04/10/2003

Gallon Drunk

Init, Roma


L'Inghilterra degli anni 90 non è stata solo la patria di innocue band brit-pop, ma ha sfornato gruppi di culto nell'ambito del rock underground. Tra questi i Gallon Drunk, arrivati a Roma per la loro unica data italiana. Un piccolo evento, considerando sia quest'ultimo particolare, sia il fatto che il live fosse gratis. Questo però non sembra aver scosso molti animi tra il popolo rock romano. La band di James Johnston si è esibita davanti a poche decine di spettatori, tutti rimasti però entusiasti dallo show regalato dai quattro. Un sound violento, potente, scuro, sporco, malato è quello che ci hanno offerto James Johnston e soci, con quest'ultimo, cantante, chitarrista e tastierista, protagonista di una performance ad alto tasso alcolico, dove la parola d'ordine era non risparmiarsi.

Il nostro, una sorta di Nick Cave travestito da Jerry Lee Lewis (per via delle liriche e del look), picchia forte sulla tastiera, cui affida il ruolo di elemento distorsivo, così come con la sua sei corde produce riff dal forte sapore shoegazing. Il tutto accompagnato dalla sezione ritmica precisa e incalzante, arricchita dall'uso costante delle maracas. Ne viene fuori un blues notturno ma allo stesso tempo scalmanato, ideale colonna sonora per un film noir girato però da Tarantino.
Difficile riuscire a non scatenarsi di fronte a un simile universo sonoro, variegato e caotico. Ci si lascia andare, si balla, fino a quando James Johnston si accascia, sfinito in ginocchio davanti a noi.

Finiamo la serata creando un gran baccano ai piedi del palco, nella speranza che la band ci conceda un meritato bis, che però non arriverà. "Motivi di stanchezza" ci sarà detto da fonti sicure. Mah, sarà, in ogni modo la sola pecca in una serata di grande rock'roll.

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