/04/2011)