Protomartyr

Protomartyr

Il dissenso e l'ineluttabilitą della fine

intervista di Claudio Lancia e Alessio Belli

Non esattamente un campione di loquacità, a tratti scostante e apparentemente non troppo interessato alle domande poste, Joe Casey, classe 1977, in collegamento da Detroit, non è certo il musicista più semplice da intervistare. Fatichiamo non poco a coinvolgerlo davvero nella conversazione, che affronta in maniera piuttosto distaccata. Ci ha comunque concesso la propria disponibilità, senza limiti di tempo: ne abbiamo approfittato per accomodarci e toccare un bel ventaglio di temi, forse non tutti di suo gradimento, visto che in qualche circostanza glissa volentieri. Ecco il riassunto della lunga chiacchierata con il cantante dei Protomartyr, con il quale abbiamo parlato di post-punk, di “Ultimate Success Today”, uno dei dischi più importanti e apprezzati di quest’anno tanto complicato, degli Idles, di Festival in mano alle corporate dell'alcol, di band emergenti, di star del porno e di profezie assortite. E ovviamente delle profonde conseguenze che la pandemia sta infliggendo nelle nostre vite...

Ciao Joe, vorremmo subito toglierci una curiosità campanilistica. Dopo le ormai mitizzate session del 2011, dalle quali in poche ore registraste ben 21 canzoni, 13 delle quali finite nel vostro esordio “No Passion All Technique”…
Ventidue canzoni (ci interrompe subito bruscamente…). Furono ventidue…

Ah, iniziamo bene… Fonti dal web ce ne danno 21… Comunque, subito dopo, nel 2012, sceglieste un titolo in lingua italiana per uno dei vostri primi Ep: “Colpi Proibiti”. Quale fu il motivo che vi spinse a farlo? Vi piaceva il suono di quelle parole? Oppure avete una particolare predilezione per l’Italia?
Devi sapere che nel primo luogo che utilizzammo come band per fare le prove, avevamo appeso su una parete questo poster italiano di un film con protagonista Jean Claude Van Damme, un film del 1990, “Death Warrant”. Il titolo del film in italiano, che campeggiava a lettere cubitali su quel poster, era proprio “Colpi proibiti”, che in inglese sarebbe traducibile più o meno in “forbidden shots”, o “illegal strokes”, o qualcosa di simile, e a me il significato suonava simpaticamente bene!

Svelato l’arcano, veniamo subito al dunque: come ben saprai, in molti sostengono che, dal punto di vista del mix stilistico proposto, i Protomartyr siano una band americana con modelli (post-punk) inglesi. Ti senti d’accordo con questa affermazione? Oppure ritieni che il vostro background abbia esclusivamente radici americane?
In realtà ritengo che le radici a noi più prossime possano essere individuate nelle band che animarono la scena art-punk di Detroit, quella intorno alla quale abbiamo iniziato. Formazioni probabilmente poco note dalle vostre parti, come i Frustrations, gli Human Eye, i Druid Perfume, i Tyvek, e così via. Molti gruppi amavano miscelare un suono vicino al punk del Midwest, quindi cose comunque molto americane, applicandoci però alcune influenze, sia British che tedesche. Alcuni si spinsero fino a inglobare elementi riconducibili al post-punk inglese degli anni 70 e degli anni 80. Quello al quale probabilmente vi state riferendo…

In effetti nelle vostre canzoni si percepiscono influenze di Fall e Wire, ma si rintracciano anche molti elementi del Detroit Sound, gli Stooges, gli MC5. Le vostre chitarre a volte richiamano anche i Sonic Youth, sia in alcuni dei primi brani che avete composto (in particolare “Jumbo’s” e “How We Lived After We Died”), sia in diverse composizioni contenute negli album più recenti.
Sì, sì, sono d’accordo. Fondamentalmente potrei dire che in particolare sui Wire siamo tutti d’accordo.

Potrebbe essere interessante provare a stilare un elenco delle band, o dei dischi preferiti da ognuno dei Protomartyr. Magari quelli che state consumando di più negli ultimi mesi…
Bah, guarda, scusami, ma non penso che sarebbe poi così tanto interessante…

Allora ritorniamo sul versante band inglesi: va di moda il parallelo fra voi e gli Idles. Siete entrambi considerati (sulle rispettive sponde dell’Atlantico) i portabandiera di un certo disagio, di un certo sentimento di protesta messo in musica. Sentite di avere punti in comune con la formazione di Bristol?
Sai cosa mi chiedo? Immagino che saremmo piuttosto patetici se ci calassimo in questo tipo di confronto! Adesso gli Idles non sono forse diventati una band da stadium rock? I nuovi U2? Mi sto sbagliando? Me lo puoi confermare, no? Immagino che le similitudini, fra Protomartyr e Idles, siano relegabili giusto al fatto che entrambi hanno un cantante particolarmente fastidioso che di nome fa Joe! (ride, ndr)

