I Gazebo Penguins nascono a Correggio nel 2004, e da allora orbitano tra Correggio e Zocca. Una provincia che ha visto passare tanti suoni, tanti progetti e tante band. Loro ci sono rimasti dentro, e dentro ci suonano ancora. Da sempre sono un trio, ma negli ultimi anni sul palco sono spesso in quattro, a volte persino in cinque, a seconda di come gira e di quante mani servono.
Dall'esordio autoprodotto Penguin Invasion (2005) al 2022 di Quanto, hanno pubblicato una sequenza di dischi che li ha visti in continua crescita: The Name Is Not The Named" (2009), Legna (2011), Raudo (2013), Nebbia (2017).
Nel 2020 stavano celebrando i loro quindici anni con un tour. Era un bel momento, l’occasione per guardarsi indietro e godersi un po’ di tutto quello che avevano costruito. Poi, come sappiamo, si è fermato tutto. Concerti saltati, tour cancellati, sale prove chiuse. Nell’estate 2021, quando si poteva tornare a suonare ma con mille restrizioni, hanno fatto comunque trenta date, in una versione più soft: meno volumi, meno pogo, ma la voglia di tornare c’era tutta.
Quanto, l'album del 2022, era un disco ispirato alla meccanica quantistica, tutto incentrato su realtà frammentate, distanze, possibilità multiple. Nuovo tour, nuove soddisfazioni. È stato anche lo spettacolo che ha attirato una onda fresca e anomala di ascoltatori: più giovani, ma forse anche più curiosi e attenti.
I Gazebo Penguins, dopo vent’anni, non sono una band nostalgica, ma nemmeno vogliono inseguire l’hype. Fanno i dischi che vogliono, con i tempi che servono.
I concerti restano il loro punto forte: sudore, suono pieno, nessun filtro.
In totale, tra un disco e l’altro, hanno superato abbondantemente i 500 concerti in tutta Italia. Dalle cantine alle piazze, passando per centri sociali, club, festival e palchi improbabili. L’obiettivo adesso, dichiarano senza troppi giri di parole, è arrivare a 1000 prima di diventare “ ancora più vecchi di merda” – loro parole, non nostre.
L'importante non è essere mainstream, ma continuare ad avere qualcosa da dire.
Il 21 marzo 2025 è uscito Temporale, il nuovo album pubblicato da Dischi Sotterranei. Anche stavolta c’è un concept: il cervello. Le sue contraddizioni, le sue allucinazioni, la memoria, la percezione, la coscienza. Le chitarre sono sempre lì, ma portate in una nuova dimensione: convivono con sintetizzatori, pad, fiati e ambienti sonori più ampi. I testi parlano di fragilità, coscienza, distacco, disconnessioni e connessioni. Non serve una laurea in filosofia per capirli.
Basta aver vissuto, almeno una volta, quel momento in cui ti chiedi chi sei davvero.
Penguin Invasion (Ep, self-released, 2007) | 6 | |
The Name Is Not The Named (Suiteside Records, 2009) | 5.5 | |
Legna (To Lose La Track, 2011) | 7 | |
Raudo (To Lose La Track, 2013) | 5 | |
Nebbia (To Lose La Track, 2015) | 6.5 | |
Quanto (Garrincha Dischi e To Lose La Track, 2022) | 6.5 | |
Temporale (Dischi Sotterranei, 2025) | 7.5 |
Sito ufficiale | |
Testi |