
Questa serata rimarrà nella mia memoria per le difficoltà incontrate durante il tragitto tra Bologna e la sperduta Galliera Veneta: usciti a Padova ci siamo ritrovati subito immersi in un monotono paesaggio fatto di campi-case-fabbriche;inutile dire che trovare lo sperduto paesino è stata impresa piuttosto ardua. Poco male, la serata si è rivelata piacevole.
Ad aprire le danze i By Popular Demand, vera e propria sorpresa per il sottoscritto, vista la giovane età dei quattro e, soprattutto, constatata la convinzione e la freschezza dimostrate: il loro rock'n'roll macchiato di schizzi noise e felici intuizioni melodiche ha scaldato l'atmosfera a dovere.
Subito dopo sono saliti sul palco i Valentina Dorme, titolari di un'ultima prova discografica, “Capelli Rame” (Fosbury Records), che esprime al meglio le potenzialità di un gruppo maturo e coinvolgente.
L'esibizione si apre con “Una colt”, uno dei brani più riusciti di “Capelli Rame”, eseguita con una certa rabbia: la canzone d'autore italiana e la gioventù sonica si fondono al meglio, in maniera originale e credibile, e la voce di Mario Pigozzo Bavero è a tratti leggermente inquietante, soprattutto nei passaggi tra calma e caos. Il loro approccio ricorda i Virginiana Miller, altro magnifico gruppo che in pochi (purtroppo) conoscono.
Il gruppo prosegue tra melodie dolci e raptus distorti, con picchi quali “Prova generale”, “Claudia Cardinale da giovane”, “13” e “Vanessa”: a spiccare è soprattutto il cantato teatrale di Mario, autore di testi validi e personalissimi. Vengono ripresi anche momenti dai precedenti lavori autoprodotti della band e pezzi come “Agorà” dimostrano che il gruppo “c'è” da tempo.
Il concerto si chiude con la stupenda “Guardare i corvi”, dove il gioco piano-forte raggiunge il suo apice: l'apparente calma di un arpeggio ci porta per mano verso l'inquietudine del rumore che giunge come uno sfogo, un urlo in mezzo al niente, al silenzio.
Un niente che riporta alla mia mente la tristezza dei luoghi che ci circondano. L'esibizione è conclusa, nelle orecchie risuona ancora il muro di chitarre. Torniamo alla macchina, contenti per aver passato un sabato sera diverso.