Trump, Brexit, il movimento Black Lives Matter dopo i fatti di Minneapolis: sono tutti elementi che hanno acceso ancor più la creatività degli artisti. Non pensi che la conseguenza sia stata l’innalzamento della qualità media delle produzioni musicali?
Le persone hanno bisogno che i propri diritti umani siano riconosciuti, sostenuti e protetti più di quanto le stesse persone abbiano bisogno di musica o di arte in generale. Temo che determinati atteggiamenti artistici possano confondere le acque quando arriva il momento di cambiare.

Sta di fatto che probabilmente tutta questa sana rabbia espressa in molti album (e non solo in ambito rock, pensiamo anche a tante produzioni di area black – vedi i Sault - o hip-hop) non sarebbe stata altrettanto forte…
Mi dispiacerebbe dover pensare al “rock” come a un qualcosa di separato, di avulso da tutto il resto, oppure messo spalle al muro da una scena “black”. Quindi ben venga una mobilitazione generale, fermo restando che i movimenti di protesta, la musica di protesta e quella di qualità esistono sempre e da sempre, che tu te ne accorga o no.

I Protomartyr si inseriscono perfettamente in questo contesto. La vostra è musica eversiva, rabbiosa, without “Consolation”. Nei vostri testi sono spesso presenti forti critiche contro il sistema politico, contro le multinazionali, contro Trump, contro le limitazioni della libertà individuale. In pochi anni siete diventati uno dei simboli americani del cantare “against”…
Non so se si tratta di una domanda oppure di un’affermazione. Comunque ci tengo a sottolineare che i miei testi non sono “sempre” contro i “sistemi politici” o altro. Sinceramente mi scoccia un po’ questo atteggiamento generalizzato di ridurre qualsiasi testo io abbia mai scritto a un mero gesto politico o a uno slogan contro qualcosa.

Capisco quello che intendi: questa componente, cioè quella di porsi “against”, è così tanto rilevante nella vostra musica che in pochi si accorgono che nei vostri testi in realtà non c’è solo dissenso, bensì anche molto spazio dedicato all’analisi psicologica, ai drammi interiori, all’inevitabilità della morte. Non vi dispiace che questo aspetto della vostra poetica – non certo secondario - passi colpevolmente in secondo piano?
Non vorrei passare per un cantore di “protest songs”. Quindi non mi dispiace toccare diversi temi, e credo che il pubblico alla fine se ne accorga.

Riuscite a mediare e sintetizzare tutti questi temi in un formato canzone. Ma le scelte sono pilotate da te, oppure tutto viene deciso collegialmente dall’intera band?
Ma no, dai, io scrivo i testi. Sono soltanto Joe che risponde a queste domande e a queste dichiarazioni.

E vi sentite dei privilegiati a poter esprimere il vostro dissenso attraverso un mezzo, la musica, in grado di far arrivare velocemente determinate idee e posizioni in tutto il mondo, come un gigantesco megafono?
A ben vedere, il porno si muove molto più velocemente. E le star di Tik-Tok si arricchiscono molto più di noi. No, non mi sento un privilegiato, piuttosto sto continuando a muovermi lungo la sottilissima linea che mi separa dalla disoccupazione…

Pensi che una canzone oggi possa dare un contributo per provare a cambiare davvero le cose?
Ma cosa? Quelle cose tipo John Lennon e il flower power? No, non ho mai pensato che una canzone possa cambiare nulla!

In molte delle vostre canzoni, le trame musicali riescono a evocare una forte sensazione di minaccia, di pericolo imminente. Nel nuovo album è tutto ben tangibile sin dall’iniziale “Day Without End”, in grado di trasmettere un forte senso di angoscia…
Non è né semplice né complicato. Occorre lasciar andare la mente fin dove la musica può condurti. Cerco soltanto di scrivere dei testi che possano di volta in volta adattarsi all’umore della musica.

Ma nelle vostre canzoni, sotto la coltre di assalti sonici, si scorge sempre, possente, la melodia. E dentro “Ultimate Success Today” c’è la ballad più emozionante mai scritta dai Protomartyr: “Worm In Heaven”…
Oh, beh, grazie davvero per la bella dichiarazione.

