Con "Past Imperfect: The Best Of Tindersticks 92-21", la formazione inglese celebra trent'anni di attività nel segno di un pop orchestrale e sofisticato. Tre decenni in cui non sono mancate le evoluzioni, all'interno di un percorso segnato però da una ferrea coerenza e intransigenza artistica. Con un'attività discografica di prim'ordine, che li ha visti spesso anche al fianco della regista Claire Denis e di una vocalist eccezionale come la compianta Lhasa de Sela. Ne parliamo in questa chiacchierata esclusiva con il leader della band, Stuart A. Staples.
Ciao Stuart e grazie di questa opportunità. Avete appena pubblicato "Past Imperfect: The Best Of Tindersticks 92-21". Perché avete deciso di uscire con un'antologia proprio ora?
Non siamo un gruppo che ama guardarsi indietro ma l'anniversario dei trent'anni non si poteva ignorare. Sentivamo che avesse bisogno di essere celebrato in qualche modo.
Trent'anni di vita è un periodo molto lungo per una band, specie per quelle nate dagli anni 90 in poi. Avete cercato sempre di restare coerenti: è stato questo a tenervi uniti? E, al tempo stesso, in che modo ritieni che la vostra musica si sia evoluta durante questi anni?
Ogni volta che si prova a fare qualcosa, si apprende qualcosa che poi si trasferisce sempre nel progetto successivo. Credo sia vero in particolar modo per chi si prende la responsabilità di arrangiare, registrare e produrre la propria musica. Così ci sono stati tanti piccoli passi, in questi ultimi trent'anni, e qualche vero e proprio balzo in avanti. Oggi che ci guardiamo indietro, osserviamo il nostro punto di partenza e ci appare davvero molto lontano rispetto a dove siamo oggi. Ma una band è anche semplicemente la somma delle personalità che la compongono e noi siamo andati incontro a un grande cambiamento nel 2006: la nostra line-up originale è arrivata al capolinea ma siamo stati fortunati a trovare Dan McKinna ed Earl Harvin: hanno portato il loro stile e la loro energia nella band.
Avete scritto una nuova canzone ("Both Sides Of The Blade") per un film di Claire Denis ("Avec amour et acharnament"). Qual è il segreto di questa fortunata collaborazione che va avanti da tanto tempo? E in che modo il cinema di Claire Denis ha influenzato la vostra musica?
Cerco di non mettere in discussione il segreto! Mi sento davvero fortunato ad avere la possibilità di collaborare con una grande regista che non solo mi ispira ma mi lascia spazio per sperimentare idee. Non direi che il nostro rapporto è armonioso, a volte è molto difficile ma sempre utile. Con le nostre strane modalità, ci aiutiamo a vicenda.
A proposito di uno dei più interessanti film recenti di Claire Denis, "High Life", come ti sei trovato a lavorare con una star del cinema come Robert Pattinson nel brano "Willow"?
Ho scritto gran parte delle musiche di "High Life" prima che venisse girato. "Willow" era la canzone che il protagonista doveva cantare a sua figlia come una sorta di ninnananna. Robert si è mostrato molto curiouso dell'aspetto musicale del film fin dall'inizio, ha usato i momenti musicali per entrare meglio nel suo personaggio. Così gli ho chiesto in privato - lontano dalle orecchie della produzione - se volesse provare a cantare il brano, così ci siamo incontrati in studio a Londra. Fin da quando ha iniziato a cantare la prima strofa, ho capito che se la sarebbe cavata benissimo. Ho lavorato con pochi attori finora, ma sono sempre rimasto colpito dalla loro determinazione nel riuscire a fare bene le cose e dalla loro attenzione ai dettagli. Sono grato a Robert per la sua disponibilità e generosità. Con questa incisione, "Willow" aveva perfettamente senso alla fine del film.
Il più recente album in studio dei Tindersticks, "Distractions", contiene alcune delle vostre canzoni più oscure. Hai raccontato che questi tempi difficili hanno influenzato la loro composizione. Ci puoi spiegare meglio cosa intendevi?
