A distanza di quasi tre anni dall'acclamatissimo "A Tall-Tale Storyline", il progetto psycho-pop di Quentin Stoltzfus, Mazarin, torna con l'atteso "We're Already There".
Noto per essere perfezionista e a tratti troppo concentrato su se stesso, Stoltzfus si rivela, in questa chiacchierata, una persona aperta e curiosa.
Innanzitutto vorrei chiederti del nome che hai dato al progetto. Come hai scelto proprio Mazarin?
Stavo leggendo un libro del fantastico autore italiano Umberto Eco, "L'isola del giorno prima". Mazzarino era uno dei personaggi e mi è piaciuto molto il suono che aveva e com'era visualizzato sulla carta. Ho scoperto solo più tardi che Giulio Mazzarino era una persona realmente esistita, un controverso cardinale francese. Il libro narra sostanzialmente di un naufrago che, dopo essere stato in balia del mare per diversi giorni, riesce a raggiungere una nave abbandonata ancorata poco distante dalla costa di quello che potrebbe apparire come un paradiso virtuale. La nave ha tutto ciò di cui l'uomo ha bisogno per sopravvivere, ma il suo desiderio di raggiungere l'isola lo conduce alla follia perché l'isola era troppo distante per essere raggiunta a nuoto e la nave era troppo grossa per essere governata da una sola persona affinché raggiungesse la spiaggia. Penso che sia una metafora splendida.
Passiamo a parlare di musica. Avete impiegato quasi tre anni a scrivere e registrare " We're Already There ". Come e perché avete impiegato tanto?
Be', il disco era finito quasi due anni fa, ma abbiamo dovuto aspettare che la casa discografica lo pubblicasse.
Come si è evoluto Mazarin da "Watch It Happen", il vostro primo disco?
Abbiamo fatto molti progressi da "Watch It Happen". Non avevo la più pallida idea di quello che stavo facendo in quel disco. Avevo queste canzoni pronte per essere registrate, ma non sapevo come registrarle nel migliore dei modi e ho lasciato semplicemente che formassero un disco intero.
Con il secondo disco, "A Tall-Tale Storyline", avevo un'idea migliore da quello che mi aspettavo dal processo di registrazione, ma stavo ancora imparando.
Arrivato a "We're Already There" avevo un'idea molto chiara su come volevo che il disco suonasse e sapevo come ottenerlo. Detto questo, fare un disco è un'impresa enorme ed è sempre una sfida. Nonostante ora conosca meglio il processo di registrazione, il processo creativo m'intimidisce ancora molto e a volte ogni sforzo che faccio mi confonde.
Il vostro è un suono vario e complesso. Come capisci come una canzone dovrebbe suonare? C'è democrazia all'interno del gruppo o decidi praticamente tutto tu?
Scrivo in maniera molto intuitiva. Tutto deriva sostanzialmente da quello che improvviso durante la scrittura. Scrivo parti di una canzone, poi comincio ad arrangiarla registrandone diverse versioni e scelgo quella che più mi piace. Mi piace lavorare in questo modo, perché abbraccia un certo numero di situazioni. Lascio che una canzone si sviluppi da sé. È sempre piuttosto ovvio quando qualcosa non funziona. Mi ritrovo a essere ossessivo quando qualcosa funziona, ma non perfettamente, e man mano che vado avanti tutto si aggiusta. È questo che richiede più pazienza e determinazione.
Mazarin è una dittatura democratica. Mi impongo su chi lavora alle registrazioni, ma la maggior parte delle volte non dico ai musicisti come suonare. Potrei suggerire qualcosa, ma preferisco che i musicisti che scelgo presentino le loro idee.
Alcuni anni fa ho letto in un'intervista che scrivi canzoni principalmente quando ti senti triste. Lo fai ancora? "We're Already There" mi sembra un disco così allegro!
Non necessariamente. Non sono triste quanto lo fossi qualche anno fa. Ironicamente questo è proprio grazie al fatto di scrivere canzoni. Sono un po' più contento ora di quanto lo fossi all'epoca e questo probabilmente si rispecchia anche nella musica.
Dove hai scritto "We're Already There"? Il posto in cui componi influisce sulle canzoni?
Ho scritto quella canzone in posti diversi il ché è tipico del mio modo di scrivere. Prendo tante piccole annotazioni e poi le metto tutte insieme, come per un collage. Tendo a scrivere molto quando sono in macchina, fondamentalmente perché è un posto solitario dove riesco a raccogliere bene i miei pensieri. Scrivo molto anche quando viaggio. Trovi molta ispirazione in essere in nuovi posti.
"Siete già lì". Dove/cosa è "lì"?
È quasi come quell'isola distante. La maggior parte delle persone con un concetto lineare di "tempo" hanno la tendenza a percepire che il "futuro" sarà migliore del "presente", ma si tormentano per i ricordi del loro "passato", invece di godersi appieno l'esperienza che stanno vivendo al momento. Preferisco il concetto Hopi Indian del "tempo" che si basa esclusivamente sull'esperienza presente. Loro vedono il passato come "presente manifestato" e il futuro come "presente a manifestarsi". È una visione molto più realistica di come il tempo si manifesta. Essere contenti, ma ancora ambiziosi rimane la mèta più difficile da raggiungere.
Dimmi come hai scelto il disegno per la copertina del cd. Quanto sei coinvolto nell'artwork dei tuoi dischi?
È un collage creato dal mio amico Chris McLean. Me l'ha regalato suggerendomi che sarebbe stato un'ottima immagine per la copertina del disco. Me ne sono immediatamente innamorato e penso rappresenti bene la mia musica e il mio modo di scrivere. Chris è un artista e ha un talento (qualcuno potrebbe chiamarlo "disturbo") chiamato "sinestesi", ossia la simultanea percezione di opposti armonici. Basilarmente, percepisce il suono come un colore e viceversa. È qualcosa di cui ho letto qualche anno fa in un libro di cinema sperimentale che ho a casa e me ne sono subito interessato.
Poi ho collaborato con Victoria Collier sul layout del disco. Mi piace essere sempre coinvolto nell'artwork e nel packaging del disco, sai.
Ci sarà anche un video a supportare l'uscita del disco?
Proprio in questo periodo stiamo lavorando al video di "Another One Goes By"
Cosa ci dobbiamo aspettare dai vostri concerti? Perché ci sarà l'occasione di vedervi dal vivo, vero?
Stiamo organizzando un tour europeo per il 2006.
E cosa ti aspetti da "We're Already There"? Di mio posso augurarti tutto ciò che c'è di meglio.
Non ho alcuna aspettativa. Potrebbe accadere di tutto, veramente. In realtà sono già impegnato a pensare al prossimo disco.
Quentin, grazie per la chiacchierata: è stata davvero molto piacevole.
Grazie a te per queste ottime domande.
(Milano, dicembre 2005)