Fra le tante uscite degne di nota della Shelflife Records ce n'è una che mi ha particolarmente emozionato. Sto parlando della ristampa completa della produzione dei Majestic 12. L'antologia, intitolata semplicemente “The Majestic 12 Years 1994-1998” comprende tutti i 7” del gruppo più canzoni inedite che ancora non erano state pubblicate.
Una vera manna dal cielo per chi rimase incantato, all'epoca, da melodie figlie tanto della Sarah Records quanto di un certo sadcore di stampo americano, ma anche per tutti quelli che non hanno avuto la fortuna di conoscere la band in attività.
La pregevole uscita ci ha dato l'occasione per scambiare due chiacchiere via mail con Scott Schultz, cantante-chitarrista del gruppo, che ora ha messo il suo talento musicale a servizio della televisione, creando il seguito e pluri-premiato programma per bambini Yo Gabba Gabba.
Ciao Scott, come stai?
Ciao Ricky, mi spiace ci sia voluto tutto questo tempo, ma mi sono ammalato durante il fine settimana e sono stato persino in ospedale. Non è stato divertente, ma mi sento meglio ora! Ti sto scrivendo dal mio magico ufficio vicino a casa, a Orange County, California.
Wikipedia mette al primo posto, nella tua biografia, il ruolo di produttore televisivo, ma c'è ancora spazio per la (tua) musica nella giornata?
La musica è fondamentale per tutto ciò che faccio in televisione ma anche nella mia vita in generale. Significa sempre tantissimo per me: è la spina dorsale di tutta la roba che produco, solo che si dà il caso che io lavori per la Tv invece di registrare con una band. Sai, io sono cresciuto "in tour" con mio padre, che faceva il produttore, e aveva uno spettacolo itinerante di varietà. Ogni notte c'era un nuovo spettacolo in una città diversa, con cantanti, ballerini e una band completa dal vivo. C'erano addirittura in alcune canzoni coreografie con tantissima schiuma. Dopo che nel 2001 è nato mio figlio, è cominciata anche una mia "ossessione" nell'ascoltare musica e guardare la tv con lui. Yo Gabba Gabba nasce proprio da questa delusione sullo stato della musica per i più piccoli. Era come un contenitore di rifiuti, pieno di cose svendute, monouso e senza sostanza. Non voglio fare nomi, ma il mio sogno era di fare uno spettacolo musicale nel quale ci fossero vere vere buone band, che potessero suonare canzoni per ragazzi scritte da me, Steve, e Aaron (che venivamo dai Majestic 12) e Jarond Gibbs (più avanti dai Majestic), più alcuni altri grandi cantautori che avremmo coinvolto mano a mano. E mentre l'idea era di avere un mix davvero eclettico di stili musicali, si può sicuramente sentire l'influenza indie-twee-pop-shoegaze in vari pezzi della serie, con riferimenti a band come Rocketship o Trembling Blues Stars e altri che ora dimentico. Avere un grande aiuto nello scrivere e produrre musica per lo spettacolo è decisamente gratificante e mi sento fortunato di essere ancora qui a fare musica.
Cosa hai pensato quando la Shelflife Records ha deciso di ristampare i pezzi dei Majestic 12?
È stato emozionante, perché è veramente il punto da dove siamo partiti! Certo gli inizi sono sempre un po' grezzi e ingenui, ma sono anche così pieni di passione e di speranza, anche nelle canzoni più tristi. Apprezzo ora queste canzoni molto di più che in quel periodo. È una grande raccolta di tutti i nostri 7” e canzoni sparse. Tutto il percorso che abbiamo fatto, dal nostro primo esperimento di scrittura musicale con una chitarra con corde in nylon, fino al tornare insieme anni dopo per registrare l'ultima traccia.
Quali sono i tuoi ricordi della musica anni 90? Hai un po' di nostalgia? Io personalmente lo trovo un periodo meraviglioso per la musica e lo giudico migliore rispetto agli anni 2000.