Prima della pandemia si stavano creando in studio strane forme. Sonorità che personalmente non riuscivo a capire. Poi con il lockdown e la fine precoce del tour siamo scappati tutti a casa e io sono rimasto da solo con quegli spunti. In alcuni momenti li amavo, in altri mi facevano impazzire. Poi anche gli altri del gruppo si sono lasciati coinvolgere e così è nato davvero "Distractions". Ho suonato molte parti di basso, uno strumento che amo particolarmente.
In un'intervista hai raccontato che il punk-rock è stato il tuo faro. In che modo ha influenzato la tua visione musicale?
Sono stato abbastanza fortunato da avere 12 anni nel 1977, 15 nel 1980. La scena musicale attorno a me era così viva e accessibile in quegli anni. E il punk ha dato la consapevolezza a persone come me di poter provare a fare musica, a comporre.
Sei nato a Nottingham e poi ti sei trasferito a Londra: in che modo gli scenari e le differenti culture di queste due città hanno influenzato le tue canzoni?
In un certo qual modo sento che la mia vita sia iniziata quando mi sono trasferito a Londra, a 25 anni. Nel periodo a Nottingham ero ancora immaturo, dovevo formarmi, imparare. Quando sono arrivato a Londra, mi sono fatto un'idea abbastanza chiara di chi ero e di cosa stavo cercando. Inoltre, vivere a Londra e stare lontano dalla mia città natale dava alla mia scrittura una maggior chiarezza d'intenti oltre a nuovi stimoli. Ero il classico tipo preso in mezzo tra vecchi amori e nuove fascinazioni. Con gli occhi ben aperti sulle nuove esperienze ma pieno di insicurezze e sensi di colpa.
In generale, dove trovi l'ispirazione principale per i tuoi testi?
Nel profondo di me stesso.
Con i Tindersticks hai iniziato a suonare in piena era britpop, ma sei andato alla ricerca di un pop di tipo orchestrale e barocco, molto diverso da quello che imperversava all'epoca in Gran Bretagna. Com'è nata questa scelta di andare controcorrente?
Non credo che sia stata una scelta vera e propria, in realtà. Le canzoni, le idee provano a dirti che cosa sono, devi solo saperle ascoltare. Prova a piegarle alla tua volontà e allora ci saranno problemi!
Tra le vostre canzoni, "Hey Lucinda" è una delle mie preferite e credo che il featuring di Lhasa de Sela abbia contribuito in modo decisivo al suo fascino. Era un'artista magnifica, ci puoi raccontare qualcosa di lei?
Grazie, anzitutto. Lhasa era tutto quello che ti aspetteresti che fosse: appassionata, piena di sentimento, ma anche maliziosa, curiosa e molto divertente. Ci manca ogni giorno. "Hey Lucinda" è stata l'ultima canzone che abbiamo registrato insieme a Lhasa e ho sempre trovato difficile scrivere altri duetti dopo la sua scomparsa.
Un altro vostro brano che amo particolarmente è "Chocolate". Come interprete, è stata una bella sfida cimentarti in un numero di spoken word integrale?
C'è sempre stata una componente di spoken word nella nostra musica, fin dal nostro secondo singolo "Marbles". Non so bene da dove esca, forse abbiamo ascoltato troppe volte i Velvet Underground negli anni della nostra formazione! Alcune idee hanno bisogno di essere rese in forma parlata, per essere completamente libere da ogni rima e melodia.
Farete concerti prossimamente? Riusciremo a vedervi anche qui in Italia?
Sì, faremo un tour quest'anno. Saranno spettacoli speciali coon la nostra famiglia musicale allargata che ha donato tanto alle nostre canzoni in questi trent'anni. Il nostro violinista che abbiamo incontrato nel 1995, Terry Edwards, che abbiamo convinto a suonare sul nostro album d'esordio, Gina Foster che ha iniziato a cantare per noi dal nostro album "Simple Pleasure" del 1999. Spero che riusciremo a venire anche in Italia, ci proveremo.
C'è anche un nuovo album in studio all'orizzonte per i Tindersticks?
Spero che quest'anno la band possa riuscire a trascorrere del tempo proficuo insieme e poi vedremo quello che riusciremo a fare prossimamente...
(3 aprile 2022)