Sono la rivelazione del 2006: enigmatici e introspettivi, i finnici Tenhi hanno centrato quest'anno il capolavoro con "Maaäet", intenso, sofferto poema sonoro dedicato alla natura e alla memoria. Della genesi di questo album straordinario, il terzo della loro saga dopo "Kauan" (1999) e "Väre" (2002), e di tutto ciò che gravita intorno alla creazione dei loro glaciali panorami acustici ci parla Ilmari Issakainen, bassista e pianista della band lappone.
Per prima cosa diciamo al pubblico italiano chi siete: come è nato e come si è evoluto il progetto Tenhi?
Circa dieci anni fa, noi tre - Tyko Saarikko, Ilkka Salminen e io - cominciammo a suonare insieme.
Ci siamo conosciuti frequentando la stessa scuola d'arte e avvicinati grazie alla condivisione degli stessi interessi musicali. Dopo il primo demo ("Kertomusika" del 1997, ndr) ottenemmo subito un contratto con la Prophecy Productions, da allora abbiamo realizzato due Ep e tre album.
Musicalmente ci muoviamo seguendo sempre più o meno la stessa traccia, cercando di evocare immagini malinconiche delle nostri visioni interiori.
Trovo che il vostro ultimo album "Maaäet" si distacchi nettamente dai vostri precedenti lavori. Più profondo e più intenso, in sostanza più espressivo. Che obiettivo in particolare vi eravate posti e quali sentimenti volevate esprimere attraverso questo disco?
A dire il vero non avevamo una visione molto chiara di noi stessi, né del materiale che stavamo componendo, quando abbiamo iniziato a lavorare su " Maaäet ". I nostri obiettivi hanno cominciato a farsi più chiari man mano che il processo di composizione andava avanti, e quali che fossero i nostri pensieri e le nostre intenzioni iniziali, l'album si è evoluto verso qualcosa di totalmente inatteso anche per noi. Una delle principali idee di partenza è rimasta comunque intatta lungo tutto il processo, ovvero dare alla voce un ruolo più prominente e veicolare attraverso il canto la maggior parte delle sensazioni e delle emozioni che sentivamo di voler trasmettere.
Per me personalmente quello fu un periodo piuttosto difficile e la maggior parte dei miei pensieri erano dolorosi. Creare "Maaäet" è stata una terapia per l'anima.
La critica ha riservato pressoché ovunque accoglienze trionfali all'album. Considerate "Maaäet" il vostro miglior disco, e come lo paragonate rispetto alla vostra precedente produzione?
Senza dubbio considero "Maaäet" il miglior album da noi realizzato finora. Credo anche che si tratti del nostro lavoro più difficile da assimilare e che funzioni al meglio se ascoltato come fosse un unico, grande pezzo. Sono d'accordo sul fatto che "Kauan" e "Väre" non sono così espressivi, né raggiungono le profondità alle quali "Maaäet" riesce ad arrivare.
La scelta di cantare nella vostra lingua madre è affascinante ma può rendere molto ostico il vostro ascolto al pubblico non finlandese. Il motivo di questa scelta è da cercarsi forse in qualche legame che lega Tenhi alla cultura tradizionale del vostro paese? Possiamo aspettarci una vostra "conversione" all'inglese nel futuro?
Credo che la lingua finnica rappresenti al meglio la nostra mentalità. La musica dei Tenhi ha di certo le sue radici nella tradizione folk del nostro paese, dunque affidarci rigorosamente alla nostra lingua madre per esprimere nel modo più vero e compiuto le nostre sensazioni e le nostre visioni interiori è stata una scelta ovvia. Sinceramente non ci poniamo il problema se questo comporta difficoltà nell'avvicinamento o nella comprensione della nostra musica.
