These New Puritans - Luce e sensualità in un mondo post-industriale

intervista di Daniel Moor

L’attesa è finita: i These New Puritans hanno da poco pubblicato una nuova raccolta di brani inediti. Per l’occasione ho dialogato con Jack Barnett e abbiamo riflettuto insieme su alcuni temi e motivi ricorrenti all’interno di “Crooked Wing” e sul processo creativo della band. Amore, morte, pace e oscurità si mescolano e si confondono in un viaggio sonoro ancora una volta ottimamente architettato. La sensualità di “Inside The Rose” respira ora tra le maglie meccaniche di un mondo industriale, desolato, ma ancora abitato da un senso di speranza inesauribile. Una speranza che si concretizza in un soffio erotico capace di congiungere materia organica, inorganica e celestiale. Tra fango, piombo nel cielo ed etere che erutta da inferni sotterranei, la bellezza assume le sembianze più inaspettate.

Vorrei iniziare parlando del primo brano, che, in un certo senso, rappresenta anche la fine con “Return”. Qui incontriamo due immagini che mi sembrano cruciali per le dinamiche dell’intero album: l’idea dell’attesa e i mondi sotterranei. Che significato racchiudono per voi?
Difficile da dire. “Waiting” è stata una delle prime canzoni che abbiamo scritto per il disco ed è stato subito chiaro che sarebbe stato l’inizio dell’album. Si sente la voce di un ragazzo, un soprano, e canta dalla prospettiva di essere sottoterra. Sta aspettando, ma non sappiamo chi o cosa. Sembra però pronto a condurre chi ascolta lungo un viaggio tra vita, morte, oscurità, luce, umanità e macchine; alla fine di questo percorso ritorna nel luogo iniziale.

Questo itinerario si collega a un altro tema importante in “Crooked Wing”: il ritorno a casa, “homecoming”. È una casa metaforica, spirituale?
Buona domanda. Generalmente quando compongo parto dal suono e dopo arrivano le parole, come in uno stato di trance. Per me la musica è il luogo dove ogni cosa è semplice: non c’è nessun problema nella musica, è il resto del mondo a essere complicato. Mi permette di trovare pace e tranquillità in mezzo alla follia che ci circonda.

C’è anche un’atmosfera molto sacrale fin dall’inizio della raccolta, con l’organo e le campane della chiesa.
Sì, è sicuramente un altro elemento centrale, così come il contrasto tra inferno e paradiso. In “Crooked Wing” c’è un lato più brutale e uno più scintillante e mi piace come si scontrano fra loro. Tra l’altro, non sai mai in anticipo da dove giungerà l’ispirazione, dove si troverà la bellezza. Puoi trovarla nei posti più inaspettati.

Mondi desolati o in rovina, caratterizzati da una presenza umana rarefatta, popolano le nuove canzoni. Ci sono questi campi sconfinati, paesaggi innevati, un deserto e ovviamente il mare. Ma ciò che mi colpisce di più è che si tratti comunque di un album pieno di speranza. Non credo che la disperazione appaia davvero in queste canzoni.
No, sono un ottimista per natura. Mi sembra che sia piuttosto un album molto realistico, con i suoi elementi luminosi e quelli più bui e il contrasto tra questi elementi. Ma è anche melodioso: si può fischiettare. Tornando su quello che dicevamo prima, per me la musica è passione e divertimento, non c’è niente altro che preferirei fare. Anche se dopo un po’ devi quasi sforzarti per arrivare alla fine di un progetto. Più tempo lavori a qualcosa, più si alza l’asticella e non vuoi tradire quello che hai già fatto. E anche l’idea di qualcosa di finito non mi rassicura: una volta che è davvero concluso, cosa dovrei fare?

Andare in tour…
Vero, e questa è la cosa migliore di un tour. La musica ritorna viva ed è come se non fosse più finita, pietrificata. Questo è un aspetto che, soprattutto dopo la pandemia, apprezzo sempre di più.

“Industrial Love Song” è una canzone d’amore molto originale. Trovo ci sia qualcosa di molto poetico in questa dichiarazione d’amore surreale tra due gru in questi cantieri al tramonto. Che cosa l’ha ispirata?
Ero in treno verso Londra attraverso un’area industriale e la persona che era con me, guardando fuori dal finestrino, disse all’improvviso che c’erano due gru innamorate l’una dell’altra. Me lo scrissi giù sapendo che sarebbe diventata una canzone. È stato bello registrarla insieme a Caroline Polachek: lei ha questa voce angelica che sembra provenire da un altro mondo e che contrasta con la mia. Ho cercato di cantare in modo diverso per rendere questo contrasto ancora più marcato, come se si trattasse di un dialogo tra un angelo e un gargoyle.

A “Season In Hell” e “Wild Fields” sono le canzoni più percussive e aggressive in “Crooked Wing”. Come sono state composte? C'è qualcosa di diverso nel processo di scrittura che vi ha suggerito questa direzione?
Quando le stavo scrivendo vivevo in una zona di Nord London, un’area industriale. Mi sembrava quasi di dover competere con i rumori che mi circondavano. Magari è da qui che è scaturito questo lato del disco. Però va anche detto che c’è sempre stato questo elemento percussivo nella nostra musica. Ma usandolo con parsimonia e solo nel momento giusto, diviene molto più potente il suo effetto.

Mi è piaciuto molto il video di “A Season In Hell” e il contrasto tra la musica aggressiva e percussiva e il movimento lento del protagonista. Per di più avete una star che recita nel video…
Harley Weir l’ha girato e ci conosce da quando avevamo diciannove anni. Molte delle migliori foto della band le ha scattate lei. Aveva lavorato con noi per molti aspetti visivi di “Inside The Rose”. È raro trovare qualcuno di cui ti puoi fidare totalmente. Sì, Alexander [Skarsgård] è un amico di George. È fantastico nel video, convincente in ogni singolo momento.

Gli aspetti visivi sono fondamentali nella vostra musica. Quando iniziate a lavorarci? Dopo la realizzazione dell’album o è qualcosa che influenza anche la scrittura e la forma finale delle canzoni?
Generalmente, io inizio a scrivere la musica e allo stesso tempo George inizia a lavorare agli aspetti visuali e ci influenziamo reciprocamente. È un lavoro complesso che dura per molto tempo.

Abbiamo parlato di come temi, immagini e parole ricorrano all’interno della raccolta. Come organizzate la tracklist, il viaggio musicale e tutti questi riferimenti intertestuali?
L’inizio e la fine di solito sono già chiari dalle fasi iniziali. Per il resto… Sinceramente sai che non so? Mentirei se mi inventassi ora qualcosa da dirti. È tutto molto istintivo!

(1° giugno 2025)