Il vostro precedente album, “Relatives in Descent”, aveva un brano iniziale, “A Private Understanding”, nel quale veniva ripetuta ossessivamente la frase “She's just trying to reach you”. L’ultima traccia di quel disco, “Half Sister”, si chiudeva con la frase “She is trying to reach you”. Ora la frase che inaugura “Ultimate Success Today” è “I could not be reached”. Ha l’aspetto di voler essere un collegamento fra i due album…
Sì, in realtà sono entrambi dischi dei Protomartyr… E pure consecutivi! Il quarto e Il quinto…

In alcuni testi di “Ultimate Success Today”, scritti certamente prima della pandemia da Covid-19, evidenziate il problema dell’emergenza sanitaria. In “Processed By The Boys” parli di un “Foreign disease washed upon the beach”. Siete stati drammaticamente profetici?
Mi sentivo male, sia fisicamente che mentalmente, quando abbiamo scritto le canzoni dell’album. Stavo cercando di capire quale dei due malesseri stesse causando l’altro. E sì, immagino di essere una di quelle persone che possano essere considerabili come degli inutili sensitivi. Quindi non saprei cosa dire riguardo l’eventuale profezia. In realtà io ho difficoltà persino a scegliere su chi scommettere alle corse dei cavalli, figuriamoci se posso ritenere di essere in grado di profetizzare qualcosa!

Il partner migliore per la rabbia e la tensione della voce di Joe sembra essere spesso la batteria: oltre alla scrittura dei testi, qual è il ruolo da musicista di Joe all'interno della band?
No, no, io mi limito a “cantare”.

Raccontaci della scelta di girare un videoclip per ogni traccia del disco. Come avete “assegnato” e suddiviso i compiti?
In questi mesi il Coronavirus ha ucciso qualsiasi ipotesi di tour promozionale che avremmo potuto organizzare. In questa situazione, fare dei videoclip ci è sembrata l’unica e forse anche la più facile opzione per continuare a ricordare a tutti l’esistenza del nostro disco.

Riascolti mai un vostro disco subito dopo averlo pubblicato?
Oh, certamente! Soprattutto quando sento il bisogno di ricordare come cantare alcune canzoni.

Dopo “Ultimate Success Today” ti ritieni soddisfatti? Oppure c’è qualcosa che avresti completato in maniera diversa?
No, io non sono mai soddisfatto. “I’m never satisfied”: proprio come la mamma in “When Doves Cry” (la celebre canzone di Prince, contenuta in “Purple Rain”, ndr).

In quali luoghi è stato principalmente concepito “Ultimate Success Today”? Sono location diverse rispetto a quelle dei dischi precedenti?
No, è stato concepito nei medesimi spazi dove sono nati anche “Relatives In Descent” e l’Ep “Consolation”’. Gli spazi dove proviamo abitualmente. Ci saremmo spostati giusto un paio di piani più in basso nello stesso edificio, ma stavamo sempre là. Nessun cambiamento questa volta.

Credete che il lockdown possa influenzare in qualche modo la scrittura o l’attività live dei Protomartyr?
L’incapacità degli americani di porre in essere anche un solo semplice atto di rispetto nei confronti dei propri simili molto probabilmente distruggerà per sempre la vita in tour che abbiamo conosciuto finora, sia dentro che fuori gli Stati Uniti. Se vuoi, puoi prendere anche questa come la profezia di un sensitivo…

Nell’organizzazione della vostra attività live preferite suonare da soli, come protagonisti della serata, oppure preferite sfruttare le potenzialità sinergiche prodotte dai grandi Festival?
Per la maggior parte, non credo che i Festival siano davvero il posto giusto per ascoltare e apprezzare la musica. E’ chiaro che ci sono anche delle eccezioni: esistono piccoli Festival, alcuni anche piuttosto bizzarri, con organizzazione e line-up senz’altro di buon livello. Ma molti di loro, specialmente negli Stati Uniti, sembrano squallidi circhi messi in piedi da corporate alcoliche. Se ti piace quel genere di cose…

A proposito di concerti: ci sarà ancora in futuro la possibilità di vedere Kelley Deal come membro aggiunto in qualche data live ei Protomartyr?
Al momento non ne ho idea. Il futuro, come dicevamo prima, oggi appare per molti versi illuminato in maniera davvero molto molto debole. Impossibile riuscire a fare previsioni sensate.