La critica parla della vostra musica usando per lo più termini come "folk" e "progressive". Ma non credo ci siano definizioni che si avvicinino a rendere un'idea di cosa fate, dato che siete riusciti secondo me a creare un mondo (un genere?) tutto vostro. Penso ad esempio ad una canzone come "Kielo" (dall'Ep "airut:ciwi", 2001) che è qualcosa di completamente nuovo, alieno, mai sentito prima. Quali influenze e quali generi dunque sentite più vicine alla vostra arte così unica?
E' sempre difficile ingabbiare la musica dentro categorie o definizioni, ed è sempre difficile cercare di dare una vaga idea di chi siamo e cosa suoniamo a quelle persone che si approcciano a noi con in mente termini come "folk" e "prog". Ci sono almeno una dozzina di generi diversi e interessanti che confluiscono nella nostra musica: credo in sostanza che descrivere la nostra musica richieda davvero troppe parole.
"Kielo" è in effetti un pezzo assolutamente centrale per noi e per la nostra evoluzione musicale. Ci sono tutti gli elementi del nostro suono e del nostro "pensiero". Il brano venne composto inizialmente per essere incluso nell'album "Kauan", ma già mentre lo componevamo capimmo che quella canzone sarebbe diventata per noi la direzione futura del nostro modo di scrivere musica.
I vostri ascolti rispecchiano la vostra musica? Cosa vi piace maggiormente?
Davvero di tutto. Le mie preferenze personali vanno dalla musica classica all'heavy-metal.
Avete instaurato sin dagli esordi un solido rapporto con l'etichetta tedesca Prophecy Productions. Una label davvero eclettica e interessante, ma almeno inizialmente devota più che altro a sonorità metal: cosa vi spinse a considerare la Prophecy come l'etichetta "giusta" per voi? E quali sono le vostre band preferite all'interno della pregiata scuderia Prophecy?
Tyko e Ilkka ascoltarono alcuni brani degli Empyrium (band-simbolo degli albori della label tedesca, ndr) e la loro musica sembrava vivere delle nostre stesse visioni, così pensammo che l'etichetta potesse essere interessata anche al nostro lavoro. Inoltre all'epoca non c'era davvero nessuna label che avesse mostrato interesse per noi, qui in Finlandia.
La Prophecy è una label unica, nella quale ciò che principalmente accomuna le band è proprio la diversità nell'esprimere le proprie distinte, e forti, personalità. Ci sono davvero molte band valide nel suo catalogo. Le mie preferite sono Dornenreich, Orplid e Antimatter.
La Finlandia è nota musicalmente, almeno qui da noi, più che altro come patria di molti gruppi doom o gothic-metal, o di progetti di elettronica e avanguardia. Magari sbaglio, ma la mia sensazione è che voi siate un caso unico e di conseguenza siate molto "isolati" anche rispetto al contesto di casa vostra. E' così o ci sono gruppi simili a voi in Finlandia? Qual è il vostro rapporto con la scena e il pubblico di casa vostra?
Quando cominciammo dieci anni fa non c'era davvero nessuna band che proponesse qualcosa di simile alla nostra musica. Ora sembra invece che qualcosa stia crescendo, sia in Finlandia che all'estero. In ogni caso sin dall'inizio la nostra fan-base si è sviluppata fuori dalla Finlandia e tuttora continuiamo a non essere granché conosciuti qui da noi. Nonostante stiamo raccogliendo sempre più attenzione, in generale continuiamo a essere totalmente estranei alla scena musicale del nostro paese. Questo non è necessariamente un male per noi, ci consente di concentrarci totalmente sulla nostra musica. Che poi è la cosa più importante.
Non suonate molto spesso dal vivo. Ci sono possibilità di vedervi prima o poi in Italia?
Ci piacerebbe e speriamo di poter venire in Italia e fare un tour. Non abbiamo piani ben precisi per il futuro, ma credo che passerà del tempo prima di una nostra nuova esperienza live.
Grazie per il vostro tempo, la vostra pazienza e la vostra musica meravigliosa. Concludete pure l'intervista con le parole che volete.
Grazie a voi, speriamo davvero di poterci vedere in Italia al più presto.