Gli anni 90 sono cari al mio cuore ed è ancora difficile per me spiegare o convincere qualcuno dei miei colleghi più giovani che ci sono tante belle canzoni e non solo i successi radiofonici grunge. Anche senza pensarci potrei dirti molti gruppi che hanno influenzato i Majestic 12. In primis lo shoegaze di gruppi come Slowdive, Ride, My Bloody Valentine, Lush e Galaxie 500 che realmente mi conquistarono allora (e ancora lo fanno). Poi c'è la bellezza di The Field Mice e Trembling Blue Stars. Hanno generato un'intera generazione di seguaci, tra cui tante band della stessa Shelflife e gruppi a me famigliari di altre etichette che ho adorato, come i Brittle Stars che stanno fra i gruppi che più ho apprezzato nella mia vita, e poi ancora i The Autocollants, The Fairways, Le Coupe, naturalmente i Rocketship, The Sherman's, Dressy Bessy e tanti altri gruppi che ora sono sicuro di dimenticare. Questo non vuol dire che non abbiamo subito influenze da melodie radiofoniche prettamente pop, perché c'era grande musica pop che arrivava dall'Europa come Blur o Cardigans, ma penso che il nostro suono è stato più influenzato da band americane slowcore come Low e Mazzy Starr. Insomma gli anni 90 sono stati molto eclettici e con tanta ottima musica. Sono felice di essere abbastanza vecchio per aver potuto andare oltre i soliti successi della radio.
Penso che le canzoni della tua band siano ancora molto attuali. È come ascoltare i gruppi della Sarah Records, sono canzoni che non hanno età! Cosa ne pensi?
Hai ragione e ti ringrazio. Il suono dei Trembling Blue Stars, ad esempio, è autentico e in nessun modo "datato". Penso davvero che la stessa cosa si possa dire per questa raccolta di canzoni. Mi piace che il nostro sound non sia troppo attaccato a una musica specifica che possa suonare vecchia. Naturalmente ci sono tanti pezzi che vorrei un po' aggiustare, diciamo così, se potessi, ma fare qualcosa di perfetto non era quello che avevamo in mente. Quello che cercammo di fare era di catturare e trasmettere emozioni di cuori puri e sinceri.
C'è una canzone dell'album a cui sei particolarmente attaccato o orgoglioso?
Molto difficile. Amo tutte le canzoni per motivi diversi. "Lost And Found", ad esempio, mi ricorda il nervosismo prima di iniziare uno spettacolo dal vivo, già sudato ancora prima d'iniziare ma rappresenta il crescendo che mi fa uscire da questa sensazione e mi fa sentire l'emozione vera e propria della musica. "Nothing On Tv" invece è stata la nostra prima e la più vecchia canzone: ho un sacco di ricordi agrodolci a riguardo. "Coldwind" mi riporta a un freddo e triste inverno, vissuto in un seminterrato con un gruppo di altri ragazzi (squatters praticamente), tutti ugualmente alle prese con tutti i loro diversi problemi. "You Are The One" mi ricorda mia moglie i primi goffi testi romantici che ho provato a scrivere. "The Day" invece è la mia canzone "divertente" preferita tra quelle che ho scritto. Ma quello che suona meglio, per me, 20 anni dopo è "Heaven", canzone che rimanda direttamente a me.
Io amo le armonie vocali con Jana Wittren Heller, erano davvero perfette, uno dei vostri punti di forza, penso ad esempio alla bellissima "Long". Siete rimasti in contatto?
Sì, le nostre famiglie sono ancora in ottimi rapporti: li vediamo se andiamo su nel nord-ovest e loro visitano la California abbastanza spesso. Ricordo ancora il primo incontro con lei nello studio di registrazione. Non conosceva nessuno e fece la bellissima traccia vocale per "You Are The One". Ne fummo tutti conquistati e cercammo di mescolare più intrecci vocali tra voce maschile e femminile nelle nostre canzoni future. Suonare dal vivo è sempre difficile per questo tipo di armonie ma Jana era costantemente fiduciosa di sé, così abbiamo aggiunto molte cose alle armonie create intorno a lei. Ha continuato a fare davvero belle canzoni in seguito con i The Arrogants, che credo la fecero letteralmente brillare come cantante. Quell'epoca era piena di tutte quelle emozioni tipiche di giovani 20enni, come angoscia e sofferenza, la paura del futuro, nervosismo e penso che nella maggior parte di quei pezzi ci sia una speranza giovanile che mi rende felice di sentirli dopo tutti questi anni.
Grazie per la tua gentilezza! Ora, per concludere questa intervista, vorrei chiedere quale canzone dalla raccolta potresti scegliere come colonna sonora per la nostra chiacchierata.
Grazie a te Ricky e... wow, è così difficile decidere. Dal punto di vista dei testi ti direi "Ghost Stories", che riassume tutta l'esperienza, ma che è stata fatta molto tempo dopo. Quindi ti potrei dire "Lost And Found", che semplicemente annunciava l'inizio e la fine della band. Rappresenta una sorta di stato nel quale alla fine ci siamo trovati, dopo esserci "persi" nella musica e aver trovato in qualche modo il nostro vero io: "Lose yourself in amazement, find what you are" e questa frase praticamente cattura il senso di quello che ti ho detto.