Avete sempre puntato sulle collaborazioni, anche prestigiose, vedi lo split con i Preoccupations. In generale, con quali band vi sentite più in sintonia oggi, e con quali siete riusciti a stringere dei rapporti di amicizia?
Non vorrei mettere in imbarazzo le band che conosciamo, sporcandole attraverso la nostra associazione con loro…

Fontaines D.C., Shame, Murder Capital, Girl Band sono in qualche modo band già storicizzate. Molte nuove leve si stanno affacciando prepotentemente nel panorama musicale contemporaneo. Recentemente, ad esempio, abbiamo avuto modo di apprezzare i Do Nothing e gli October Drift. Secondo voi, per quale ragione il post-punk resta un genere tanto frequentato? Non è che torni ciclicamente: è proprio sempre presente…
Non so se il post-punk sia proprio così tanto popolare. Penso che alla gente piaccia raggruppare un insieme di band sotto questo nome, sotto questo “genere”, sotto questa intestazione estremamente vaga. Il termine “post-punk” al giorno d’oggi è diventato particolarmente fastidioso: non significa nulla e non aiuta nessuno, tranne il ragazzo di turno che accusa quella particolare lesione cerebrale per la quale qualsiasi band può essere comparata soltanto con i Joy Division o con i Fall. Devo avere pietà di lui…

A proposito di nuove band. ce ne sono alcune che avete ascoltato di recente, magari delle vostre parti, che volete segnalarci?
A dire il vero, quando ascolto una “nuova” band non è più così’ nuova. Ho ascoltato e mi sono piaciuti Erik Nervous, Treasury Of Puppies, Too Free, Neighbors Burning Neighbors, Rose Mercie. Della zona di Detroit vi segnalo Toeheads, XV, Monica Plaza, Beauticians, Werewolf Jones. Prendi nota: qualcuna potresti incrociarla prima o poi…

Oggi è davvero molto difficile riuscire a vivere della propria arte. Quante copie ha venduto “Relatives In Descent”, un album considerato un riferimento assoluto e adorato dalla critica di tutto il mondo? Come si riesce ad andare avanti con numeri tanto piccoli?
Di certo non risponderò a questo, oh boooooooooy!

Per concludere volevo chiederti: qual è il “Day Without End” profetizzato nella prima traccia del nuovo disco? Il giorno in cui ci addormenteremo per sempre? Oppure il giorno fissato per le prossime elezioni presidenziali americane?
Predice niente altro che il giorno in cui tu o io moriremo. E’ difficile chiamare qualcosa che è inevitabile come una profezia! Vedi che avevo ragione?

Nel frattempo, le elezioni Presidenziali americane del 2020 si sono regolarmente svolte: ha vinto il democratico Joe Biden, che diventa così il quarantaseisimo Presidente degli Stati Uniti d’America.
Boris Johnson, dall’altro lato dell’Oceano, fra un lockdown e l’altro, conferma la ferma volontà di portare il Regno Unito fuori dall’Unione Europea prima possibile.
Quasi ogni settimana un nero viene ucciso dalle forze dell’ordine negli Stati Uniti d’America.
Siamo ancora lontani dall’avere disponibile un valido vaccino contro il Covid-19.
I concerti e tutti gli eventi musicali continuano a essere praticamente fermi in quasi tutto il mondo.

(novembre 2020)

Discografia
 No Passion All Technique (Urinal Cake, 2012)7
 Dreads 85 84 (Ep, Urinal Cake, 2012)6,5
 Colpi Proibiti (Ep, X! Records, 2012)7
 Under Color Of Official Right (Hardly Art, 2014)6,5
 A Half Of Seven (split con R.Ring, Hardly Art, 2015)6,5
 The Agent Intellect (Hardly Art, 2015)6,5
Relatives In Descent (Domino, 2017)7,5
 Consolation (Ep, Domino, 2018)7
 Irony Prompts A Party Rat (Ep, con Spray Paint, Monofonus, 2018) 6
 Telemetry At Howe Bridge (split con Preoccupations, Domino, 2018)6,5
Ultimate Success Today (Domino, 2020)8
pietra miliare di OndaRock
disco consigliato da OndaRock

Streaming

Jumbo's
(da No Passion All Technique, 2012)

Want Remover
(da Under Color Of Official Right, 2014)

Dope Cloud
(da The Agent Intellect, 2015)

A Private Understanding
(da Relatives In Descent, 2017)

Don't Go To Anacita
(da Relatives In Descent, 2017)

Wheel Of Fortune (feat. Kelley Deal)
(da Consolation, 2018)

Processed By The Boys
(da Ultimate Success Today, 2020)

Worm In Heaven
(da Ultimate Success Today, 2020)

Michigan Hammers
(da Ultimate Success Today, 2020)

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(2015 - Hardly Art)
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